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Le tematiche razziali nell'arte di MJ

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    gegonschi
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    00 17/12/2011 15:21
    Video interessantissimo e fatto molto bene anche se di alcuni club non ne sapevo neanche l'esistenza.
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    Niki64.mjj
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    00 18/12/2011 20:41
    La questione razziale analizzata nei video e nel testo di "They Don't Care About Us".

    Ringrazio Cristiana per avermi passato un altro splendido articolo [SM=g27811]

    Willa Stillwater è l'autrice di M Poetica: "Michael Jackson’s Art of Connection and Defiance" e di “Re-reading Michael Jackson”, un articolo che riassume alcune delle idee centrali di M Poetica. Ha un dottorato di ricerca in letteratura inglese, ed è focalizzato sui modi in cui i racconti culturali (come il razzismo) vengono in realtà creati per noi da diventare "scritti" sul nostro corpo. Lei vede questo concetto come un elemento importante del lavoro di Michael Jackson, parte di quello che lui chiamò "condizionamento sociale". E' fan di Michael Jackson da quando aveva nove anni.

    Joie Collins è uno dei membri fondatori del team Michael Jackson Fan Club (MJFC). Ha scritto molto per MJFC, contribuendo a creare il sito originale nel 1999 e supervisionando le sezioni del sito sia delle "News" che di "History". Nel corso degli anni ha condotto diverse interviste per conto di MJFC e dirige anche la corrispondenza per il club. Ha anche avuto la grande fortuna di essere stata ospite a Neverland. E' fan di Michael Jackson da quando aveva tre anni.

    Some Things in Life They Just Don’t Want to See.

    Joie: Allora, la settimana scorsa abbiamo iniziato una discussione su come Michael Jackson si fosse occupato delle questioni razziali e, in particolare, alla sua lotta per l'uguaglianza razziale nel suo lavoro, e abbiamo parlato un po’ di “Can You Feel It”, il quale è stato il primo video che ha avuto un ruolo nella creazione del concetto. E pensando a tutti i suoi video e la sua risposta ai pregiudizi razziali, non posso smettere di pensare a “They Don’t Care About Us”.

    Sai, prima che l'album HIStory fosse ancora rilasciato, i critici avevano etichettato questa canzone come razzista e antisemita a causa dei testi, "Jew me, sue me, everybody do me / Kick me, kike me, don’t you Black or White me". E Michael era effettivamente offeso perché sentiva che aveva scritto una canzone che avvicinava l'opinione pubblica verso la ridicolaggine del razzismo e del pregiudizio. Rilasciò una dichiarazione dicendo:

    "L'idea che questo testo sia potuto essere considerato discutibile è estremamente offensivo nei miei confronti, e fuorviante. La canzone, infatti, è sul dolore del pregiudizio e dell’odio, ed è un modo per attirare l'attenzione sui problemi sociali e politici. Io sono la voce degli imputati e l'aggredito. Io sono la voce di tutti. Io sono il skinhead, io sono l'Ebreo, io sono l'uomo nero, io sono l'uomo bianco. Io non sono quello che stava attaccando ... Sono arrabbiato e indignato per essere stato così mal interpretato".

    Ma anche dopo la sua spiegazione, la collera non avrebbe allentato la pressione così alla fine ritornò in studio e registrò di nuovo i testi. E anche se entrambi i video della canzone avevano ancora il testo originale, le parole offensive erano state mascherate da suoni oscuri.

    Quello che mi incuriosisce è che penso che questa sia probabilmente la sola e unica volta in cui Michael era stato accusato di essere un razzista ed è in un certo qual modo strano come qualcuno possa guardare in generale al suo lavoro e accusarlo di antisemitismo. Voglio dire, anche la Sony all’epoca era venuta in sua difesa chiamando i testi “brillanti”, dicendo che la canzone era una opposizione al razzismo e che (le parole) erano state prese fuori dal contesto.

    Willa: E Sony aveva ragione. I testi in realtà affrontano l'antisemitismo, non approvandolo, e dovrebbe essere ovvio a chiunque che ascolta le parole. Eppure, anche gli amici di Michael Jackson, Steven Spielberg e David Geffen, avevano criticato la canzone, dicendo che era offensiva.

    Ero rimasta davvero delusa soprattutto dalla risposta di Spielberg. Come regista, il cui lavoro era stato frainteso in alcune occasioni, avrebbe dovuto essere un pò più perspicace. Per lui insinuare che Michael Jackson fosse un antisemita a causa di quel testo, è stato un semplicistico e grossolano errore di interpretazione. E’ come chiamare Spielberg un simpatizzante nazista perché aveva i nazisti nel suo film, “Schindler List”. Spielberg non stava approvando i nazisti, esattamente l'opposto, stava criticando le loro opinioni, ovviamente, e questo era quello che esattamente Michael Jackson stava facendo nel testo originale di "They Don’t Care about Us".

    Joie: Sono d'accordo con te sulla risposta di Spielberg, avrebbe dovuto essere molto più perspicace, ma invece sembrava solo come se fosse saltato sul carro del vincitore.

