Odor di elezioni: chiude l'informazione

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angelico
00domenica 23 gennaio 2011 14:27
Proposta del Pdl per laRAI:trattare lo stesso tema1sola volta ogni8giorni.Se al lunedì Vespa parla dei festini,Floris e Santoro non possono + farlo
Bugiardino Rai: una notizia
ogni otto giorni con contraddittorio Proposta Pdl: un tema a settimana. Nel mirino Annozero e Ballarò (per il no alla telefonata di B.). Lucia Annunziata: "Elezioni vicine, preparano il bavaglio"Già il titolo promette tanto: atto di indirizzo sul pluralismo della Commissione parlamentare di Vigilanza per la Rai. Istruzioni per l’uso per il Consiglio di amministrazione di viale Mazzini che – ricordate la serrata per la par condicio? – può interpretarle a modo suo. Il deputato Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza, ieri ha presentato la sua bozza. Un manifesto, in pochi punti, per dire: noi, maggioranza al governo, vediamo così il servizio pubblico. O meglio, prescriviamo: “Per garantire l’originalità dei palinsesti è opportuno, in linea generale – si legge – che i temi prevalenti trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell’arco di otto giorni successivi alla loro messa in onda”.

Tradotto: se il lunedì Porta a Porta (Raiuno), nel suo stile, parla di Ruby e dei festini di Arcore, Ballarò (Raitre) il martedì e Annozero (Raidue) il giovedì devono tacere. Ma se il pensiero è unico, il conduttore è doppio. Perché Butti immagina due “giornalisti di diversa estrazione culturale” (di che tipo?) a moderare un dibattito in studio: “La Rai deve studiare e sperimentare”. Gianluigi Paragone (l’Ultima parola) boccia l’idea: “Sbagliata. C’è il rischio che il talk-show sia monopolizzato dai conduttori e che si crei confusione”. E sui temi da non sovrapporre è ironico: “A me che vado in onda il venerdì resta solo l’anticipo della Domenica sportiva”. Lucia Annunziata (In Mezz’ora) sente odore di chiusura: “S’avvicinano le elezioni. E per questo si preparano a sospendere l’informazione”. E c’è un secondo indizio, rivelato la settimana scorsa dal Fatto Quotidiano, il direttore generale Masi ha congelato i palinsesti che vanno da marzo a giugno, proprio nella parentesi utile per il voto.

Ma nel dibattito in Vigilanza, in un’aula deserta, non poteva mancare l’argomento Annozero, editoriale di Marco Travaglio e contraddittorio. Butti non l’ha dimenticato, e l’ha inserito nel suo documento che, soltanto tra un paio di settimane, verrà votato nella commissione presieduta da Sergio Zavoli e poi recepito dal Cda di viale Mazzini: “Quando la trasmissione prevede l’intervento di un opinionista a sostegno di una tesi, è indispensabile garantire uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali”. Il testo del Partito democratico, relatore Fabrizio Morri, è (molto) più morbido e fa soltanto un riferimento ad Augusto Minzolini: “I direttori di rete e di testata devono evitare di rappresentare i propri giudizi personali o valutazioni che non siano improntati alla massima imparzialità e obiettività”.

Ieri in Rai e dintorni politici erano impegnati a polemizzare con Giovanni Floris che, a differenza di sempre, non ha passato in diretta la telefonata di Silvio Berlusconi, ma l’ha invitato in studio per martedì prossimo sul tema Ruby e per le inchieste della Procura di Milano. L’accusa più significativa è arrivata dal consigliere di viale Mazzini in quota Pdl, anzi fedelissimo del premier, Antonio Verro: “È intollerabile che il conduttore di una trasmissione del servizio pubblico si permetta di decidere di non mandare in onda la telefonata del presidente del Consiglio”. E Floris s’è difeso citando i precedenti, ovvero lunghi e incontenibili interventi senza rispondere alle domande: “Abbiamo pensato che fosse meglio fare così, visto come erano andate le cose le ultime volte che aveva chiamato, e visto che domenica scorsa lo avevamo invitato a partecipare alla puntata di ieri. Già martedì potrà venire a Ballarò per confrontarsi con noi e gli altri”.

da il Fatto Quotidiano del 20 gennaio 2011


www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/20/gia-il-titolo-promette-tanto-atto-di-indirizz...
angelico
00mercoledì 26 gennaio 2011 20:30
Rai, Masi: “Pubblico in studio scelto dal direttore di rete e non dai conduttori dei talk” Il direttore generale della televisione di Stato ordina il blitz. Pronta la replica di Santoro: "Non se ne parla. Ad Annozero voglio una platea di trentenni"Avolte le coincidenze sono poco, anzi per niente, misteriose. Nemmeno una settimana fa, in Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi ha criticato ferocemente Annozero: “Orribile”. E ieri Mauro Masi ha scritto, firmato e inviato l’ennesima circolare per obbligare i conduttori, ovviamente Michele Santoro, ad accettare le claque che i politici di destra arruolano per l’occasione. E chi disobbedisce? Non va in onda.

Masi esaudisce (anche) un desiderio di Daniela Santanchè che giovedì scorso, prima di abbandonare contrita Annozero, aveva raggiunto lo studio con una sessantina di accompagnatori personali, nient’altro che una claque per fare un po’ di rumore (e confusione) durante il dibattito. Santoro li ha lasciati all’ingresso, ma ora il direttore generale Rai impone di far gestire il pubblico ai “direttori di rete e testata e non ai conduttori o autori dei programmi”. Significa che il giornalista perde un suo diritto editoriale e quando invita un politico, a sua insaputa, l’azienda e l’ospite convocano un tifo organizzato.

Per la Rai è soltanto un ordine – mica un consiglio – per la “presenza del pubblico attivo all’interno di programmi di approfondimento informativo”. Molte trasmissioni del servizio pubblico hanno accolto senza protestare, Santoro ha rispedito al mittente: “Scelgo il pubblico da trent’anni”.

Un dirigente di Raidue pronostica le conseguenze di uno scontro tra Masi e Santoro: “Così non va in onda”. Il direttore generale ha calato le sue carte per frenare Annozero o addomesticare le trasmissioni sgradite. Il colpo grosso è pronto per le elezioni anticipate: una norma sulla par condicio confezionata su misura in commissione di Vigilanza, tale e quale al bavaglio che sospese per cinque settimane l’informazione durante la regionali 2010. Nell’attesa, ecco la claque. Che serve a interrompere le discussioni, a innervosire il giornalista, a modificare le scalette. Avanti la rissa, così sarà più facile chiudere le trasmissioni. Oppure è difficile spiegare perché Masi, in pochi mesi, abbia firmato tre note ufficiali e sia intervenuto a distanza ravvicinata dalle fughe del sottosegretario Santanchè (da Santoro e poi da Andrea Vianello, Agorà). L’operazione è politica e televisiva, insieme: la Rai limita la libertà dei conduttori e concede un bel po’ di poltrone in studio ai politici e i partiti, nel caso specifico il Pdl, offre a Santoro il provocatore Vittorio Sbarbi – prossimo al debutto su Raiuno – al posto dei vari Niccolò Ghedini.

Non c’è più spazio per legulei precisi e inappuntabili, occorrono kamikaze pronti a urlare e insultare (o disertare) pur di proteggere il Capo. La circolare di Masi è a breve scadenza, per ora alimenta l’infinita lotta tra la Rai e Santoro, mette a rischio l’indipendenza dei giornalisti, ma nel tempo sarà sostituta da un documento che proviene sempre dalla Vigilanza e che rischia di mutilare l’informazione del servizio pubblico.

