00 12/07/2012 15:47
Ciao! Il caldo mi stava fermando ma ora sono dinuovo quì. (Non mi ha sconfitta). Buona lettura!!

Capitolo Quinto

“MICHAEL!”
Lui era lì, sulla porta e in quel momento anche sul suo volto si stampò un sorriso. Vedendola corrergli incontro spalancò le braccia e si chinò un po’. Clara affondò il viso nella sua vita e strinse un pugno di stoffa della camicia convulsamente. Le lacrime le uscirono improvvise.
“Sentivo che avresti mantenuto la promessa anche se oggi non ci speravo quasi più!”
“Non avrei mai mentito. Sono felice che almeno tu hai continuato a credermi. “
Lo guardò in viso. “Lo so.”
“Mezzo mondo ormai” disse alzando le spalle rassegnato.
“E non nascondo che all’inizio ho avuto un bel da pensare. Ma non importa. “
“Grazie Clara.”
Intanto Joan si era fermato dietro di lei. “Scusate, vorrei posare la valigia della ragazza.”
Clara la guardò sbalordita. “La mia valigia? Ma non l’avevo.”
“Me l’ha lasciata miss Stevenson prima di salire in macchina.”
“Dovrai averla pagata proprio bene Michael!”
“Un po’. Con una così non potevo fare altrimenti.” Mise le mani in tasca e guardò in alto dondolandosi avanti e indietro.
Risero.
“Comunque, ora vieni, io e Joan ti mostreremo la casa.”
“Mi è venuto a prendere lui per motivi di privacy giusto?” provò ad indovinare Clara.
“Esatto. Non potevo fare altrimenti.” Si voltò ed entrarono.
Michael al comando la accompagnò per i tre piani spiegandole stanza per stanza. Al primo visitarono la sala maggiore piena di mobili semplici ma raffinati, quasi ottocenteschi. Poi la cucina e una stanza che lui chiamava “Receptions” perché lì si incontrava con ospiti di un certo livello. Musicisti per lo più. Poi salirono al secondo. Joan si offrì di prendere in braccio Clara per fare le scale, ma Michael lo fermò.
“Tu prendi la sedia, io la porto su. “
Il cuore di Clara sobbalzò. La sollevò delicatamente e la accostò a sé. Era estremamente imbarazzata ma le piaceva. Chiuse gli occhi per tutto la salita.
“Eccoci arrivati, grazie di aver viaggiato con noi” scherzò Michael.
Riaprì gli occhi di scatto e fu di nuovo al suo posto.
Lì le fece vedere le camere da letto. Ben sette.
“Questa è tua.” E le indicò una camera con un letto matrimoniale al centro . Sulla parete opposta alla porta vi era uno scrittoio marrone e una sedia rivestita in pelle. Un armadio, di un bianco anticato finiva di coprirla. Accanto al letto una porta conduceva ad un terrazzino.
“Che bella distesa verde!” esclamò Clara sbalordita osservando tra le grate il panorama.
“Bella vero? “
“è immensa. Sembra il parco delle meraviglie che vidi una volta in un libro.” Annusò poi l’arietta che sapeva di erba fresca appena annaffiata e tigli.” Finalmente una natura rispettata. Quella dell’istituto era un giardino curato una volta sì e cento no. Che tristezza.”
“Povera natura” sospirò Michael.
“Ma qui è tutto così magico!” L’espressione di Clara si fece giuliva.
“E lo diventa ancor di più quando arrivano i bambini a giocare. “
“Ah ,mi hai raccontato infatti della presenza a volte di piccoli visitatori a casa tua-si grattò il mento-ma non credevo avessero così tanto spazio.”
“Si chiama Neverland e questa è solo una piccola parte dello spazio. Tutt’intorno alla casa vi sono attrazioni. Avevi detto bene. È come un giardino delle meraviglie.”
Calò il silenzio.
“Ma-riprese-penso che sia tutto finito. Capisci il motivo no?”
Clara scosse il capo. “Non ci credo! Rinunci a tutto per una stupida causa. Non possono metterti al tappeto così. Michael io, dalla prima volta che ti ho visto, ho creduto subito di avere capito che tipo sei e non mi sono sbagliata.”
