Parliamo di Roberto Saviano

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AntonellaP85
00martedì 15 marzo 2011 19:00
Ieri sera sono stata alla Feltrinelli di Bari per un incontro con Roberto Saviano, che ha presentato il suo ultimo libro 'Vieni via con me', ma più in generale ha parlato di diversi argomenti, dall'uso della diffamazione per distruggere qualcuno, ma 'macchina del fango', alla necessità di informarsi e conoscere per non farsi manipolare dal Potere. Ho visto che non c'è alcun topic ufficiale per parlare di questo scrittore eccezionale e ho pensato di aprirlo. Ho scritto anche un articolo sulla serata, appena viene caricato sul sito ve lo posto e ditemi che cosa ne pensate.
EDIT: questo è l'articolo che ho scritto per un blog di informazione con cui collaboro www.lalternativa.it/saviano-a-bari-la-macchina-del-fango-contro-chi-racconta-la...
(Miss Piggy)
00mercoledì 16 marzo 2011 11:45
Visto che nessuno osa entrare in questo topic [SM=g27827] ....

Cavolo Antonella, complimenti davvero, bell'articolo [SM=x47932] : dettagliato, di ampio respiro e rivelatore di come svolgi il tuo lavoro. Avresti potuto limitarti a raccontare la serata e quello che ha detto lui, invece le parti migliori sono proprio quelle "riempite" da te.
Fine dell'angolo di Lino Linguetta [SM=x47979] .

Unico appunto formale, proprio perchè sono rognosa anch'io, è che Antonino Caponnetto sembra morto ammazzato mentre è morto di malattia. Almeno così mi risulta.

E c'è una frase che mi ha fatto venire subito in mente le vicende di Michael, “l’elemento della diffamazione è la verosimiglianza, l’insinuazione del dubbio, del gossip, l’uso della superficialità.." [SM=g27813] .

Su Saviano non so cosa aggiungere...quello che c'è da dire e che stanno cercando di fargli l'hai spiegato benissimo tu.
Io, tra l'altro, ammetto di non aver letto Gomorra e di non aver intenzione di farlo in tempi brevi (ma ho visto il film [SM=g27828] , come si dice in questi casi, pur sapendo che rappresenta solo una parte di quanto racconta), ma proprio perchè credo di sapere che cavolo di verminai scopre.
Forse erroneamente, credo di essere abbastanza consapevole, ma non ho sempre voglia di conoscere tutte le malefatte che vengono commesse al mondo...il cervello umano (il mio, almeno) non ce la fa proprio a sopportarle. E' anche il motivo per cui faccio ormai molta fatica a guardare Report o Presa diretta, sopratutto quando trattano argomenti che sento e che so mi faranno imbufalire.

E intanto ti comunico che ho intenzione di girare il tuo articolo a un pò di miei amici.
tagea
00mercoledì 16 marzo 2011 14:11
Complimenti per l'articolo Antonella,lo trovo molto ben fatto.Tante parole dette da Saviano sono condivisibili e spesso schiacciano i tasti giusti che provocano il risentimento di tanti nei suoi confronti.
Per farla breve :"La verità fa male!"
brurob53
00mercoledì 16 marzo 2011 14:13
Davvero un bell'articolo,lo farò leggere a mia figlia che è grande estimatrice di Roberto, che ha letto Gomorra e che ha già messo nel carrello l'ultimo libro.
JIre
00mercoledì 16 marzo 2011 14:27
Vogliamo la Paparella a tiratura nazionale!!! [SM=x47932] [SM=x47932] [SM=x47983] [SM=x47983] [SM=x47983]
Victoryfan
00mercoledì 16 marzo 2011 15:29
Grande articolo...Bravissima Antonella... [SM=x47932]

Mi unisco a Miss Piggy nel chiederti delucidazioni su Caponnetto....se ti aggrada naturalmente... [SM=g27817]


P.S. L'altra sera dalla Gruber c'era proprio Saviano ospite..ho notato che la maggior parte del pubblico in libreria era costituito da donne...giovani e belle...ma merita? [SM=x47979]
AntonellaP85
00mercoledì 16 marzo 2011 15:31
In realtà Caponnetto è effettivamente morto anziano di malattia, è stato citato per la questione della macchina del fango, diciamo una morte morale.
Victoryfan
00mercoledì 16 marzo 2011 15:39
Re:
AntonellaP85, 16/03/2011 15.31:

In realtà Caponnetto è effettivamente morto anziano di malattia, è stato citato per la questione della macchina del fango, diciamo una morte morale.