Il capogruppo Alessio Butti (Pdl), la settimana scorsa, ha presentato una bozza per l’atto di indirizzo sul pluralismo che la Commissione parlamentare, una volta approvata, invierà al Consiglio di amministrazione di viale Mazzini che, a maggioranza Pdl e Lega, avrà tutto il suo interesse a farla propria. La bozza Butti prevede che se una trasmissione parla di Ruby il lunedì – e il lunedì c’è Porta a Porta – per otto giorni nessun programma potrà trattare l’argomento. Il Pdl ha pensato di saldare i conti con editorialisti e giornalisti non allineati: doppio conduttore e doppio giornalista. Il senatore Butti precisa che la bozza non è soltanto sua, ma espressione della maggioranza in Vigilanza: una maggioranza che con 21 voti a favore e 19 contro ha via libera. La bozza è in discussione, oggi c’è un’altra seduta: “Entro la settimana prossima – aggiunge Butti – voteremo”.

Dal Fatto Quotidiano del 26 gennaio 2010


www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/26/avolte-le-coincidenze-sono-poco-anzi-pe...
rossijack
00mercoledì 26 gennaio 2011 22:16
E' assurdo,i direttori di rete scelgono il pubblico ,gli argomenti da alternare,la claque....tutto studiato da una mente da dittatore...ho orrore quando leggo queste notizie,mi sento come in gabbia,ma non e' solo una sensazione,purtroppo!
rossijack
00sabato 12 febbraio 2011 09:16
Stamattina ho sentito alla radio che Berlusconi sta tentando di far passare questa legge assurda che imbavaglia i programmi!Alla fine lui combatte "l'efficacia della ripetizione"; ,se ci fate caso,ripete sempre le stesse frasi,e' studiato da esperti della comunicazione che un concetto ripetuto si stampa nella mente e passa per verita',in qualche modo manipola il pensiero!Vi rimando alla discussione aperta da me "Perche' Berlusconi e i suoi ripetono sempre le stesse cose",dove e' spiegata questa tecnica comunicativa!
angelico
00venerdì 4 marzo 2011 21:39
Romani batte in ritirata,
Sky prepara i programmi
Ci ha provato ma gli è andata male, anzi malissimo. Il tentativo di Paolo Romani, ministro per lo Sviluppo economico, di escludere Sky dal digitale terrestre si è concluso con un nulla di fatto. E ora, con buona pace di Mediaset, l’arrivo della televisione di Tom Mockridge sul digitale terrestre è sempre più vicino. Il Consiglio di Stato ha infatti bollato come “manipolativo” il tentativo di Romani di cambiare le regole del gioco nella gara per l’assegnazione del dividendo digitale: il pacchetto di nuove frequenze generate dal passaggio della televisione dalla tecnologia analogica al nuovo modello di trasmissione.
Ora tutto quello che il “ministro delle televisioni di B.” può fare è inviare al commissario europeo per la Concorrenza Joaquin Almunia il bando di gara. Ed è meglio che si sbrighi, altrimenti l’Italia si troverà a dover pagare qualche centinaio di milioni di euro per la procedura d’infrazione che la Commissione europea ha aperto sulla legge Gasparri, evitabile solo allargando il mercato televisivo e cioè, ancora una volta, superando il duopolio Rai-Mediaset nell’etere tricolore. Secondo la Commissione infatti le reti del Biscione e quelle del Servizio pubblico sono isolati dalla concorrenza. Romani dice che vuole “assolutamente mantenere” l’impegno preso con la Commissione europea, ma in realtà mastica amaro: ha fallito nella missione di tener fuori o ritardare a colpi di burocrazia lo sbarco di Sky sulle frequenze che il Cavaliere vorrebbe solo per il duopolio “Raiset”.

La carta giocata da Romani per mettere i bastoni fra le ruote a Mockridge era il cosiddetto principio della reciprocità: se Sky Italia, che fa parte di un gruppo americano, entra nel mercato digitale, anche le televisioni italiane devono aver garanzia di poter entrare nell’etere americano. Non essendoci accordi in tal senso, anche l’asta per l’assegnazione delle frequenze italiane non poteva essere convocata. E quindi avanti con lo status quo. Chi ambisce a partecipare alla torta della spartizione delle nuove frequenze deve semplicemente armarsi di santa pazienza e aspettare.
Peccato che la legge dica che il regolamento del “beauty contest”, la procedura per l’assegnazione dell’etere liberato dal passaggio al digitale, deve essere emanato dall’Autorità garante nelle comunicazioni. Al ministero spetta solo l’organizzazione materiale dell’asta. Insomma, secondo il Consiglio di Stato, il ministero diretto da Romani non aveva nessun diritto di interferire nelle regole dell’asta decise dall’Agcom.

Ma c’è di più. Sky Italia è una società italiana, ha sede a Milano e soprattutto paga le tasse al nostro fisco. E comunque, come ha sottolineato il Consiglio di Stato, “il diritto comunitario vieta ogni discriminazione basata sulla nazionalità”.
Ora Romani non può più tergiversare e dagli uffici del ministro fanno sapere al Fatto Quotidiano che il bando è pronto, “lo stanno rifinendo”, e verrà trasmesso a Bruxelles entro l’inizio della prossima settimana. Poi toccherà all’Europa valutarlo in tempi brevi, che non dovrebbero superare la decina di giorni. Anche perché Almunia sta monitorando la guerra delle tv, e questa battaglia in particolare (cominciata un anno fa), con sempre maggiore insofferenza. Tanto che lo scorso gennaio ha ricordato al governo che la procedura d’infrazione è aperta e va risolta.

Dunque Sky può cominciare a disegnare i primi tratti della sua tv digitale, che dovrà essere per forza molto diversa da quella satellitare, dove opera in monopolio: sarà una televisione commerciale, così da far concorrenza a Rai e Mediaset più che a se stessa. Il prototipo è Cielo, l’unico canale free voluto da Murdoch in Italia e trasmesso sulle frequenze del gruppo L’Espresso, oltre che via satellite su Sky. Poi si concentrerà sui target emergenti, con canali di nicchia dedicati ai bambini – in competizione con Boing (Mediaset) – alle donne e all’alta definizione. Senza contare che Sky avrà una piattaforma per trasmettere contenuti come il Doctor House che, per adesso, aumentano lo share di Canale 5. Ma tutto dipende da come finirà il beauty contest.
Di Beatrice Borromeo e Lorenzo Galeazzi


www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/04/romani-batte-in-ritirata-sky-prepara-i-programmi-...
anna77@
00martedì 8 marzo 2011 20:36
bene... era davvero un sopruso l'esclusione di sky dal circuito del digitale terrestre... peccato che a capo di sky ci sia quel "bel"personaggio di Murdoch...
angelico
00martedì 5 aprile 2011 20:26
Talk show senza "tribune elettorali"
durante la campagna per le amministrative
La commissione di Vigilanza approva il regolamento sulla par condicio con la riformulazione dell'articolo 8, a garanzia dell'autonomia editoriale dei programmi. Decisiva la mediazione di Zavoli: "Seguito interesse generale". Lo scorso anno la Rai impose lo stop, con la rivolta dei conduttori. Merlo (Pd): "Salvo il pluralismo"
Sergio Zavoli
ROMA - Nessuna sospensione e niente formato "tribuna elettorale" per i talk show Rai durante la campagna elettorale per le amministrative, come aveva richiesto il Pdl. La commissione di Vigilanza ha approvato quasi all'unanimità (contrario solo il radicale Marco Beltrandi) il testo del regolamento sulla par condicio con una riformulazione dell'articolo 8, quello sull'informazione politica, che salvaguarda l'autonomia editoriale dei talk.

