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chiarajackie
00domenica 1 luglio 2012 18:05
Salve a tutti.Anche io mi sono decisa di scrivere una ff. Le altre purtroppo non le ho lette,ma saranno tutte bellissime. Devo ammettere che non sapevo proprio come cominciarla. In mente ho un sacco di idee tutte per lo sviluppo futuro.Spero non sia banale perchè a volte ho una fantasia troppo particolare. Buona lettura!!!

Capitolo primo

Santa Barbara-California 1992

Era una fresca mattina di inizio primavera. Nella piccola “casa famiglia” si respirava un’aria particolare. Nell’aria c’era…….agitazione.
“Allora ragazzi, mi raccomando, siate educati e non invadenti”.
Queste erano le raccomandazioni che la sig.na Stevens ,direttrice dell’istituto ,impartiva con una certa nota di rigidità ai suoi protetti da circa una settimana. Poi li osservò uno ad uno finchè non si fermò con un sospiro sconsolato su di uno spazio vuoto. Si voltò verso due istruttrici e chiese:
” Ebbene, dov’è stavolta Clara?”
Le due si scambiarono un’occhiata e alzarono le spalle.
“In giardino sul retro?!”
Così, miss Stevenson si diresse impettita al luogo ipotizzato e come da presentimento ,la ragazza era lì.
“Clara!!”gridò innervosita.
La giovane impegnata a dar da mangiare ad un suo caro amico uccellino, trovato tempo prima nel giardino, si voltò di scatto.
“Cosa combini qui quando noi siamo tutti in attesa del nostro ospite d’onore?” che sborserà fior di quattrini, aggiunse col pensiero.
“I-Io dovevo vedere come ogni mattina il mio amichetto e lasciargli come sempre qualche briciola degli sprechi della nostra colazione” . Al limite dello sconforto la signorina alzò gli occhi al cielo. "Tu e le tue trovate!"
Stufa cacciò con una manata l’uccellino dalla mano di Clara e afferrò la carrozzella spingendola verso la porta.
“Perché lo ha cacciato via così poverino?!”
“Invece di criticarmi dovresti ringraziarmi ,hai 28 anni e ancora ti tengo mentre potevo lasciarti alle badanti. Voglio rispetto ragazza!!”
Clara strinse i pugni sulle ginocchia e abbassò il capo. Avrebbe voluto piangere, come spesso le accadeva d’altronde. Lì dentro nessuno la capiva e neanche si era mai sforzato di farlo. Non era mai passato nessuno per lei. Spesso si sentiva dire che la causa era la sua condizione. La direttrice la condusse in fila con gli altri accanto a lei. Regnava un silenzio religioso che solo Clara ,persa nel suo mondo e nella tristezza non udiva. Ad un tratto , qualcuno suonò. Ricevuto il permesso di entrare si fece avanti un uomo possente vestito di scuro con un sacco colmo ed una valigetta. Scrutò lo spazio, si voltò all’esterno e fece un cenno .In quel momento si intravide sull’uscio una figura aggraziata oscurata dall’accecante luce del sole. La preside invitò al saluto. Tutti procedettero. Tutti tranne Clara che ebbe bisogno di una pacca sulla spalla per tornare presente. Alzò la testa e dovette socchiudere gli occhi per il bagliore .Quando li riaprì la figura era entrata e si era delineata. Ebbe un tuffo al cuore.
Dentro di sé esclamò: ”Meraviglia!”.
“Hi! I’ m Michael Jackson!” .
La signorina Stevenson si precipitò a dargli la mano e cominciò a fare tutti gli elogi del caso. Risultò grottesca e anche il famoso ospite doveva averlo capito perché gli si stampò sulle labbra un sorriso che nascondeva una risata. Si limitava a risponderle con “grazie”, ”è un onore” molto umili. Gli occhi di Clara erano illuminati. Ammirandolo sorrise. Cominciava a sentire qualcosa di speciale in quella persona che sapeva avere molta fama ma di cui mai si era interessata. Come parlava e come era perfettamente proporzionata e delicata la stava affascinando. In lei cominciò a scuotersi la curiosità. Voleva conoscerlo, capire chi era.
(StreetWalker )
00lunedì 2 luglio 2012 09:07
Posta il prossimo per sapere come farà a conoscere Michael e se riuscirà ad andarsene dall'istituto dove non riceve amore.
chiarajackie
00lunedì 2 luglio 2012 21:05
Ringrazio tutti coloro che hanno letto il mio primo capitolo e spero sia piaciuto. Ora senza perdermi in chiacchiere varie vi presento il secondo. Buona lettura!!

Capitolo secondo

Michael Jackson cominciò con il passare tra tutta la piccola folla ,composta, per le varie presentazioni. Clara lo seguiva con lo sguardò da solita osservatrice silenziosa che era ,porgere la mano e chiedere il nome. Quando stava per arrivare il suo turno però d’istinto chinò il capo e strinse i braccioli della carrozzella. Si sentiva imbarazzata, forse per la prima volta. Ora le era davanti.
Vide la sua mano e di getto la strinse e disse d’un fiato: ”Clara”. Alzò allora la testa sperando che fosse passato oltre ma rimase con il fiato sospeso. Se lo trovò inginocchiato. Sorrideva.
“Hai dei bellissimi occhi. È un peccato nasconderli.”
Avrebbe voluto rispondere anche i suoi ma in quel momento la signorina Stevenson si intromise.
“La scusi ma è fatta così. Su Clara stai dritta.”.
Clara la guardò storto.
“Forza, una sedia per il signor…”
“No grazie. Non ce n’è bisogno.” fece lui tornando in piedi.
Detto questo si posizionò sul pavimento. Si fece porgere dall’uomo che entrò per primo il sacco e rovesciò a terra il contenuto.
“Ecco, sono dei piccoli pensierini per voi. Prendete pure".
Sparsi qua e là vi erano giochi per i più piccoli e per i più grandicelli. Tutti si adoperarono per la scelta in un rigore che cominciava a vacillare. Alle istruttrici fu presentata invece la valigetta con il denaro. Non si fecero ripetere due volte di controllare il contenuto. Clara rimase al suo posto. Osservava stupita tanta generosità.
“ Te quanti anni hai Clara?” La domanda le arrivò improvvisa. Trasalì.
“Io 28”.
“ A, allora lei è un’ istruttrice? “
Clara scosse il capo. “No, sono anche io un'...accudita”.
“ Uhm….. mi spiace,per te però.. non ho nulla. Non so cosa..”
“Oh no, non si preoccupi! “
Michael Jackson si guardò intorno poi quando vide che tutti erano impegnati a godersi i doni le si avvicinò trasportandosi con le mani.
“ Da quanto sei qui?”
“Da sempre credo.”
“Quindi non hai mai visto i tuoi genitori.”
“No.”
Michael Jackson si tolse il borsalino che indossava e lo rigirò tra le mani. Sembrava essere divenuto pensieroso .Miss Stevenson che con la coda nell’occhio aveva seguito la scena richiamò l’attenzione del suo ospite invitandolo a fare un giro nell’edificio.
“Ne sarò felice” fu la risposta.
Si rivolse poi verso la ragazza e le sussurrò: “Appena tornerò vorrei continuare a conoscerti.”
Clara sorrise e annuì sicura con una punta di…felicità forse? Così tutti ricevettero l’ordine di congedarsi e tornare nelle proprie stanze lasciando che ad accompagnare fossero le istruttrici e la preside. Clara invece se ne restò lì in attesa. Avrebbe avuto un attimo per conoscerlo? Si sentiva quasi a disagio nel pensare che di lui sapeva solo l’essere un cantante.
Foxy1975
00martedì 3 luglio 2012 14:34
Ciao, la tua ff é interessante e scritta bene..brava!
Foxy
(StreetWalker )
00martedì 3 luglio 2012 15:20
Conoscerà il suo lato umano che è dolce
chiarajackie
00mercoledì 4 luglio 2012 16:39
Grazie per i commenti a Foxy e Streetwalker e a tutti quelli che la leggono. Sono felice che appreziate. Ci sto mettendo tutto il mio cuore per scriverla. Per me è una grande emozione scrivere di Michael. Ora non mi dilungo di più. Vi lascio alla storia. Buona lettura!!

Capitolo terzo

Dopo alcuni minuti tornarono nella sala. Michael Jackson guardò la ragazza e chiese il permesso di essere lasciati soli. Miss Stevenson si sorprese. Passò con lo sguardo dall’uno all’altra interrogandosi sul motivo di quell’insolita richiesta. Alla fine diede il suo accordo. Come poteva mancare di rispetto a qualcuno di così…..ricco?
“Vorrei solo parlare un po’ con lei.”
“C-certo! Fate pure. Noi andremo a svolgere le nostre mansioni intanto.”
Nelle parole della direttrice c’era un po’ di nervosismo. Sperava con tutta sé che Clara non iniziasse a raccontare cose strane. Le lanciò una delle sue occhiate gelide. Clara non si lasciò penetrare.
“Signor Jackson mi segua.” Disse una volta soli facendo strada.
“Dove andiamo?”
La vide dirigersi verso una porta sul retro dove ad un tratto si bloccò. Allora le andò incontro. C’era uno scalino che con fatica prese a superare. Gli venne la tentazione di aiutarla. Stava per afferrare i manubri della carrozzina quando dovette ripensarci. Ci era riuscita con una forza improvvisa.
“è bellissimo!” esclamò.
“Si lo so, ma dobbiamo andare dietro quell’albero!” e indicò un faggio secolare che formava un piccolo spazio tra esso e la cancellata ,coperta da siepi, che circondava l’edificio.
“Ma anche qui..”
“No, siamo osservati.”
“Da chi?”
Aggrottò la fronte. “Da loro- alzò la testa verso una finestra da cui si ritrassero appena miss Stevenson e le altre istruttrici- lo fanno sempre .”
Poi lo guardò e gli sorrise. “Lì dietro non potranno però!”
“Non c’è un buon clima in questo posto, dico bene?” disse Michael Jackson sistemandosi a terra addossato alla siepe.
Clara che gli era difronte dalla parte del tronco sospirò. “Non con me.”
“E perché?” chiese lui scuotendo il capo incapace di capire.
“Perché sono un peso .”
“Però tutte questo tempo….”
“Nello stesso momento sono anche una buona fonte! Ecco perché mi tengono.” Abbassò lo sguardo sulle gambe.
“ Di cosa?”
“Di soldi. Lo stato paga di più con me qui.”
L’espressione del suo interlocutore si fece disgustata. Anche lui prese a guardarsi le gambe che teneva incrociate.
“è una cosa orribile.”
Clara strinse gli occhi. “Perché io sono su questa stupida sedia da sempre. Nessuno mi è mai venuto a cercare, nessuno mi ha dato mai un briciolo di fiducia.” Ora cominciavano le lacrime. Il dolore di Clara aveva superato gli argini. Qualcosa le stava facendo vuotare il peso di tanti pianti trattenuti per lungo tempo. Inconsciamente il suo cuore si stava fidando di un’ estraneo. “Io non sono libera di fare nulla. Qui tutti mi guardano e additano. Se non ci fossero i bambini qui, sarebbe un incubo. Sono gli unici a cui non sembro strana.” Strinse i braccioli. “ Io sono solo uno strumento. Una macchina. Non servo a nulla. A volte invidio gli uccelli che sanno volare e non guardano mai male nessuno. E…” Si interruppe. Senti qualcosa fasciarle la testa. Aprì gli occhi. Michael Jackson la stava abbracciando.
“Da quanto tempo non piangevi.”
Clara si scostò. Si sentiva in imbarazzo.
“io..scusi..non..”
“Innanzitutto smettila di darmi del lei soprattutto dopo che mi hai rivelato così tanto. Poi..non devi scusarti.”
Gli sorrise. “Non volevo fare pietà.”
“Non hai fatto pietà. Ti sei solo sfogata. A volte serve qualcuno che ascolti. Lo so bene.Hai detto cose anche bellissime sai?”
Clara si asciugò gli occhi. “Sei una persona stupenda. Anche se non ti conosco bene. Lo sento.”
“Ma tu non sai chi sono?”
“No. È Grave?” Si sentì quasi pentita di averlo detto.
“Oh sì, moltissimo!” scherzò lui e si risedette. “Bene, allora è il mio turno. Sarò sintetico perché…come dire…è un po’ difficile dire tutto.”
Così passarono una mezz’oretta a raccontare. Michael le spiegò un po’ della sua vita. Del rapporto con il padre e del problema che aveva alla pelle.
“Tanto diversi non siamo vedi? Tutti abbiamo dei difetti.”
Clara era interessata e alternò risate a tristezza nel seguire il racconto. Poi venne il momento in cui Michael dovette ripartire. Rientrati però dopo averci pensato a lungo, mentre erano ancora soli, le si avvicinò.
“Ti faccio una promessa.” La guardò dritta negli occhi. “Ti porterò via di qui.”
Clara trasalì.
“Verranno a prenderti appena il mio tour sarà finito. A Dicembre prossimo. Ho una casa qui vicino. Sono sicuro che ti piacerà. “
A queste parole la giovane non sapeva se limitarsi a ringraziare o saltargli al collo. Optò per la prima scelta.
“Per ora però che rimanga tra noi.”
Lei annuì. In quel momento la sala si ripopolò. E dopo i saluti generali Clara lo vide sparire dentro una macchina. Ora anche lei sarebbe stata libera, perlomeno da quel posto.
Tutte le giornate faceva ipotesi e si immaginava in una nuova vita. L’attesa sarebbe stata lunga ma si convinceva che ne valeva la pena attendere. Michael era davvero una persona magnifica. Senza dubbi.
(StreetWalker )
00giovedì 5 luglio 2012 16:36
Finalmente quando Michael avrà finito il suo tour porterà via Clara e potrà conoscerlo meglio e ricevere l'affetto e l'amore che non aveva ricevuto stando nell' istituto
chiarajackie
00domenica 8 luglio 2012 19:49
Ciao a tutte. Finalmente ho concluso il quarto capitolo. Vorrei scrivere ogni giorno ma purtroppo gli impegni e le pause di..riflessione non me lo consentono. Spero vi soddisfi. Buona lettura!!

