Polvere di Stelle. Terminata: 1 capitolo. Rating: verde

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V e l e n o
00domenica 19 settembre 2010 21:59
One Shot
Come spiegare una cosa fortissimamente voluta e che viene strappata dalle proprie mani direttamente dal proprio cuore?
Forse non è possibile farlo.
Vi dico solo che questa piccola storia è nata inizialmente per partecipare ad un contest, ma poi quello che ne è uscito l'ho sentito talmente intimo da non volerlo più postare.
Adesso è qui, perché so che chi ama Michael può sentire gli stessi brividi che ho provato io scrivendola. [SM=x47984]
With L.O.V.E [SM=g27822]





"La caratteristica del buio è che ci galleggi dentro: tu e l'oscurità siete separati l'uno dall'altra perché l'oscurità è assenza di qualcosa, è un vuoto. La luce, al contrario, ti avvolge. Diventa parte di te." (Searle - Sunshine)


Si chiamava Sunshine, come la luce splendente del sole di mezzogiorno, come l'aurea abbagliante che ti colpisce in pieno gli occhi e non se ne va per dieci secondi lasciandoti stupito ad ammirare quel concentrato di energia, come il chiarore folgorante dell'esistenza.
Si chiamava Sunshine ed era una radiosa scintilla disillusa dalla vita.
Troppe delusioni, troppe sofferenze, troppo amaro disinganno per riuscire a credere nell'illusione della favola che finisce con la principessa che riesce a calzare la sua scarpetta e a sposare il bel principe azzurro.
La vita, quella vera, cammina a piedi nudi per riuscire a contare con assoluta certezza quanti tagli le provocano i vetri calpestati durante il tragitto per arrivare a destinazione.
Una destinazione sconosciuta il più delle volte.
Si chiamava Sunshine e aveva ventiquattro anni.
Ventiquattro anni di sofferenze, ventiquattro anni di lavori arrangiati, ventiquattro anni di non-genitori, non-fidanzati, non-amici.
Ventiquattro anni che le avevano insegnato che se si vuole una cosa, bisogna lottare con tutte le forze per ottenerla.
Niente ci viene regalato e tutto ciò che ci viene concesso ha un prezzo.

Così, adesso, per permettersi quel piccolo monolocale a Riverside cantava canzoni jazz con il suo piccolo gruppo che, oltre lei, comprendeva solo un pianista ed un bassista nei locali più alla moda della città, dove la vita vera non la conosceva nessuno.
Tutti impacchettati nelle loro belle e costose mise, avvolti nella loro superficiale esistenza fatta di serate mondane, appartamenti lussuosi in centro e gioielli il cui unico scopo era quello di decretare chi occupava il gradino più alto sulla scala immaginaria del benessere. Tutti impegnati nelle loro inutili preoccupazioni su come poter fare per evitare di pagare gli alimenti ad una ex-moglie di facciata, conquistata facilmente con il fascino e l'illusione della ricchezza e lasciata altrettanto facilmente con un biglietto sul tavolo o con un messaggio sul cellulare; intenti a fare la loro bella figura con la nuova fiamma seduti al tavolo in prima fila di uno dei tanti piano-bar.
Si chiamava Sunshine e stava bene nei suoi panni, nel suo piccolo chignon sulla testa, nelle sue decolté nere numero trentasei che usava sul palco e nelle sue scarpe da ginnastica dai lacci colorati che usava in qualsiasi altra occasione.
Si trovava bene nella solitudine della notte fonde, quando rientrava a casa stanca ma soddisfatta di aver fatto chiudere gli occhi a qualcuno ancora una volta con il suono melodioso della sua voce e si buttava distrattamente sul divano accompagnata dal dolce rumore delle fusa del suo gatto bianco e nero.
Si trovava bene con se stessa e male con tutti gli altri, per questo non era mai stata la ragazza più popolare della scuola, né la più corteggiata e nemmeno la capo cheerleader.
Studiava per non dover discutere con i professori, faceva sport per avere una valvola di sfogo, scriveva e disegnava per concretizzare la vita che avrebbe sempre voluto.
Ma quando, da bambina, non hai nessuno che ti racconta le favole è impossibile credere nel lieto fine da adulta.
Si chiamava Sunshine e conduceva la sua vita giorno dopo giorno, senza grandi aspettative dal domani in modo da non rimanere mai delusa.