La mediazione fra maggioranza e opposizione è stata condotta con attenzione dal presidente della Commissione e relatore Sergio Zavoli. In sostanza il Pdl ha accettato di ritirare tutti i propri emendamenti in cambio di un'apertura da parte del relatore.

Apertura contenuta nel nuovo articolo 8 che di fatto, ribadendo la necessità del rispetto dei criteri di imparzialità, pluralismo e completezza, preserva comunque i talk show dall'obbligo di dover ospitare tutti i numerosi candidati coinvolti nelle elezioni amministrative. Cosa che lo scorso anno aveva poi fatto decidere alla Rai di chiudere le trasmissioni di approfondimento politico 1 per l'impossibilità di applicare questa regola.

Il regolamento, secondo Zavoli, è la risposta a quanti chiedono alle istituzioni di agire in nome di un interesse generale. "Mi sono dato, e credo di aver rispettato, la regola della mediazione in nome di ciò che ho giudicato equo", ha detto il presidente della commissione di Vigilanza.

Pdl e Lega puntavano ad estendere, con un emendamento alla bozza di regolamento 2 in vista delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, i principi della disciplina delle tribune politiche a quelli dei talk show, per un'applicazione stringente della par condicio anche nei talk. Un tentativo di blitz che aveva fatto insorgere l'opposizione, denunciando un nuovo "tentativo di spegnere le voci libere dell'informazione", e suscitato reazioni preoccupate da conduttori come Michele Santoro, di Annozero, e Giovanni Floris, di Ballarò.

Per Giorgio Merlo, Pd, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai, l'approvazione del regolamento per le prossime elezioni amministrative "segna un punto a favore della salvaguardia del pluralismo e della libertà di informazione anche in campagna elettorale". E grazie alla mediazione di Zavoli "si è sventato il rischio di una pesante riduzione del servizio pubblico a bollettino di propaganda o a mero prolungamento dell'emittenza privata in un periodo decisivo come la campagna elettorale per il rinnovo di centinaia di comuni e di molte province".

Anche Giancarlo Mazzuca, deputato del Pdl e membro della Commissione di vigilanza Rai, ha lodato la saggezza di Zavoli, che ha reso possibile la mediazione: "Recependo con un suo emendamento la grande parte delle rilevanti osservazioni della maggioranza, ha dimostrato di agire in nome dell'istituzione che rappresenta e non di una fazione", ha detto Mazzucca.
(05 aprile 2011)


www.repubblica.it/politica/2011/04/05/news/talk_show_rai_elezioni-1...
dangerous woman
00martedì 5 aprile 2011 21:50
Re:
anna77@, 08/03/2011 20.36:

bene... era davvero un sopruso l'esclusione di sky dal circuito del digitale terrestre... peccato che a capo di sky ci sia quel "bel"personaggio di Murdoch...




angelico
00martedì 3 maggio 2011 20:23
“L’informazione in Rai non è libera”
Lanciata una class action contro viale Mazzini

All'iniziativa di Altroconsumo hanno sinora aderito oltre 11mila abbonati, che cercano di ottenere un risarcimento di 500 euro: "La tv di Stato non ha rispettato il Contratto di servizio". Sotto accusa la sospensione dei talk show durante la campagna elettorale dell'anno scorso e l'abbonamento a pagamento per Tivusat. A maggio sulla rivista dell'associazione dei consumatori un'inchiesta sull'uso della tv degli italiani La Rai non garantisce un’informazione obiettiva e imparziale? In molti lo pensano. E ora possono aderire alla class action lanciata dall’associazione Altroconsumo. Gli abbonati della tv pubblica “hanno subìto la cancellazione del proprio diritto, costituzionalmente garantito, a un’informazione libera e plurale”, si legge sul sito dell’associazione dei consumatori, che ha promosso un’azione collettiva davanti al tribunale di Roma. Prima udienza l’1 giugno, con lo scopo di ottenere un risarcimento di 500 euro per chiunque ne faccia richiesta.

L’anno scorso, durante la campagna elettorale per il voto amministrativo di marzo, “la Rai ha cancellato dal proprio palinsesto televisivo i principali programmi di informazione e approfondimento politico, come Ballarò, Porta a Porta, Anno Zero, Ultima Parola”, accusa Altroconsumo. “E’ venuto meno così uno dei compiti principali del servizio pubblico radiotelevisivo che è quello di consentire la formazione consapevole da parte di ciascun cittadino della propria volontà politica”. Ma non è tutto. Nello stesso periodo la Rai “ha riconosciuto ad alcuni partiti spazi enormemente superiori rispetto a quelli accordati alle altre formazioni politiche che pure hanno preso parte alla consultazione elettorale. Comportamento sanzionato ripetutamente dall’Agcom”. Secondo l’associazione dei consumatori, la Rai non ha così rispettato il Contratto di Servizio Pubblico e la disciplina sulla par condicio. Da qui la decisione di promuovere una class action a cui hanno aderito sinora più di 11mila persone.

In tribunale la Rai non dovrà difendersi solo dall’accusa di non aver garantito un’informazione equilibrata. La class action ha anche lo scopo di ottenere un rimborso per tutti coloro che si sono abbonati a pagamento a Tivusat, la piattaforma satellitare della tv pubblica. Secondo Altroconsumo infatti, gli abbonati Rai, “in base al Contratto di servizio, devono poter usufruire

della programmazione Rai su qualsivoglia piattaforma tecnologica senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quello rappresentato dal canone”.

Alla class action si fa riferimento anche nel numero di maggio della rivista Altroconsumo, dove viene pubblicata un’inchiesta sull’uso che fanno della televisione gli italiani. Un popolo, che nonostante il successo di internet, è ancora di teledipendenti. Visto che, secondo l’associazione dei consumatori, quattro persone su cinque hanno l’abitudine di guardare la tv almeno una volta al giorno. E negli ultimi anni, un terzo delle famiglie si è abbonato a una pay tv.


ilfattoquotidiano.it/2011/05/03/linformazione-in-rai-non-e-libera-lanciata-una-class-action-contro-viale-mazzini...

lisalovemichael
00mercoledì 4 maggio 2011 00:25
Nulla di nuovo..Purtroppo..
angelico
00giovedì 5 maggio 2011 19:30
Le opposizioni denunciano la violazione della par condicio tv

di Nicoletta Cottone
Cronologia articolo5 maggio 2011
In questo articolo

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Argomenti: Società dell'informazione | Silvio Berlusconi | Udc | Pierluigi Bersani | Antonio Di Pietro | Benedetto Della Vedova | Francesco Rutelli | Gennaro Migliore | Roberto Rao









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Le opposizioni hanno inviato un esposto-denuncia all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni denunciando la violazione della par condicio televisiva durante la campagna elettorale per le amministrative. Pd, Terzo polo, Idv a Sel hanno tenuto una conferenza stampa congiunta alla Camera, segnalando l'istituzione di un osservatorio sulla qualità del servizio pubblico. Hanno anche annunciato l'intenzione di lavorare insieme per una riforma del sistema radiotelevisivo pubblico.