Capitolo quarto

Il tempo passò in fretta. Finalmente quel Dicembre arrivò. Con sé portò i trent’anni di Clara e l’aumento della speranza che non si era affievolita neanche dopo un susseguirsi di strani fatti che erano circolati.

Clara era intenta ad aiutare a servire il pranzo delle istruttrici e della signorina Stevenson. Lo vide. “MICHAEL JACKSON GIVE MONEY TO EXCULPATE HIMSELF ABOUT MINOR ABUSE” scorreva in basso sullo schermo del televisore. Non poteva crederci. Si stava parlando dello stesso Michael Jackson che si era seduto lì a terra distribuendo doni? Lo stesso che l’aveva ascoltata e confortata? Assistendo incredula a quella notizia un piatto che stava per posare al tavolo le cadde finendo a terra in frantumi. “Clara!”. Ancora una volta era la voce di miss Stevenson a riportarla alla realtà. “Maldestra ragazzina guarda cos’hai combinato” le urlò. La ragazza aveva farfugliato delle scuse ma l’intransigente direttrice la obbligò ad andarsene nella sua camera. Clara si spostò veloce. Quell’ordine non lo aveva mai così tanto apprezzato. Voleva stare sola. Chiuse la porta alle sue spalle e restandole davanti guardò fuori dalla finestra. La sua mente era naufraga in mille pensieri. Era mai possibile ciò che aveva udito? “Certo che no!” “Sono tutte fandonie” Lei aveva visto bene come sorrideva, come si atteggiava. Aveva anche ascoltato un po’ della sua vita e in quelle parole aveva trovato una persona forse fragile, stravagante, ma dolce e umana. Avanzò verso il letto e facendo leva con le braccia sul materasso si portò sopra fino a sdraiarsi su un fianco. “Non è così-continuava a ripetere cercando di convincersi- stupidaggini da televisione”. Poi un sorriso. “Michael non ha fatto niente. “ disse decisa."Non devo dubitare!"

Natale era ormai alle porte quando Clara fu svegliata da Miss Stevenson di mattino presto in uno strano modo.
“Avanti Clara. Oggi è un grande giorno per te!”
Neanche nel giorno del suo compleanno aveva sentito parlare di” gran giorno”. La guardò interrogativa.
“Vieni forza tesoro!”
“Tesoro?!!?”
La aiutò con il vestirsi e a risedersi sulla sedia. Arrivarono nella sala all’ingresso . Seduto al tavolo accostato al muro vi era un uomo forse sulla cinquantina. La sua figura incuteva quasi soggezione.
“Clara, questo è Joan. È qui per adottarti.”
Lui le fece un grosso sorriso che sciolse per quell’attimo lo stile rigido.
Clara indietreggiò un po’. Sentì il mondo crollarle.
“Il signor Joan ha detto di averti visto una volta. Le sei subito sembrata simpatica.”
“M-ma non è…” Avrebbe voluto dire che non era affatto vero ma la frase le morì in gola trasformandosi in un nodo.
“Pensa, ha pagato subito, così oggi stesso potrai seguirlo.” Sul tavolino erano infatti posate due valigette contenenti del denaro.
“Piacere di conoscerti ragazza. Vedrai da me starai bene. “ e le accarezzò il capo affettuosamente.
Clara si sforzò di sorridere. “E Michael?” pensò. In cuor suo provava ora solo delusione. Il mese era quasi agli sgoccioli e di lui neanche l’ombra. Se il problema era ciò che poteva aver udito circa l’accaduto doveva stare tranquillo. In lei non era cambiato affatto il modo di considerarlo.In un attimo fu circondata da tutti i membri dell’istituto. Clara fingendosi felice decise di rassegnarsi al suo destino. Miss Stevenson le andò incontro quando era già sulla porta. La abbracciò, ma in quell’abbraccio non vi era calore. I suoi compagni invece la strinsero forte e lei provò con sua sorpresa nostalgia. Nostalgia di lasciare quei piccoli amici di sempre per andare con uno sconosciuto che se l’era comprata con l’inganno. Joan la sollevo poi dalla carrozzella per condurla in macchina. L’auto era una sorta di suv nero lucentissimo con i vetri oscurati. Clara fu sorpresa nel vedere le sue dimensioni. Le sembrava persino più grande dei pulmini usati per le uscite mensili che compivano di solito. La fece accomodare sul sedile posteriore che al tocco era morbido e confortevole, le allacciò la cintura e caricò nel portellone dietro la sedia. Entrò anche lui e si allontanarono dal cancello.
“Va tutto bene ragazza?”
Clara che guardava distratta il paesaggio che scorreva annuì solamente. Joan aggiustò allora lo specchietto sul tettino per guardarla. “Vedrai ti troverai bene”
“Da cosa lo deduce?” chiese alzando gli occhi al cielo.
“Lo so e basta. Vedrai.”
Dopo alcuni chilometri giunsero davanti ad un piccolo cancello che si spalancò. Agli occhi della ragazza apparve una villa immensa che somigliava quasi ad un castello. Intorno vi era un verde sconfinato. Joan la fece scendere aiutandola, poi la trasportò sino davanti ad una porta coperta da arbusti rampicanti. Qualcuno uscì. Gli occhi di Clara si fecero grandi e il cuore sembrò fermarsi. Sorrise.
(StreetWalker )
00domenica 8 luglio 2012 23:19
Joan la porta da Michael. Nel prossimo vivrà a Neverland un posto da favola
chiarajackie
00giovedì 12 luglio 2012 15:47
Ciao! Il caldo mi stava fermando ma ora sono dinuovo quì. (Non mi ha sconfitta). Buona lettura!!

Capitolo Quinto

“MICHAEL!”
Lui era lì, sulla porta e in quel momento anche sul suo volto si stampò un sorriso. Vedendola corrergli incontro spalancò le braccia e si chinò un po’. Clara affondò il viso nella sua vita e strinse un pugno di stoffa della camicia convulsamente. Le lacrime le uscirono improvvise.
“Sentivo che avresti mantenuto la promessa anche se oggi non ci speravo quasi più!”
“Non avrei mai mentito. Sono felice che almeno tu hai continuato a credermi. “
Lo guardò in viso. “Lo so.”
“Mezzo mondo ormai” disse alzando le spalle rassegnato.
“E non nascondo che all’inizio ho avuto un bel da pensare. Ma non importa. “
“Grazie Clara.”
Intanto Joan si era fermato dietro di lei. “Scusate, vorrei posare la valigia della ragazza.”
Clara la guardò sbalordita. “La mia valigia? Ma non l’avevo.”
“Me l’ha lasciata miss Stevenson prima di salire in macchina.”
“Dovrai averla pagata proprio bene Michael!”
“Un po’. Con una così non potevo fare altrimenti.” Mise le mani in tasca e guardò in alto dondolandosi avanti e indietro.
Risero.
“Comunque, ora vieni, io e Joan ti mostreremo la casa.”
“Mi è venuto a prendere lui per motivi di privacy giusto?” provò ad indovinare Clara.
“Esatto. Non potevo fare altrimenti.” Si voltò ed entrarono.
Michael al comando la accompagnò per i tre piani spiegandole stanza per stanza. Al primo visitarono la sala maggiore piena di mobili semplici ma raffinati, quasi ottocenteschi. Poi la cucina e una stanza che lui chiamava “Receptions” perché lì si incontrava con ospiti di un certo livello. Musicisti per lo più. Poi salirono al secondo. Joan si offrì di prendere in braccio Clara per fare le scale, ma Michael lo fermò.
“Tu prendi la sedia, io la porto su. “
Il cuore di Clara sobbalzò. La sollevò delicatamente e la accostò a sé. Era estremamente imbarazzata ma le piaceva. Chiuse gli occhi per tutto la salita.
“Eccoci arrivati, grazie di aver viaggiato con noi” scherzò Michael.
Riaprì gli occhi di scatto e fu di nuovo al suo posto.
Lì le fece vedere le camere da letto. Ben sette.
“Questa è tua.” E le indicò una camera con un letto matrimoniale al centro . Sulla parete opposta alla porta vi era uno scrittoio marrone e una sedia rivestita in pelle. Un armadio, di un bianco anticato finiva di coprirla. Accanto al letto una porta conduceva ad un terrazzino.
“Che bella distesa verde!” esclamò Clara sbalordita osservando tra le grate il panorama.
“Bella vero? “
“è immensa. Sembra il parco delle meraviglie che vidi una volta in un libro.” Annusò poi l’arietta che sapeva di erba fresca appena annaffiata e tigli.” Finalmente una natura rispettata. Quella dell’istituto era un giardino curato una volta sì e cento no. Che tristezza.”
“Povera natura” sospirò Michael.
“Ma qui è tutto così magico!” L’espressione di Clara si fece giuliva.
“E lo diventa ancor di più quando arrivano i bambini a giocare. “
“Ah ,mi hai raccontato infatti della presenza a volte di piccoli visitatori a casa tua-si grattò il mento-ma non credevo avessero così tanto spazio.”
“Si chiama Neverland e questa è solo una piccola parte dello spazio. Tutt’intorno alla casa vi sono attrazioni. Avevi detto bene. È come un giardino delle meraviglie.”
Calò il silenzio.
“Ma-riprese-penso che sia tutto finito. Capisci il motivo no?”
Clara scosse il capo. “Non ci credo! Rinunci a tutto per una stupida causa. Non possono metterti al tappeto così. Michael io, dalla prima volta che ti ho visto, ho creduto subito di avere capito che tipo sei e non mi sono sbagliata.”
“Sono belle parole, ma non lo so.” Rientrò a testa bassa e Clara lo seguì. Joan era rimasto nella stanza e doveva aver capito cosa aveva il suo capo.
“Ora c’è da visitare l’ultimo piano.” Riprese un po’ di volontà. La risollevò ma stavolta non si godette il momento. Non riusciva a non pensare a ciò che covava la sua anima.
Entrarono in una biblio-videoteca enorme.
“è meravigliosa!”
“Qui potrai prendere quando vuoi i libri. Ti piace leggere non è così?”
“Oh se mi piace” Cercava di trattenere l’euforia che però fu ben visibile.
“Mi piace vedere che c’è ancora qualcuno in grado di stupirsi come un bambino.”
“Sì ma questa è la mia stranezza sai?”
“Anche la mia forse-sorrise- Ma strano non è.”
“Esatto!”
Visitarono poi una sala giochi e una sala piena di dipinti e ritratti anche di se stesso.
“Adoro l’arte in ogni sua forma. Non si vede vero?”
Clara si avvicinò ad uno di quei quadri. Raffigurava una ragazza somigliante alla Venere del Botticelli che se ne stava seduta ai piedi di un grande pesco e teneva su un dito un grazioso uccellino.
“Sembra il mio amichetto della ”Casa famiglia”.
“Ma tu guarda! Che sia un veggente?!” Posò una mano su un fianco e con il dito di quella opposta si indicò. Aveva assunto una buffa espressione interrogativa.
“é semplice ma il pittore ha dato un valore profondo. Complimenti” Allungò una mano e lo sfiorò appena.
“Ho dato lo stesso giudizio anche io”
Tornarono nella sala da cui erano partiti. La tavola era apparecchiata.
“Tra un po’ pranzeremo.”
“Se io non devo fare più nulla signore vado a controllare…” disse Joan.
“Ma non pranzi con noi?” chiese Clara.
“Sì dai, resta e…suvvia, abbandona per un po’ questa tua formalità!” aggiunse Michael.
“Ecco cosa manca!” esclamò poi dandosi una pacca sulla fronte. “ tu se vuoi proprio controlla Joan ,andiamo in un poso intanto”.
Così detto, si diressero in una stanza con finestroni per pareti piena di registratori e ogni qualsivoglia per fare musica. Al cento un pianoforte.
“Questo è il posto in cui creo le mie canzoni. O meglio, non creo nulla, attuo ciò che il cielo mi manda.”
“La tua musica.”
“Proprio così. Poi ti farò ascoltare qualche mia canzone…dal vivo. Ok?” le fece l’occhiolino.
“Certo, sarebbe bellissimo!”
Si stava guardando un po’ attorno. “Nulla a che vedere con la mia ex vita” Una nota di allegria le attraversò l’anima. Era come stare in una sorta di castello sfarzoso ma semplice nello stesso tempo. Nulla di più bello.
“Non potevo tralasciare questo. Ecco ora hai visto la casa, oggi faremo invece una gita quà fuori.Ti va?”
Clara annuì quando la sua attenzione si concentrò su una statua all’esterno di Peter Pan.”
“Bella vero?” le fece sporgendosi in avanti posando una mano sul bracciolo della carrozzella.
“Molto. È così realistica!”
“Adoro quella fiaba. La rileggerei o rivedrei mille volte.”
“Svelato anche il nome di questo posto.” Si illuminò lei.
“Perspicace la ragazza!”
Clara gli fece una linguaccia. Stava bene con lui, non credeva di avere il senso dell’ironia dopo tutto quel tempo di austerità.
Poi scorse in un angolo delle foto incorniciate. C’era lui da bambino, con qualche celebrità che aveva visto a volte in televisione.
“Quelli invece sono i miei fratelli e loro i miei genitori.”
“è vero, mi raccontasti un po’ anche della tua infanzia.” Una ruga le si disegnò in fronte.
“Andiamo a pranzo ora. Sarai affamata” disse all’improvviso per distoglierla da chissà quali brutti pensieri.
“Ha un grande cuore.” Concluse dentro di sé su quella esile donna che aveva introdotto nella sua vita. “Spero solo possa essere felice veramente con me”
“Andiamo Michael!” Si era già avviata e come una bambina non seguendola ora lo richiamava impaziente.
(StreetWalker )
00venerdì 13 luglio 2012 11:16
Vivranno una bella avventura
chiarajackie
00mercoledì 18 luglio 2012 12:16
Ciao a tutti. rieccomiii!! Buona lettura!!