Si..hai proprio ragione... [SM=g27813]

Ti rinnovo i miei complimenti...ma ancora non mi hai detto com'era Saviano...di persona personalmente..diciamo.. [SM=g27828]

AntonellaP85
00mercoledì 16 marzo 2011 15:52
Re: Re:
Victoryfan, 16/03/2011 15.39:




Si..hai proprio ragione... [SM=g27813]

Ti rinnovo i miei complimenti...ma ancora non mi hai detto com'era Saviano...di persona personalmente..diciamo.. [SM=g27828]





Affascinante e magnetico, una persona veramente pulita e trasparente, così come lo vedi. Ti rapisce.
Antonella-60
00mercoledì 16 marzo 2011 16:55

La mia quasi-figlia quante soddisfazioni mi da.... [SM=x47938]

Questo è il coraggio delle parole dal quale tutti dovrebbero trarre esempio, spunti di riflessione e scelte d'azione per il ripristino della legalità.

Haruki__
00giovedì 17 marzo 2011 23:58
Ecco una parte del discorso fatto a Bari

rossijack
00venerdì 18 marzo 2011 20:44
Saviano, nel nostro tempo,cosi' scarno di persone sincere e pulite,non asserviSte al potente di turno,rappresenta un simbolo,un uomo al quale ispirarsi,non solo da ammirare. Quello che conquista e' la sua spiritualita',direi anche la sua consapevolezza,oltre che quell'aura magnetica.E' vergognoso che Berlusconi lo abbia ritenuto uno dei colpevoli della cattiva immagine del nostro Paese,dimenticando la denuncia sociale resa con Gomorra,che gli e' costata la liberta'.Rimasi indignata quando ,in una trasmissione televisiva,alcuni giovani del suo paese d'origine dichiararono che fosse un bugiardo,uno che aveva inventato tutto per fare soldi,buttando fango su quel territorio.
Lo ammiro anch'io ma non vorrei diventasse un fenomeno commerciale,perdendo cosi' il suo valore importante di testimone oltre che di uomo scevro dal servilismo della penna ampiamente diffuso oggigiorno!
Rarronno
00venerdì 18 marzo 2011 23:11
Re:
rossijack, 18/03/2011 20.44:


Lo ammiro anch'io ma non vorrei diventasse un fenomeno commerciale,perdendo cosi' il suo valore importante di testimone oltre che di uomo scevro dal servilismo della penna ampiamente diffuso oggigiorno!



Lo è diventato. O meglio è diventato una popstar (indubbiamente positiva) che divide il pubblico.

Una certa “cultura” se ne è impossessata, e la parte avversa - a cui pure Saviano non si era mai dimostrato ostile – gli si è buttato contro.

Così è diventato un eroe senza macchia per qualcuno e un cialtrone per altri.

Lui ha sbagliato e si è sovraesposto, diventando un po’ “prezzemolino” e trattando anche di argomenti che non maneggiava particolarmente bene, rischiando così di rovinare quello che di buono ha fatto denunciando quello che ha denunciato.

Professionalmente gli riconosco un grande fascino, una grande passione e la buona fede, ma francamente non mi spiego come abbia potuto diventare un’icona dato che – e qui mi attirerò degli insulti - ritengo che non abbia talento sufficiente per fare quello che fa.

Non è incisivo in TV: ho provato a guardare la trasmissione con Fazio e altri monologhi e lui incespicava e annoiava. Nessuna abilità retorica insomma.
E’ uno scrittore non particolarmente abile: Gomorra l’ho trovato francamente mal scritto, ai limiti dell’illeggibilità.