La proposta: un osservatorio sui tg
«Oggi affermiamo la volontà di denunciare insieme tutte le violazioni della par condicio, sollecitando l'Autorità garante delle comunicazioni a intervenire con più coraggio e tempestività, applicando le sanzioni previste dalla legge», si legge nel comunicato congiunto firmato da Pierluigi Bersani (Pd), Antonio Di Pietro (Idv), Roberto Rao (Udc), Benedetto Della Vedova (Fli), Francesco Rutelli (Api) e Gennaro Migliore (Sel). «A questo scopo abbiamo deciso di organizzare un primo osservatorio sui telegiornali», hanno spiegato i leader delle opposizioni. «Abbiamo anche stabilito di dare seguito a questa iniziativa con due decisioni politiche di grande rilievo», hanno sottolineato, «lavorare insieme per un osservatorio sulla qualità del servizio pubblico non solo dei telegiornali» e lavorare in modo condiviso «per definire una legge di riforma del sistema radiotelevisivo pubblico».

Nei tg di ieri 9 minuti al premier e 2 in tutto a leader opposizioni
I primi risultati del lavoro sui tg sono stati presentati dal'onorevole Roberto Zaccaria, curatore dell'osservatorio. Nella radiografia dei tg di ieri, tra mozioni sulla Libia e anticipazione dell'intervista a Porta a porta, il premier Silvio Berlusconi ha avuto quasi 9 minuti nei cinque principali tg nazionali, contro i 2 minuti dei leader delle opposizioni tutti insieme. Secondo esempio, i tg del 29 aprile alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II. «Con quella che è stata praticamente un'intervista a reti unificate sul Papa, Berlusconi ha avuto mediamente un minuto e mezzo su tutti i tg, in un giorno in cui non ci sarebbe dovuto essere spazio per nessuno». Dati alla mano, le opposizioni hanno presentato ieri su questo un esposto all'Autorità per le comunicazioni. È indispensabile dunque per Zaccaria «svelare un trucco» perchè «quello che conta non è la giornata politica, ma quello che va a finire nei tg. E siccome il 70% degli italiani si forma un'opinione sulla base della televisione e il 30% decide l'ultima settimana prima delle elezioni come votare, questa può essere una miscela esplosiva». Da qui l'appello all'Authority. «È necessario che nell'ultima settimana di campagna, l'Autorità che fino a oggi ha risposto flebilmente ai nostri ricorsi faccia l'arbitro sul serio», ha esortato.


www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-05/opposizioni-denunciano-violazione-condicio-180504.shtml?uuid=...
angelico
00martedì 10 maggio 2011 19:20
Elezioni, l'Agcom ai telegiornali
"Limitare presenza del premier"
L'Autorità ha ordinato un "immediato riequilibrio fra maggioranza e opposizione" in vista del voto amministrativo. Sanzione da 100mila euro al Tg1 per non aver osservato "l'ordine e i richiami rivoltigli in precedenza"ROMA - Un ordine ai telegiornali di "immediato riequilibrio" tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione, con l'impegno a dedicare agli esponenti dell'esecutivo un tempo "riferito solo alla loro funzione governativa, nella misura strettamente indispensabile per assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione", in particolare "per il presidente del Consiglio", che è anche capolista a Milano. Sono alcune delle decisioni adottate oggi dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che ha esaminato gli esposti presentati e i dati del monitoraggio sul pluralismo politico relativi alla penultima settimana di campagna elettorale (1-7 maggio). Inoltre l'Autorità ha multato per 100.000 euro il Tg1, "per l'inadeguata osservanza dell'ordine e dei richiami rivoltigli in precedenza" in materia di par condicio.

www.repubblica.it/politica/2011/05/10/news/agcom_tg-16056693/?re...
angelico
00giovedì 26 maggio 2011 16:11
Berlusconi da Vespa, l’audience resta al palo
In seconda serata Porta a Porta al 20%, ma in termini assoluti, con 1.740mila spettatori, Berlusconi porta meno contatti di Di Pietro (ospite il 24maggio). Vince la prima serata Lasciami cantare! di Carlo Conti su Rai1, che ha sostituito "Ciak si Canta" e cambiato giorno per tappare l'assenza di Sgarbi

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ROMA – Gli occhi erano puntati sui dati di ascolto della seconda serata, visto che a Porta a Porta c’era il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma la presenza del premier non ha fatto il miracolo: Porta a Porta ha registrato una media di 1.740.000 telespettatori, share 20,30%, seguito su Rai 3 da ‘Parla con me’ condotto da Serena Dandini, che ha raccolto 1.295.000 telespettatori, share 8,56%.
Su Canale 5 Matrix condotto da Alessio Vinci, ospite Fabrizio Corona in occasione dell’uscita della sua rivista, è stato visto da 933.000 9,72%. Su Rai 2 la serie Close to home con l’episodio “La febbre del gioco” ha ottenuto 534.000 2,98% e La storia siamo noi, 319.000 2,97%; su Italia 1 il Saturday Night Live con Elenoire Casalegno e Beppe Braida ha divertito 729.000 11,42%.

Il notevole risultato di Bruno Vespa in termini relativi (20% di share), è mitigato dal dato assoluto. La puntata con ospite il premier, infatti, ha raccolto meno spettatori in termini assoluti di quella del giorno precedente con ospite Antonio Di Pietro, che ha interessato 1.853.000 spettatori, corrispondenti però all’11,11% di share. E stasera Bruno Vespa riporta la barra sulla cronaca nera, con gli omicidi di Melania e Sarah, unico argomento in grado di far brillare il talk show che una volta era conosciuto come la Terza Camera, in una stagione difficile per gli ascolti.

Tornando ai dati di ascolto della prima serata, le canzoni in tv funzionano ancora: lo ha dimostrato ieri sera Carlo Conti su Rai 1, che ha vinto con la prima puntata del talent vip Lasciami cantare! vista da 4.017.000 telespettatori, pari al 16,44% di share. A una incollatura su Rai 3 il programma Chi l’ha visto? condotto da Federica Sciarelli con 3.858.000 telespettatori, 15,02%. Terzo posto per il finale di stagione delle Iene Show visto da una platea di 3.408.000 telespettatori, share 15,83%. Su Canale 5 il secondo appuntamento con la serie I Liceali 3 con Massimo Poggio, Christiane Filangieri e Lucia Ocone ha ottenuto 3.343.000 telespettatori, 13,12% di share, mentre su Rai 2 il film Ice Princess-Un sogno sul ghiaccio con Joan Cusack e Kim Cattrall è stato visto da 2.025.000, 7,56%. Su La7 il film Mi chiamo Sam è stato seguito da 917.000 telespettatori, share 3,88%.

(26 maggio 2011)

www.kataweb.it/tvzap/2011/05/26/vespa-non-decolla-199446/?ref...
angelico
00sabato 4 giugno 2011 18:02
La7 fa campagna acquisti
Due big scomodi dalla Rai L'ad Giovanni Stella conferma: nella rosa Fazio, Santoro, Floris e Gabanelli. Mentre sul futuro societario assicura: "Entro la fine dell'anno avremo un nuovo azionista di maggioranza relativa"Qualche giorno fa, più diplomatico che incisivo, Giovanni Stella parlava per metafore. L’amministratore delegato di La7 si paragonava a un paziente addestratore che aspetta i macachi-conduttori che scendono frastornati dal banano Rai. Adesso l’ad Stella torna a fare onore al suo soprannome, “il canaro”, un dirigente concreto nel maneggiare affari e dichiarazioni. Mira al banano di viale Mazzini: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7”. E poi pettina le disordinate indiscrezioni sul futuro di Telecom Italia Media, la società del gruppo La7 che fa capo a Telecom: “Entro fine anno avremo un azionista di maggioranza relativa con il 40 per cento del capitale, il 37 all’attuale proprietà e il 23 sul mercato”.