Quel sabato sera del venticinque marzo 1994 si trovava nel camerino degli artisti del Blue Moon, noto locale d'alto rango sulla cinquantasettesima strada nell'Est di Riverside, pronta ad indossare la sua parrucca biondo platino e a raccogliere le ciocche in uno strettissimo chignon dietro la testa e ad indossare le sue ciglia finte che le avrebbero incorniciato gli occhi a mandorla in una gabbia nera misteriosa ed attraente.
Tutto procedeva regolarmente, lo smocking nero da uomo riadattato dalla sua vicina sarta affinché si adeguasse alla sua esile figura cadeva perfettamente sulla camicia bianca dal colletto esageratamente grande e un classico papillon di seta dava l'effetto finale: insinuare nei pensieri dei suoi spettatori il dubbio su chi avessero davvero davanti.
Un ultimo sguardo fugace allo specchio, una linea veloce sopra gli occhi disegnata accuratamente con il pennellino sottile dell'eyeliner, una spazzolata alle ormai già lunghe ciglia con il mascara ed era pronta. Pronta a reinventrarsi ancora una volta.
Salì sul palco con un passo lento ed elegante, si posizionò il microfono davanti alla bocca e chiuse gli occhi, sogno e sognatore di quella musica incredibile.


La serata proseguì nel migliore dei modi, il pubblico era caldo, gli applausi non si facevano aspettare troppo, la sintonia con il resto del gruppo funzionava come sempre: uno sguardo alla scaletta, un'occhiata ai due strumentisti e la magia iniziava.
Sunshine non smise per un momento di guardare quello strano ragazzo sul loggione, di solito tutti volevano il posto in prima fila davanti al palco come se così potessero accarezzare con mano le note che le uscivano dalla bocca, ma lui no.
Lui era solo in tutto il settore, l'unico ad aver voluto rimanere lontano dalla luce dell'occhio di bue che, di tanto in tanto, si staccava dalla band e faceva un giro in platea, l'unico che conosceva tutte le parole di tutte le canzoni a memoria, l'unico che la guardava con le mani conserte davanti al petto e non alla ricerca frenetica e disperata di altre mani da racchiudere nelle proprie.
Una giacca scura di velluto, un fedora nero calato su occhi stranamente coperti da un paio di occhiali da sole a specchio, nonostante le penombra avvolgesse tutto il locale, capelli lunghi e raccolti.
Gli rivolse un ultimo fugace sguardo prima di ritirarsi nuovamente nel camerino, dove sarebbe tornata la Sunshine di sempre e lui, per tutta risposta, si passò due dita sulla tesa del cappello in segno di saluto.
Sunshine pensò che quello strano ragazzo altro non era che un amante della buona musica e che non fosse minimamente interessato a lei, ma che a interessarlo era solo la melodia che diffondevano la tastiera ed il basso, si tolse la parrucca bionda, le ciglia finte, buttò il papillon con forza ad un angolo della stanza come se, insieme a lui, volasse anche la sua rabbia per una stupida e inconsistente illusione.
Quando uscì dal locale aveva sulle spalle il suo solito zaino Invicta e le sue solite scarpe da ginnastica con i lacci rosa a destra e quelli gialli a sinistra, si avviò verso la macchina ma quando ci fu abbastanza vicina da riuscire a distinguerla sotto la debole e romantica luce della luna, notò come qualcuno si fosse appoggiato sulla portiera dalla parte del passeggero. Sembrava che la stesse aspettando.
Insospettita e leggermente impaurita al pensiero che le cose terribili che si leggono sui giornali accadono alle persone normali e non a strani sconosciuti che fanno da cavie per far far pratica ai giornalisti, strinse nel pugno dentro alla tasca del cappotto il mazzo di chiavi di casa, cercando di darsi un tono e convincendosi che nessuno sarebbe rimasto in piedi dopo un colpo ben assestato.
Passo dopo passo si avvicinava sempre più alla sua Volvo e la strana figura non accennava a muoversi, ma continuava a fissarla intensamente da dietro due lenti scure ed un completo nero.
Sunshine piegò la testa in un movimento spontaneo e strinse ancora di più il mazzo di chiavi tra le dita.