Detto questo, spero che si metta a fare il giornalista di “mafia”, mollando la TV e questo suo ruolo iconico. Ha la preparazione e la passione per fare molto bene.
(Miss Piggy)
00domenica 20 marzo 2011 01:50
Rarronno, io non ti insulto di certo....un altro motivo per cui non ho mai letto Gomorra è che anche i suoi articoli riesco a finirli raramente...non so neanche io dirti il perchè, ma li trovo pesanti.
Sono d'accordo anche sui monologhi in tv (magari però dire che non ha nessuna abilità retorica è un pò troppo [SM=g27817] ) e sul fatto che stia rischiando la sovraesposizione....ma se pensiamo alla vita che fa, non riesco a fargli una colpa di questa sua voglia di bagni di folla e di consenso.
rossijack
00domenica 20 marzo 2011 16:04
Rispetto i gusti degli altri,ma Gomorra ha un linguaggio nudo e crudo che ben rende la situazione sociale di quei luoghi,l'incuria e la mancanza di interesse delle istituzioni,l'abbandono da tutti i punti di vista dei quartieri periferici,come quello di Scampia,la cui realta' mi e' nota avendoci lavorato per ben nove anni per scelta.Capisco che chi non conosce quelle realta' trovi pesante il suo linguaggio ma non ce n'e'un altro per descrivere faccende che i nostri politici hanno incrementato e continuano a farlo.
La spiritualita' di Saviano si coglie in tutta la sua essenza nel libro"La bellezza e l'inferno",in cui tratta di argomenti vari ,con una capacita' di introspezione sorprendente in una persona cosi' giovane!
Credo che ,avendo perso la cosa piu'preziosa della vita,la liberta',abbia fatto della denuncia la missione della sua vita e ne e' testimone nel mondo,non vediamo la sua presenza in TV o nel mondo culturale solo come un bisogno narcisistico!
AntonellaP85
00giovedì 1 marzo 2012 16:43
Dopo tanto tempo riesumo questo topic [SM=g27828] perché, non se avete letto, è nata una polemica in seguito a un articolo di Saviano uscito su Repubblica un paio di giorni f: una recensione di un libro sulla Sinistra italiana, che secondo molti (giustamente) è pieno di assurdità e inesattezze storiche e di giudizio. Mi spiace dirlo, ma Saviano da un po' mi sta deludendo parecchio. Si avventura in terreni che non sono i suoi e non ha la competenza sufficiente per farlo, ultimamente troppo spesso. Fare i tuttologi è pericoloso, se non hai le basi per farlo. Dovrebbe parlare di ciò che conosce. Questo articolo è veramente allucinante e pieno di cavolate e non è la prima volta che Saviano la fa fuori dal vaso, ad esempio con le assurde affermazioni su Israele bandiera del rispetto dei diritti umani (fu infatti ripreso dal volontario Vittorio Arrigoni, morto qualche mese fa, non so se lo ricordate). O addirittura ha raccontato in una intervista di essere un assiduo lettore di Julius Evola (lascio a voi le ricerche su questo soggetto...). Sono veramente allibita e delusa.

www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/02/28/news/elogio_dei_riformisti-3...

Elogio dei riformisti
La tolleranza di Turati, quella piccola lezione per una sinistra smarrita. Un saggio ripercorre la figura del leader socialista e una tradizione da sempre minoritaria in Italia
di ROBERTO SAVIANO


Che cosa significa essere di sinistra? È possibile ancora esserlo? Sentire nel profondo di appartenere a una storia di libertà, a una tradizione di critica sociale e di sogno, a un percorso che sembra essersi lacerato, reciso. Con un immenso passato e un futuro incerto? E soprattutto di quale sinistra parliamo e di quale tradizione? E come si coniugano le due anime della sinistra, quella riformista e quella rivoluzionaria? Che genere di dialogo c'è stato tra loro?

Domande che affliggono militanti, intellettuali e uomini di partito. Domande che affliggono me da sempre. Alessandro Orsini giovane professore napoletano di Sociologia Politica all'Università di Roma Tor Vergata ha provato a dare delle risposte. Ha scritto un libro intitolato Gramsci e Turati. Le due sinistre (Rubettino). Il titolo sembra presentare un saggio, di quelli accademici, lunghi e tortuosi. E invece credo sia la più bella riflessione teorica sulla sinistra fatta negli ultimi anni. Che non ha paura di maneggiare materia delicata. Alessandro Orsini ci presenta due anime della sinistra storica italiana (esemplificate in Gramsci e Turati) e ci mostra come, nel tempo, una abbia avuto il sopravvento sull'altra. L'idea da cui parte Alessandro Orsini è semplice: i comunisti hanno educato generazioni di militanti a definire gli avversari politici dei pericolosi nemici, ad insultarli ed irriderli. Fa un certo effetto rileggere le parole con cui un intellettuale raffinato come Gramsci definiva un avversario, non importa quale: "La sua personalità ha per noi, in confronto della storia, la stessa importanza di uno straccio mestruato". Invitava i suoi lettori a ricorrere alle parolacce e all'insulto personale contro gli avversari che si lamentavano delle offese ricevute: "Per noi chiamare uno porco se è un porco, non è volgarità, è proprietà di linguaggio". Arrivò persino a tessere l'elogio del "cazzotto in faccia" contro i deputati liberali. I pugni, diceva, dovevano essere un "programma politico" e non un episodio isolato. Certo, il pensiero di Gramsci non può essere confinato in questo tratto violento, e d'altronde le sue parole risentivano l'influenza della retorica politica dell'epoca, che era (non solo a sinistra) accesa, virulenta, pirotecnica. Il politicamente corretto non era stato ancora inventato. Eppure, in quegli stessi anni Filippo Turati, dimenticato pensatore e leader del partito socialista, conduceva una tenacissima battaglia per educare al rispetto degli avversari politici nel tentativo di coniugare socialismo e liberalismo: "Tutte le opinioni meritano di essere rispettate. La violenza, l'insulto e l'intolleranza rappresentano la negazione del socialismo. Bisogna coltivare il diritto a essere eretici. Il diritto all'eresia è il diritto al dissenso. Non può esistere il socialismo dove non esiste la libertà".