Qualcuno avvisi viale Mazzini. Come cambiare l’immagine di un Cda Rai che in apparenza conferma i programmi sgraditi al Cavaliere e in pratica tiene in bilico mezza Raitre (oltre Annozero)? E come spiegare la sfilata dei direttori di rete che illustrano i progetti al direttore generale Lorenza Lei e scopriranno di aver sbagliato previsioni? Ecco come la racconta chi aspetta un cenno per firmare i contratti: “Manca un particolare: il voto del Cda Rai. Le porte sono aperte e noi – aggiunge Stella – abbiamo un accordo di massima con almeno due conduttori del servizio pubblico. Posso dire che uno o due verranno a La7, ma preferisco usare il condizionale: potrebbero. Vedremo nei titoli di coda chi avrà ragione”. Con chi discute l’amministratore delegato di La7? Sente Beppe Caschetto, l’agente di Floris e Fazio? “Spesso”. E Santoro? “Anche”.

Stella è in piena campagna acquisti nel servizio pubblico che per pubblicità, canone e ascolti dovrebbe sovrastare l’emittente di Telecom; ma la politica e il governo frantumano la solidità di viale Mazzini e così La7 è l’unico approdo sicuro. Fermi, le trattative sono chiuse, però Stella sigilla le buste con i nominati: “Ripeto: uno o due dei quattro che ho citato. Ora osserviamo le mosse della Rai”. E poi fa intuire che Santoro è tra i più indiziati assieme a uno fra Fazio e Floris. É facile capire i motivi. Sul giornalista di Annozero pende il ricorso di viale Mazzini contro il suo reintegro: la sentenza in Cassazione arriverà mercoledì. E la Rai nasconde le carte a Fazio – senza contratto come Floris – per la terza serata di Che tempo che fa, che compare e scompare come nei giochi di prestigio.

Stella offre libertà editoriale più che accordi milionari: contratti a rendimento, un minimo garantito e premi per i risultati Auditel. L’indice share e il conto in banca cresceranno con la stessa velocità sul modello Enrico Mentana: la scommessa era il 7,5 per cento del telegiornale, ora veleggia sul 10. Per investire Telecom ha bisogno di capitali freschi: “Avremo un compagno di viaggio per sanare i conti e migliorare il prodotto”. In corsa (nonostante la smentita) c’è l’ingegnere Carlo De Benedetti con il gruppo Espresso-Repubblica: “È una fra le tante ipotesi”, dice Stella. Il valore in Borsa di Telecom Italia Media è di 278 milioni di euro, il 40 per cento vale circa 300 milioni fra capitale azionario e offerta pubblica di acquisto (opa). E quanto vale La7? Nei primi tre mesi del 2011 ha incassato il 22% in più di pubblicità, passando dai 27,5 milioni nel trimestre 2010 ai 33,5 milioni nel 2011, in proporzione cala il passivo fra costi e ricavi. I numeri migliori sono fuori dal bilancio. É l’abbondante 10 di share di Mentana che trascina Otto e Mezzo, l’Infedele e In Onda e fissa la fascia 18-20:30 al 4,26% (media giornaliera al 3,4). Dal 2009 a oggi, i canali generalisti di Rai e Mediaset hanno perso l’8% di share, ma La 7 è cresciuta soltanto di mezzo punto. Ecco perché Stella s’è piazzato sotto il banano più grosso e masochista.

da Il Fatto Quotidiano del 4 giugno 2011

www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/04/la7-fa-campagna-acquisti-due-big-scomodi-dalla-rai...
angelico
00domenica 5 giugno 2011 21:21
Il regime colpisce ancora:



tv.repubblica.it/copertina/e-il-tg1-sbaglia-la-data-dei-referendum/699...

E il Tg1 sbaglia la data dei referendum

(5 giugno 2011)
Durante i titoli dell'edizione delle 13,30 di sabato 4 giugno errate le date dei referendum: invece del 12 e 13 giugno, il conduttore legge "13 e 14 giugno
angelico
00martedì 14 giugno 2011 19:48
Sallusti sospeso per due mesi
dall'Ordine dei giornalisti
L'azione disciplinare per le collaborazioni di Farina. Il direttore del quotidiano: «Siamo perseguitati»

NOTIZIE CORRELATE
Renato Farina, il caso Betulla e la radiazione



Alessandro Sallusti MILANO - Il direttore de «Il Giornale» Alessandro Sallusti è stato sospeso per due mesi in seguito a una azione disciplinare avviata dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia. Il provvedimento è stato adottato perchè Sallusti ha consentito la collaborazione per il quotidiano di Via Negri del senatore Renato Farina radiato dell'Ordine nazionale per i suoi rapporti con i servizi d'informazione. Medesima sanzione, per lo stesso motivo, era stata adottata in precedenza nei confronti dell'ex direttore del Giornale, ora editorialista, Vittorio Feltri che aveva anch'egli ospitato gli articoli di Farina. Sallusti ha definito «vergognoso» il verdetto dell'Ordine e annunciando il ricorso ha parlato di «persecuzione giudiziaria» nei confronti dei giornalisti del quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi.
LA DELIBERA - Il Consiglio dell'Ordine della Lombardia si è espresso a maggioranza deliberando la sospensione di Sallusti e avrebbe accertato le violazioni deontologiche contestate al direttore del Giornale limitatamente al periodo dal 20 ottobre 2006 al luglio 2008 e ha rilevato che «con la sua condotta egli ha compromesso la dignità professionale». Nel dispositivo l'Ordine spiega che fin «in caso di ricorso con contestuale richiesta di sospensiva da parte dell'incolpato contro la delibera, non darà esecuzione al provvedimento in oggetto sino a quando il Consiglio Nazionale non si sarà pronunciato sulla predetta istanza». I legali di Sallusti hanno fatto effettivamente ricorso all'Ordine nazionale dei giornalisti.

«SENTENZA VERGOGNOSA» - «È IN Atto una vera e propria persecuzione giudiziaria nei confronti dei giornalisti del Giornale: è una sentenza vergognosa e inconcepibile. Per fortuna non è esecutiva, faremo ricorso all'Ordine nazionale, altrimenti già oggi avrei dovuto liberare la mia scrivania». Così Alessandro Sallusti all' Ansa . «Sono esterrefatto - ha sostenuto - sono cose che si riferiscono ad anni fa e solo oggi arriva questa sentenza. Renato Farina era stato radiato dall'Ordine, si era dimesso dal Giornale, non ha ricevuto un centesimo per i suoi articoli. Qualcuno mi deve dire cosa avrei violato. Insomma Farina è come qualunque cittadino a cui è riconosciuto il diritto costituzionale di poter scrivere su un giornale. C'è un chiaro vuoto legislativo su questa materia e questa sentenza conferma ancora una volta che c'è una vera e propria persecuzione sia nei nostri confronti, vedi il caso di Vittorio Feltri, sia nei confronti, più in generale, di tutti i giornalisti cosiddetti di centrodestrà».

