nostro articolo settimana 25-28 aprile

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mjfan80
00venerdì 29 aprile 2005 12:15

“È un buon padre”: Processo contro Michael Jackson, la parola all’ex moglie.


Dopo un ulteriore settimana di udienza del processo contro Michael Jackson nel tribunale di Santa Maria, in California, nonostante i testimoni chiamati in aula sia sempre stati interpellati dall’accusa, continuano a crescere i dettagli che fanno pensare a Michael come vittima di un’orrenda macchinazione ai suoi danni piuttosto che ad un mostro molestatore di bambini.


Lunedì 25 aprile è salita sul banco dei testimoni Cynthia Montgomery, l’unica che ha portato elementi che vanno ad avvalorare l’ipotesi dell’accusa, cioè che Michael Jackson e il suo staff vollero “rapire” la famiglia Arvizo, spedendola per un viaggio in Messico. La signora Montgomery ha patteggiato con l’FBI, in cambio della sua testimonianza contro Michael Jackson, la propria immunità, in quanto è essa stessa indagata in un indagine tutt’ora in corso per le riprese, illegali, effettuate sull’aereo che il 20 Novembre 2003 portò Jackson da Las Vegas a Santa Maria per la la costituzione alla polizia californiana. Durante il volo, infatti, sarebbero state effettuate delle riprese dove compaiono Michael Jackson e il suo avvocato difensore. Queste riprese, probabilmente dalla stessa compagnia aere che affittò il jet a Jackson, e per la quale la Montgomery lavorava, andrebbero a ledere l’importantissimo “Privilegio
Cliente-Avvocato” e la violazione di tale diritto genera un reato gravissimo e federale.

Sembrerebbe quindi che la Montgomery abbia barattato la propria testimonianza con l’immunità proprio per questo reato per la quale è indagata.


Tra le dichiarazioni della donna vi è la scottante dichiarazione che un dipendente di Jackson, Marc Schaffel, uno dei co-cospiratori non indagati, le chiese dei biglietti di sola andata per il Brasile per i componenti della famiglia Arvizo. Tutto ciò andrebbe ad avvalorare la tesi dell’accusa, del tentativo cioè da parte di Jackson di voler allontanare la famiglia dagli USA per segregarla il più possibile, ma avvolgerebbe in parte anche la tesi della difesa, per la quale non fu Jackson ad organizzare alcun perché, perché vittima esso stesso di uno staff troppo veemente.


Ma, durante la settimana, il procuratore distrettuale Thomas Sneddon iniziò a cantare vittoria quando il giudice Melville autorizzò la testimonianza di Debbie Rowe, ex moglie di Jackson e madre di due dei suoi figli. Sneddon infatti anticipò che la Rowe avrebbe testimoniato affermando che anche il suo video nel quale elogiò Jackson nella primavera del 2003, venne pilotato da Jackson, che la obbligò a leggere un copione, barattando questa “gentilezza” con la possibilità di poter vedere i figli.


Ma la Rowe sul banco dei testimoni ha smentito categoricamente le parole del procuratore distrettuale, affermando che la sua intervista era genuina e non suggerita da un copione scritto “Come Jackson sa, nessuno può dirmi cosa dire”. La Rowe ha poi continuato affermando che fu lo stesso Jackson ha telefonarle per chiedere di effettuare quell’intervista per cercare di rimediare ai danni provocati dallo speciale “Living With Michael Jackson”, ma che nella conversazione non si toccò mai l’argomento su cosa si sarebbe dovuto dire o meno e che mai le venne chiesto di effettuare le dichiarazioni in cambio di maggiori diritti suoi figli.


“Michael è un buon padre, non farebbe mai male a nessun bambino, non è nemmeno in grado di pensare di far del male a un bambino” ha continuato poi l’ex moglie, dipingendo Jackson come facilmente plasmabile dalla gente che gli sta attorno. “Sono degli avvoltoi, se ne approfittano di lui, della sua ingenuità, vogliono solo i suoi soldi”, ha poi gridato la Rowe riferendosi ad alcuni membri dello staff di Jackson.