Capitolo sesto


Nel pomeriggio , Clara indossò il suo cappotto a doppio petto e si diresse con Michael fuori. Come ante detto, le fece far visita all’intero parco. Le mostrò tutte le attrazioni e ogni tanto si fermava ad ammirarle come fosse la prima volta anche per lui . Come ogni guida che si rispetti le spiegava tutte le funzioni e alcuni particolari meccanismi utili per il loro funzionamento. Lo ascoltava in silenzio altalenando lo sguardo.
“Questo è invece il mio nascondiglio.” e le indicò un grosso albero nodoso poco distante dalla giostra con i cavalli.
“Mi piace salirci, si sta bene sai? Adesso lo vedi un po’ spoglio, ma in primavera è un vero incanto!”
Clara lo scrutò. Era altissimo e arrivata ai rami in cima provò uno strano senso di piacere. ”Chissà com’è la visuale da lassù”.
“Ti piacerebbe salire?” le chiese lui mentre guardava nella stessa direzione.
“Magari!” rispose lei imbambolata.
Si abbassò davanti e le mostrò la schiena.
“Afferra le mie spalle”
Clara sgranò gli occhi trattenendo il respiro.
“Avanti, ce la puoi fare. È come essere portati in braccio, solo che anche le tue mani devono contribuire.”
“Ma io…non so se….”
“E dai, stai tranquilla. Non ti farai male. Le tue gambe le terrò io.”
Clara ,che nel profondo era entusiasta di poter arrivare lassù, non riusciva a dire nulla. A bloccarla era in qualche modo il ricordo di quello strano benessere che aveva sentito quando l’aveva condotta in braccio su per le scale. Cominciava anche a temere di essere un peso per una persona così grande. Poi però la sua mente tornò ai gesti di uomo umile che le aveva mostrato e si rasserenò. “e va bene”
“Dai Clara!- la esortò ancora con forza. – e poi, non posso star così per tutto il tempo!”
Sorrise e posò le mani sulle sue spalle.
”è come mettersi a letto” Si sporse in avanti. Stava per darsi poi una spinta per staccarsi dalla sedia quando le sue mani le afferrarono le gambe.
“Scusami ma devo per forza avvolgertele con le braccia” Clara sentì che era in imbarazzo quanto lei.
Ora si ritrovava come seduta con il busto appoggiato alla schiena di Michael.
“Ora si parte!”
L’albero offriva molti appigli sui quali Michael appoggiava abilmente mani e piedi in sequenza. Sembrava muoversi liberamente, come fosse niente. Eppure, c’era lei a gravarle dietro. Arrivati quasi all’estremità, ,due rami vicini erano lì ad attenderli. Michael la fece scivolare a sedere sul ramo opposto avendo cura di non farle del male, poi si sistemò anche lui.
“Allora, tutto bene?” nella sua voce c’era un filo di fiatone.
“Bellissimo. “. Intanto si stava lisciando i pantaloni accurandosi di avere le gambe ben distese.
“Qui com’è. Come te lo aspettavi?” Clara si voltò verso di lui. Era seduto con le gambe a penzoloni nel vuoto.
“Anche meglio. –sorrise chiudendo gli occhi- sai? quando stavamo venendo quassù, mi era sembrato di volare. Ti ho fatto stancare?”
“Affatto . Poi, è stata mia l’idea no?” Si strinse le gambe al petto e fissò davanti a sé.
Clara continuava a guardarlo. Sentì un peso sul petto e d’istinto allungò una mano. Gli sfiorò quella che stringeva la gamba dalla sua parte .
“ La vista è magnifica!”
“MHMh” si limitò a rispondere assente.
Il naso di Clara cominciava a sentire l’aria che si faceva mano a mano più fredda. Il buio incombeva.
“Guarda ora Clara!” esclamò Michael improvvisamente ,come destato, stringendole la mano.
Rimasero in silenzio, entrambi con il fiato sospeso. Sotto di loro, lentamente presero ad illuminarsi tutti i giochi. Le luci apparivano minuscoli puntini simili a lucciole. Clara si sporse un po’ in avanti e si godette lo spettacolo ad occhi ben aperti. Michael sorrideva tra sé e sé.
“Ora scendiamo però. Comincia a far freddo quassù” disse strofinando le braccia.
Clara sarebbe rimasta lassù per sempre.
“Poi non abbiamo ancora finito.”
Si alzò e dopo aver barcollato un po’ trovò l’equilibrio. Riseguirono la procedura di prima. Clara cominciava ad aver seriamente paura. Scendere sarebbe stato diverso. Si tenne stretta .Michael pose un piede sull’appiglio vicino e una mano sul tronco. Portò poi avanti l’altro piede e anche questo toccò un appoggio.
Agitò in aria l’indice: “Dovremmo escogitare un altro modo!”
“Ne gioverebbe a entrambi.” Assentì lei sollevata.
Tornarono a terra e Clara tornò sulla sua carrozzella. Michael si massaggiò un po’ una spalla.
“Ti ho fatto male?” il senso di colpa le stava per arrivare.
“Assolutamente no.” la rassicurò.
Continuarono la passeggiata. L’aria di quel posto aveva qualcosa di magico. Clara lasciò che le accarezzasse il viso e i capelli.
“Questo è il mio piccolo spazio per gli animali.”
Erano giunti davanti ad una distesa libera da qualsiasi oggetto, un rivo d’acqua che l’attraversava e percorreva il ranch nel suo perimetro era occupato da un elefante che si stava abbeverando.
“Quello è un regalo di una mia amica. “
“è enorme!” sopraggiunsero poi una giraffa e delle varietà di animali dalle piccole dimensioni. Tra cui una simpatica scimmia che cercava di fare i dispetti a l’ignara “signora dal collo lungo”. Così l’aveva definita Michael.
Clara prese a ridere.
“Cosa è successo?” le chiese quasi contagiato.
“è quella scimmia che mi sta facendo morire! Ha un nome?” Dal gusto della risata si teneva la pancia e inclinò la testa all’indietro.
“Bubbles! È un’amica di vecchia data.”
Clara cercò di ritrovare il contegno. “è buffissima!”
“Puoi dirlo forte! Se vuoi te la faccio conoscere. Non si fida facilmente di altri umani ,ma forse di te…”
In quel momento correva verso di loro un affannato Joan.
“A eccovi finalmente.” Si piegò sulle gambe per respirare.
“Non dirmi che eri in pensiero. Sai che…” cercò di tranquillizzarlo Michael dandogli delle pacche affettuose sulla spalla.
“No…Cioè, ovvio...però…”
“Avanti Joan basta formalità, allora che vuoi?” gli disse fingendo la severità.
Questo si drizzò quasi sull’attenti .
“C’è una persona che ti aspetta nella “Receptions. Era ansiosa di parlarti.”
“Arrivo. “
Si rivolse poi a Clara. “Joan ti riporterà in camera. Ci vediamo a cena . Sai,i miei incontri sono molto lunghi.”
Clara annuì ma non si nascondeva di essere delusa.
Joan le fece uno dei suoi sorrisi paterni a cui Clara rispose.
“Vieni cara.”
“Ma chi è questa persona Joan?” avrebbe voluto chiedere. Ma pensò di mostrarsi invadente, così lasciò perdere.
“Per qualsiasi cosa chiama pure. Io sono in questo piano.” Disse Joan uscendo.
Clara si ritrovò sola e con le mani in mano. Nella stanza non c’era nulla da fare se non mettersi a letto. Ma di dormire non ne aveva voglia. La sua mente era immersa nel ricordo degli attimi appena trascorsi con Michael. Poi ebbe un’idea.
“Joan ,Joan!” chiamò con un tono non esageratamente alto sbucando dalla porta con la testa.
“Dimmi pure Clara.”
“Mi accompagneresti in biblioteca?”
“Certamente. “
E detto fatto si ritrovò tra gli scaffali pieni di libri.
(StreetWalker )
00mercoledì 18 luglio 2012 16:22
Adesso è presto per parlare d'e ma chi lo sa andando avanti Clara si innamorerà di Michael
chiarajackie
00giovedì 19 luglio 2012 17:11
Ciao. Ho cominciato a leggere altre ff(quelle più lontane di tempo)e devo farvi i miei complimenti. [SM=g27811] Buona lettura!!

Capitolo settimo

Aveva trovato molti libri che parlavano di avventura, altri di favole, altri ancora di economia. Ma i generi non finivano qui perché con il naso in su scorse anche romanzi, gialli, giornali accatastati tra le videocassette. Non sapeva cosa scegliere e una certa pressione le era messa dalla presenza di Joan che con pazienza attendeva qualche sua richiesta. Se ne stava in un angolo con le mani giunte all’altezza della vita. Si ripeteva più volte di prendere un libro, il primo che le fosse capitato, interessante o no che fosse . Ma la scelta alla fine si mostrò giusta. Le balzò agli occhi un libro dalla copertina rosa visibilmente usato. “La strada dell’amore”. Quel titolo la incuriosì. L’amore ha una strada? Le era spesso capitato all’istituto di leggere romanzi rosa, ma essendo sottoposti ad indice le erano passate tra le mani per lo più favole che trattavano d’amore, ma puntavano alla morale e alla suspance.
“Joan, per favore, vorrei quel libro là.”
“Oh, te lo prendo subito.” e salì su di una scala con la cima accostata alla mensola.
“Te per caso sai com’è?” gli chiese. Chissà, magari lo aveva letto anche lui. Era così consumato!
“No, mi dispiace, non ne ho idea. Però dal titolo sembra interessante-lo sfogliò veloce -aspetta, ora che ci penso, lo ho visto in camera del signor .Jacks …ehm ...di Michael!
Clara sorrise.
“E credo l’abbia trovato interessante perché nel giro di tre giorni era di nuovo qui.” Intanto era sceso.
“O ha fatto schifo”
“Ma lui lo avrebbe letto comunque.” I libri non vanno sprecati” dice. E gli do ragione sai?”
Clara lo prese e cominciò a leggere.
“Io scendo, se mi vuoi basta che tu mi richiami con questo pulsante.” Era un bottone al muro tra due scaffali.
Cominciò la lettura. “Capitolo 1: valle. L’amore cos’è? Platone avrebbe detto ”Desiderio di ciò che non si ha” .Questa domanda sorge a tutti prima o poi e anche se adesso non lo sai, anche tu prima o poi lo sperimenterai. Sentimento di gioia altalenante. Tutto comincia quando meno te lo aspetti, c’è l’amore a prima vista, l’amore solamente fisico, l’amore che nasce da una semplice amicizia. Poi c’è l’amore che si manifesta al momento in cui ci accorgiamo di essere gelosi ,anche se non lo ammettiamo, per l’amore dato da qualcuno a un nostro amico che ci accorgiamo solo allora valere qualcosa di più.” Clara si affascinava al libro mano a mano che andava avanti. Erano per lei riflessioni fino ad allora sconosciute. “L’amore fa volare.” continuava l’autore qualche capitolo più avanti. “Non basta dunque solo l’attrazione fisica per giudicare vero amore cari lettori.” Clara stava facendo tesoro di quelle parole. Intanto il tempo passava silenzioso. Dopo, forse quasi più di un’ora decise di fare una pausa. Chiuse gli occhi e si abbandonò rilassata sulla sedia. Ripensò a ciò che aveva appena assimilato. Qualcosa di inconscio si stava muovendo in lei, qualcosa in cui aveva a che fare anche il cuore. Qualcosa che sapeva di dolce, che aveva provato fino a poco prima. Qualcosa che aveva a che fare con……..Michael. Una risata sonora risuonò nella stanza. Clara aprì gli occhi e tornò al presente. Altre risate accorate. Riconobbe quella di Michael, ma un’altra la sovrastava. Clara corse fuori nel corridoio. Un chiacchiericcio fitto e allegro proveniva dall’ultimo piano. Doveva essere Michael con il suo ospite tanto importante. Sarebbe scesa a vedere spinta dalla curiosità, ma come? Dimenticò di suonare e chiamò a gran voce Joan. Poi si maledisse di quella dimenticanza. Non era mica uno schiavo. Vabbè, appena salito gli avrebbe chiesto scusa. Questo salì di corsa le scale.
“Scusa Joan. Ho dimenticato che dovevo suonare. “
“CLARA!” urlò una voce. Michael stava salendo di corsa con al seguito, una donna.
“Scusate-farfugliò imbarazzata-io volevo chiedere a Joan di portarmi giù. “
“Comunque-deviò Michael che forse neanche stava ascoltando in quel momento- Clara vorrei presentarti una persona.” e strattonò un po’ la mano della donna che se ne era rimasta alle sue spalle. Timidezza? Non si capiva.
“Lei è una mia vecchia amica. Si chiama Lisa Marie. Pensa ci conosciamo da piccoli, era...una fan diciamo”
Clara allungò una mano. “Piacere, Clara.” La donna la squadrò attentamente. e Clara si sentì a disagio.
“Piacere mio.” Finalmente le strinse la mano.
“Come ti dicevo lei è la mia…protetta.” Lisa le sorrise. Almeno quello non la turbava. Era un bel sorriso.
“Clara, tra qualche giorno Lisa verrà a stare da noi per passare insieme le vacanze feste.”
Ora fu lei a squadrarla. Non le ispirava nulla.
“Tutto bene?” chiese Michael avvicinandosi.
“Oh si si. Bè, sono proprio felice di conoscerti.”
“Bene, ah, poi, tanto vale che te lo diciamo subito.” Irruppe lei fissando Michael.
“ Presto sarai anche sotto la mia protezione. “
Michael abbassò la testa e si pose un dito sulla guancia. Sospirò quasi rassegnato.
“Vogliamo sposarci!” esordì ancora lei.
Clara ingoiò un groppo che le chiudeva la gola. Joan guardò il suo datore perplesso.
“Avanti Mike, tanto prima o poi..”
Michael tirò su il capo e sorrise debolmente. Tornò a guardare in basso. Joan si congratulò anche se aveva letto qualcosa nel suo fare. Poca convinzione?
“Gelosia. Tanta gelosia!” una voce interna pronunciò a Clara queste parole. Afferrò le ruote con foga e arretrò scuotendo il capo senza distogliere gli occhi da quei due.
“No!” gridò d’impulso. La disperazione la stava assalendo.
Michael la osservò stringendo gli occhi. Rientrò nella biblioteca e si chiuse. Lisa aveva un’aria vittoriosa. Di chi aveva appena raggiunto il suo scopo. Si mostrò però accorata da ciò che stava accadendo.
“ora devo andare. Vi lascio. Ti richiamo io. “ disse.
Michael annuì distrattamente. “Accompagnala tu Joan per favore. “
“Clara apri ti prego. Apri!”
Pose un orecchio sulla porta. Doveva essere lì dietro. Udiva distintamente i singhiozzi.
“Cos’hai Clara?”
Nessuna risposta.
“Colpa di quello stupido libro!” si ripeteva lei in quei pochi spazi in cui poteva articolare delle parole.
Sentiva la voce di Michael ma non voleva parlargli. E non voleva mostrarsi ancora una volta in lacrime.
Lui, dall’altra parte si sedette a terra appoggiato con la schiena alla porta incapace di trovare un modo per farsi aprire.
“Ti prego Clara-riprese allora- non fare così. Parliamo. Resta pure lì ma dimmi qualcosa.”
Silenzio.
(StreetWalker )
00giovedì 19 luglio 2012 17:38
E' gelosa perché Lisa ha detto lo sposa e anche perché è innamorata. Posta il prossimo dovrà dirglielo che è innamora e non vuole che sposi Lisa
chiarajackie
00domenica 22 luglio 2012 15:49
Re:
Ciao a tutte. Allora,starò via una settimana e non potrò scrivere,ma appena rimetto piede in casa posterò il prossimo capitolo che comunque è 'in cantiere'. [SM=g27811]