    Willa: perfetto. Sai, Spike Lee, che diresse il video di "They Don’t Care About Us”, aveva parlato della controversia in un'intervista molto interessante con “The Guardian”. In realtà gli era stato domandato su un'altra controversia, l'uso di epiteti razziali di Quentin Tarantino nel suo film “Jackie Brown”. Spike Lee aveva parlato a questo proposito, definendolo "eccessivo", e poi era stato duramente criticato per aver giudicato Tarantino. Così “The Guardian” aveva chiesto a Spike Lee se fosse pentito dei suoi commenti. Ecco un estratto dell'intervista:

    "Oh, non mi pento affatto. E per mettere le cose in chiaro, perché un sacco di gente non ha capito tutta la storia ... non ho mai detto che a Quentin Tarantino non dovrebbe essere permesso l’utilizzo della parola nigger. La mia tesi era che il suo uso è stato eccessivo. Sai, Harvey Weinstein [co-fondatore della Miramax, finanziatrice di Jackie Brown] mi ha chiamato e ha detto che desiderava che lasciassi perdere questa cosa. Ed io, “Harvey, avresti mai rilasciato un film dove in tante occasioni è usata la parola kike? Si schiarì un pò la gola e disse: “No” quindi è come, “Oh, non si può dire kike, ma nigger va bene"?
    Lascia la questione in sospeso. Ma Spike non ha ancora finito.
    "E poi, naturalmente, dicono, 'Ma Tarantino è un artista, sta solo esprimendo se stesso” Beh, se stiamo parlando di artisti, parliamo di..."
    Tutto rallenta con la realizzazione di quello che accadrà dopo.
    "Michael Jackson. Perché, dimenticando per un minuto tutta quella merda degli altri, nella canzone 'They Don’t Care About Us,' Michael Jackson dice " Sue me, Jew me, Kick me, Kike me". Cosa è successo? E’ stato fatto a pezzi da Spielberg e da David Geffen, e il disco è stato ritirato dai negozi. Così, Quentin Tarantino dice nigger e lui è un artista, ma Michael Jackson dice kike e non può essere esposto al pubblico?"


    Questa è una citazione molto lunga, ma penso che sollevi diverse questioni importanti: non solo ci sono diversi gruppi, e la sensibilità dei diversi gruppi, trattati in modo diverso, ma anche come diversi artisti sono interpretati in modo diverso.

    Molti critici vedono i film di Tarantino come l’incrocio che divide l’arte elevata dall’arte popolare, e questo influenza il modo di come loro interpretano il suo lavoro: viene dato il dovuto rispetto ad un artista, e quindi è consentita una certa licenza artistica nello sfidare le norme sociali. Ma la maggior parte dei critici liquidano Michael Jackson come "solo" un musicista pop, per cui la sua opera è interpretata in modo molto diverso. Quando lui sfida le norme sociali, è trattato come un trovata pubblicitaria offensiva. Ecco perché penso che sia così interessante ed importante che Spike Lee dica: "Beh, se stiamo parlando di artisti, parliamo di ... [lunga pausa] ... Michael Jackson." Il suo scopo ha centrato il bersaglio, penso.

    Joie: Lo penso anch'io, ho amato quella citazione. Ma sai che non era solo il testo della canzone che era finito sotto il fuoco del razzismo, ma anche il video stesso, o dovrei dire i video, al plurale, in quanto questo era anche la prima volta che Michael aveva fatto più di un video per una particolare canzone. È interessante notare che entrambe le versioni del video si sono trovate sotto tiro per quello che si potrebbero chiamare motivi razziali/politici.

    Come hai detto, entrambi i video erano stati diretti da Spike Lee e presumibilmente, la versione in Brasile era stata girata prima, ma Michael non era molto soddisfatto del prodotto finito. Così girarono la versione del carcere, che si dice fu ripreso in un autentico carcere, con veri detenuti. Questa è la versione che era stata rilasciata inizialmente ma i critici ed altri, avevano pensato che fosse troppo violento. Il video fu bandito in diversi paesi. E negli Stati Uniti, MTV e VH1 permettevano che fosse mostrato solo dopo le 21.00. Così Michael ritirò il video e invece rilasciò la versione del Brasile.

    La versione in Brasile era piena di polemiche perché le autorità di quel paese avevano paura che le immagini di povertà nelle aree in cui Michael voleva filmare, avrebbe causato danni alle loro attività turistiche e lo avevano accusato di sfruttare i poveri. Un giudice di quel paese aveva anche stabilito che tutti le riprese dovevano essere fermate, ma tale sentenza fu ribaltata da un’ingiunzione. Posso capire perché avessero paura. Voglio dire, penso che le immagini reali in quel video servissero per evidenziare la povertà ed i problemi sociali in paesi come il Brasile, ma io non lo chiamerei sfruttamento da parte di Michael. Penso che sia stato solo il cercare di attirare l'attenzione sulla loro difficile condizione. Ma è mia opinione che questa versione del video in realtà non servisse molto alla canzone e penso che Michael ovviamente, lo percepì davvero, visto come ricominciò da capo con le riprese sulla versione del carcere.

    La versione della prigione dipinge un quadro molto più di quanto lo faccia a proposito tutta la canzone, le particolarità dei filmati reali della brutalità della polizia contro gli afro-americani, dei filmati reali del Ku Klux Klan, dei filmati di violenza e di genocidio in altre parti del mondo. Vediamo anche lo stesso Michael dietro le sbarre in divisa carceraria, ammanettato e incatenato, seduto in una mensa carceraria con veri detenuti, molti dei quali neri o membri di altre minoranze. E se si esamina il testo della canzone, questi erano tutti punti che Michael voleva davvero renderli così, e per me, la versione del carcere è molto più efficace rispetto alla versione del Brasile suscitando quella sensibilità verso quelle condizioni alle quali Michael si stava dedicando. Infatti, quando descrive la canzone, lo stesso Michael disse:

    "They Don’t care About Us" ha un vantaggio. E’ una canzone ... di opinione pubblica. È una specie di canzone di protesta".

    Penso solo che sia un peccato che questa versione sia stata ritenuta troppo violenta perché, insieme con il testo della canzone, fa davvero una dichiarazione intensa.