-Ha bisogno di qualcosa?-
L'uomo si tolse gli occhiali probabilmente per rassicurarla e accennò un sorriso.

-Lei è la signorina che cantava nel locale giusto? Sarebbe così gentile da seguirmi per un istante? Ci sarebbe una persona che gradirebbe conoscerla.-
Parlò con una voce calma e rilassata, che apparentemente le sembrò innocua e amichevole girandosi ad indicare un enorme suv nero con i vetri oscurati e circondato da altri quattro omoni in giacca e cravatta e, anche loro, con indosso gli occhiali da sole.
Doveva essere scoppiata una nuova moda a Riverside senza che lei se ne fosse resa conto.
Sunshine aveva sempre avuto il vizio, un po' per gioco e un po' per passione, di cercare di capire le persone da pochi indizi. Chi si tormentava le mani durante una conversazione era esitante e imbarazzato, chi non guardava negli occhi il suo interlocutore era insicuro e poco deciso, chi rivolgeva lo sguardo al cielo era confuso e spaventato e così via; ma era assolutamente certa che nelle parole di chi parlava guardandoti dritto negli occhi, senza nessun accenno o tentazione di distogliere lo sguardo, c'era verità, sincerità e nessuna cattiva intenzione.
Forse fu per questo che fece cenno di si con la testa con grande stupore di quell'uomo grande e grosso che, magari, aveva immaginato di dover faticare molto di più per convincerla, che le tese il braccio galantemente e che la condusse verso la macchina. Quando vi furono davanti anche gli altri uomini la salutarono con un cenno del capo al quale lei rispose con un sorriso, qualcuno fece scorrere la portiera e l'uomo, che aveva scoperto chiamarsi Erik, le tese la mano invitandola a salire per poi richiudergliele alle spalle.
Una troppo debole lampadina si accese sul tettuccio grigio del Suv.
Un ragazzo seduto sui sedili in fondo, quelli più distanti.
Le mani intrecciate.
Gli occhiali a specchio.
Il fedora nero.
I capelli lunghi e raccolti.
Era lui, il ragazzo del loggione, la sua stupida e inconsistente illusione.
Ed era lì in carne ed ossa ad aspettarla.

-Complimenti, canti davvero bene ragazza, posso sapere il tuo nome per favore?-
Sunshine si sentì vacillare per un secondo nell'udire quelle parole e quella voce.
Nella penombra degli interni di quell'automobile le stava parlando Michael Jackson.

-Tu sei veramente chi credo che tu sia?-
Lo disse con calma, prendendo fiato ad ogni parola e cercando di scorgere quegli occhi neri che era sicura di aver visto solo nei suoi sogni, al di là del potente nascondiglio che avevano trovato.

-Si.-
Sunshine respirò profondamente ancora una volta. La calma è la virtù dei forti, glielo avevano sempre detto; calma, calma, calma, calma, se lo sentiva ripetere dalla più tenera età. Quando succedeva qualcosa, qualsiasi cosa, lei doveva restare calma. Ormai ci era abituata, quando una qualsiasi emozione prendeva il sopravvento sui suoi pensieri e i suoi sentimenti, lei chiudeva gli occhi, inspirava, contava fino a dieci prima di aprire bocca e dire qualcosa ed espirava.

-Va bene, ho capito. Posso sedermi?-
Il ragazzo fece cenno di si con la testa e Sunshine si poggiò sui sedili in pelle chiara nel posto più lontano rispetto al suo interlocutore.