chiarajackie
00venerdì 27 luglio 2012 21:53
Ciao a tutti!! come detto ho effettuato la 'stesura' del capitolo apppena messo piede in casa. Spero sia riuscito,ero un pò stanca ma una settimana senza scrivere è stata dura [SM=g27828] . spero sia venuto bene. Buona lettura!!

Capitolo ottavo

“Ho fatto la mia bella figura eh?!” Finalmente la sua voce. Michael si girò lateralmente alla porta avvicinando un orecchio e la mano opposta.
“E l’avrò fatta fare anche a te. Giusto?” continuò.
“Clara io vorrei capire cosa ti è successo. Perché hai reagito in quel modo?”
“ Io penso…- si morse agitata il labbro inferiore guardando il libro sullo scrittoio al centro della biblioteca-che siete proprio una bella coppia.” finì con falsa allegria.
“Clara-Michael si riposizionò volgendo alla porta le spalle-Lisa è una donna di spettacolo come me. È la figlia di Elvis sai? e forse all’inizio può dare l’impressione di una persona dura, ma non lo è. “
“Tu-titubò un po’,stava per fare una domanda così ovvia ma non vedendolo ,sentì che poteva-tu la ami davvero?”
Michael non rispose subito.
“Ecco brava, mossa intelligente Clara, ora lo avrai messo a disagio naturalmente.”
“Non lo so.” La risposta uscì come da chi ci aveva riflettuto molto.
“Di Lisa non avrei nulla da ridire, però, qualcosa mi impedisce di immaginarmi con lei.”
Clara si sentì sollevata.
“Poi con lei-riprese-potrò apparire in pubblico. Lei è abituata alla folla, ai paparazzi. Cosa che non tutti sopportano. Io non gradirei mettere alla mercé di tutti la vita di una qualunque ragazza. Sarebbe insopportabile per me e per lei.”
Era giusto quel che diceva. Doveva ammetterlo, a lei non sarebbe piaciuto, ma di sicuro cosa le sarebbe importato.
L’orologio batté le 8. Un profumo di cucinato si addensò nella casa. Michael annusò deliziato.
“Dai Clara esci. Penso che ci aspetti una bella cena.” La maniglia si abbassò. Uscì con gli occhi arrossati dal pianto. Con sé portava il libro.
“Quel libro è uno dei miei preferiti sai? L’ho finito presto e vedo che anche tu sei arrivata a buon punto.” disse notando un foglietto inserito tra le pagine.
“è interessante. Mi ha spiegato molte cose che non avevo mai appreso.” gli confessò. Cercò di dimenticare l’accaduto, si era mostrata troppo lagnosa fino ad ora. Ma si accorse di quanto sia difficile cancellare le ferite del cuore se poi non c’è cura. Per ora archiviò.
“Chiamo Joan, così possiamo scendere.”
Lasciò il libro :” Torno a trovarti domani!”
“ora mi riprenderà tra le braccia.” Sperava tanto che Joan si sbrigasse a sollevarla. Non voleva immaginare cosa le avrebbe scaturito trovarsi tra le sue braccia.
Fortunatamente la sua speranza non fu vana. Mentre cenavano Michael avanzò una proposta: “Ti va,dpo cena di ascoltare qualche mia canzone?”
Clara annuì mentre portava alla bocca una forchettata di dessert.
“Andremo nel mio studio. Te Joan vieni?”
Diede un’occhiata a Clara ,poi rispose: “ Oh no grazie. Lasci che la signorina le conosca.”
“Allora Clara dopo ti gusterai un’esibizione Live gratuita .-scherzò-ma questa sera te le farò ascoltare al piano. Dopo quasi due anni di concerto riprenderò a ballare, credo dopo Natale.”
L’idea di ascoltarlo al piano la inebriava. Chissà com’era bravo! Però, qualcosa la frenò. Era stata una giornata intensa e ora le sue gambe ne risentivano. Le guardò con odio.
“Michael..-poteva piangere di nuovo? –sarei un po’ stanca. Si potrebbe fare domani? “
“Va bene. Domani sera.” Si alzò per andarle accanto. La baciò sulla fronte e la lasciò andare in camera.
“è stata una giornata ricca vero? Non ne avevi mai avute immagino. “
Clara avrebbe voluto dirgli il vero problema della sua stanchezza ma non lo fece. Si sarebbe preoccupato di sicuro e magari sarebbe arrivato a farsene una colpa.
“Già. Erano monotone.” Disse allora semplicemente.
“Buonanotte!” Michael si risedette. Aveva l’aria soddisfatta.
“Vuoi che chiami qualcuno per aiutarti a vestire. Dimmi pure.” Joan la mise a sedere sul letto. Questa volta le serviva proprio un’ aiuto.
“No, ce le faccio. Buonanotte Joan e grazie.”
“Di nulla. È Michael che merita di essere ringraziato più di tutti però.” Uscì.
La luce della lampada colorava la stanza di un giallo pallido. Prese la sua vecchia ma cara camicia da notte lì vicino, diede un’occhiata al cielo sereno e cominciò a spogliarsi. Una fitta alle gambe le mozzò il fiato. Non mollò. Una volta sdraiata restò girata alla terrazza. Si mise ad ammirare il cielo notturno cercando di rilassarsi. Una dolce melodia proveniente da lontano la cullò. Doveva essere sicuramente Michael. Le palpebre le calarono e finalmente si concesse al sonno.
(StreetWalker )
00venerdì 27 luglio 2012 22:29
Non è riusa a digli la verità ovvero che lo ama.
chiarajackie
00lunedì 30 luglio 2012 17:27
Ciao a tutte!! Buona lettura!!

Capitolo nono

Il giorno seguente Clara fu svegliata da un bussare che a primo impatto le sembrò quello della signorina Stevenson. Era d’abitudine, ogni mattina passava in rassegna tutte le porte dei dormienti. Lei, essendo l’unica al primo piano, finiva sempre con l’essere la prima a spezzare i sogni. Il bussare continuava. Clara si guardò attorno e realizzato dov’era tirò un sospiro di sollievo.
“Clara ,sei sveglia? Michael ti vorrebbe per la colazione.” Era la voce di Joan.
“Entra pure.”
“Hai bisogno di aiuto?” le disse amorevolmente.
“No, per vestirmi posso fare da sola. Devi solo avvicinarmi la sedia. “
Guardò fuori. Stava piovendo a dirotto. Il cielo era grigio. Andò vicino al finestrone e sotto i suoi occhi si distese l’immenso parco. Le luci erano ancora accese ed era bellissimo il contrasto che queste creavano con la pioggia. Gli alberi sbandieravano dolcemente le foglie. Un senso di pace la pervase nonostante il tempo.
Michael era lì nel soggiorno ad attenderla davanti ad un tavolo imbandito di dolci e due succhi di arancia pronti per loro.
“Buon giorno Clara. Dormito bene?” Era raggiante.
“Si benissimo grazie! Hai visto che tempo?”
“Già e a maggior ragione vorrei restare quì, con te, invece il dovere…”
“chiama-completò lei- Non preoccuparti ,ti capisco. Attenderò questa sera!” Gli sorrise.
“Non vedo l’ora di intrattenerti. Poi da domani fino a dopo le feste sarò presente. Inizieremo anche a sistemare gli addobbi”
Gli occhi di Clara si illuminarono. “Addobberemo per Natale? Intendi luci, albero, nastri..”
“Non facevate così voi?” chiese lui diventando serio.
“Era una festa che la signorina non condivideva. Solo qualche regalo per ”evitare problemi”. Ma io ho visto in un libro come sono le case in questo giorno.” Prese il suo succo.
Michael fece lo stesso dopo aver atteso questo suo gesto.
“Anche per me sarà la prima volta. Non vedo l’ora!”
Quando partì Clara decise che non sarebbe rimasta tutto il giorno con le mani in mano. Andò in cucina e chiese se poteva rendersi utile in qualcosa ma la allontanarono gentilmente dicendole di non scomodarsi ,erano loro ad occuparsene. Provò allora a chiedere a Joan se le trovava qualche mansione.
“Lo farei volentieri cara, ma non posso permettere che ti accada qualcosa. Abbiamo gli addetti.”
“Proprio nulla? “
Cosa poteva fare? Fuori pioveva a dirotto, i lavori domestici erano coperti e l’appassionante ”stupido” libro era terminato. Se non avesse fatto subito qualcosa che le avrebbe tenuta la mente occupata temeva di ricadere nello sconforto chiamato Lisa Marie. Pensò che comunque lei era innamorata di Michael in modo possessivo, almeno da quel che aveva intuito, era come un’arma a doppio taglio. Dolce ma altezzosa ,simpatica ma terribilmente misteriosa. E poi, avrebbe voluto tanto trovare la risposta all’incertezza di amarla che aveva Michael. Voleva capire lei cosa lo bloccava ,perché, le stava a cuore la sua vita. Era qualcuno che le aveva mostrato amore ,le stava dando una casa e chissà cos’altro in futuro. Aveva visto come si perdeva in sospiri scoraggianti ,ma anche tornare fiero.
Voglio fare qualcosa per mostrargli la mia gratitudine e affetto” “Joan, potresti procurarmi i ferri e del filo? Magari blu e bianco. “
“Sai cucire Clara?” le chiese meravigliato.
“Bè, me la cavo. All’istituto qualcosa mi hanno insegnato. Sai? Una volta venne un ispettore e adocchiò un centrino che realizzai io. Gli piacque molto e disse che era un piccolo capolavoro. Mi incoraggiò molto quel giudizio. “
“Vado subito a prenderli. “
Così ,Clara si chiuse in camera e vi rimase tutto il giorno a cucire. Ogni tanto Joan passava di lì e un momento entrò anche incuriosito.
“Cosa realizzi di bello?” Le si rivolse con cautela perché era talmente concentrata che non voleva distrarla.
Clara posò un attimo i ferri sul grembo. “Un cappello. Ne ho visto uno in biblioteca. Gli piacciono vero?” ebbe quasi paura ad avanzare la domanda, era già a buon punto e una risposta negativa sarebbe valsa come un colpo al cuore e amore per niente.
“Tantissimo!” le sorrise.
Clara, entusiasta, si drizzò e riprese il lavoro. “ma sarà il mio regalo di Natale. Ti prego Joan, non dirgli nulla”
“Stai tranquilla.” Si mise una mano sul cuore.
A sera ,Clara stava guardando fuori dalla finestra del salone quando vide l’auto nera di Michael entrare dal cancello secondario. Sorrise d’istinto e corse alla porta.
“Clara! Sei stata bene oggi? Cos’hai fatto di bello?” la abbracciò.
“O benissimo. Te? Sei stanco ,hai fame?” gli chiese tramutando l’anima in madre. Effettivamente un po’ stanco era,ma Clara non volle dare troppo peso, in fondo lui diceva di sentirsi bene.
Più tardi ,la invitò finalmente nel suo studio. Si sedette al piano forte chiuso e sistemò un paio di spartiti.