Redazione online
14 giugno 2011


www.corriere.it/economia/11_giugno_14/sallusti-sospensione-ordine-giornalisti_a826487e-9688-11e0-82d5-f9e2fd4814...
angelico
00giovedì 23 giugno 2011 01:09
La7, la vera sorpresa è Roberto Saviano Prevista per oggi la presentazione dei palinsesti autunnali della tv di Telecom. Trattative ferme con Michele Santoro, la vera sorpresa sarà lo scrittore. Previsto insieme con Fabio Fazio per quattro puntate di 'Vieni via con me'Ormai è tempo che cadano i frutti dal banano Rai che, per spiegare la sua personalissima metafora, Giovanni Stella presidia con vorace attenzione. L’amministratore delegato di Telecom Italia Media ha una scadenza precisa: domani a Milano, tra nuovi acquisti e dirigenti in doppiopetto, La7 presenterà i palinsesti autunnali. Non sarà Michele Santoro la sorpresa: la trattativa è ferma, quasi azzerata, complice l’esperimento di Tutti in piedi che affascina il giornalista e il tentativo estremo dei consiglieri Rai di riaccendere Annozero. Nelle ultime ore, in gran segreto, Stella lavora per chiudere l’accordo con Roberto Saviano. Ecco l’annuncio che Stella conserva per la conferenza stampa di oggi, un colpo che ne contiene due: cinque serate per l’autore di Gomorra e poi, il prossimo maggio, quattro puntate di Vieni via con me con Fabio Fazio, praticamente libero perché ‘Che tempo che fa’ avrà chiuso la stagione. L’operazione di Stella è conclusa – come confermano al Fatto fonti di La7 – manca soltanto la firma di Saviano. L’unica novità con targa Rai che, a parte la coppia di Libero (Gianluigi Nuzzi e Filippo Facci), l’emittente di Telecom può mostrare ai pubblicitari ansiosi di farcire con milioni di euro quel 5 per cento di share, l’eccellente risultato che segna in prima serata sfruttando l’abbrivio del telegiornale di Mentana.

In viale Mazzini cercano di sbarrare le strade in uscita, o quantomeno di creare percorsi per un clamoroso ritorno. Sempre domani, in Cda, l’opposizione chiederà al presidente Garimberti e al direttore generale Lei di valutare l’offerta di Santoro: “La Rai va difesa dalla concorrenza. E va difesa anche – dice il consigliere Giorgio Van Straten (Pd) – chiudendo le vicende contrattuali, va discussa anche la proposta di Santoro di fare Annozero a un euro a puntata. Io sono anche disposto a indossare la maglietta con la scritta Rai pride che ho visto alla serata Tutti in piedi”. La minoranza in Cda è compatta: ieri De Laurentis, Rizzo Nervo e Van Straten l’hanno dimostrato plasticamente incontrando insieme i giornalisti. Anche se la Lei e Fazio hanno trovato un’intesa, il contratto del giornalista dovrà superare l’esame del Cda, un’occasione utile – secondo il Pd e l’Udc – per riprendere il tema di Vieni via con me, nel frattempo in viaggio verso La7.

Ma c’è sempre un paradosso in Rai. Mentre l’azienda rinuncia volentieri ad Annozero e a Vieni via con me, in audizione in commissione di Vigilanza, il direttore generale Lei svela la nuova tattica per sedurre i pubblicitari e farli investire nel servizio pubblico: “Con il presidente Garimberti – dice il dg – abbiamo avviato incontri con gli investitori accanto a quelli che fa la Sipra, per convincere i clienti a rimanere con noi. Questa convinzione non dipende solo dal prodotto. D’estate non dobbiamo fermare la televisione. Il palinsesto non deve essere fatto di sole repliche”. Eppure la Rai è concentrata sulle nomine: oggi cambio dei direttori ad interim del Tg2 fra Mario De Scalzi e Marcello Masi. Aspettando la farfallina, Susanna Petruni.

da Il Fatto Quotidiano del 22 giugno 2011

[Aggiornato alle ore 24]


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/22/la7-la-vera-sorpresa-e-uno-show-di-roberto-saviano...
angelico
00lunedì 27 giugno 2011 16:49
Se l’Agcom censura il web


Se l’Agcom censura il web
Primato negativo. Una minaccia per la libertà d’espressione in rete. Un “sistema di cancellazione per i siti sospettati di violare il diritto d’autore”. E’ una delle disposizioni contenute nella delibera dell’Agcom 668/2010, che sarà approvata il prossimo 6 luglio. Si tratta di un provvedimento che rischia di consegnare all’Italia un primato negativo: essere il primo Paese al mondo in cui un’autorità amministrativa può ordinare, “alla fine procedimento sommario, la cancellazione di un contenuto multimediale dallo spazio pubblico telematico”. La denuncia arriva dai promotori dell’iniziativa Sitononraggiungibile. Attivisti, organizzazioni e associazioni. Uniti per dire no alla censura su internet.
La delibera. In base al regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel caso in cui dovesse essere riscontrata una violazione del copyright, il gestore del sito sotto osservazione avrebbe 48 ore di tempo per rimuovere il contenuto. Siti pubblici, portali, blog, pagine private. Nessuna distinzione: per tutti l’Agcom potrebbe disporre, dopo un contraddittorio tra le parti da svolgersi nell’arco di cinque giorni, la cancellazione dei contenuti. Per Luca Nicotra, che ha raccontato sul suo sito “l’agghiacciante incontro” con il presidente dell’Agenzia Corrado Calabrò, si è deciso di “mettere in scena il potere che non deve giustificarsi”.
Gli effetti. “Un inferno”, fatto da decine di migliaia di richieste di rimozione che arriveranno all’Agcom. Ancora Nicotra: “Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contenuti innocenti e abusi del sistema. È questo l’ovvio risultato della censura, il motivo per cui non è mai accettabile in democrazia”. E per fermare la delibera dell’Agcom che è partita l’iniziativa No Censura. Una raccolta di firme e adesioni per evitare che “l’Italia finisca in un incubo”.
L’iniziativa. E martedì 28 giugno a Roma il primo incontro dei promotori di Sitononraggiungibile. Un momento di discussione con “i nomi più noti della Rete, con le organizzazioni che si stanno mobilitando in queste ore, e a quanti si saranno offerti volontari”. Qui la petizione indirizzata ai parlamentari italiani, E qui le linee guida di No Censura.
Scritto lunedì, 27 giugno 2011 alle 12:05 nella categoria Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.


saviano.blogautore.repubblica.it/2011/06/27/se-lagcom-censura...


comm: Berlusconi non è ancora finito....sara finito quando nn siedera piu in parlmento ma dietro una cella!

si sta arrampicando!chiudendo anche Rai per una notta, in modo abbastanza poco celato...

angelico
00mercoledì 29 giugno 2011 10:30
La "Struttura Delta" in azione
Così il Cavaliere controlla la Rai

Deborah Bergamini, dal marketing Rai al Parlamento
Dalle intercettazioni dell'inchiesta Hdc emerge un quadro preoccupante. Nel 2005, una vera e propria task force di fedelissimi di Berlusconi, governava la tv pubblica facendo gli interessi di Mediaset e di Forza Italia. E anche pochi giorni fa, a Palazzo Grazioli...MILANO - Sullo scacchiere della Rai, Silvio Berlusconi ha messo suoi uomini nei posti chiave. Una vera militarizzazione, che gli ha permesso, durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, di controllare l'informazione capillarmente, disinformare, conoscere in anticipo mosse che potevano tornargli utili per la sua immagine pubblica.

Non sappiamo con certezza se oggi le cose stiano ancora così. Coincidenza vuole, però, che proprio nelle scorse settimane, all'indomani della debacle elettorale delle amministrative del Pdl, il leader dell'opposizione Pier Luigi Bersani abbia denunciato l'organizzazione di una "cena fra Berlusconi e i consiglieri della Rai", convocata per martedì primo giugno a Palazzo Grazioli. Secondo la denuncia del segretario del Pd, a quel vertice erano stati convocati i cinque consiglieri Rai della maggioranza: Giovanna Bianchi Clerici (Lega), Antonio Verro e Alessio Gorla (Pdl), Guglielmo Rositani (Pdl, ex area An). Non ci sono cronache su quanto avvenuto durante quella cena, dichiarazioni ufficiali. Si può, dunque, solo ipotizzare, dedurre, fare ipotesi. E di certo, lo schema non è nuovo.