-Più vicino per favore.-
Mormorò lui, spaventato, impaurito, confuso.
Doveva essere strano per una persona così abituata alla calca e alla folla urlante vivere dei momenti di assoluta pace e tranquillità con altre persone che non facevano parte del suo staff o della sua famiglia.
Sunshine prese allora posto poco distante da lui e lo guardò come un bambino curioso guarda la mamma dopo averle fatto una domanda importante.

-I tuoi occhi sono coperti da un velo opaco, come se quella pellicola ti aiutasse a vedere di meno le brutte cose che ti circondano. L'ho indossato io stesso per tanto tempo e forse non me ne sono ancora liberato del tutto.-
Mentre finiva di pronunciare il discorso si portò le mani ai lati della testa e si sfilò gli occhiali lentamente, come un guerriero che si libera dell'armatura in piena battaglia.
Aveva ragione: i loro occhi erano assolutamente identici.
-Hai voglia di venire con me in un posto?-

No, non ne aveva voglia.
Voleva tornare nell'intimità della sua casa, al sicuro e al riparo da qualsiasi sentimento.
Ma annuì lentamente rivolgendo lo sguardo verso il parcheggio desolato e un istante dopo vide la sua Volvo allontanarsi dai suoi occhi.
Dopo poco più di mezz'ora i grandi cancelli di Neverland apparirono maestosi e scintillanti alle loro viste, contratte in due espressioni completamente opposte.
Da una parte le pupille spalancate di Sunshine che, mai in vita sua, avevano incontrato tanto lusso e tanta imponenza, dall'altra quelle di Michael che sorridevano felici di aver regalato una nuova emozione ad una persona.
L'enorme parco del ranch era lì, a portata di mano, pronto a farsi ammirare da occhi avidi e curiosi di percepirne ogni più piccolo sussurro. L'incanto di quella vallata pittoresca sembrava creare un mondo irreale, quasi fiabesco e tremendamente suggestivo.
Lì il tempo si era fermato in una bolla trasparente che ne aveva catturato i respiri, le risate, le gocce di rugiade sulle foglie degli alberi al mattino presto. Lì il mondo non esisteva. Esisteva solo la fantasia.

La macchina si fermò e subito apparve Erik che li aiutò a scendere e ripartì per portare il Suv in garage.
Michael si mise davanti a Sunshine interrompendo il suo fantasticare e deliziandola del suo volto alla debole luce della luna.

-Vieni, ti porto a vedere una cosa.-
E così dicendo la prese per mano e la condusse ai piedi di uno strapiombo dove era stato posizionato, con saggia maestria e intelligenza, un pianoforte a coda nero lucido che le tolse per un attimo i respiri dal petto.
Sotto di loro si estendeva l'intera vallata, con le proprie luci ed i propri giochi di colore.
Stando là sopra si aveva la sensazione di poter dominare il mondo intero.
Michael si accomodò sullo sgabello in pelle e prese a muovere le dita su quei tasti bianchi e neri.



Quando la musica finì di riempire l'aria intorno a loro Michael posò le mani sulle gambe e si voltò verso l'infinito di quel panorama mozzafiato dandole le spalle.

-Tra due mesi mi sposo.-
Esordì così, con quelle cinque parole pronunciate tutte d'un fiato e con i palmi delle mani poggiati sulle ginocchia; lo sguardo rivolto alla luna, come se in lei cercasse sollievo dalla fitta allo stomaco che quella frase gli aveva procurato.

<i>-Uh, auguri.-</i>
Fu la cosa più spontanea e naturale che Sunshine riuscì a dire.

-Non è amore, non ancora, ma lo sarà presto e io e lei saremo felici per il resto delle nostre vite.-
Continuava a guardare il vuoto cercando un perché alla sua irrefrenabile voglia di confidare le sue più intime preoccupazioni ad una sconosciuta.

-Di solito non funziona così-
Sunshine non riuscì a celare abbastanza quella sua inappropriata considerazione che arrivò senza ritegno alle orecchie di Michael facendolo sospirare sonoramente.