    Willa: Sono d'accordo, è molto coinvolgente come per gran parte del suo lavoro successivo, ma lo rende anche personalmente politico. Si comincia con un gruppo di ragazze adolescenti riprese attraverso una recinzione. Sono tutti ragazzi di minoranza, e la recinzione suggerisce che sono imprigionati in qualche modo, sia imprigionati letteralmente in un riformatorio o in qualche posto simile a quello, o imprigionati in senso figurato, in un sistema sociale che limita le loro libertà e limita il loro potenziale.
    Appena le ragazze iniziano a cantare il ritornello di "The Don’t Care About Us”, una delle ragazze dice: "Non preoccuparti di quello che dice la gente. Noi sappiamo la verità". Per me, questo si riferisce chiaramente alle accuse contro di lui del 1993, quindi lui sta accostando le parole della canzone con il modo in cui era stato trattato dalla polizia e dalla stampa. Questo è quello che intendevo dire quando ho detto che questa canzone è "personale".

    Joie: Oh, non c’è dubbio che questa canzone sia molto personale e che scaturisce chiaramente dagli eventi del '93.

    Willa: E' così anche a me. Ma poi lui "fa una politica personale" collocando la sua situazione nel contesto di altre scene di oppressione. Sta dicendo che il modo in cui era stato trattato non era un caso isolato, che fa parte di un disegno molto più grande di sistematica oppressione. E in un paese dove un giovane uomo nero è più probabile che vada in prigione che all'università, è un punto di cruciale importanza. Perché tutti quei giovani vanno in prigione? Sono tutti criminali? Era stato falsamente accusato e dipinto come un criminale da parte della polizia e della stampa, ma lui è innocente. È quello che è successo anche con altri uomini neri ? Quanto è diffuso questo?

    Joie: Sono tutte ottime domande.

    Willa: Così come con le giovani ragazze dietro la recinzione in avvio di ripresa, il carcere può essere interpretato in senso letterale e in senso figurato, come anche, letteralmente, che troppi giovani neri sono stati incarcerati, e figurativamente, intrappolati in una società che presuppone siano nati colpevoli per il solo fatto che sono quello che sono.

    Tuttavia, egli non fa di questo, una lampante questione “bianco e nero”. La maggior parte dei detenuti sono neri o di qualche altra minoranza, ma alcuni sono bianchi. La maggior parte delle guardie sono bianche, ma molti sono neri. In effetti, ad un certo punto spinge da parte il manganello di una guardia, e quella guardia è nera. E mentre include molte scene di violenza oppressiva “bianco su nero”, ci sono anche scene di violenza “nero su nero”, e violenza “asiatico su asiatico”, e due clip di un camionista bianco che sta per essere picchiato da una cerchia di giovani uomini neri durante i disordini di Rodney King. E quando identifica i leader nella lotta per la giustizia, egli cita Franklin Delano Roosevelt e Martin Luther King.

    Come nella maggior parte del suo lavoro, egli sta parlando di questioni razziali in modo vigoroso e importante, ma si rifiuta di semplificarlo riducendolo ad un conflitto “noi contro loro”, e non si allinea con gli individui di una parte o dall'altra sulla base di particolari fisici come il colore della pelle. L’identità razziale, includendo i particolari fisici della razza, è un elemento importante del modello sistematico dell’oppressione, lui ha puntato l’obiettivo su centinaia di anni di ingiustizia e di violenza che il pregiudizio rende importante. Ma nonostante evidenzi che la storia di oppressione e di violenza ci costringa a guardarlo in modi che possono metterci a disagio, tuttavia insiste che tutti siano giudicati dal loro comportamento e non dalle loro convinzioni, non dalla loro razza o dall’ identità culturale. Questo non è semplicemente un problema “Nero o Bianco”.

    Joie: Hai ragione, non è semplicemente una questione di “bianco o nero” e, mentre credo che la versione del carcere sia il video migliore per questa canzone, la versione del Brasile mette in evidenza il fatto che non è strettamente sull'argomento della razza. Si tratta di questioni politiche universali sulla povertà, l'oppressione e sull'abuso dei diritti umani. E perché quei tre (povertà, oppressione, abuso) sembrano andare sempre insieme?

    Willa: Ora c'è una bella domanda.

    Joie: Il video è stato girato nella baraccopoli di Dona Marta e secondo quanto riferito, c’erano circa 1.500 poliziotti e 50 residenti locali in qualità di guardie di sicurezza per controllare la folla massiccia degli abitanti che era venuta fuori per guardare le riprese. Il governo era in modo schiacciante contro il video che venisse girato lì e un articolo pubblicato dal “The New York Times” nel febbraio del 1996 racconta perché:

    "I liquami scorrono giù per le colline, inviando odori nauseabondi come maledizioni che attraversano il quartiere. Spacciatori di droga stanno ai posti di blocco lungo vicoli tortuosi. Questa è la favela, il quartiere povero della collina, che il cantante Michael Jackson userà come sfondo per il suo video musicale, "They Dont’ Care About Us". La consapevolezza che la povertà verrà utilizzata qui come immagine internazionale di miseria urbana, ha scatenato un dibattito emozionale che divide la "Città Meravigliosa", come piace essere chiamata Rio".

    Una "immagine internazionale di miseria urbana". Questo è un linguaggio forte, ma è del tutto esatto.

    Willa: E' particolarmente sorprendente ciò che il turista vede rispetto alla "Città Meravigliosa".