Esattamente sei anni fa, durante il secondo mandato di Berlusconi a Palazzo Chigi, i contatti tra la presidenza del Consiglio e i vertici della Rai, sono stati costanti, quasi quotidiani nei momenti caldi. Lo schema emerge nitido, lampante, dalle intercettazioni telefoniche depositate al processo milanese sul fallimento del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi e della sua società demoscopica, Hdc. L'inventore del "contratto con gli italiani" firmato in diretta televisiva a Porta a Porta dal Cavaliere nel 2001, prima di finire in carcere per bancarotta, al telefono parlava. E nei rivoli dell'indagine dei pm Laura Pedio e Roberto Pellicano, tra le sue interlocutrici spicca Deborah Bergamini, attuale parlamentare del Pdl, ex assistente personale di Berlusconi, promossa ai piani alti di Viale Mazzini nel 2002, sulla poltrona di vice direttore del marketing strategico. Bergamini è una amica di vecchia data di Crespi, e visti i suoi contatti con l'indagato, la procura nel 2005, per un mese e mezzo, decide di mettere sotto controllo anche il suo cellulare. Questi dialoghi, è utile ricordarlo, non sono serviti all'indagine sul crac Hdc. Il loro contenuto era racchiuso solo nei brogliacci dell'inchiesta. La loro pubblicazione su Repubblica, nel novembre 2007 aveva portato all'apertura di due distinte indagini concluse con altrettante archiviazioni, ma anche all'allontanamento dalla Rai della Bergamini. Ora, con la pubblicazione delle telefonate integrali, si scopre un metodo con cui Silvio Berlusconi avrebbe esercitato controllo capillare sui canali della televisione di Stato.

Il cellulare della Bergamini è sotto il controllo della Guardia di Finanza in un periodo politico molto caldo. Tra la fine di marzo e gli inizi di aprile 2005 si stanno consumando gli ultimi giorni di vita di Giovanni Paolo II. Domenica 4 aprile e il giorno successivo gli italiani sono chiamati a rinnovare le amministrazioni di 13 Regioni. E in quei giorni, gli uomini messi nello scacchiere Rai da Silvio Berlusconi, usano il loro potere per avvantaggiare il loro "Capo", o più semplicemente "il Dottore", come ossequiosamente lo chiamano.


29 giugno 2011


inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/29/news/introduzione-17639421/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F06%2F29%2Fnews%2Fla_struttura_delta_in_rai-176...


inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/29/news/la_struttura_delta_in_rai-1...
angelico
00mercoledì 29 giugno 2011 10:30
Un palinsesto unico delle notizie
E' il governo del Grande Fratello

Mauro Masi, ex dg Rai
Una centrale capace di addomesticare l'informazione per renderla funzionale al berlusconismo al potere, una squadra di professionisti segreta e incistata dentro le istituzioni per condurre una guerra di propaganda al servizio del Capo. In questo caso la "macchina" produce il "pongo" per deformare ogni cosa e il "fango" per stroncare gli avversariLa "centrale unica" di un'informazione omologata e addomesticata, al servizio sordo e cieco del berlusconismo al potere. E' questo il vero Grande Fratello, pervasivo e tecnicamente eversivo, che si affaccia in Italia nell'autunno del 2007, quando la Procura di Milano scoperchia il vaso di Pandora dell'inchiesta sul fallimento della Hdc, la holding di Luigi Crespi, ex sondaggista ed ex spin doctor di Berlusconi. Da quel filone di indagine si dipana un groviglio velenoso e incestuoso di rapporti, personali e istituzionali, il cui obiettivo è uno solo: piegare Rai e Mediaset, insieme, dentro una logica di guerra da propaganda unilaterale, dove le informazioni negative e sconvenienti per il Cavaliere vengono filtrate e neutralizzate, e dove le informazioni "diversive" vengono invece sparate come armi di distrazione di massa.

Centinaia di intercettazioni telefoniche, attivate dalla primavera del 2005 in poi, squarciano il velo di un unico, blindato e artefatto "palinsesto" che un gruppo ristretto di donne e di uomini, di provata fede berlusconiana, propina ogni giorno al Paese. Dirigenti del servizio pubblico al soldo effettivo o informativo del premier (da Deborah Bergamini a Gianfranco Comanducci o Fabrizio Del Noce). Manager incardinati nel cuore dell'impero privato del Cavaliere (da Mauro Crippa a Niccolò Querci o Giampiero Cantoni). Giornalisti buoni per tutte le stagioni e per tutte le occasioni (da Bruno Vespa a Clemente Mimun o Francesco Pionati). La "rete" che si attiva, alla vigilia e a cavallo delle elezioni amministrative dell'aprile 2005, è impressionante. La "regia comune" (secondo la definzione dell'Agcom) ha un obiettivo preciso: nascondere all'opinione pubblica i numeri della debacle elettorale di Forza Italia. Le parole contano, in questo brogliaccio della "disinformatsia organizzata" che squalifica la nostra democrazia.

"L'informazione deve essere un presidio anti-guai", esige Berlusconi. E allora: "La Rai così com'è non gli serve" (Bergamini). C'è "un piccolo raggruppamento da realizzare" (Alessio Gorla, responsabile risorse di Viale Mazzini). "Fatti capo di una squadra che si ripropone al presidente" (Pionati). "Fategli mettere in programmazione Carol, parlaci tu, mettessero Carol, noi mettiamo chi se ne frega" (Bergamini a Carlo Nardello, direttore Strategia della Rai, perché convinca Mediaset a mandare un documentario su Wojtyla e non approfondimenti sulle elezioni). "Abbiamo fatto uno sforzo della madonna per far passare il messaggio dell'anticomunismo" (Mimun, dopo la morte di Giovanni Paolo II). "Abbiamo costruito questa roba apposta" (Benito Benasi, a proposito dei sondaggi manipolati che nascondono l'11 a 2 che si profila come risultato delle regionali favorevole al centrosinistra). "Non date ancora questi risultati a Porta a Porta" (Flavio Cattaneo, direttore generale Rai). E poi, degna conclusione della tragica farsa: "Bene, basta saperlo" (Bruno Vespa).

Sono solo alcune delle tante "perle" intercettate dalla Guardia di Finanza e agli atti di questa inchiesta. Rispetto alla quale si ripeterà la solita solfa autoassolutoria: tutto è stato archiviato. Ed è vero. Ma quello che emerge dalla vicenda è un "paradigma", un "metodo di governo" che non necessariamente ha a che vedere con la rilevanza penale, ma che rimanda inequivocabilmente a una questione morale. Che oggi, come dimostra ciò che è accaduto a Michele Santoro e come conferma la nuova inchiesta della procura di Napoli, è più viva che mai. Una questione che ripropone alla pubblica opinione l'esistenza di una "intercapedine del potere", collocata tra la politica, l'informazione e la magistratura. Sofisticata, capillare e onnipotente. Capace di manovrare dietro le quinte, nella zona grigia in cui le "notizie" da nascondere sono merce preziosa, ma le "non notizie" da diffondere, a volte, lo sono ancora di più.