-Non funzionano mai così le cose quando si tratta di me.-
Un altro sospiro.

-Perché mi hai portata qui?-
Sunshine si era alzata in piedi e si era avvicinata alla schiena di Michael, captando gli estasianti odori dei suoi folti capelli.

-Voglio qualcuno da amare e che mi ami con tutta se stessa. Voglio qualcuno che mi stringa forte, che abbia il coraggio di sopportare le lacrime di Michael Jackson. Voglio non addormentarmi da solo sprofondando nel terrore che le tenebre scaturiscono. Voglio qualcuno che mi capisca.
O che faccia finta di capire.
Per una notte soltanto.
Posso pagarti se vuoi.-




Si chiamava Sunshine e non si sentiva lusingata o intimidita da quella richiesta, si sentiva semplicemente umana, come forse tante altre persone non si erano mai sentite nell'intero corso delle loro vite.
Si chiamava Sunshine e non volle denaro quella sera, perché l'abbraccio di quell'uomo tanto potente quanto fragile le scatenò dentro una tempesta di emozioni che, se dotate di parola, avrebbero potuto cantare al suo posto in tutte le restanti serate della sua carriera.

Si chiamava Sunshine e, in quel buio sconosciuto e insignificante per tutti eccetto loro due, era stata la luce splendente del sole di mezzogiorno... In piena notte.
manu 62
00domenica 19 settembre 2010 22:10
è stupenda!L'avevo già letta ma non mi sono fatta sfuggire l'opportunità di gustarmela di nuovo.Grazie!
V e l e n o
00domenica 19 settembre 2010 22:13
Grazie mille a te Manu per il commento, non sai quanto sia apprezzato.
Ti ho notata per la tua schiettezza e sincerità e mi fa immensamente piacere che queste mie poche righe ti siano piaciute.

Gentilissima [SM=g27822]
Anto (girl on the line)
00domenica 19 settembre 2010 22:27
Giulia,ho letto questa storia con molto piacere,e sono felicissima che tu abbia deciso di postarla,condividendo una cosa così intima con noi.
Hai un bel modo di scrivere,mi complimento con te [SM=g27822]
Mi sono emozionata molto [SM=g27819] spero di poter leggere ancora qualcosa di tuo!
Un bacio [SM=g27838]
Anto.
mimma58
00domenica 19 settembre 2010 22:34
La leggo per la prima volta,bellissimo!Anche la musica ,al pianoforte,mi piace.Grazie Giulia!
V e l e n o
00domenica 19 settembre 2010 22:48
Grazie a voi ragazze [SM=g27821]
E' un piacere poter condividere tutto questo con chi ha Michael nel cuore. [SM=g27822]
BEAT IT 81
00domenica 19 settembre 2010 22:54
Questa tua One Shot è bellissima, mi piace il modo in cui è scritta, come hai descritto Sushine e il bisogno d'amore di Michael, che poi, è quello di tutti noi, xè tutti abbiamo bisogno d'Amore, di qualcuno da amare e che ci ami. Bellissima davvero e molto emozionante, spero davvero che scriverai ancora qlc. Baci Sara
Effulgent.
00domenica 19 settembre 2010 23:12
Tesoro bello sai già quanto ti ammiri come scrittrice.
Questo estratto della tua bravura non fa eccezione,anzi,se possibile splende ancora di più..non a caso è Polvere di stelle...
Grazie perchè mi permetti di ritrovare Michael anche sono per un attimo,nelle tue parole e nell'emozione che ne scaturisce. Penso che sia un dono,tuo sicuramente,suo che ci ispira tanto da farcelo arrivare...
mjjelena
00lunedì 20 settembre 2010 08:58
Tesorino mio... tu lo sai quanto io apprezzi il tuo modo di scrivere [SM=g27836] e questa one-shot ne è un fulgido esempio! [SM=g27838]
Rileggerla è sempre un tuffo in una dimensione fantastica... grazie per questo bellissimo sogno che ci hai regalato [SM=x47981] [SM=x47938]
marty.jackson
00lunedì 20 settembre 2010 13:15
complimenti bellissima! mi piace il modo in cui scrivi! spero di poter leggere qualcos' altro di tuo! baci [SM=x47938]
lisalovemichael
00lunedì 20 settembre 2010 15:55
Mi hai incantata, Giulia... [SM=g27821] [SM=g27822]
Molto, molto bello ciò che hai scritto, specie verso la fine...
E poi "Claire de lune" per tutte noi significa qualcosa di veramente speciale legato a Michael...
V e l e n o
00lunedì 20 settembre 2010 16:48
Grazie di nuovo a tutte voi [SM=g27822]
A costo di risultare terribilmente banale e scontata, vi ripeto nuovamente che i vostri commenti sono vero e proprio oro per il mio (super [SM=g27824] ) ego.
Ciò che apprezzo maggiormente di questo Forum (contrariamente a gran parte degli altri che ho visitato) è che è costituito da persone mature e pensanti, che esprimono i loro commenti con sincerità e che non si tirano indietro dal criticare intelligentemente (almeno per quello che ho letto in giro [SM=g27822] )
Devo ammettere che questo, sebbene da una parte possa inibire, è un grande stimolo a mettersi in gioco e una grande soddisfazione nel vedere che ciò che si è provato a fare, alla fine, venga apprezzato.