Le dichiarazioni di Debbie Rowe si sono rivoltate contro, come un macigno enorme, sulle spalle dell’accusa, che si è vista demolita in poche ore alcuni dei pochi punti a loro favore. Ancora una volta un testimone presentato come “sicuramente dannoso per Jackson” si è rivelato invece manna dal cielo per la difesa.


Il ritratto di un Jackson innocente viene abbellito anche da un altro testimone chiamato in causa dall’accusa, Hamid Moslehi, un ex cameraman di Jackson. Sneddon chiamò in causa l’ex dipendente del cantante per fornire ulteriori conferme delle dichiarazioni degli Arvizo, secondo i quali l’intervista che fecero per elogiare Jackson era completamente falsa, forzata dallo staff di Jackson, che con metodi coercitivi li obbligarono a recitare una parte non loro, leggendo un copione scritto pieno di elogi a Michael.

Moslehi ha però dichiarato che tale intervista avvenne nella casa di sua proprietà, e che mai vide un copione scritto, ne nelle ore precedenti all’intervista, ne durante le riprese. Ma il testimone fornisce ulteriori dettagli. Infatti Moslehi descrive Janet Arvizo come tranquilla e i ragazzi come sereni, persone che non davano assolutamente l’impressione di essere sotto “sequestro”, come l’accusa vuole fare credere.


Quindi niente interviste “truccate” né per gli Arvizo ne per la Rowe? Solo bugie del procuratore distrettuale e degli appartenenti alla famiglia che sta accusando Jackson? Dagli ultimi testimoni sembrerebbe così.


Quanto ci vorrà ancora per dichiarare finito questo processo? Dagli stessi media americani, supportati da specialisti legali, si alzano cori unanimi che denunciano un accanimento del procuratore distrettuale Thomas Sneddon nei confronti di Jackson, troppo accecato dalla voglia di vendetta e non obiettivo nel suo ruolo. Tutto ciò ancora prima che nell’aula di Santa Maria entri un testimone chiamato dalla difesa, che ha una lista di oltre 200, molti dei quali molto noti, pronti a schierarsi dalla parte di Michael Jackson.

Si è mai visto un processo così distruttivo per l’accusa quando in tribunale sono stati ascoltati solo testimoni chiamati dall’accusa stessa?

Si sono mai sentite così tante assurdità in aula di un tribunale? Non sono pochi oramaia chiedersi se sia il sistema stesso giudiziario ad essere in crisi, e non solo questo processo.

Basta così poco in America per infangare una persona? Bastano una serie di bugie per strappare anni di vita ad un innocente? Sembrerebbe proprio di sì.


Jon@th@n
00venerdì 29 aprile 2005 20:30
Complementi! Ben scritto e ben detto. Spediscilo come comunicato a un bel po' di redazioni di giornali... anzi spero che tu già lo faccia. Credimi, qualcuno che ti ascolta lo troverai di certo...
mj1983
00sabato 30 aprile 2005 10:42
come sempre, un ottimo articolo che riassume per bene tutte le vicende degli ultimi giorni[SM=g27811]
mjfan80
00domenica 1 maggio 2005 10:45
Re:

Scritto da: Jon@th@n 29/04/2005 20.30
Complementi! Ben scritto e ben detto. Spediscilo come comunicato a un bel po' di redazioni di giornali... anzi spero che tu già lo faccia. Credimi, qualcuno che ti ascolta lo troverai di certo...



ogni nostro articolo, da gennaio, finisce su google... news.google.it

e quasi sempre finisce in homepage e cmq è una delle prime notizie se si cerca Michael Jackson

almeno una volta nel passato abbiamo riscontrato che una o due redazioni hanno usato parti dei nostri articoli per spunti (almeno sembrerebbe)
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