Vota «Li Avete»; la tipografia chiede quale nome deve comparire sul santino, Donzelli risponde «i nomi li avete»

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angelico
00venerdì 29 maggio 2009 15:45
I tremila volantini di Donzelli
Vota «Li Avete»; la tipografia chiede quale nome deve comparire sul santino, Donzelli risponde «i nomi li avete»
Il volantino

Il volantino

FIRENZE - Tremila volantini elettorali seppelliti da una risata. Quella di Giovanni Donzelli, consigliere comunale del Pdl candidato a tornare in Palazzo Vecchio, che si è visto recapitare i «santini» commissionati ma con su scritto: «Li Avete». Come riportato dal Giornale, la tipografia aveva chiesto a Donzelli quale nome dovesse essere scritto sul "santino". La riposta era stata: "Li avete". Detto, fatto. I tipografi hanno stampato un volantino dove si invita appunto a votare tal "Li avete".

GLI ALTRI MANIFESTI E I VOLANTINI - Mancano pochi giorni al voto, e la fantasia degli aspiranti al potere prova a raffinarsi. Una piog­gia di manifesti e santini e volantini e volantoni e adesivi e segnalibri e fac­ce più o meno inquietanti si è abbat­tuta sulla città. Tutti — dal candidato al consiglio di quartiere a quello per il parlamento europeo — offrono il me­glio del narcisismo politico; e se per le primarie il Pd aveva fatto della so­brietà il cappio da stringere attorno al collo di Renzi, Pistelli, Lastri e Ventu­ra, oggi i volti moltiplicati di chi vor­rebbe dare il suo contributo per una politica nuova, onesta, altra, innovati­va e trasparente sono un’immensa opera di pop-art, sono Marylin Mon­roe di Andy Warhol, sono l’urgenza dei quindici minuti di celebrità, sono la caccia alla preferenza con cene e apericene.

CHI METTE LE FOTO DI QUANDO ERA GIOVANE - Qualcuno ringiovanisce di dieci anni, mette una foto di quando i ca­pelli erano più sbarazzini e meno bianchi. Tipo Alessandro Falciani, candidato per «Sinistra per Firenze», che ha stampato un depliant con una foto in cui assomiglia parecchio a Renzi: «Io sono laico. Un valore che dobbiamo difendere». In quinta pagi­na, foto fra compagni socialisti. C’è Ségolène Royal che «in visita a Firen­ze riceve il saluto di Alessandro Fal­ciani»; non manca l’abbraccio con pa­pà Beppino Englaro, un inno al laica­mente corretto.

LUOGHI ORIGINALI PER I VOLANTINI - Ma non contano solo le fotografie, gli slogan e i colori; bisogna anche sa­pere dove si mettono, ’sti volantini. Con una virata verso il radical chic, il renziano Dario Nardella («Firenze, una bella scommessa») ne ha piazzati qualche pila in un nuovo ristorante vi­cino a via de’ Benci, dove si vendono i libri e si naviga con gli iMac. E tutti occhieggiano al votante, ma qualcuno forse si spinge troppo in là: Anna Maria Cariglia, imprenditrice, presidente di una società di comuni­cazione e pubblicità esterna, è nella «Lista Renzi» e solletica l’elettorato maschile con un sorriso e la scritta «Votami…» da 144.

LA LOTTA TRA EX: «ITALO-FORZUTI E NAZIONAL ALLEATI» - Nella battaglia delle preferenze ven­gono meno perfino le distinzioni par­titiche, destra e sinistra non valgono più; e i politici guardano gli ultradi­ciottenni come fossero voti con le gambe. Gli attacchinaggi notturni col­piscono pure i compagni di partito, e un manifesto copre l’altro; davanti al­lo Zoe ci sono i segni di una lotta fra italo-forzuti e nazional alleati (Marco Stella versus Riccardo Sarra). Stella, consigliere uscente di Forza Italia, si affida al Signore, pardon, a Berlusco­ni e nel suo manifesto i due compaio­no insieme: «Partecipa al cambiamen­to. Crediamoci!» (anche se di questi tempi, veline e photoshop alla mano, è più facile trovare qualcuno che non ha una foto col Cav.).

I «COLORATI» DEL PDL - Ma non tutti ci mettono il faccione: Stefano Alessan­dri sceglie il giallo e il blu e punta tut­to sul suo nome. E sul simbolo del Pdl (lui e il compare Stella in fondo l’avevano inventato già dieci anni fa). Jacopo Cellai, sempre del Pdl, punta sul messaggio fallacian-gladiatorio. «Firenze. La rabbia. L’orgoglio. L’alter­nativa. Al Comune Cellai. Niente scu­se. È Firenze».

IL DIVERTENTE SLOGAN DELLA PEZZA - Per il premio gioco di parole dell’anno si segnala quello del­la giovane democratica Cecilia Pezza («mettici una pezza!»), mentre per il manifesto più brutto se la giocano quello di Eugenio Giani da sagra del tortello (giallo canarino e scritta ne­ra) e, ahinoi, quello di Ornella De Zor­do, che la fa sembrare una del partito lisergici-maoisti (sfondo arancione con raggi che irradiano dal centro e figura della candidata in bianco e ne­ro con lo sguardo rivolto verso le sor­ti magnifiche e progressive del dezor­dismo; e addio alla sindaca da guarda­re negli occhi, domenicianamente parlando).

CHI RISPETTA LE NUOVE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE - Le nuove frontiere della comunica­zione politica impongono un mag­gior contatto fra elettore e potenziale eletto e c’è chi, come Giovanni Don­zelli, mette il suo numero di telefono; Jacopo Bianchi invece, al grido di «po­litica partecipativa» e di maggior inte­razione fra cittadino e Palazzo, vuole offrirti un «caffè a casa tua» (anche no, grazie: ce lo offriamo da soli). L’aperitivo, si diceva. Spartaco Mar­chiani e Iacopo Landi di «Sinistra per la Costituzione» il 3 giugno vi invita­no in piazza Sant’Ambrogio, per «pa­perella rossa (l’unica scampata al­l’editto cioniano ndr), l’unico aperiti­vo dove non vedrete apparire Matteo Renzi o Giovanni Galli». Ma non è detto che non spunti l’homo novus Spini Valdo a servirvi un Mojito.

David Allegranti
29 maggio 2009


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