Va' dove ti porta il cuore (in corso). Rating: verde

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Lady Jackson.
00giovedì 17 marzo 2011 17:09
Ciao a tutti. Mi sono appassionata anch'io al passatempo delle fan fiction e così ho deciso di scriverne una anch'io.
E' la prima volta che ne scrivo una, abbiate pietà di me.
Ora vi auguro una buona lettura (almeno spero vi piaccia).

CAPITOLO 1:

Come ogni mattina la sveglia sul comodino risuonò in quelle stanze vuote, il suo rumore fastidioso e noioso mi obbligò a svegliarmi, anche se svogliatamente.
Smorzai quel suono insistente premendo il pulsante. Mi stiracchiai, andai in bagno e lo specchio mi rifletteva, una ragazza abbastanza carina, anche se tante delle mie amiche mi consideravano la "Nuova Shiffer", con capelli lunghi fino alle spalle di color castano e gli occhi a mandorla dello stesso colore. Mi tolsi la vestaglia e in intimo, come di consuetudine, mi osservavo per controllare se non ero dimagrita o ingrassata, tutti mi hanno sempre fatto i complimenti per il mio fisico e soprattutto per le mie gambe. Io non ho mai avuto autostima e pensavo che quello che mi dicevano era falso ma che in realtà ridevano sotto i baffi, mi facevo molti complessi inutili.
Vivevo nel centro di Los Angeles, in un appartamento lussuoso spesato da Mottola. Si proprio lui, Tommy Mottola.
Lui viveva nell'appartamento di fronte a me, mi pagava l'affitto, solo ad una condizione però, se andavo a letto con lui. Mi considerava una sorta di prostituta, mi usava e mi gettava quando non aveva più bisogno, io ci stavo perché sennò non ce l'avrei fatta a comprarmi una casa e a pagare l'affitto.
Come di routine, mi vestii con l'uniforme abbastanza elegante firmata "Love Boutique", la boutique dove lavoravo, mi pagavano ben poco e in quel negozio lavoravo 10 ore, si apriva alle 7.30 e si chiudeva alle 18.30.
Era il mese di aprile e il clima era tiepido ed abbastanza ventilato, uscii da casa con una giacca leggera, il vento fresco accarezzò la pelle del mio viso e mi fece volare i miei capelli davanti agli occhi.
Camminai con passo affrettato ed arrivai con 10 minuti di anticipo, alzai la clere del negozietto ed entrai. Posai la mia borsetta e la mia giacca all'attaccapanni e mi sedetti 10 minuti ad attendere la mia capa e l'altra mia collega.
Dopo poco una porta si aprii, era la mia collega, lei aveva 25 anni, due in più di me.
- Ciao Lucy- Mi salutò gentilmente, facendomi un leggero sorriso dolce.
- Ciao Katy- Gli risposi nello stesso modo. Appoggiò la sua borsa sopra al banco della cassa e cercò disperatamente nella sua borsa qualcosa, io me ne accorsi.
- Cosa cerchi?- Chiesi curiosamente.
- Il borsellino, no accidenti l'ho lasciato al banco del bar quando ho pagato il caffè- Disse con gli occhi lucidi.
- Vai, muoviti prima che ti rubino i soldi, la capa l'avviserò io- Gli dissi facendogli l'occhiolino.
- Grazie, sei un tesoro, ti devo un favore- Mi disse quasi scoppiando a piangere.
- Ma figurati, non mi devi niente. Ora vai, sbrigati- Prese velocemente la borsa, tirò il giaccone velocemente, si sentii un crack, ma lei non ci fece caso, si rivestì in fretta e corse fuori dalla boutique.
Guardai nella direzione dell'attaccapanni e mi accorsi che nella fretta di prendere il giaccone aveva strappato la sua sciarpa preferita. La raccolsi da terra, la guardai un po' dispiaciuta e la riposi sull'attaccapanni.
Intanto arrivò la mia capa.
- Buongiorno signora Kennet- Gli dissi gentilmente.
Dalla sua bocca non uscì nemmeno una parola, un sospiro, prima squadrò me silenziosamente e mi fece un leggero sorriso, poi si guardò intorno, il suo viso si rabbuiò e mi guardò con aria perfida.
- Vedo che sei arrivata in anticipo, brava. Dov'è Katy invece?- La sua voce era amara.
- Emh...è arrivata anche lei in anticipo, ma...emh...purtroppo ha dimenticato il borsellino al bar...ed è dovuta tornare...- Ma rpima che potessi terminare la frase mi interruppe dicendo:
- Non mi interessa, non è giustificata-
- Ma...- Cercai di ribattere ma mi zittì.
- Ti ho detto che non voglio giustificazioni- Mi fissò con i suoi occhi gelidi. Abbassai il capo e se ne andò lasciandomi sola.
Katy arrivò dopo pochi minuti, con gli occhi gonfi di lacrime, gli corsi incontro.
- Allora l'hai ritrovato?- Fissò i miei occhi, abbasso il capo e mi fece di "no" con la testa.
- Come no? Ma non hai chiesto se un cameriere lo ha trovato...- Ma prima che potessi terminare la frase mi mostrò il borsellino ma vuoto, non era rimasto neanche un dollaro.
Scoppiò a piangere e mi abbracciò.
- Si, l'ho chiesto ad un cameriere, mi ha detto che lo ha ritrovato ma senza soldi, mi ha fatto capire che in realtà li aveva lui perché mi ha fatto un sorriso perfido- Disse tra un singhiozzo e l'altro.
- Ti ha preso lui i soldi? Quello è un b*******- Dissi sfacciatamente.
- Non mi rimane niente, avevo fatto tutti i risparmi possibili per racimolare qualcosa- La guardai tristemente.
- Ti aiuterò io...ti darò un po' dei miei soldi dello stipendio-
- Ma sei impazzita? Non li voglio...- Proprio in quel momento entrò la capa con sguardo perfido, Katy si zittì.