“Sono belle parole, ma non lo so.” Rientrò a testa bassa e Clara lo seguì. Joan era rimasto nella stanza e doveva aver capito cosa aveva il suo capo.
“Ora c’è da visitare l’ultimo piano.” Riprese un po’ di volontà. La risollevò ma stavolta non si godette il momento. Non riusciva a non pensare a ciò che covava la sua anima.
Entrarono in una biblio-videoteca enorme.
“è meravigliosa!”
“Qui potrai prendere quando vuoi i libri. Ti piace leggere non è così?”
“Oh se mi piace” Cercava di trattenere l’euforia che però fu ben visibile.
“Mi piace vedere che c’è ancora qualcuno in grado di stupirsi come un bambino.”
“Sì ma questa è la mia stranezza sai?”
“Anche la mia forse-sorrise- Ma strano non è.”
“Esatto!”
Visitarono poi una sala giochi e una sala piena di dipinti e ritratti anche di se stesso.
“Adoro l’arte in ogni sua forma. Non si vede vero?”
Clara si avvicinò ad uno di quei quadri. Raffigurava una ragazza somigliante alla Venere del Botticelli che se ne stava seduta ai piedi di un grande pesco e teneva su un dito un grazioso uccellino.
“Sembra il mio amichetto della ”Casa famiglia”.
“Ma tu guarda! Che sia un veggente?!” Posò una mano su un fianco e con il dito di quella opposta si indicò. Aveva assunto una buffa espressione interrogativa.
“é semplice ma il pittore ha dato un valore profondo. Complimenti” Allungò una mano e lo sfiorò appena.
“Ho dato lo stesso giudizio anche io”
Tornarono nella sala da cui erano partiti. La tavola era apparecchiata.
“Tra un po’ pranzeremo.”
“Se io non devo fare più nulla signore vado a controllare…” disse Joan.
“Ma non pranzi con noi?” chiese Clara.
“Sì dai, resta e…suvvia, abbandona per un po’ questa tua formalità!” aggiunse Michael.
“Ecco cosa manca!” esclamò poi dandosi una pacca sulla fronte. “ tu se vuoi proprio controlla Joan ,andiamo in un poso intanto”.
Così detto, si diressero in una stanza con finestroni per pareti piena di registratori e ogni qualsivoglia per fare musica. Al cento un pianoforte.
“Questo è il posto in cui creo le mie canzoni. O meglio, non creo nulla, attuo ciò che il cielo mi manda.”
“La tua musica.”
“Proprio così. Poi ti farò ascoltare qualche mia canzone…dal vivo. Ok?” le fece l’occhiolino.
“Certo, sarebbe bellissimo!”
Si stava guardando un po’ attorno. “Nulla a che vedere con la mia ex vita” Una nota di allegria le attraversò l’anima. Era come stare in una sorta di castello sfarzoso ma semplice nello stesso tempo. Nulla di più bello.
“Non potevo tralasciare questo. Ecco ora hai visto la casa, oggi faremo invece una gita quà fuori.Ti va?”
Clara annuì quando la sua attenzione si concentrò su una statua all’esterno di Peter Pan.”
“Bella vero?” le fece sporgendosi in avanti posando una mano sul bracciolo della carrozzella.
“Molto. È così realistica!”
“Adoro quella fiaba. La rileggerei o rivedrei mille volte.”
“Svelato anche il nome di questo posto.” Si illuminò lei.
“Perspicace la ragazza!”
Clara gli fece una linguaccia. Stava bene con lui, non credeva di avere il senso dell’ironia dopo tutto quel tempo di austerità.
Poi scorse in un angolo delle foto incorniciate. C’era lui da bambino, con qualche celebrità che aveva visto a volte in televisione.
“Quelli invece sono i miei fratelli e loro i miei genitori.”
“è vero, mi raccontasti un po’ anche della tua infanzia.” Una ruga le si disegnò in fronte.
“Andiamo a pranzo ora. Sarai affamata” disse all’improvviso per distoglierla da chissà quali brutti pensieri.
“Ha un grande cuore.” Concluse dentro di sé su quella esile donna che aveva introdotto nella sua vita. “Spero solo possa essere felice veramente con me”
“Andiamo Michael!” Si era già avviata e come una bambina non seguendola ora lo richiamava impaziente.