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Poi posò i gomiti sul copri tastiera e li contemplò. Clara si posizionò alla coda.
“Vediamo, inizierei da “we are the world”.” Allora, quella che ti farò ascoltare non sarà esattamente come l’originale ,è più complessa e …….anzi, quando ne avrai voglia potrai senza problemi chiedermi i cd o video. “
Clara annuì concentrata sulle sue parole come una studentessa diligente ascolta la spiegazione.
Scoprì allora i tasti e vi pose le dita con una naturalezza e sicurezza incredibili.Le fece ascoltare le canzoni più melodiche proseguendo con: “Man in the mirror” “Heal the world-che quando aggiunse che a cantarla c’erano anche dei bambini la fece strabigliare-“the way you make me feel”. Clara pensò che non c’era sicuramente al mondo voce più bella di quella. Le centrava l’anima e riusciva a suscitarle le emozioni di ogni singolo verso.
“Come sono andato?”
“Sono senza parole è…è…bellissimo….sei…bravissimo….non avevo mai ascoltato un cantante così! Oh Michael, sei un talento puro. -riprese fiato, era inebriata, sbalordita(forse esistono aggettivi anche maggiori per esprimere il suo stato)- posso farti una domanda?” ritrovò il contegno.
“Avanti ,dì pure.”
“Perché canti, scrivi canzoni, balli, fai tutto questo. Che ti piace sono d’accordo ma c’è altro?”
“Sì, c’è. Faccio questo per dare speranza alla gente, per dare quello che io ho ricevuto. L’estasi della divina unione tra danza e canto.”
“è bellissimo Michael!” esclamò Clara poggiando una guancia al pugno con il braccio sulla lucida coda.
“Sei stanca?”
“Avresti un’altra canzone da farmi ascoltare ora?” disse quasi in uno stato di beatitudine.
“The way you make me feel” disse schioccando le dita.
Cominciò a suonare di nuovo. Le piacquero molto le prime parole e anche il modo con cui ora Michael la guardava. Sorrideva e sembrava che gliela stesse dedicando. Si sentì un po’ in imbarazzo. Quando poi la canzone stava per terminare, aprì la bocca e “I just can’t stop loving youuuuuu…(crescente in falsetto) completò l’ultimo verso davanti ad un Michael bloccato che la fissava come colpito da una bellezza improvvisa. Clara si portò una mano alle labbra mortificata di averlo magari intralciato.
“Clara ,hai una voce bellissima!” fu la risposta improvvisa.
“Io non volevo ,era così trascinante però che non mi sono potuta trattenere.” farfugliò .
“Vieni qui, accanto a me. Ti va di cantarla insieme. Non importa se non la ricordi tutta. Mi farebbe piacere.” E si scansò un po’ più in là. Clara non si sentiva convinta ma lo fece.
Ricominciò così la melodia. Guardava dritta al testo sul leggio del piano e cercava di non spostare gli occhi su di lui. Una risata di piacere mentre cantava la costrinse a voltarsi. Il ritornello partì in quell’istante e le loro voci si fusero risuonando all’unisono. Ora seguiva le sue labbra e lui a sua volta osservava quelle di Clara. Si fecero sempre più vicini finchè all’ultimo verso si ritrovarono vicini ad un soffio tra le loro bocche .Conclusero il duetto con un inaspettato toccò di labbra. Michael steccò l’ultimo accordo e si dedicò completamente al loro bacio. Clara sentiva le lacrime salire. Non durò molto perché Michael si staccò appena da lei. Clara si accorse di come gli occhi scuri le stavano scavando i suoi oceanici.
“Sai Clara? Alla domanda che mi facesti ieri, ora saprei cosa risponderti .Ora ho capito. Ho comunque paura per te.” Clara scuoteva la testa commossa.
“A me non importerebbe nulla Michael! IO TI AMO!” gridò abbracciandolo forte.
Una lacrima percorse anche il suo viso. La strinse a sé.
(StreetWalker )
00lunedì 30 luglio 2012 19:48
Finalmente gli ha detto ti amo.
chiarajackie
00giovedì 2 agosto 2012 16:48
Ciao a tutti. Buona lettura!!

Capitolo decimo

“Qui dovrebbe esserci il necessario” disse Michael entrando nella sala, trasportando uno scatolone che sembrava al punto di esplodere. Non avevano più parlato dell’episodio della sera precedente. L’albero era già innalzato in tutto la sua maestosa grandezza al centro della stanza. Clara lo guardava sbalordita e non osava immaginare come potesse apparire decorato.
“Allora che te ne pare?” le chiese Michael puntando i pugni sui fianchi con aria soddisfatta.
“è enorme! “
“Vieni, aiutami a mettere le varie luminarie in basso. “ e così dicendo andò verso il grosso contenitore che si era aperto appena toccata terra facendo rotolare qua e là qualche statuina.
Clara ne prese una manciate di quelle più piccole tra le mani e si mise all’opera .Erano una più bella dell’altra. Rappresentavano renne ,babbi natale, angioletti, campanelle.
Michael che stava agghindando l’altro lato dell’albero ogni tanto si fermava ad osservarla tra i rami verdi sorridente. Si rigirava quegli oggetti con una curiosità che avrebbe suscitato bellezza anche nel più duro di cuore.
Crash
“O NO!”
Michael spuntò con la testa da un lato.
“Ecco, sono sempre io. Mi dispiace, ti ho rotto una statuina.” Il volto di Clara assunse un’aria da cane bastonato.
Michael si trascinò a gattoni verso i pezzi. Prese un foglio di giornale lì accanto e stando attento a non ferirsi ve li pose. Poi lo mise in un’ angolo dove avrebbe sostato fino alla fine dei lavori.
“Non mi piaceva. Hai fatto bene a romperla.” la rassicurò prendendole una mano.
“Te l’avrei raccolta volentieri, se potevo. ”Il suo stato non era cambiato. Le sarebbe piaciuto essere cortese nel raccoglierla lei.
“Io tanto ti avrei bloccata” le disse ironico. Sembrò fosse rasserenata .Ripresero così i preparativi . Michael aveva sistemato da solo tutte la cima del grande pino mentre Clara con l’aiuto di Joan si dedicava ai fili d’angelo da sistemare qua e là sui mobili. Poi nello scatolone ,ribattezzato “delle meraviglie”, trovò tra le luminarie rimaste che sarebbero state collocate poi fuori, una ghirlanda con un lungo nastro rosso che vi si arrampicava finendo in un fiocco. Al centro vi era una campanella usurata dal tempo.
“Questa andrà nella porta d’ingresso?” chiese indicandola rivolta a Michael. Lui intanto aveva finito di inserire sulla punta una stella dorata. Clara rimase basita difronte quel gigante che fino a poco fa appariva spoglio e quasi triste. Michael scese dalla scala sulla quale era salito per raggiungere i punti più alti e le prese l’oggetto della domanda a cui non pensava già più.
“Sì ,la metteremo sulla porta d’ingresso secondaria. Do a voi l’onore. -le fece un inchino restituendogliela- Joan falle strada.” Clara si sentì lusingata.
Quando furono fuori una macchina stava entrando nel cancello.
“Aspetta qualcuno Michael?”
Joan scrutò il veicolo a lungo tentando di ricordare. Una delle guardie poi si avvicinò alla portiera e l’aprì.
“ è lei! Come mai così presto.” disse quasi come se stesse pensando ad alta voce.
Clara lo guardò sperando di aver capito male. Alla mente le tornò tutta la scena più vivida che mai. Subito si ripromise di non fare alcuna scenata ,infondo Michael………non sentiva di amarla.
“Ciao Clara!” la salutò affettuosamente ma con un po’ del suo solito orgoglio schiacciante.
“Benvenuta miss!” si fece avanti Joan.
“Michael è in casa spero.”
“Sì, stiamo addobbando!” Clara si stupì di se stessa. Era riuscita ad aggiungere il suo temperamento tutt’altro che timido in quelle semplici parole. Lisa la guardò altezzosamente.
“Interessante.” le uscì detto alzando un lato della bocca in una smorfia.
“Lisa, già qui?” Anche Michael ne era rimasto sorpreso. Si sedettero al tavolo. Io e Joan raccoglievamo i resti inusati.
“Non sei felice di vedermi prima? Ho deciso che starò qui da oggi. Non mi caccerai via vero?” sorrise caustica.
“Certo che no. “ si affrettò a rispondere credendo che magari si era offesa davvero.
“Vorrei vedere. –si voltò verso Clara- Te fai sempre la mantenuta?”
“Fare la mantenuta?” chinò il capo vergognandosi.
“Lisa ,Clara non fa la mantenuta, vive con me basta. E poi è molto operosa. “
“Ops, scusa allora dolcezza!! “ il suo amaro sarcasmo non era svanito.
“Joan, porta le valigie in camera. Preparaci anche qualcosa da bere.”
“Vorrei congedarmi anche io.” Non ne poteva più dei modi di quella donna trattenne però di lasciar trapelare il suo rancore. Lo fece per Michael.
I giorni che portavano al Natale trascorsero rapidi per la fortuna di Clara. Lisa non era vista di buon occhio neanche da Joan che cominciò ,parlando spesso in confidenza con lei ,a fare la lista e mente locale su ciò che più lo disturbava.
“Michael non la sopporterà ancora per molto. Lo sento. “ le aveva confidato una sera mentre la aiutava a salire sul letto durante le sue solite, improvvise fitte alle gambe.
Arrivò la vigilia. Clara stava aiutando Joan quando qualcosa la mise a disagio. Michael era andato con Lisa nella sala animazione perché lei aveva insistito di voler vedere un film con lui.
“Clara non temere, tra loro non accadrà nulla. Fidati.”
“O no, non pensavo a questo.” Infatti aveva soltanto riportato alla mente il regalo che le aveva cucito. Ora non era più tanto sicura di volerglielo dare. Non con Lisa.
“Secondo me glielo devi dare. -intervenne Joan paterno come se le avesse letto nel pensiero-Gli piacerà e non far caso a Lisa, a ciò che dirà o farà.”
Il momento dello scambio dei regali arrivò. Si ritrovarono tutti intorno al grande albero. Joan compreso ,ormai era per Michael un familiare.
La mezzanotte scoccò e Michael inneggiò: ”Dichiaro ufficialmente aperto il presents time.”
Michael porse il suo primo pacchetto a Clara sotto gli occhi di una Lisa che stava avvampando di rabbia.
“Anche per me? “ lo prese e fissò la carta argentata con un nastro blu intorno.
“Aprilo no!” la voce stizzita di Lisa la trapassò come una scheggia nel cuore. Iniziò a scartarlo fingendo indifferenza. Uno splendido vestito rosso pastello ricamato in pizzo sulle maniche le fece volar via qualsiasi parola di troppo.
“Ti piace?” le disse Michael sedendosi a terra davanti.
Lei annuì allontanandoselo per vederlo in tutta la sua lunghezza. Se lo strinse poi addosso come fosse un bambino. ”Non dovevi Michael!”
“Così avrai qualcosa di nuovo da indossare. Spero ti vada.”
“Michael caro questo è il mio per te!” e Lisa gli allungò davanti il naso una scatoletta.
Dentro vi era una boccetta di profumo. ”L’introvabile nonché più costoso e consono a uno importante come te.”
Michael ringraziò semplicemente con un gesto del capo e le porse il suo, un paio di orecchini con due perle incastonate. Anche Joan rimediò dei doni. Clara con il filo rimasto gli aveva cuciti un nuovo fazzoletto da inserire nel taschino.
“Grazie per i doni e Buon Natale!” esclamò Michael in conclusione. Joan guardò verso la giovane che non sapeva cosa fare.
“Devi darglielo Clara.” le sussurrò fingendo di dover andare in un'altra stanza.
“Ecco, Michael, avrei anche io qualcosa da darti.” Le tremava la voce e tirò fuori dal cesto sotto la sua sedia un pacchetto chiuso ad arte.
Michael si alzò. Non sapeva cosa dirle ,era grato. Clara abbassò il volto.
“Non è nulla di costoso o grande.”
“Ma lo hai cucito tu?”
“Sì, ma non è nulla di che” disse mesta.
“Nulla di che!!? È stupendo!”
Clara prese coraggio e gli sorrise.
Subito provò il nuovo cappello e si fece portare da Joan uno specchio.
“Questo lo porterò sempre con me. “ sentenziò. Lisa osservava irata.
“Clara ci ha messo tutta se stessa per realizzarlo. Dovevi vederla!” aggiunse Joan fiero.
“Ci credo. Clara sei davvero speciale sai? Non devi buttarti via così sminuendoti.” Le pose una mano sulla spalla. “Domani te metteresti il vestito che ti ho regalato? Vorrei tanto vedertelo addosso.”
“Se ti fa piacere-sorrise-perché no!”
“Ho sonno! Vado a letto” lisa girò i tacchi e si avviò alle scale. Come deciso da Michael, non avrebbero dormito insieme fino al presunto matrimonio.
“Lisa aspetta!” la prese per un braccio. Voglio che tu capisca. Voglio dirti chiaramente come stanno le cose. “ Si risedette nervosa.
“Lisa ,io ti voglio bene e tu lo sai, ma, non sono sicuro di amarti.”nel suo parlare c’era la paura di ferire ma si mostrò sicuro il più possibile.
Lei voltò la testa.
“Ecco vedi. Sei ,a volte, insopportabile.”
Lei si accigliò. ”Tu ami quella orfana giusto?” la sua lingua a coltello ferì di nuovo Clara ma anche Michael.
“Bada a come parli. Io sono capace di quete ma anche di tempesta.”
“Perché, cos’è. È un’orfana che ti ha fatto più pietà degli altri e ti ha conquistato!”
Adesso anche il calmo Joan strinse i pugni.
“Non mi ha fatto pietà. Forse compassione, ma è ben diverso cara Lisa. Poi la tenevano lì per motivi non nobili e,è una persona stupenda.”
Clara ascoltava rincuorata da quelle belle parole che nessuno aveva mai speso per lei. In sua difesa poi.e per giunta così sincere.
“Con me hai chiuso Michael! CHIUSO!” si riavviò.
“Buon Natale Lisa. Spero domani ti rinasca il cuore.”
“Scherza pure Michael, ma non finisce qui. Noi due siamo fatti l’uno per l’altra. SEI UNO SCIOCCO A FARE L’EROE CON ME!” si rivolse poi a Joan:” Tu maggiordomo ,vammi a prendere le valigie.”
Joan guardò Michael che acconsentì.
Rimasti soli Clara si fece avanti e volle vedere Michael in viso. Era seduto con i ricci abbandonati sul volto sparsi.
“Michael, cosa intendeva con..non finisce qui!”
La guardò negli occhi. “Niente. non farà niente. poi le passerà.”
“Grazie per le belle parole che hai avuto per me.”
“è la verità”
“Come primo Natale non c’è male eh?” cercò di sdrammatizzare Clara.
“Un bel Natale” -annuì convinto- dico davvero” sorrise e posò le sue labbra su quelle di Clara che ancora una volta era stata presa alla sprovvista.
“Il Natale in effetti è AMORE . Se Lisa cambiasse tu la perdoneresti?”
“Sicuramente. Torneremo amici. È lei che si surriscalda troppo.Se quello era amore..”
Le accarezzò il volto e con gli occhi languidi tornò a baciarla. Joan che stava ripassando nella stanza si arrestò un momento felice per loro.
(StreetWalker )
00giovedì 2 agosto 2012 19:24
Addio Lisa
chiarajackie
00lunedì 6 agosto 2012 18:45
Buona lettura!!