    Joie: Una "immagine internazionale di miseria urbana" è esattamente ciò che sono diventate quelle scene del video dal Brasile, dando visibilità alla povertà e all’oppressione. Sai, Michael è stato molto bravo a proiettare “in modo aggressivo” i pugni con la sua musica con canzoni come "Earth Song" e "They Dont’ Care About Us”, ed in entrambi i video sia del Brasile che della prigione, i pugni sono visivi “in modo aggressivo” al posto di quelle musicali.

    Willa: Questo è un punto veramente valido, Joie, perché mi sembra che la sfida sia sull’oppressione psicologica che su quella istituzionale e le diverse forme di pregiudizio, il pregiudizio razziale in particolare, siano il tema centrale di tutto il lavoro di Michael Jackson. Ma non sempre le indirizza nello stesso modo. In realtà, egli utilizza diversi approcci.

    In primo luogo, ci sono quei video veramente sexy da “Dont Stop Til You Get Enough” fino a “In the Closet” dove si è presentato come un sex symbol, che era un concetto relativamente nuovo e provocatorio per un intrattenitore nero, soprattutto per un intrattenitore nero con un appeal da morire. C'era stato Sidney Poitier, ma lui era sempre molto "abbottonato". Non posso davvero immaginarlo mentre strappa la camicia aperta come fa Michael Jackson in “Dirty Diana” e in “Come Together”. In tutti questi video "sexy", la razza è uno sfogo sia che lui lo voglia o no, anche se ho sempre sentito che era molto consapevole di quello che stava facendo. In questi video, la razza è uno sfogo di chi lui sia, e il carattere o la persona che lui proietta sullo schermo.

    È importante sottolineare come questo tipo di video finisce bruscamente dopo le accusa del 1993. Per me, sembrava sempre un pò riluttante in ogni caso, a ritrarre se stesso come un sex symbol, anche se certamente lo ha gestito terribilmente bene quando voleva. (Sto pensando a ”Dont Stop Til You Get Enough” in questo momento. Amo quella canzone ....) Ma dopo il 1993 non si è più messo in quel ruolo. L'unica eccezione possibile è “You Are Not Alone”, ma è con sua moglie e lo stato d'animo è molto diverso, ed a me trasmette una idea completamente differente.

    Joie: Beh, devo dire che sono in completo disaccordo con te su questo, perché per me, in "Blood on the Dance Floor" è come guardare MJ in un porno o qualcosa del genere.( [SM=x47979] ) Quel video mi provoca delle cose che non dovrei dire in questo blog!

    Willa: Cielo, Joie, sei incorreggibile! Sai, faccio più fatica ad ascoltare "Rock With You", per causa tua. Ho sempre amato quel video, perché sembrava solo una felice ragazzo esuberante. Poi mi hai messo al corrente del testo e ora arrossisco ogni volta che la sento. Grazioso ....

    Joie: Ho semplicemente insinuato che il testo di "Rock With You" potrebbe non essere tutto sulla danza, questo è tutto! Ma seriamente, sai, mi piacerebbe davvero poter dire che il mio interesse per Michael è puramente intellettuale, ma, sappiamo entrambe che non potrei dirlo con la faccia seria. Il fatto è che c'è una componente alla musica, ai cortometraggi e alle performance dal vivo, che avrebbero prodotto un argomento del blog molto spinto, ma, probabilmente così non sarebbe stato molto appropriato, sarò una brava bambina e mi comporterò bene .

    Willa: Ed io non voglio accennare a quel poster incredibile con il suo boa constrictor avvolto sulle sue spalle. Mamma mia! Comunque, ci sono questi video molto sexy che lo presentano come un qualcosa di completamente nuovo nella nostra coscienza nazionale: un idolo nero per gli adolescenti, che è abbastanza radicale se si pensa al riguardo, e una grande sfida per l'incrocio di razze, di costumi e di credenze per come gli uomini neri erano etichettati e classificati in passato. C'erano un sacco di ragazze adolescenti bianche là fuori che pensavano a Michael Jackson in un modo che avrebbe scioccato i nostri anziani, e lo so, io ero una di loro.

    Poi c'è il ciclo dei quattro video dei bassifondi della città: "Beat It", "Bad", "The Way You Make Me Feel", e "Jam". I "bassifondi della città" è un termine sociologico usato per indicare una zona a basso reddito urbano con una popolazione prevalentemente composta da minoranze, indipendentemente dal fatto che la zona sia al centro di una città o meno. A volte lo è, ma a volte non lo è. Quindi, in questi video, la loro ambientazione è concepita sulla razza come un problema, e la versione del Brasile di "They Don't Care About Us" si inserisce all'interno di questo. Come con i video "sexy", evocando e riconfigurando le tensioni razziali, è una sottile ma importante sfumatura in tutti questi video, che lui gestisce in modo molto interessante.

    Ed infine ci sono i video dove la razza è un elemento tematico ed egli affronta le questioni razziali attraverso le idee che sta esprimendo. A volte è implicito, come avevamo detto per un paio di settimane con "You Rock My World", a volte è più palese, come in "Can You Feel It" e "Black or White". Tuttavia, anche nei casi in cui il suo messaggio è esplicitamente dichiarato e sembra più ovvio, c'è ancora molto da esplorare e scoprire come abbiamo appena visto con "They Dont' Care About Us", in particolare con la versione del carcere, rendendola così frustrante che è stato vietata.

    La complessità del lavoro di Michael Jackson è stata una delle ragioni per cui, a volte, era così incompreso, ma questo è anche ciò che lo rende così infinitamente affascinante, e credo che contribuirà a rendere interessante e rilevante per il pubblico e per le generazioni a venire. Il suo lavoro sorprende continuamente. E mentre appare ingannevolmente semplice e trasparente, a volte, non è mai semplice.

    dancingwiththeelephant.wordpress.com/2011/12/07/some-things-in-life-they-just-dont-want...