Orsini raccoglie e analizza brani, scritti, testimonianze, che mostrano come quel vizio d'origine abbia influenzato e condizionato la vita a sinistra, e come l'eredità peggiore della pedagogia dell'intolleranza edificata per un secolo dal Partito Comunista sopravviva ancora. Naturalmente, oggi, nel Pd erede del Pci, non c'è più traccia di quel massimalismo verboso e violento, e anche il linguaggio della Sel di Vendola è molto meno acceso.
Ma c'è invece, fuori dal Parlamento, una certa sinistra che vive di dogmi. Sono i sopravvissuti di un estremismo massimalista che sostiene di avere la verità unica tra le mani. Loro sono i seguaci dell'unica idea possibile di libertà, tutto quello che dicono e pensano non può che essere il giusto. Amano Cuba e non rispondono dei crimini della dittatura castrista - mi è capitato di parlare con persone diffidenti verso Yoani Sánchez solo perché in questo momento rappresenta una voce critica da Cuba - , non rispondono dei crimini di Hamas o Hezbollah, hanno in simpatia regimi ferocissimi solo perché antiamericani, tollerano le peggiori barbarie e si indignano per le contraddizioni delle democrazie. Per loro tutti gli altri sono venduti. Mai che li sfiori l'idea che essere marginali e inascoltati nel loro caso non è sinonimo di purezza, ma spesso semplicemente mancanza di merito.
Turati a tutto questo avrebbe pacificamente opposto il diritto a essere eretici, che Orsini ritiene essere il suo più importante lascito pedagogico. Questo fondamentale diritto ha trovato la formulazione più alta nell'elogio di Satana, metafora estrema dell'amore per l'eresia e dell'odio per i roghi. Satana, provoca Turati, è il padre dei riformisti: "Non siamo asceti che temono i contatti della carne, siamo figli di Satana (...). Se domani viene da me il Re, il Papa, lo Scià di Persia, il Gran Khan della Tartaria, il presidente di una repubblica americana, non per questo rinuncio alle mie idee. Non per questo transigo o faccio atto d'omaggio, ma resto quello che sono, e ciascuno di noi rimane quello che è".

Ma l'odio per i riformisti, - spiega Orsini - è il pilastro della pedagogia dell'intolleranza. Dal momento che i riformisti cercano di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori qui e ora, sono percepiti da certi rivoluzionari come alleati dei capitalisti. Questo libro dimostra come, nella cultura rivoluzionaria, il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori sia un bene (come diceva Labriola) perché accresce l'odio contro il sistema e rilancia l'iniziativa rivoluzionaria: è il famigerato tanto peggio tanto meglio. I riformisti, invece, non credono nella società perfetta, ma in una società migliore che innalzi progressivamente il livello culturale dei lavoratori e migliori le loro condizioni di vita anche attraverso la partecipazione attiva alla gestione della cosa pubblica. I riformisti - spiegava Turati - sono realisti e tolleranti. Realisti perché credono che non sia possibile costruire una società in cui siano banditi per sempre i conflitti. Tolleranti perché, rifiutando il perfettismo, si pongono al riparo dalla convinzione di avere avuto accesso alla verità ultima sul significato della storia. Turati pagò a caro prezzo la sua durissima battaglia contro la pedagogia dell'intolleranza. Quando morì in esilio, in condizioni di povertà, Palmiro Togliatti scrisse un articolo su Lo Stato Operaio, in cui affermò che era stato "il più corrotto, il più spregevole, il più ripugnante tra tutti gli uomini della sinistra".

