00 04/07/2012 16:39
Grazie per i commenti a Foxy e Streetwalker e a tutti quelli che la leggono. Sono felice che appreziate. Ci sto mettendo tutto il mio cuore per scriverla. Per me è una grande emozione scrivere di Michael. Ora non mi dilungo di più. Vi lascio alla storia. Buona lettura!!

Capitolo terzo

Dopo alcuni minuti tornarono nella sala. Michael Jackson guardò la ragazza e chiese il permesso di essere lasciati soli. Miss Stevenson si sorprese. Passò con lo sguardo dall’uno all’altra interrogandosi sul motivo di quell’insolita richiesta. Alla fine diede il suo accordo. Come poteva mancare di rispetto a qualcuno di così…..ricco?
“Vorrei solo parlare un po’ con lei.”
“C-certo! Fate pure. Noi andremo a svolgere le nostre mansioni intanto.”
Nelle parole della direttrice c’era un po’ di nervosismo. Sperava con tutta sé che Clara non iniziasse a raccontare cose strane. Le lanciò una delle sue occhiate gelide. Clara non si lasciò penetrare.
“Signor Jackson mi segua.” Disse una volta soli facendo strada.
“Dove andiamo?”
La vide dirigersi verso una porta sul retro dove ad un tratto si bloccò. Allora le andò incontro. C’era uno scalino che con fatica prese a superare. Gli venne la tentazione di aiutarla. Stava per afferrare i manubri della carrozzina quando dovette ripensarci. Ci era riuscita con una forza improvvisa.
“è bellissimo!” esclamò.
“Si lo so, ma dobbiamo andare dietro quell’albero!” e indicò un faggio secolare che formava un piccolo spazio tra esso e la cancellata ,coperta da siepi, che circondava l’edificio.
“Ma anche qui..”
“No, siamo osservati.”
“Da chi?”
Aggrottò la fronte. “Da loro- alzò la testa verso una finestra da cui si ritrassero appena miss Stevenson e le altre istruttrici- lo fanno sempre .”
Poi lo guardò e gli sorrise. “Lì dietro non potranno però!”
“Non c’è un buon clima in questo posto, dico bene?” disse Michael Jackson sistemandosi a terra addossato alla siepe.
Clara che gli era difronte dalla parte del tronco sospirò. “Non con me.”
“E perché?” chiese lui scuotendo il capo incapace di capire.
“Perché sono un peso .”
“Però tutte questo tempo….”
“Nello stesso momento sono anche una buona fonte! Ecco perché mi tengono.” Abbassò lo sguardo sulle gambe.
“ Di cosa?”
“Di soldi. Lo stato paga di più con me qui.”
L’espressione del suo interlocutore si fece disgustata. Anche lui prese a guardarsi le gambe che teneva incrociate.
“è una cosa orribile.”
Clara strinse gli occhi. “Perché io sono su questa stupida sedia da sempre. Nessuno mi è mai venuto a cercare, nessuno mi ha dato mai un briciolo di fiducia.” Ora cominciavano le lacrime. Il dolore di Clara aveva superato gli argini. Qualcosa le stava facendo vuotare il peso di tanti pianti trattenuti per lungo tempo. Inconsciamente il suo cuore si stava fidando di un’ estraneo. “Io non sono libera di fare nulla. Qui tutti mi guardano e additano. Se non ci fossero i bambini qui, sarebbe un incubo. Sono gli unici a cui non sembro strana.” Strinse i braccioli. “ Io sono solo uno strumento. Una macchina. Non servo a nulla. A volte invidio gli uccelli che sanno volare e non guardano mai male nessuno. E…” Si interruppe. Senti qualcosa fasciarle la testa. Aprì gli occhi. Michael Jackson la stava abbracciando.
“Da quanto tempo non piangevi.”
Clara si scostò. Si sentiva in imbarazzo.
“io..scusi..non..”
“Innanzitutto smettila di darmi del lei soprattutto dopo che mi hai rivelato così tanto. Poi..non devi scusarti.”
Gli sorrise. “Non volevo fare pietà.”
“Non hai fatto pietà. Ti sei solo sfogata. A volte serve qualcuno che ascolti. Lo so bene.Hai detto cose anche bellissime sai?”
Clara si asciugò gli occhi. “Sei una persona stupenda. Anche se non ti conosco bene. Lo sento.”
“Ma tu non sai chi sono?”
“No. È Grave?” Si sentì quasi pentita di averlo detto.
“Oh sì, moltissimo!” scherzò lui e si risedette. “Bene, allora è il mio turno. Sarò sintetico perché…come dire…è un po’ difficile dire tutto.”
Così passarono una mezz’oretta a raccontare. Michael le spiegò un po’ della sua vita. Del rapporto con il padre e del problema che aveva alla pelle.
“Tanto diversi non siamo vedi? Tutti abbiamo dei difetti.”
Clara era interessata e alternò risate a tristezza nel seguire il racconto. Poi venne il momento in cui Michael dovette ripartire. Rientrati però dopo averci pensato a lungo, mentre erano ancora soli, le si avvicinò.
“Ti faccio una promessa.” La guardò dritta negli occhi. “Ti porterò via di qui.”
Clara trasalì.
“Verranno a prenderti appena il mio tour sarà finito. A Dicembre prossimo. Ho una casa qui vicino. Sono sicuro che ti piacerà. “
A queste parole la giovane non sapeva se limitarsi a ringraziare o saltargli al collo. Optò per la prima scelta.
“Per ora però che rimanga tra noi.”
Lei annuì. In quel momento la sala si ripopolò. E dopo i saluti generali Clara lo vide sparire dentro una macchina. Ora anche lei sarebbe stata libera, perlomeno da quel posto.
Tutte le giornate faceva ipotesi e si immaginava in una nuova vita. L’attesa sarebbe stata lunga ma si convinceva che ne valeva la pena attendere. Michael era davvero una persona magnifica. Senza dubbi.