    [Modificato da Grieved 02/01/2012 16:38]
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    4everMJJ
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    Dangerous Fan
    00 19/12/2011 19:29
    Intanto porto su il topic, visto che è stato "autorizzato", e ringrazio la mia mitica socia [SM=g27838] poi torno a commentare [SM=g27822]

    Edit: eccomi dopo la lettura! Innanzitutto mi devo autocensurare per per non esprimere in modo colorito il mio essere d'accordo con quanto detto su BOTDF [SM=g27816] [SM=g27816] e mi riprometto di guardare "con altri occhi" Rock With You [SM=g27828] (su cui aspetto il commento di una certa Paoletta quando passerà di qui [SM=g27824] )

    Riguardo la parte su TDCAU, wow, interessantissima! Confesso che per me sono tutte informazioni nuove, compresa l'intervista di Spike Lee. Non avevo idea ci fossero tutti questi retroscena dietro ai due video, sapevo delle proteste delle autorità brasiliane, ma il resto mi è nuovo.

    Così, Quentin Tarantino dice nigger e lui è un artista, ma Michael Jackson dice kike e non può essere esposto al pubblico?"

    Questa frase di Spike Lee è davvero significativa...

    [Modificato da 4everMJJ 20/12/2011 07:52]
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    Dayna87
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    Sesso: Femminile
    Dangerous Fan
    00 20/12/2011 09:50
    Senza dubbio la versione del carcere rispecchia di più il messaggio che MJ voleva trasmettere, TDCAU è una canzone di protesta contro la brutalità della polizia i pregiudizi razziali,l'oppressione ...ecc. Bravissimo Spike ,sono piacevolmente colpita dalle sue parole :"Quentin Tarantino dice nigger e lui è un artista, ma Michael Jackson dice kike e non può essere esposto al pubblico?" [SM=x47932]
    Credo sia sempre stato molto frustrante per Michael, qualunque cosa diceva veniva fraintesa ! [SM=g27813]
    Molto interessante la discussione ,grazie ragazze. [SM=g27817]

    "Blood on the Dance Floor" è come guardare MJ in un porno o qualcosa del genere"

    Oh sì...ti alza la pressione questo video!! [SM=g27836] [SM=x47979]
    [Modificato da Dayna87 20/12/2011 09:59]
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    AntonellaP85
    Post: 4.105
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    Bad Fan
    00 20/12/2011 15:55
    I fatti recenti (e la nostra società in generale) dimostrano come questi temi siano sempre attuali, come il razzismo, benché sia stato affrontato tante volte e da tanti anni nelle canzoni, non passi mai di 'moda' (passatemi il termine), perché l'uomo resta sempre un essere troppo spesso bestiale e non fa mai male tenere alta l'attenzione sulla questione. Per non parlare della brutalità della polizia....MJ ha fatto sempre molto bene a riproporre l'argomento con costanza.
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    Antonella-60
    Post: 3.621
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    Sesso: Femminile
    Bad Fan
    00 20/12/2011 19:27

    Minuziosa ed intelligente discussione su un pezzo che adoro.
    Ricordo le varie polemiche sia della versione Brasiliana che di quella in prigione; vi confesso che all'epoca rimasi piacevolmente sorpresa di quello che io percepivo come una svolta "politica" di Mike sia per quanto riguarda il testo che per le scelte di ambientazione di entrambi i video.

    Può un artista/cantante pop veicolare messaggi contro il razzismo, il pregiudizio, la povertà?
    Naturalmente la risposta è si, ma evidentemente all'epoca (e non solo all'epoca [SM=x47979] ) alcuni cattedratici e/o critici dell'arte dell'intrattenimento pensavano che MJ fosse privo di senso della realtà.

    Mi piace evidenziare il passaggio del mitico Spike Lee:

    "Michael Jackson. Perché, dimenticando per un minuto tutta quella merda degli altri, nella canzone 'They Don’t Care About Us,' Michael Jackson dice " Sue me, Jew me, Kick me, Kike me". Cosa è successo? E’ stato fatto a pezzi da Spielberg e da David Geffen, e il disco è stato ritirato dai negozi. Così, Quentin Tarantino dice nigger e lui è un artista, ma Michael Jackson dice kike e non può essere esposto al pubblico?"

    Michael riferiva a se stesso gli epiteti ingiuriosi/oltraggiosi non solo per "metaforicamente" porsi quale oggetto principale del dileggio al fine di dar voce a tutti gli altri come dice chiaramente (Io sono la voce di tutti) ma anche (a mio parere) per invitare le controparti a mettersi nei panni dell'oppresso, del povero, del negro o dell'ebreo.


    Per quanto riguarda il passaggio su BOTDF....... [SM=x47975]

    Grazie Niki
    [Modificato da Antonella-60 20/12/2011 19:32]
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    DelicateSoul Mj
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    00 23/12/2011 12:51
    Grazie mille per tutte queste informazioni alle quali non ero del tutto al corrente.
    A mio parere il video del carcere di They don't care about us mi sembra così ovviamente anti-razziale. Le immagini, purtroppo, rispecchiano realtà che certa gente ha paura di mostrare e credo sia solo per questo motivo che si dovette ricorrere al video del Brasile. Sono rimasta delusa dall'opinione di Spielberg, che credevo potesse capire meglio di tutti l'idea di Michael. é così insensato dire che Michael Jackson era razzista. Insomma ma hanno mai senito Heal the World, We are the world ecc.?! Non credo, ma con la scusa della troppa violenza è stato censurato. Se venissere censurati tutti i video musicali porno e senza un senso logico, a quest'ora la maggior parte dei video su MTV e tv simili verrebberò cancellati. Si preferisce censurare piuttosto che capire.
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    Rarronno
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    00 23/12/2011 23:00
    Che tristezza i protagonisti della "querelle". Risentimenti, insulti, polemiche inutili e vittimismo, nonchè per un malintesa esclusiva del dolore e delle difficoltà.