Capitolo undicesimo

“Secondo lei come mi sta?” Clara si osservava attenta allo specchio aggiustando continuamente le pieghe che formava la gonna stando seduta.
“Direi più che bene tesoro. “ fu la risposta di un’anziana domestica che le aveva dato una mano ad indossarlo.
Clara si passò una carezza sul collo nudo mentre le venivano legati i biondi capelli in una coda di cavallo
“Lì ci starebbe bene una collana.” le disse la donna guardando il riflesso nello specchio.
“Forse, ma comunque io non ne ho.” E cominciò a pensare che ne aveva da sempre desiderata una.
“La troveremo vedrai” le posò le mani sulle spalle facendo l’occhiolino.
“No ,non fa niente.”
Quando fu disotto in casa sembrava non esserci nessuno. Clara si rivolse a Joan: ”Michael è uscito?”
Lui si limitò a negare muovendo la testa mentre le faceva strada verso il salone. La tavola era apparecchiata con tutte le tonalità del rosso esistenti, in perfetto clima natalizio.
“Clara!” esclamò una voce molto familiare alle sue spalle. Lei si voltò e gli sorrise.
“Sei……bellissima!” Michael le girò intorno incantato.
Il silenzio che sopraggiunse fu molto imbarazzante per Clara. Il pranzo trascorse lieto tra una pietanza e un’altra si alternavano risate. La travolgente simpatia che Clara sapeva tirar fuori inaspettatamente affascinò molto Michael. Cominciò anche a porre attenzione al suono delle sue risate. C’era molto gusto ,chissà da quanto non rideva così. Di rimando anche lei spesso si soffermava ad ascoltare. Non sapeva con quali aggettivi definirlo, non ne trovava di adatti. Bello era scontato.
“Che ne dite se ora facciamo qualche gioco?” propose Michael rivolgendosi anche a Joan.
“Volete davvero che io mi unisca?” farfugliò con compostezza ma eccitato dall’idea.
Michael e Clara annuirono convinti.
“Tu ne conosci qualcuno Clara?”
Clara ci pensò su un po’. Conosceva qualcosa? Aveva visto molti giochi all’istituto, ma non era convinta di sceglierli. Intanto anche Joan si risiedeva al tavolo ormai spoglio.
“Forse…-ne inventò uno sul momento- potremmo inventarci una storia che a turno porteremo avanti.” Sorrise speranzosa di un’approvazione a quella trovata, di cui lei ne andò fiera. Michael e Joan si diedero un’occhiata.
“Mi piace!” disse convinto Michael.
“Io non saprei, vedete ho una fantasia un po’ scarsa…” disse il domestico alzandosi.
“oh Joan non fare il lagnoso, qualcosa inventerai vedrai!” lo spronò Clara scherzosa.
“Brava, ben detto. Dai dai cominciamo e torna tra noi tu” gli indicò il suo posto con finta austerità.
“Potrei cominciare?” chiese a questo punto Clara. “Vediamo……-abbandonò le spalle alla spalliera guardando in alto- In un paese abitava una ragazza che aveva una grande passione per i bambini, infatti il suo sogno era quello di diventare una maestra. Questo sogno era però ostacolato dal padre che non glielo permetteva perché voleva restasse a casa ad occuparsi della casa come una donna d’altri tempi. Così la giovane, che non si era rassegnata mai, si ingegnò e organizzò all’insaputa dell’attempato signore ,ripetizioni serali a qualche bambino lì intorno in un’angusta stanzetta. Un giorno incontrò un ragazzo che aveva la sua stessa passione ,però lui, per cause futili e infamanti, si rifiutava di invitare e far del bene ai più piccoli nel suo bel palazzo. La ospitò nella sua dimora e lei credette che benchè ciò che gli era successo poteva ancora concretizzare le sue volontà.”
“Questa ragazza aveva una voce stupenda e un sogno inesaudito ma ben ricompensato con l’astuta trovata. Aveva dei bellissimi capelli biondi e altrettanto meravigliosi occhi azzurri. In lei il giovane scorse tanta volontà e per mostrarsi anche lui alla sua altezza decise di darle retta e condurre da lui tutti i bambini.”
Joan prese la parola: ”E la ragazza trovò un posto in cui insegnare più consono” Si compiacque di come se ne era uscito.
“Clara, a te davvero sarebbe piaciuto insegnare?” Michael aveva capito la metafora del racconto e cominciò a interessarsi sul serio.
Arrossì. ”Si tantissimo!” ammise.
“Io ti prometto che tu lo farai! Sai come?” gettò un’occhiata alla finestra sul parco.
“Permetterò ai bambini di tornare. Farai da insegnante a chi ne ha bisogno.” Le sorrise.
Clara era senza parole ,non credeva a ciò che aveva udito.”E secondo te,ne sarei davvero in grado!”
“Scommetto che sai un sacco di cose.sei intelligente,cordiale,forte,insomma..una buona maestra! Hai letto molto ho capito e…di esperienze negative e positive ne hai vissute no?”
“Se lo dici tu!” si convinse. Joan applaudì.
Le feste passarono
Una sera Michael si offrì di portarla in camera mentre toccò a Joan trasportare la carrozzella.
“Quando pensi che accadrà ciò di cui abbiamo parlato a Natale?” gli chiese mentre la metteva a sedere sul letto.
Michael le si accomodò accanto a mani giunte con le braccia posate sule gambe. “Presto.”
“Se potessi dalla felicità salterei. “
“Non hai mai provato a camminare?” Dal modo in cui gli uscì la domanda doveva averla in sospeso da molto.
Clara si limitò a mostrarsi triste.
“Mai provato?” si stupì.
“Tanto non ci riuscirei. Me lo ripetevano sempre i dottori. “
“E se lo avessero detto perché in accordo con la tua direttrice?” osservò Michael ponendosi il pollice e l’indice sotto il mento.
Clara vide un lampo di speranza. ”Tu dici?”
“Non voglio additare nessuno. Suppongo.”
Quella luce si spense subito e si rabbuiò. ”Non saprei. Comunque credo sia vero. Una volta mi sono ritrovata a dovermi avvicinare da sola alla sedia e non riuscivo a reggermi in piedi.”
Michael la guardò desolato ,il viso chino le era sparito dietro i capelli venuti avanti.
“Ti andrebbe se chiamassi qualcuno a farti visitare? Così ci accertiamo.” Questa proposta fu anche un tentativo di scusarsi per l’argomento che aveva tirato in gioco.
“Se tu vuoi. Va bene!” Le accarezzò il volto con una mano scoprendolo dai capelli rimasti addosso.
“Domani mi darò anche da fare per ripopolare Neverland” Le diede un bacio tenendo ancora la mano sulla sua gota . Quando se ne andò Clara si massaggiò le labbra con le dita. Realizzò solo ora della fortuna che doveva avere nell’essere amata da qualcuno che chissà quanti altri lo sognavano per sé. Quindi,si disse di non chiedere mai più di quel che le era concesso. Era così comprensivo con lei. Ricapitolò le varie cose che poteva avergli fatto intendere di desiderare e con sua gioia si accorse che alla fine ,era stato proprio Michael a spingerla a concretizzare i suoi sogni.
“Ti amo Michael” sussurò all’aria.
(StreetWalker )
00martedì 7 agosto 2012 21:58
Si una bella coppia nessuno gli dividerà. Posta il prossimo per sapere Clara cosa avrà in mente per ripopolare Neverland
chiarajackie
00mercoledì 8 agosto 2012 17:33
Buona lettura!!


Capitolo dodicesimo

“Senti che idea!” esordì Clara chiudendosi alle spalle la porta dello studio nella soleggiata mattina che si mostrava pavoneggiante dalla grande vetrata. Michael fece un lieve sobbalzo dalla sedia in cui stava con penna in mano e un gomito poggiato al tavolo.
“Ti ho spaventato?!”domandò con un’espressione dispiaciuta e nello stesso tempo divertita.
“Bè, ero concentrato e penso sarebbe successo a chiunque. ”fu la sua risposta repentina di chi vuol negare l’evidenza.
“Comunque, questa funzionerà” continuò lei eccitata avvicinandosi allo scrittoio.
“Ma riguardo cosa?” tornò a scrivere.
“I bambini a Neverland!! Ecco la mia idea. Metteremo un’ annuncio in cui spiegheremo che i cancelli riapriranno al pubblico e in più offrirai lezioni vere e proprie o semplici ripetizioni a chi ne avrà bisogno. Lezioni che verranno date da un’insegnante da te stesso surrogata.”
“Clara…” sospirò posando tutto.
“è un’idea carina ammettilo!”
Lui le sorrise affettuosamente e quel sorriso frenò la fierezza di Clara che alzò un sopracciglio.”Però?”
“Non si può attuare con me.” Disse semplicemente facendo spallucce.
“Ma dov’è il problema! Tanto tutto si risolse e poi,non devi svelare mica qualcosa!” Clara non capiva, infondo, davvero non stava mettendo alla balia di tutti nessun segreto.
“Io sono convinto che si insospettirebbero di questa insegnante che ho assunto. Sai,ogni cosa che faccio per gli altri –lanciò un braccio da un lato come se li ci fosse una folla-è qualcosa su cui ingagare. Io non voglio che ti vedano qui, con me.”
Clara ascoltava tristemente. “E allora come si fa.”
“Non lo so neanche io ad essere sincero.”
Clara osservò fuori pensierosa.
“Ma certo!-battè un pugno sulla sedia tutto d’un tratto-non dirai nulla sull’annuncio riguardo l’insegnamento.”
Michael scosse il capo. “Tanto lo verranno a sapere. I bambini racconteranno e i genitori…indagheranno” sostenne seriamente.
“Ma Michael pensaci, qui dentro ci sono un sacco di donne che lavorano. La gente non si interessa mica di sapere chi sono. Hanno mai detto nulla delle cuoche o..non so di qualche tua ballerina o corista o non so chi altro. E allora? Come potranno dubitare di una povera ragazza sulla sedia che insegna a dei pargoli.” Ora era sicura di averlo convinto.
“Non devi mica dire di noi” si fece rossa in viso. Stava forse macchiandosi di presunzione? Cacciò via il pensiero prima che le arrovellasse il cervello. Intanto non si era accorta che Michael l’aveva sollevata dalla sedia .Un senso di vertigine la inondò ,di certo non dovuta alla presa.
“Hai ragione Claretta!!!” la fece volteggiare un po’ stringendola sicuro tra le false esili braccia.
“Davvero ora si può fare?” gli si cinse con le sue al collo. Finalmente diede il via libera alla felicità.
“Sicuro…maestrina mia!!”
Clara cacciò un urlo di vittoria così prorompente che fece accorrere Joan.
I due risero mentre l’affannato cercava di ricomporsi impacciato.
“Oh Joan, stiamo bene.- lo rassicurò Michael con il volto congestionato- anzi, senti cosa farai”
Depose la “maestrina” e cominciò a raccontargli il da farsi. Poi, rivolto a lei, le assicurò una telefonata ad un bravo medico motorio in giornata. Medico che giunse nella sera ben in incognito. Si chiuse in camera con la paziente facendo attendere Michael nel corridoio. Si rigirava le mani agitato e percorreva a grandi passi il piccolo percorso. Ad ogni suono di voce si accostava alla porta senza però capire una singola parola e questo lo metteva ancora più in ansia. Dopo quasi un’ora la porta si aprì e Michael che si sarebbe precipitato fino a poco fa ,se ne rimase fermo fuori guardando Clara tirarsi su dal letto.
“Allora?” disse quasi in un sussurro.
“Io-il dottore si grattò il capo-io credo che da molto tempo avrebbe potuto camminare.”
“E ora non c’è proprio più speranza?” avanzò con uno sguardo che fece un po’ arretrare il suo interlocutore.
“Non è detto. Non saprei signore. “farfugliò.
“Come sarebbe a dire non saprei!!? Lei è il medico, è l’esperto, il migliore che io conosca..”lo sguardo divenne ora quasi supplichevole.
“Grazie per la fiducia,ma il fatto è che ha solo diciamo le gambe un po’..”arruginite” ecco. Si potrebbe vedere solo a fatti. Dovrebbe provare a camminare.”
Quest’ultima frase giunse alle orecchie di Clara e un brivido la percorse.
“Grazie,ho capito.” fece Michael congedandolo mentre entrava. Si arrestò un momento,si rivoltò verso l’uomo e sorridendo si scusò per l’atteggiamento.
Chiuse la porta. Clara deglutì tremolante.
“Come va?” Prese la sedia della stanza avvicinandola al letto .
“Bene…”tenne gli occhi fissi alle gambe stese.
“Ci proverai?” chiese cauto Michael capendo il suo disagio.
“Può essere che non riesca. Non ho mai camminato.”
“Ma c’è sempre una prima volta e un tentativo.” Cercò di spronarla.
“A dire il vero ,una volta ,qualche tempo fa ci provai ma non feci neanche mezzo passo che mi ritrovai a terra. Ce le presi pure.” Alzò un po’ l’estremità destra della bocca in un minuscolo sorriso amaro.
“Se non hai mai avuto sicurezza non ce la potevi fare!” si prostrò in avanti per osservarle le espressioni più da vicino. Per l’anima di Clara ci fu un senso di appagamento alla vista del suo volto con qualche ciocca nera che glielo spezzava.
“Forse è così ,ma io…”
“Hai paura.” completò lui.
Clara annuì debolmente.
“Tutti abbiamo paura. Anche io. Persino oggi ne ho avuta.” ammise sorridendole.
“Questa mattina?” E così era. Clara cercò di trattenere una risata che le stava salendo a quella confessione , finchè, non ce la fece più e dalla foga finì addirittura a doversi sdraiare trattenendosi la pancia. Michael provò un po’ di vergogna verso se stesso, ma gli ci volle un attimo per unirsi a lei.
“Sono sicuro che camminerai Clara!” tornò serio.
“Va bene.” si convise.
Alla porta bussarono.
“Signore, cioè Michael, posso?”
“Vieni vieni pure.” andò ad aprirgli.
“Ho buone notizie! Gli annunci oggi fatti e oggi distribuiti ,hanno ricevuto già risposte da bambini della zona come lei desiderava. “
A queste parole Clara e Michael si scambiarono uno sguardo complice ed esultarono.
“Sapevo che ci saremmo riusciti!” Michael le prese le mani e Clara fece una smorfia che non gli piacque.
“Cosa c’è?”
Lei indicò le gambe. Penso che ora debbano riposare.
“Dimmi che davvero ci proveremo!” le disse quasi supplicandola accarezzandole il viso.
“Ti ho detto di sì no?”
La abbracciò forte posandole la testa sulla sua spalla. Poi la cercò staccandosi un po’ per un bacio. Le prese le guance tra i palmi e una lacrima scese sulla sua gota. Clara gliela strofinò via sorpresa.
(StreetWalker )
00mercoledì 8 agosto 2012 20:18
Ottima l'idea di Clara mette l'annuncio di tenere lezioni ai bambini a Neverland. Posta il prossimo Clara ritornerà a camminare
chiarajackie
00giovedì 9 agosto 2012 18:29
Buona lettura!!

