Re:
Scritto da: Aryn 01/03/2005 11.45
queste cose sl caso Simpson nn le sapevo.. sei sicura Sery?
Dove le hai lette?
Nell'ottobre del 1995, dopo 253 giorni di processo e 126 testimoni, la giuria dichiara il celebre giocatore di football Orenthal James Simpson non colpevole dell'omicidio di sua moglie Nicole Brown e del suo amico Ronald Goldman. Il processo diventa presto una metafora per cio' che separa ancora i bianchi e i neri.
Tutto era cominciato con un inseguimento sulle autostrade di Los Angeles: Simpson in un Bronco bianco guidato da un amico d'infanzia, inseguito da un esercito di auto della polizia, fra due ali di folla. Poi la routine pedante del processo, teletrasmesso ogni giorno dal vivo, con gli avvocati e il giudice che diventano delle celebrita' internazionali.
Poi il colpo di scena dei nastri "razzisti" del detective (e principale testimone d'accusa) Marc Fuhrman, che dichiara a una scrittrice di aver sovente inventato prove per incriminare neri.
Secondo i bianchi la polizia e' colpevole di non aver saputo prevenire il crimine, di non aver risposto agli appelli disperati della vittima. Per i bianchi questo e' un caso clamoroso di come un ricco possa continuare indisturbato a maltrattare un debole con la tacita connivenza della polizia. Per i bianchi Simpson e' innanzitutto un ricco, e poco importa che sia anche nero.
Per i neri, invece, questo diventa anche e soprattutto il processo agli abusi della polizia. Milioni di neri che si ritengono vittime di abusi della polizia si riconoscono nell'imputato e trasferiscono a lui la propria innocenza. Tutte le prove e le testimonianze vengono viste con enorme sospetto. Per i neri Simpson e' innanzitutto un nero, e poco importa che sia anche un ricco (che ha vissuto piu' da bianco che da nero).
In pratica alla fine del processo i bianchi sono convinti che contro l'imputato ci siano montagne e montagne di prove, mentre i neri sono convinti che l'accusa non abbia portato neppure una prova. I primi si identificano in Nicole Brown, una delle tante vittime della violenza che vedono dilagare nella loro comunita', i secondi si identificano in Simpson, uno dei tanti neri capitati nelle mani di una polizia razzista. I
primi riconoscono in Simpson il loro aguzzino, i secondi riconoscono in Simpson se stessi.
Quando la giuria (composta prevalentemente di neri) delibera nel giro di tre ore che l'imputato e' "non colpevole" le due comunita' si polarizzano apertamente. I bianchi si sentono sempre piu' impotenti contro la violenza, i neri sentono di essersi presi una clamorosa rivincita.
Per i bianchi il giubilo dei neri, infatti, non fa che aggiungere scandalo alla delusione:
i neri dimostrano di non avere ancora maturato una coscienza civile (sono inaffidabili come giurati, quindi come cittadini in generale) e per di piu'
conservano ancora gli istinti bestiali delle popolazioni primitive (gioiscono indifferenti alla scena di due innocenti massacrati). Il comportamento dei neri non viene visto tanto come un atto di razzismo alla rovescia quanto una
dimostrazione dell'inferiorita' culturale (se non genetica) della gente di colore. Non e' un caso che subito dopo il processo gli indici di gradimento di quasi tutte le personalita' di colore (compreso il generale Colin Powell) scendano di qualche punto.
I bianchi si convincono che non ci si possa fidare di un nero nelle decisioni importanti.
Questo a grandi linee il processo ciò che è accaduto in America per il processo....
Tutto il processo è stato filtrato dai media (...bianchi...) e l'altro giorno su E! c'era questa gente che diceva..ho capito più io del processo guardando la tv che la giuria.... ma capite?! Ma che mondo è? Perchè non è uscito il verdetto che tutti i benpensanti volevano non vuol dire per forza che sia sbagliato... la giustizia è corretta solo ad un senso a quanto pare...ma ciò si sapeva già.