Consiglio questo libro a chi si sente smarrito a sinistra. Potrebbe essere uno strumento di comprensione e soprattutto, credo, di difesa. Difenderebbe il giovane lettore dai nemici del dialogo, dai fautori del litigio, dagli attaccabrighe pronti a parlare in nome della classe operaia, degli emarginati, degli "invisibili", dai pacifisti talmente violenti da usare la pace come strumento di aggressione per chiunque la pensi diversamente. Turati aiuta a comprendere quanta potenza ci sia nel riformismo, che molti considerano pensiero debole, pavido, direbbero persino sfigato. Il riformismo di cui parla Turati fa paura ai poteri, alle corporazioni, alle caste, perché prova, cercando consenso, ponendosi dubbi, ragionando e confrontandosi, di risolvere le contraddizioni qui e ora. Coinvolgendo persone, non spaventandole o estromettendole perché "contaminate". Non è un caso che i fascisti prima e brigatisti poi avessero in odio soprattutto i riformisti. Non è un caso che i fascisti temessero Matteotti che aveva denunciato brogli elettorali. Non è un caso che i brigatisti temessero i giudici riformisti, i funzionari di Stato efficienti. Perché per loro i corrotti e i reazionari erano alleati che confermavano la loro idea di Stato da abbattere e non da migliorare.

Per Turati il marxismo non può essere considerato un "ricettario perpetuo" in cui trovare la soluzione a tutti i problemi perché uno stesso problema, come l'emancipazione dei lavoratori, può richiedere soluzioni differenti in base ai contesti, ai periodi storici e alle risorse disponibili in un dato momento. Meglio diffidare da coloro che affermano di sapere tutto in anticipo; meglio "confessarci ignoranti"". Turati era convinto che la prospettiva culturale da cui guardiamo il mondo fosse decisiva per lo sviluppo delle nostre azioni. Questa è la ragione per cui attribuiva la massima importanza al ruolo dell'educazione politica: prima di trasformare il mondo, occorre aprire la mente e confrontarsi con i propri pregiudizi. Le certezze assolute fiaccano anche le intelligenze più acute: la pedagogia della tolleranza è il primo passo per la costruzione di una società migliore.
rossijack
00giovedì 1 marzo 2012 19:13
Grazie per avere riportato l'articolo!
Ci sono molte verita',come la crisi d'identita' della sinistra e la mancanza di dialogo tra la parte moderata e quella piu' estrema,l'incapacita' a saper osare per paura.
L'articolo,pero',e' molto farraginoso e contorto,proprio a livello stilistico,non e' agevole da leggere...di lui ammiro proprio la chiarezza del linguaggio che qui non ritrovo!
Ripeto cio' che ho scritto precedentemente:non vorrei si lasciasse prendere la mano e diventare un fenomeno commerciale che disquisisce su tutto!Io questo articolo non lo sento"sentito",e' molto cerebrale!
Victoryfan
00venerdì 2 marzo 2012 19:43
Alessandro Orsini giovane professore napoletano di Sociologia Politica all'Università di Roma Tor Vergata ha provato a dare delle risposte. Ha scritto un libro intitolato Gramsci e Turati.


Ecco partirei da questa frase. Non ho letto il libro in questione ma essendo l'opera di un docente, dunque un'opera di ricerca, propone una teoria che va confutata con argomentazioni appropriate. Dunque non mi scandalizzo più di tanto e l'articolo di Saviano mi sembra invece interessante.
Credo che la posizione di Gramsci nei confronti del "nemico" sia da rapportare alla dolorosa esperienza da lui vissuta ed anche al contesto storico in cui si è trovato ad operare..ma è indubbio che la figura di Turati sia una delle più significative del primo novecento e purtroppo poco conosciuta. Mi sono sempre chiesta che cosa sarebbe stato dell'Europa se la visione di Turati in Italia e quella di Bernstein in Germania fossero riuscite a prevalere...D'altronde la corrente massimalista del citato Labriola non trovò altro sbocco alla grande crisi della borghesia che la dittatura di Mussolini che proveniva proprio dalle fila massimaliste del partito socialista!
Devo ammettere di ritrovarmi nelle parole di Saviano soprattutto per quanto riguarda le critiche rivolte alla sinistra extraparlamentare, incapace spesso di dare una lettura non dogmatica della storia dei regimi totalitari e non e che mi appare lontana dalla realtà quotidiana ed ancora legata allo schema destra-sinistra che, come giustamente afferma Cacciari, non ha più ragion d'essere. Un discorso simile può essere fatto riguardo al PD, la cui stessa mancanza di coesione risulta essere molto grave e ormai patologica per un partito che ha velleità di governo. Il problema che pone Saviano è reale ed irrisolto: la sinistra che tanto ha fatto per questo paese, anche culturalmente parlando, è da decenni in una crisi profonda e ripiegata su se stessa...incapace di dare risposte e di rappresentare le forze più vitali di questo paese.
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