Spero vi piaccia come inizio...se non è di vostro gradimento, ditemi se devo continuare



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Lady Jackson.
00sabato 19 marzo 2011 19:52
CAPITOLO 2:

La capa avanzò lentamente il passo in direzione di Katy, si fermò appena qualche passo da lei e la guardò seriamente.
Katy aveva un'aria davvero intimorita, avrei voluto poterla aiutare. La capa gli fece un sorriso perfido e cominciò a camminare avanti e indietro per il negozietto, segno che era molto irritata.
Ad un tratto si fermò ed attese scuse.
- Scusi, non volevo arrivare in ritardo, sono stata una stupida- Disse Katy a bassa voce, una lacrima gli rigò il viso già addolorato.
Si era obbligati a non dare giustificazioni ma darsi della "stupida", perché sennò ci avrebbe licenziato.
La capa la squadrò da capo a piedi.
- Non volevi ma sei arrivata comunque in ritardo. La prossima volta, e dico la prossima che questo accadrà di nuovo, ti sbatto fuori da questo negozio dritta dritta da quella porta con un calcio e sarai...LICENZIATAAAAA!!!- Katy scoppiò in un pianto disperato. La capa sorrise soddisfatta, lei godeva veder soffrire le sue lavoratrici.
- Hai capitoooooo?- Rise perfidamente. Avrei voluto tirargli uno schiaffo, ma dovevo tenermi ben stretto questo lavoro sennò sarei rimasta senza un lavoro, disoccupata.
Katy fece di "si" con la testa e la capa soddisfatta disse:
- O così mi piace. Muovetevi, cominciate a lavorare...SUBITOOO!!!!- L'ultima parola mi fece tremare, era molto aggressiva.
Mi avvicinai a Katy e cercai di consolarla.
- Dai Katy, ora non piangere, lo sai che la capa dice sempre così, ora mettiamoci al lavoro- Katy mi fissò con gli occhi gonfi e mi abbracciò affettuosamente.
Mi ricorda della sciarpa che aveva rotto mentre correva al bar, la presi delicatamente dall'attaccapanni e gliela porsi in mano.
- Questa si è rotta mentre tiravi la giacca- Dopo averla fissata per alcuni secondi ricominciò a piangere.
- La mia sciarpa...- Disse tra i singhiozzi.
Era la sua sciarpa preferita, in realtà non avevo mai capito il motivo a cui teneva così tanto.
- Dai Katy, non è successo niente, la potremmo sistemare, andremo da una sarta- Dissi rassicurandola.
- Lucy, per me questa sciarpa è importantissima, è un ricordo a me caro, me l'aveva regalata mio padre prima che partisse per Londra, ed è l'unico ricordo di mio padre ed ora non ho più neanche quello- Continuò a piangere ininterrottamente.
- Mi-mi dispiace, io non-non sapevo fosse un ricordo di-di tuo padre- Dissi sentendomi in colpa.
- Non essere teiste, tu non centri niente, cercherò di riparare, ora mettiamoci al lavoro sennò la capa mi licenzierà sul serio-
Sistemammo alcuni nuovi vestiti in vetrina e vendemmo qualche abito.
Verso le undici, la porta si aprii, mi avvicinai per accogliere un eventuale cliente, e mi ritrovai davanti Tommy.
- Ah...ciao Tommy, che ci fai qui?- Dissi non molto felice di vederlo.
- Hei Lucy, tesoro- Fece per abbracciarmi ma mi scostai, mi guardò irritato.
- Ti ho chiesto cosa ci fai qui?- Dissi innervosendomi.
- Esci prima, tesoro, devo parlare con la tua capa- Quelle parole mi sorpresero.
- Perché devo uscire prima?-
- Prima mi fai parlare con la capa, e poi ti spiego- Disse con tono adirato.
- Bene, allora aspetta qui- Andai a chiamare la capa che pochi secondi dopo si presentò davanti a Tommy con un sorriso cordiale.
- Buongiorno dovrei parlarle- Le dichiarò gentilmente Tommy.
- Ma certo, mi segua- Tommy mi fece uno sguardo perfido.
Dopo pochi secondi entrambi sparirono dietro la porta dell'ufficio della capa.
- Cos'aveva bisogno Tommy?- Mi chiese Katy.
- Non lo so- Risposi irritata.

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