    Ringraziando il cielo Michael - quantomeno fino al caso con la Sony - ha sempre dimostrato una serenità e onestà di giudizio che questi figuri si sognano, e una sicura buona fede.
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    Niki64.mjj
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    00 27/12/2011 11:20
    "L'eguaglianza razziale nell'arte di Michael Jackson" di Willa Stillwater e Joie Collins.

    Willa: Un paio di mesi fa abbiamo sollevato la questione, "Michael Jackson era abbastanza nero?" E abbiamo finito davvero per impegnarci sull'argomento. Dopo tutto, cosa significa anche dire essere "abbastanza nero?" Come possiamo definire questo, e cosa vuol dire la definizione di come noi percepiamo e interpretiamo le differenze razziali?

    Joie: Beh, penso che durante la discussione siamo giunti all'accordo che non possiamo definire questo. Nessuno può davvero dire se qualcun altro è abbastanza nero o bianco a sufficienza. Questo è qualcosa che può essere determinato solo dalla persona, e sento veramente che quando questa accusa è stata rivolta su Michael Jackson, era solo in realtà per mascherare qualcosa di più profondo.

    Willa: Assolutamente. Penso che hai ragione, Joie. Sembra proprio come più la gente si senta minacciata da Michael Jackson e più in modo insistente si domandino se lui sia abbastanza nero e non stanno certo affatto parlando del colore della pelle. Invece, lo stanno usando come un indicatore per qualcos'altro. Stanno speculando sul colore della sua pelle, la forma del suo naso, la discendenza dei suoi figli, i suoi rapporti con le donne, i suoi vestiti, i capelli, i suoi mocassini, il suo personaggio pubblico, come manifestazioni esterne dei suoi pensieri e di come lui vedeva il mondo.

    In altre parole, stanno usando la sua pelle come una metafora della sua mente. E quello che stanno realmente dicendo è che la sua mente non era abbastanza nera. Sembra che ci sia questa insistenza che un “vero” uomo nero deve avere una mente nera, e Michael Jackson sfida questa idea e mette in discussione l'intero concetto. Che cosa vuol dire avere anche una mente nera? Quali sono i risvolti nel giudicarlo da questi standard, soprattutto quando molti dei commentatori che stanno esprimendo un giudizio su di lui sono bianchi? E qualcuno, soprattutto una persona bianca, ha il diritto di imporre la sua definizione di nero su qualcun altro?

    Abbiamo concluso che "Michael Jackson è stato più che sufficientemente nero", come dici tu. Tuttavia, lui insisteva sul fatto che aveva il diritto di cosa significasse definire se stesso. E infatti, tutti dovrebbero avere questo diritto di auto-definizione.

    Joie: Sai, Willa, io odio davvero questo interrogativo “abbastanza nero” e lo trovo alquanto inquietante. Sarebbe come per me che cerco di dirti che non sei abbastanza bianca. Trovo in qualche modo ridicolo che qualcuno possa anche tentare di imporre la propria idea di come una certa razza dovrebbe "agire" sulle altre. Voglio dire, non è più o meno una definizione di uno stereotipo razziale? E mi chiedo come la gente si senta interrazziale su questo argomento. Sono sicura che questo sia un qualcosa che loro hanno avuto, in un certo senso, come esperienza. Sai, sono visti come non veramente neri, ma non del tutto bianchi e ancora, mi chiedo chi siamo noi per stabilire se siamo o non siamo abbastanza neri o abbastanza bianchi? E perché questa importanza? E mi chiedo a volte come i figli di Michael vedono se stessi e di come questa questione dell' ”abbastanza nero” li riguardi.

    Willa: Questo è un punto veramente importante, Joie, e come il dottor Henry Louis Gates Jr. suggerì nella sua serie PBS, “Faces of America”, la maggior parte di noi sono meticci, se guardiamo geneticamente a questo. Io lo sono. Tu lo sei. Soprattutto negli Stati Uniti molte persone lo sono, con la possibile eccezione di Stephen Colbert. Si mise a ridere quando il dottor Gates gli disse che i test che aveva eseguito mostravano che lui era al 100 per cento bianco perché si adattava perfettamente al personaggio che interpretava nel suo show. Gates ha scoperto che anche lui stesso ha molto di più "una ascendenza bianca che nera", anche se ancora si auto-identifica come un nero.

    Joie: Questo è molto interessante. E molto divertente su Stephen Colbert!

    Willa: Non è vero? Fa piegare dal ridere! Ma questo non è davvero una questione genetica. E' una questione culturale. Ho pensato molto a questo ultimamente, da quando abbiamo guardato “You Rock My World” un paio di settimane fa. Le idee generate da quel video e dai commenti affascinanti che ne seguirono, hanno questa critica persistente, che Michael Jackson in qualche modo non fosse abbastanza nero, che si è infiltrata dall’inizio nel mio cervello.