Capitolo tredicesimo

Fuori dai cancelli, nel primo pomeriggio, cominciò a radunarsi una piccola folla di ragazzini e accompagnatori. Scendevano da un pullman nero, mandato per l’occasione. Lo schiamazzo era incredibile tanto che a Clara sembrò di essere tornata nella vecchia ”casa famiglia”. Michael era, anche se non dava a vederlo, in apprensione.
“Non vai tu ad accoglierli?” gli chiese sentendoselo arrivare dietro.
“Ci pensano due addetti. Non vorrei imbattermi in troppi ficcanaso.” Si appoggiò allo schienale della sedia di Clara. Osservava il tutto assorto in chissà quali mille pensieri.
Ci volle poco perché l’intera ciurma entrasse lasciandosi alle spalle gli adulti. Solo quando i cancelli si richiusero Michael si fece avanti senza più doversi trattenere. Alla sua vista ci fu un tumultuoso movimento concitato e grida vittoriose. Clara vide che gli stava parlando da vero leader. Ogni tanto indicava qua e là sicuramente rispondendo a qualche domanda che usciva da quelle fresche e curiose testoline. Si sarebbe fatta avanti da sola ma preferiva aspettare un segnale da Michael.
“CLARA VIENI: DEVI PRESENTARTI.” fu il fatidico segno atteso. Annuì determinata cercando di essere il più possibile tranquilla. Dopo essersi tirata completamente fuori dall’uscio si fermò un momento. Michael stava parlando sistemandosi a terra con gli ospiti di insegnamento, brava maestra. Cose che la fecero titubare. Eppure erano solo bambini ,ma lei sapeva che questi erano nella loro innocenza molto intelligenti e attenti. Non era esattamente come parlare con i suoi vecchi piccoli amici, costretti al rigore e incentrati tutti su di uno stesso pensiero. Michael si voltò ancora accennandole con la mano di raggiungerlo e aggiunse un “OK” a pollice in su per incoraggiarla.
“Ecco la vostra insegnante. Come vi ho già detto, garantisco che è bravissima. Se vorrete vi aiuterà con i compiti o addirittura vi-la guardò per ricevere consenso a ciò che stava per dire-spiegherà tutta una lezione.” Clara arrossì e scrutando i presenti sorrise benevola.
“Ciao a tutti!” il modo fu così amorevole che subito un coro le rispose.
Una bimba dalla folta chioma bruna alzò una mano “Perché vai sulla sedia con le ruote?”
Clara cercò le parole più adatte per darle una buona risposta, ma non ne ebbe il tempo.
“Ha problemi con le gambe, ma è una cosa passeggera.” spiegò Michael con naturalezza, facendole poi l’occhiolino e un’espressione a sottolineare il “per poco”.
“Io ho un’amica che non può camminare. La mamma dice che è un difetto della nascita.” Stavolta a parlare fu una ragazzina paffuta.
“Infatti è così” questa volta rispose lei direttamente seguendo la naturalezza.
“Sei davvero carina lo sai?” disse un altro timidamente e scatenò una risata generale.
Clara gli si avvicinò e gli batté affettuosamente una mano sulla testa. ”Grazie…come ti chiami?”
“Matthew” rispose un po’ vergognoso puntandole in faccia due occhioni verdi.
“E tu hai dei bellissimi occhi.” Commentò lei.
“Ecco le disposizioni.- annunciò Michael riscuotendosi dalla bella scena a cui aveva assistito-ogni volta che verrete non dovrete far altro che avvisare l’autista del pullman. Questo vi verrà a prendere come oggi. Un’ora, chi ne avrà bisogno ,sarà seguito da Clara ,poi, libertà di gioco. Ok? Nelle belle giornate si farà lezione fuori.”
“Oggi è una bella giornata e noi qualcosa da fare l’abbiamo. Cominciamo?” disse la bimba che parlò a Clara per prima.
“Se Clara è d’accordo?”
“Certo!” esclamò lei secca anche se non sapeva ancora cosa fare esattamente con quel pubblico così vasto.”
“Parlagli con dolcezza e sicurezza. Insomma, come sai fare tu. ”le sussurrò Michael ad un ’orecchio.
Così ,camminarono per un po’ finchè non si fermarono in un punto che Clara considerò adatto. Ognuno si accucciò in un pezzetto di terra posando gli zainetti da un lato. Estrassero quaderni e penne.”
“Tu credi che ce la farò?” si rivolse a Michael non più tanto convinta di essere all’altezza del compito.
“Ci credo eccome. io mi assento per questa ora, anche se in realtà sarò qui” puntò l’indice verso la vetrata del suo studio dietro di loro.
“E così tu parteciperesti solo al momento del gioco??”
“OH no no! Se ti servirò.. bussami pure.”
Incrociò le braccia e fingendosi contrariata scherzò: “l’unica cosa che placa la mia delusione verso te ora. è il fatto che anche tu stai facendo i “compiti”.
Michael si perse un sorriso e si allontanò fischiando.
“Clara, puoi venire da me un momento?” Il lavoretto iniziò ufficialmente.
Dai vetri Michael ogni tanto alzava la testa dal piano o da varie carte per gustarsi ciò che accadeva fuori. Clara si trascinava da ognuno perché chiamata o semplicemente per controllare. Aiutava, correggeva, spiegava, rideva, sopportava. Accadeva che doveva anche separare due litiganti che placava presto con una grazia da vera mamma. Era uno spettacolo per Michael starla a guardare e pensò che se ci fosse stato un pittore non avrebbe esitato a dipingere ciò che si mostrava tra quel verde un po’ scolorito dalla stagione. Un abbraccio. Michael raggiunse il vetro per guardare meglio. Clara stringeva un bambino in lacrime al suo grembo confortandolo.
“Non devi fare così piccolo” gli diceva con calma.
“Ma..io..non ne sono capace,mi spediranno in qualche istituto. Me lo hanno promesso.” Piagnucolava.
“Non lo faranno. Devi solo impegnarti di più ,tutto qui”
“Non vado bene in niente!” i singhiozzi tornarono.
“Ma ci andrai. Questo lo hai fatto bene.” E sfilò da sotto il suo volto bagnato un quaderno che le era stato posato sulle gambe.
“è solo un disegno!” tirò su con il naso un paio di volte.
“Bè caro mio, hai un dono. Le altre materie sono sì importanti ,ma mica tutti possiamo diventare architetti o professori. Per disegnare ci vuole l’istruzione, ma anche tanta fantasia e mano.”
Cominciava a calmarsi.
“Hai mai fatto vedere le tue meraviglie ai tuoi genitori?” Lui negò frustrato.
“Devi farlo. Poi quando tornerai mi racconterai. Ok?” Finalmente si rassicurò.
“Ora, vediamo cosa dovevi fare..” Rimise il quaderno su di lei e si diedero da fare.
Un’ applauso si alzò. Clara era ora circondata da manine chiassose e volti esultanti. Guardò oltre. Michael faceva lo stesso e le mandò un bacio.
“Evviva Clara!!” fu l’esclamazione che riempì l’aria frizzante .
Poco dopo, riposti i vari oggetti scolastici, arrivò il momento del gioco.
Mentre ognuno si dirigeva verso qualche attrazione, Michael si disunì dalle varie spinte a farsi seguire per chiedere a Clara di restare.
“Non vorrai rientrare ora vero?”
“Cosa potrei fare?”
“Clara ci racconteresti una storia?” Un gruppo di ragazzine più miti si era avvicinato.
“Ecco cosa. Complimenti, sei dei loro.” e Michael le diede una mano.
“Allora Clara?” continuarono.
Clara sorrise felice e si appartò con le uditrici. Michael seguiva l’altro ramo. Quella sera ,andati via tutti,a cena Michael elogiò le azioni della “maestrina” a Joan che come fosse stato un vero padre si congratulò con lei.
“Pensi che torneranno?” chiese Clara andando vicino al caminetto.
“Domani, ho saputo che hanno già confermato!”
Guardò un po’ il fuoco scoppiettare ricapitolando tra sé e sé la bella giornata.
“Non dimenticare però la tua ”lezione”. “le ricordò speranzoso sedendolesi vicino sul dondolo.
Clara non avrebbe voluto ripensarci ma vedeva una supplica in lui al tentativo. “Non l’ho dimenticato. “
“Ora sono stanca.” ammise anche per deviare il discorso. “Potrei ascoltare qualche tua canzone in camera?”
“Vado a prenderti i nastri.” le rispose lui pronto.
“Grazie per aiutarmi a volare.” Fu la sua ultima frase di quel giorno,usata come un modo per scusarsi del suo visibile volere interrompere il discorso.
“That’s amore!” pronunciò in modo buffo sparendo dietro la porta.
chiarajackie
00venerdì 10 agosto 2012 18:33
Buona lettura!!