Grazie ancora! [SM=x47938]
(Ah, giuro che di solito non sono così logorroica [SM=x47935] [SM=g27824] )
ely jackson95
00lunedì 20 settembre 2010 18:39
wow! sn senza parole!! il tuo modo di scrivere ti prende csì tanto ke potrei stare qui a leggerti fino a domani!!
è bellissima e molto emozionante!! complimenti!! [SM=g27811]
grz x averla condivisa cn noi!! [SM=x47938]
ludo.94
00lunedì 20 settembre 2010 18:54
una nuova one-shot!!! che bello!!!
Veleno(non vorrei sbagliare,ti chiami Giulia? in un topic ho visto così,ma non vorrei sbagliarmi... [SM=g27835] ) sei bravissima a scrivere complimenti!! descrvi molto bene le sensazioni dei personaggi,e in poche righe sei riuscita a farmi capire al meglio il carattere di Sunshine,bravissima!! adesso però hai alimentato la mia curiosità!! vorrei leggere qualcos'altro di tuo,chissà magari una fan fiction [SM=g27822] [SM=g27823] !!
un bacio,Ludo! [SM=x47938]
V e l e n o
00lunedì 20 settembre 2010 19:12
Grazie mille Ludo e si, mi chiamo giulia [SM=g27822]
Di fan fiction ne ho scritte altre due finite e una che è in fase di stesura! Appena troverò un po' più di tempo libero magari le posterò anche qui [SM=g27822] Qualche commento in più non fa mai male [SM=g27824]

Baci e grazie ancora [SM=x47938]

..E grazie anche a te Ely, gentilissima [SM=x47981]
DangerousLucy
00lunedì 20 settembre 2010 21:04
Giuly sono senza parole!!! di un atmosfera pazzesca questo tuo racconto!!! attraverszo le parole vedo l'atmosfera in penombra del locale, quello del suv e di neverland al chiaro di luna...una luce bluastra accompagna il tuo racconto...quella della notte, che cela i dettagli ma fa vedere l'anima!!!

grande!

con stima e affetto sincero!

Lu
V e l e n o
00lunedì 20 settembre 2010 21:33
Oooooohhhh Lucyyyy [SM=x47984]
E io adesso come ti rispondo? [SM=x47984]
E' un commento meravigliosamente stupendo che espresso da una scrittrice estremamente talentuosa come te mi fa gioire ai massimi livelli [SM=g27838]

La stima e l'affetto sono assolutamente reciproci tesoro [SM=x47938]
L.O.V.E.forever
00martedì 18 gennaio 2011 20:55
bellissima,complimenti!
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