    Il conflitto centrale del video è tra il personaggio di Michael Jackson ed i manager di un club. E come ha evidenziato Ultravioletrae, tutti quei manager sono bianchi. C'è anche questa parentesi meravigliosa nella parte centrale del video, proprio mentre il grande faccia a faccia con i manager raggiunge il culmine, improvvisamente c'è una pausa nell'azione, mentre della gente comune crea nel club un tipo di musica di strada. Come lo hai descritto, Joie:

    "Sentiamo il ritmo della scopa mentre spazza il pavimento ed i bicchieri che tintinnano, il lustrascarpe che lucida, il ticchettio dei tacchi alti e i clienti che picchiettano sui tavoli."

    E tutta quella gente che sta creando questa musica da strada, sono neri. È importante sottolineare che il personaggio di Michael Jackson trae forza da questa musica, inserisce nella sua musica i ritmi e la grinta e quindi la utilizza per sconfiggere e sfidare i manager bianchi. E combatte duramente, ribaltando uno scagnozzo sulla sua schiena, prendendo a pugni in faccia il capobanda, e infine incendiando il club.

    Così possiamo davvero guardare a “You Rock My World” come una rappresentanza del conflitto tra i musicisti neri e le persone che fanno soldi da loro. E, come Aldebaran ha sottolineato in un commento, quel conflitto ha una lunga storia travagliata, e Michael Jackson era ben consapevole di questo. Come Aldebaran ha scritto:

    "Nella conferenza stampa di Michael sulla Sony e su Mottola, parla di come gli artisti neri (come James Brown) sono stati sfruttati dall'industria musicale e come finirono senza un soldo e costretti a esibirsi fino in età avanzata."

    Joie: Aldebaran aveva ragione; Michael parlò chiaro su quella storia travagliata molto pubblicamente. E sono contenta che ti ha aggiornato, Willa, perché credo che la partecipazione di Michael in quella conferenza riveli senza dubbio dove fosse la sua testa, o come fosse nera la sua mente, come dici tu. Durante quella conferenza, Michael disse al mondo esattamente come lui si vedeva:

    "Conosco la mia razza. Ho appena guardato nello specchio, so di essere nero".

    Tutti pensano sempre che la conferenza era tutta su “Invincibile” e il modo scadente in cui era stato promosso (o non promosso) dalla Sony. Ma in realtà, l'intero scopo della conferenza era quello di lottare per migliorare i contratti, i canoni e la distribuzione per gli artisti neri. Così, Michael non solo ha affrontato le questioni razziali nella sua arte, ma è anche diventato una sorta di attivista nella lotta per l'uguaglianza razziale nel settore della musica nel suo complesso. E questa era una causa molto importante per lui, come disse nel suo discorso:

    "Ho solo bisogno che sappiate che questo è molto importante, per cosa stiamo combattendo, perché sono stanco, sono davvero stanco della manipolazione ... manipolano i nostri libri di storia. I nostri libri di storia non sono veri: è una bugia. I libri di storia sono bugie, avete bisogno di saperlo. Dovete saperlo. Tutte le forme di musica popolare dal Jazz all'Hip Hop dal Bebop al Soul, si sa, parlando delle diverse danze dal Cake Walk per il Bug Jitter al Charleston alla Break Dance, tutte queste sono forme di ballo nere! ... Cosa saremmo senza una canzone? Cosa saremmo senza una gioia, un danza, una risata e la musica? Queste cose sono molto importanti, ma se andiamo alla libreria giù all'angolo, non si vede una persona nera su una copertina. Vedrai Elvis Presley, vedrai i Rolling Stones. Ma dove sono i veri pionieri, quelli che hanno cominciato? Otis Blackwell è stato un prolifico scrittore fenomenale. Ha scritto alcuni delle più grandi canzoni di Elvis Presley. E lui era un uomo nero! Morì senza un soldo e nessuno conosce quest'uomo. Cioè, non hanno scritto un libro su di lui, che io sappia, e ho cercato in tutto il mondo".

    Una volta ho letto un post su un blog davvero interessante intitolato "Come Michael diventa un teppista con la Sony Music oltre la Black Music e il razzismo." Era (incentrato) tutto su quella conferenza e ho imparato alcune cose che non sapevo prima, semplicemente perché i media avevano trattato in modo falsato quella conferenza. Avevano deliberatamente sminuito l'importanza e la gravità del problema e invece avevano cercato di costruirlo tutto su come Michael fosse sconvolto dalla Sony perché non aveva fatto bene il suo album; non era affatto su questo che era la conferenza, era sulla lotta per l'uguaglianza razziale che Michael prese molto sul serio.

    Willa: Wow, è così un post interessante, Joie. Non ne sapevo molto, e credo che mostri dove era la sua mente. Ma credo che il miglior riflesso della sua mente era il suo lavoro, la lotta contro i pregiudizi razziali e le altre forme di pregiudizio che sono una questione di fondamentale importanza nel suo lavoro, anche se spesso gestita in modo ingegnoso. Se guardiamo all’elenco cronologico di tutti i video che hanno contribuito a produrre e sviluppare il concetto di combattere il pregiudizio razziale, è un enfasi ricorrente nel corso della sua carriera, da Can You Feel It, il primo della lista, a “You Rock My World”, l’ultimo della lista.

    Joie: Hai ragione, Willa, combattere il pregiudizio razziale è stato un tema ricorrente nel suo lavoro e mostra chiaramente come era per lui una questione importante. E lo vediamo in canzone dopo canzone e in video dopo video.