Capitolo quattordicesimo

Per tutto l’inverno Clara svolse il suo lavoro con grande diligenza e serietà. Cominciò ad essere molto soddisfatta di sé stessa e del bel legame che instaurava con ogni singolo bambino, tanto che alcuni di loro cominciarono a farle persino dei piccoli regali e a confidarsi con lei (cosa che accadde da quando il piccolo Matthew era stato incoraggiato). Michael aveva cercato di restarle accanto il più a lungo possibile nelle fredde giornate ,nonostante la moltitudine di impegni. Con l’arrivo della bella stagione le lunghe giornate erano allietate dal sole raggiante sul ranch e le piccole avventure che le faceva vivere in alcuni momenti.
Un pomeriggio, non troppo afoso ,adatto per stare fuori a godere del bel verde tornato vivo, non dovendo ricevere nessuno Michael portò Clara, lasciando che la spingesse, per il parco. Si fermarono sotto il grande albero dove non era più salita dal suo arrivo. Clara lo guardò a malincuore, le sarebbe piaciuto un sacco riprovare l’esperienza. La fermò lì sotto e avvicinatosi al possente tronco vi poggiò la schiena. Fissava il cielo e Clara scorse il punto esatto dal riflesso sulle lenti degli occhiali a specchio. Si mise a braccia conserte.
“Ho in mente un nuovo album per l’anno a venire.” disse con una punta di fierezza nelle sue parole.
“Vi lavorerai presto?” chiese tornando ad osservare la maestosa pianta provando a salirvi con lo sguardo.
“Appena trascorsa l’estate e...starò via per un po’.” Non avrebbe mai voluto dirle quella ultima frase.
Clara come se si aspettasse una tale affermazione non volle dare a vedere la sua delusione e interruppe quel discorso semplicemente con un ”Ti capisco.”. banale risposta pensò, ma almeno si concentrarono su di un altro argomento.
“Clara, ora che siamo soli, vuoi provare?” formulò la domanda che sicuramente avrebbe tirato fuori molto prima.
Non sapendo cosa rispondere l’interessata si mosse un po’ avanti e indietro mordendosi le labbra.
“Clara, basta rimandare!” disse secco Michael avanzando.
“Ma, ora..”biascicò lei nell’invano tentativo di persuaderlo.
“ORA Sì” la sua voce pacata Clara la sentì assumere il tono che ebbe con Lisa. non poteva vederlo negli occhi ma di sicuro era meglio in quel momento.
“Però, potresti mettermi seduta sul prato prima.” Si irrigidì come una bambina sgridata. La paura le era accanto, la sentiva.
Il volto di Michael si rilassò e con dolcezza la accontentò. La adagiò sull’erba assicurandosi che le gambe fossero immobili da un lato e fece lo stesso. Pose i pugni sotto il mento con i gomiti sulle gambe incrociate.
“Ora cosa vuoi fare?” Il modo in cui parlò la infastidì.
“Dico davvero. Dimmi il piano per cominciare.”le sorrise togliendosi gli occhiali.
“Non ho un piano.”aggrottò la fronte.
“Allora facciamo a modo mio. Dunque…le tue gambe sono solo…”arrugginite no?”. Bene,allora-si alzò raggiungendo la carrozzella-questa non ti serve più.” Le diede una spinta e la fece andare a sbattere contro la giostra in lontananza. Finì a terra con un grande fracasso. Clara rabbrividì e si porto il dorso della mano all’altezza delle labbra buttandosi un po’ all’indietro. Michael si strofinò le mani veloce e con una tranquillità sorprendente alzò le spalle.
“Se ti dovesse riservire te ne comprerò una nuova dai!”
Clara stentava a credere a ciò che vedeva. Non riusciva ad articolare parola.
“Come on Clara.” Le afferrò le braccia cercando di spronarla.
“NON MI TOCCARE!” gridò lei in preda al terrore scrollando il busto.
“Clara devi fidarti di me. Te ne prego. Andrà tutto bene.”
Strinse l’erba facendo sbiancare le nocche. ”MA IO HO PAURA!”
Qualcosa le colpì la guancia. “Smettila Clara di fare così. Io voglio che tu ci provi. È per te. Se non ce la fai ci sono qua io no? Non cadrai ,nessuno ti punirà.”
Clara con le lacrime ormai agli occhi si massaggiò la zona colpita. Michael le fermò il gesto continuando lui.
“Michael….-si placò-grazie per lo schiaffo.”
“Perdonami però” le disse disgustato di sé.” Ora ,dammi le mani Clara. “Si rimise in piedi tirandola sua poco a poco. Clara chiuse gli occhi.
“Un’attimo, voglio togliere le scarpe.” E se le sfilò senza pensare a non farsi del male.
Così, richiuse gli occhi e lasciò che Michael la guidasse.
Forse era passato un’infinità di tempo.
“Clara ,ci sei!” la incoraggiò stringendole la vita. Guardò giù. Non poteva crederci. Era in piedi, perfettamente in piedi.
Ora il viso bagnato dalle prime lacrime amare si solcò di nuove, di gioia. Il cielo le sembrò di viverlo.
“lasciami Michael. Lasciami camminare!” Lui obbedì forse più commosso di lei.
Si staccò dalla presa e indietreggiò barcollando .Si sforzò di acquistare equilibrio.
“Brava Clara!Brava!” la esultava da sempre più in lontananza.
Clara, con grande sorpresa di Michael che non si sarebbe aspettato tanto come prima volta, si girò di scattò e corse.
“Attenta però” prese ad inseguirla.
“WATCH ME MICHAEL! WATCH ME FLY!”
“Sapevo che ce l’avresti fatta. LO SAPEVO!” Fu un andare su e giù festoso per Neverland.
Un urlo smorzò la festosità.
“Clara!” Le andò incontro. Era finita a gattoni inciampando su di un grosso sasso.
“Ti sei fatta male?” le chiese preoccupato.
La sentì ridere tra i capelli.
“Ricordi? non posso farmi male!” Michael la aiutò a rialzarsi rincuorato.
Si slanciò in un abbracciò cingendogli il collo facendo barcollare lui, questa volta, all’indietro.
Inaspettatamente lo baciò di sua iniziativa. La strinse allora a sé in modo così possessivo che Clara potè sentire le sue eleganti dita come posate sulla pelle diretta.
Pieni di complicità decisero di mettere su una scenetta per il povero Joan. Michael la prese in braccio e rincasarono. Joan era nella “receptions” intentò a rigirarsi tra le mani un bicchiere accertandosi del successo della sua pulizia.
“Joan, potresti venire un attimo?”
Appena gli fu lì ,a un passo ,Michael diede un’occhiata di intesa alla complice che mostrò la realtà. Si posizionò sui suoi piedi sotto un Joan che spalancò occhi e bocca.
“Ma..è..un miracolo? Cosa..” balbettava.
“No no, la verità delle cose mista alla sicurezza.” disse Clara impettita.
“Esatto!” concordò Michael.
Quella sera Clara si sentiva incapace di star ferma ,la stanchezza sopraggiunse ma non accusava più le tremende fitte alle gambe.
“Aspetta ,le scale per oggi no. Un po’ alla volta. ”le consigliò Michael quando lei già era pronta a salirle.
“Ma ce la farò!”
“Lo so, ma, non essere precipitosa. Non va bene fare tutto subito.”
“Come l’amore.” Michael non capì la metafora.
“Non sboccia del tutto subito.” arrossì.
“Parole sante! Anzi…lette?” le passò un dito sulle labbra.
“Grazie Michel.”
“Ricordati che se sarò un po’ lontano, non lo sarà mai il mio cuore.” Le sussurrò.
“Volerà da me!”
“Domani i bambini verranno a farvi visita.” Joan diede l’annuncio dalla ‘receptions’ per non immischiarsi.
“E vedranno la tenacia della loro maestra ,così insegnerai a tutti una cosa nuova.”
“Che tutti…possiamo volare. In qualsiasi modo” Michael annuì.
“Poi ,ti seguirò sull’albero, sulle giostre e…” sovrastava le parole eccitata all’idea.
“Sì, sì, proprio così” le ripeteva intenerito.
“Abbiamo dimenticato occhiali e scarpe!” si riscosse Clara.
“Non li ruberà nessuno. “ Non voleva pensare ad altro ,null’altro doveva impegnare la sua mente in quel momento tanto dolce.
(StreetWalker )
00venerdì 10 agosto 2012 20:59
Menomale riesce a camminare
chiarajackie
00lunedì 13 agosto 2012 18:01
Buona lettura!!

Capitolo quindicesimo

“Joan, hai visto Clara?” chiese Michael scendendo dai piani superiori.
“Sì, è uscita da un bel po’.”
“è scesa da sola?”
Joan annuì facendo intendere di aver compiuto una serie di sforzi vani per aiutarla. “Mi dispiace. Comunque ,era un vulcano. Sono sicuro che neanche il presidente degli Stati Uniti in persona l’avrebbe fermata.”
Michael spingendosi in testa il borsalino per farlo ben aderire si recò fuori in avanscoperta.
“Vedi Bubbles ,il tuo padrone sta arrivando. Magari mi sgriderà!” ridacchiò Clara seduta in lettura sul ramo dell’albero rivolta alla scimmia che le si era appollaiata difronte. Le foglie dei rami sopra le offrivano una penombra perfetta.
“Ma come hai fatto a salire lassù!” Michael si fermò e alzando un po’ con le dita la falda del cappello la osservò incredulo.
“Come avevi fatto tu!” rispose Clara con orgoglio. Bubbles spostava lo sguardo da Clara a Michael come a voler cercare qualche differenza tra i due.
Michael sorrise scuotendo la testa. “Tu eri quella che aveva paura di camminare?”
Clara tornò al libro ignorando scherzosamente la domanda. Si decise allora a raggiungerla.
“Vedo che avete fatto amicizia.” le disse accomodandosi sul ramo accanto. Lei annuì.
Bubbles cominciò a saltellare ed applaudire. Clara lo osservò dal basso verso l’alto interrogativa. Ad un certo punto fuggì verso la casa.
“è super felice! Da molto non era così.” E da come Michael si espresse sembrava soddisfatto.
“Dai seguiamolo!” disse Clara tutta concitata pronta a scendere.
“Stai attenta!!” ma l’avvertimento si sfumò nel vento. Ormai era di nuovo giù.
“Dai Michael scendi!” lo invitò accompagnando un cenno.
Udirono dei rumori provenire dalla cucina e dopo essersi scambiati degli sguardi interrogativi vi accorsero .Le cuoche erano in un vorticoso nonché comico movimento. Le pentole erano sottosopra ,c’erano bicchieri rovesciati e altri disastri che una scimmia irrequieta possa combinare.
“Ah, meno male che è qui!” fece una delle donne ,esasperata mentre le altre si adoperavano per rimettere l’ordine. Bubbles se ne stava in un angolo con la testa fra le mani in uno stato di semi dispiacere .Michael lo prese in braccio e porgendo “infinite scuse” lo riportò all’aperto alzando un po’ la voce a mò di richiamo.
“Non si è mai comportato così” spiegò poi a Clara mentre lo rimetteva nella sua “tana” pentito più del colpevole.” Credo che ti trovi molto simpatica.”
“Hai intenzione di farlo restare lì in punizione?”
Michael ci pensò un po’.”No, solo un po’,dovrà pur scontare il guaio in qualche modo.”
Clara fu molto colpita da come quell’animaletto si comportava, poteva parere davvero una persona e di sicuro ora avrebbe pianto. Si abbassò e gli accarezzò la testa così amorevolmente che se non fosse stata ricoperta da tanto pelo si sarebbe potuto scorgere il suo arrossire. Si rincamminarono poi per il residence. Clara recuperò il libro caduto sotto l’albero e lo strinse accuratamente tra le mani. Arrivarono al piccolo fiumiciattolo e Clara di colpo si sedette sulla sponda e vi immerse una mano.
“Devi assentarti tra molto?” gli domandò assorta ad osservare i cerchi che l’acqua creava al tocco delle sue dita.
“Il prossimo anno. Per ora ,sarà solo in caso di occasionali impegni.” la rassicurò mettendosi in ginocchio.
“E...potremmo sentirci?” continuò quasi titubando.
“Certo, spessissimo.”
Clara lo guardò e si mostrò rincuorata.

“Com’è stato tornare a camminare?” disse uno dei piccoli allievi stupito non meno degli altri.
“Oh, non saprei trovare parole giuste. Posso dirti solo, come volare per me.”
“E, ora puoi giocare anche tu con noi?” chiese Matthew che non poteva dimenticare quel giorno e la considerava una sorta di seconda mamma. Lei annuì. Si muoveva leggiadra in soccorso ora ad uno e ora ad un altro. Michael dal suo studio si godeva di nascosto la” maestra” e i suoi alunni. Seguirono le ore dedicate ai giochi e Clara seguì divertita le peripezie del branco. Accompagnò sulle giostre, sul treno, assumendo un’identità di guida mista a bambina. Venne anche il tempo di essere bagnati d’acqua e si unì ancora una volta volentieri al gioco. A fine giornata si ritrovarono zuppi da capo a piedi. La preoccupazione di Clara andò su come si sarebbero asciugati i bambini. Ma tutto era calcolato. Ognuno aveva un cambio con sé.
Quando arrivò il momento dei saluti e i cancelli si chiusero Clara saltellava a destra e a manca ancora eccitata. Michael si trattenne dal fare lo stesso per ammirarla.
“Io, non credevo che ci si potesse divertire così e con un po’ d’acqua poi!” disse riprendendo fiato e strizzando un asciugamano sui capelli.
Michael non fece in tempo a dire qualcosa che subito se la ritrovò a canticchiare.
“Credo che andrò a farmi una doccia.- salì il primo gradino e gli lanciò un ‘occhiata- ce la faccio!”
Michael alzò le mani:” Da quel che ho visto oggi ,non ho dubbi.” Di tutta risposta ricevette una tenera linguaccia.
Scomparve di sopra. Michael si avviò all’uscio e alzò gli occhi al cielo che quella sera era pieno di stelle.
Poco dopo Clara rifece capolino per dare a tutti la buona notte. Michael la prese per una mano e la trascinò nella notte.
“Dove andiamo esattamente?”
“ Al casolare di là del fiume. “ parlava a bassa voce cosa che coinvolse ancora di più Clara nel mistero.
Giunti davanti entrarono. Era una casetta normalissima ad un solo piano con all’ingresso un’amaca penzolante. Dentro regnava il buio assoluto. Un odore di chiuso la abitava. Clara aumentò la stretta e Michael si affrettò a cercare l’interruttore.
“Da quanto non ci vieni?”
“Da parecchio. Confesso che è abbandonata.”
“Hai lasciato volontariamente che lo fosse?”
“Sì, ormai non ci venivo più. Con chi potevo di sera?” sorrise facendo ancora scorrere l’altra mano per le pareti.
“Solo di sera è praticabile?!” si stupì Clara.
La luce si accese. Clara tirò un piccolo sospiro di sollievo.
“Quello è il motivo per cui ci si viene di sera.” E le indicò un telescopio impolverato. Clara lo toccò scrutandolo attentamente.
“Dopo una bella spolverata potremmo vedere le stelle.” le assicurò cercando qualcosa per pulirlo nella stanza praticamente vuota ,ma appena ripose gli occhi sull’oggetto vide Clara occupata a pulirlo con la manica della sua vestaglia.
“Ecco fatto”
Michael, dopo essersi congratulato per il bel lavoro lo spostò fuori dalla finestra. Avvicinò l’occhio all’oculo e aggiustò la messa a fuoco. Poi, orgoglioso di sé lo porse a Clara che senza farselo ripetere due volte lo provò . Le spiegò i nomi di qualche stella riconosciuta e le parlò e dell’uso di affidare i desideri ad esse.
“Te li hai mai affidati a loro?” gli chiese
“Molte volte. -disse con occhi sognanti-e alcuni si sono realizzati.”
“Voglio provare anche io, benchè non so cosa potrei volere di più.” disse con modestia.
“Forse…più libertà.” azzardò Michael poggiando il cappello sulla moquette.
“Più libertà? Ma stai scherzando? Io sto benissimo qui.” lo assicurò posando una mano sulla sua spalla.
“Però ti sarebbe piaciuto poter uscire da qui come è giusto che sia.” Nelle sue parole cominciava a trasparire tristezza.
“Ma io qui mi trovo benissimo. Non mi serve altro, davvero. “
Seguì un lungo silenzio in cui Clara tornò a sbirciare il cielo.
“Se vuoi domani puoi andare con Joan in qualche negozio. Nessuno vi riconoscerà. Accetti?” le propose cercando di guardarla in viso appoggiando la testa al muro.
“Va bene, anche se mi sono ripromessa di non chiedere altro. Anzi, se ti potessi aiutare io ne sarei felice. Hai fatto così tanto per me.” Si accomodò rivolta all’interno della stanza incrociando le gambe. Le costò un po’ fatica ma ci riuscì in fretta.
“Allora se proprio posso-indugiò un po’-vorrei, una bella collana!” e pronunciò le ultime tre parole così velocemente che Michael la trovò adorabilmente buffa. Assunse dopo la titubante richiesta un’espressione da martire.
“A quella ci penserò io.” fu la risposta cordiale che la tranquillizzò. Ma da quel momento non doveva più chiedere o dar da vedere qualcosa che le manca, anche perché, si accorse quasi vergognandosene che non le mancava niente.
“Ma un giorno usciremo insieme. Non so come ma accadrà.” disse deciso.
“Se ti farà piacere ,accetterò.” Michael la guardò perché la frase era farfugliata. Si ritrovò una testa ciondolante che cadde beata sul suo braccio. Le baciò piano la fronte e la riportò in casa cercando di non svegliarla.



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