    Hai citato “Can You Feel It.” Sai, mi ricordo di quando è uscito quel video la prima volta e ho pensato che fosse la cosa più bella! I video erano ancora molto nuovi in quel momento e solo l’intera visuale con gli effetti speciali e tutto il resto, in quel periodo, era in qualche modo all’avanguardia. Ma la cosa sorprendente di questo video è che, davvero per la prima volta, si arriva a vedere esattamente quale era il messaggio di Michael: LOVE. Il suo sogno era quello di unire le persone. Persone da tutte le provenienze, di tutte le età e soprattutto, di tutte le razze. Fin dall'inizio, l’amore era ovviamente tutto per lui, e l'amore non ha spazio per i pregiudizi razziali. E penso che sia in definitiva il messaggio alla base di questa particolare canzone e del video.

    Willa: Sono d'accordo, Joie, si tratta di amore. Questo è evidente in entrambi i testi e le immagini: il video si conclude con tutti che uniscono le mani come per condividere una nuova visione del futuro. E questo era un video innovativo, sia in termini di effetti speciali che in alcune delle idee che introduce.

    Ad esempio, attraverso le parole egli "ci dice due volte" che "siamo tutti uguali/Sì, il sangue dentro di me è dentro di te." Così come abbiamo parlato prima, sta dicendo che questo non è problema genetico - biologico, noi siamo tutti uguali. Invece, si tratta di percezione, come è sottolineato attraverso gli elementi visivi del video. Era molto interessato nel corso della sua carriera, al rapporto tra la percezione e la convinzione e, in questo caso, alle differenze genetiche così come il colore della pelle che non sono così importanti nel modo come noi percepiamo e interpretiamo queste differenze.

    In sostanza, alcune differenze biologicamente banali come il colore della pelle, sono diventate dei significati culturali artificialmente importanti. Come tutti sappiamo, il comportamento di come noi popolo percepiamo e interpretiamo quei significati, diventò un problema enorme per lui un paio di anni dopo, quando scoprì di avere la vitiligine. È importante sottolineare che stava già pensando a queste idee prima che sviluppasse la vitiligine, e credo che influenzò fortemente la sua risposta appena la sua pelle aveva cominciato a perdere il suo pigmento. E credo fermamente che la sua risposta abbia rivoluzionato la maniera in cui i bianchi d’America, in particolare, percepiscono ed sperimentano quei significati.

    Sai, Lorena ha scritto un commento la scorsa settimana circa il suo lavoro con gli imitatori di Michael Jackson, e sono così incuriosita dalla ricerca che sta facendo. Guardando le sue fotografie, sono affascinata dai quei significati che pensavano fossero importanti da riprodurre quando si descrive Michael Jackson, e quali no. Mentre li guardo, non sembrano cercare di replicare il suo aspetto, come fanno in genere gli imitatori delle celebrità. Invece, sembrano essere maggiormente centrati nel catturare il suo spirito, il suo stile, la sua personalità, il suo modo di essere nel mondo, e questo è così interessante per me.

    Credo che quello che sto cercando di dire è che, per me, Michael Jackson era nero, ha pienamente abbracciato la sua eredità nera, si è battuto per uguali diritti su diversi fronti, e si è sempre identificato come nero, ma la sua razza non lo ha delimitato. Invece, si era definito in una misura che raramente è stata vista prima.

    Joie: Questo è così vero, Willa. Mi piace il tuo modo di esporlo! La sua razza non lo ha delimitato e vorrei che tutti potessero arrivare in quel luogo dove la razza non delimita più nessuno di noi e credo che, con ogni nuova generazione, ci stiamo lentamente arrivando. Molto, molto lentamente.

    Sai che mi fa pensare ad una battuta da uno dei miei film più preferiti di tutti i tempi "Indovina chi viene a cena", con Sidney Poitier, Spencer Tracy e Katherine Hepburn. Il personaggio di Sidney Poitier sta discutendo con suo padre circa il suo desiderio di sposare una donna bianca e gli dice: "Tu pensi a te stesso come un uomo di colore. Io penso a me stesso come un uomo". In pratica, sta dicendo che la vecchia generazione deve lasciare andare le loro idee antiquate sulla razza se mai riusciremo ad andare avanti. E' un momento molto forte del film che mi è sempre rimasto impresso. E penso che la tua affermazione "la sua razza non lo ha delimitato" sia altrettanto potente.

    Quindi, la prossima settimana vedremo altri esempi del lavoro di Michael, dove affronta il tema della razza e di altri pregiudizi.

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    4everMJJ
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    Dangerous Fan
    00 28/12/2011 19:40
    Adoro queste due donne! [SM=g27836] (e anche la mia collega traduttora [SM=g27838] )


    ho imparato alcune cose che non sapevo prima, semplicemente perché i media avevano trattato in modo falsato quella conferenza. Avevano deliberatamente sminuito l'importanza e la gravità del problema e invece avevano cercato di costruirlo tutto su come Michael fosse sconvolto dalla Sony perché non aveva fatto bene il suo album; non era affatto su questo che era la conferenza, era sulla lotta per l'uguaglianza razziale che Michael prese molto sul serio.

    Da quello che ho potuto vedere a posteriori, dato che non seguivo MJ all'epoca, tutto ciò che lui ha fatto nel periodo della protesta contro la Sony è stato praticamente "ridicolizzato" dai media, dal bus noleggiato a Londra con i cartelli anti Sony (che in tutta sincerità non mi è parsa un'idea molto felice) a questa conferenza. Non ho difficoltà a confessare che le frasi evidenziate nel dialogo fra Willa e Joie le avevo messe nel calderone della sua battaglia personale contro Mottola, col continuo sostenere quanto fosse razzista, e pertanto mai tenute in gran considerazione (come la maggior parte delle cose che ha fatto in quel periodo, a dire il vero).

    Compitino per la sera: riguardare con attenzione il video di "You Rock My World" [SM=g27823]


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