Dunque un'organizzazione non istituzionale, ma saldamente incistata dentro le istituzioni. E perciò per sua natura occulta, come fu la P2. Per questa via, da quella Loggia torbida guidata dal Grande Burattinaio Licio Gelli, si transita negli anni successivi per la loggia Rai-Set, si passa per la P3 di Anemone e Balducci e si arriva oggi alla P4 di Bisignani. Con un filo rosso di continuità ideologica e "programmatica", che lega la Prima alla Seconda Repubblica e che si dipana intorno all'unico uomo capace davvero di attraversarle entrambe: da imprenditore beneficiario dei decreti televisivi e dei favori di Craxi, e poi da presidente del Consiglio proprietario del duopolio tv, ideatore iniziale del partito-azienda e utilizzatore finale delle leggi ad personam.

E' quella che abbiamo ribattezzato la "Struttura Delta", che allora fece sul campo la sua prova di esistenza in vita, e che oggi continua ad operare, nelle pieghe di un sistema ambiguo e protervo, costruito intorno al conflitto di interessi berlusconiano, e che si occupa e si preoccupa di imprimere lo "spin" della fase. Dirottando l'attenzione sui temi neutri, e depistandola da quelli più "sensibili". La più grande agenzia di newsmaker della nazione, cioè il governo, punta così a dettare i "titoli" della giornata all'intero network politico-mediatico. E continua a riunirsi, talvolta persino alla luce del sole. Come è capitato lo scorso inverno, quando in piena crisi con Fini e con la magistratura il Cavaliere ha riunito a Palazzo Grazioli, sotto la regia dell'onnipresente Crippa e del direttore delle relazioni esterne Fininvest Franco Currò, i suoi direttori d'area, da Giuliano Ferrara ad Alessandro Sallusti, da Maurizio Belpietro a Giorgio Mulè. Come è capitato due settimane fa, quando in piena crisi su "Annozero" il premier ha riunito a Palazzo Grazioli i consiglieri Rai di osservanza forzaleghista, Giovanni Bianchi Clerici, Antonio Verro, Alessio Gorla e Guglielmo Rositani.

La Struttura Delta lavora sulla diversione, come "macchina del pongo". Maneggia e plasma numeri e fatti, alterandoli, che il circuito di riferimento (Transatlantico, telegiornali, quotidiani e riviste) frulla e rimette in circolo per orientare o disorientare i cittadini-utenti-elettori. Ma la Struttura Delta lavora anche sulla distruzione, come "macchina del fango". E' il cosiddetto "metodo Boffo", che attinge alla peggiore scuola americana. Lo spiega Stephen Marks (spin doctor dei repubblicani ai tempi di Bush) nel suo "Confessioni di un killer politico": si tratta di mettere in piedi una "squadra di rat-fuckers" che rovistano nelle pattumiere dei nemici politici, cercano nel passato documenti, dichiarazioni, episodi biografici, problemi familiari, investimenti, fotografie. Tutto è buono, tutto torna utile per fabbricare fango. Vero, verosimile, falso: non importa, purché si sporchi un'immagine, si offuschi una reputazione, si macchi una credibilità.

Oggi, a distanza di sei anni dall'inchiesta Hdc, la squadra dei "topi-fottitori" si è evoluta. Ha perfezionato il suo know-how. Ha raffinato le sue tecniche. Ma è ancora tra noi. Alle dipendenze del Capo di sempre, che resiste e lotta a dispetto del suo stesso declino. E che per questo è più pericoloso. Il Pdl non c'è più, o forse non c'è mai stato. La Struttura Delta c'è stata, e c'è ancora. E' uno scandalo della democrazia.
m. giannini@repubblica. it
29 giugno 2011


inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/06/29/news/titolo_pezzo_giannini_su_struttura_delta-18061283/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F06%2F29%2Fnews%2Fla_struttura_delta_in_rai-176...
angelico
00giovedì 30 giugno 2011 14:55
Annunziata: "Ruffini, impossibile lavorare con me". "Il direttore Paolo Ruffini - spiega Lucia Annunziata - lunedì 27 ha comunicato in comitato editoriale-aziendale di ritenere impossibile continuare a lavorare con me dopo la mia intervista al Messaggero ed ha chiesto alla Rai la possibilità di trasferirmi su altre reti. Ho preso atto e ho presentato questa mattina le mie dimissioni al direttore generale Lorenza Lei. Il dg mi ha chiesto se poteva trovare altre strade. Ho detto no, le mie dimissioni sono definitive". Già nella serata di presentazione dei palinsesti c'era stato uno scontro tra Ruffini e Annunziata, per l'assenza del suo programma dalla cartellina dei palinsesti autunnali che però il direttore aveva giustificato come un errore di stampa. Ma la giornalista aveva lasciato la serata. Al momento, a quanto si apprende, l'addio alla Rai non prevederebbe un nuovo contratto con altra emittente.

Idv: "Colpo di coda del berlusconismo". "La notizia del mancato accordo tra Santoro e La7 è la conferma che il regime berlusconiano sta vivendo gli ultimi pericolosi colpi di coda. E' chiaro a tutti che l'editto bulgaro emanato dal presidente del Consiglio nei confronti di trasmissioni sgradite a Palazzo Chigi come Annozero non solo è ancora in vigore, ma ha ormai superato il duopolio Rai-Mediaset", commenta in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. "Questa decisione colpisce tutti i cittadini, che vengono privati di una voce libera come quella di Michele Santoro, e calpesta definitivamente l'articolo 21 della Costituzione - prosegue Orlando - Siamo in presenza di un vero e proprio vulnus della democrazia. A questo punto, il dg della Rai, Lorenza Lei, e i vertici dell'azienda pubblica non hanno più alibi: Michele Santoro e la sua redazione sono ancora disponibili a tornare in Rai. Gli oltre 8 milioni di telespettatori meritano rispetto e aspettano un segnale dalla dirigenza. Lorenza Lei dimostri che non ha nulla a che fare con la lobby piduista di Bisignani".


www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/06/30/news/santoro_stop_trattative-1...
angelico
00giovedì 30 giugno 2011 14:56
Rai, Lucia Annunziata se ne va
“Le mie dimissioni sono definitive” Ormai è sempre più fuga dalla Rai. Se ne va via anche Lucia Annunziata. Dopo l’addio di Roberto Saviano e di Simona Ventura, mentre rimane incerta la futura destinazione di Michele Santoro ”Le mie dimissioni sono definitive”, ha detto la conduttrice di In mezz’ora in polemica con il direttore di Rai3 Paolo Ruffini.

Annunziata ha presentato le sue dimissioni stamattina al direttore generale Lorenza Lei, che le ha chiesto se si potevano trovare altre strade. Ma la giornalista ha risposto di no. ”Il direttore Paolo Ruffini – spiega Lucia Annunziata – lunedì 27 ha comunicato in comitato editoriale-aziendale di ritenere impossibile continuare a lavorare con me dopo la mia intervista al Messaggero ed ha chiesto alla Rai la possibilità di trasferirmi su altre reti. Ho preso atto ed ho presentato le mie dimissioni al direttore generale”. Già nella serata di presentazione dei palinsesti c’era stato uno scontro tra Ruffini e Annunziata, per l’assenza del suo programma dalla cartellina dei palinsesti autunnali che però il direttore aveva giustificato come un errore di stampa. Ma la giornalista aveva lasciato comunque la serata. Al momento, a quanto si apprende, l’addio alla Rai non prevederebbe un nuovo contratto con altra emittente.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/rai-lucia-annunziata-se-ne-va-le-mie-dimissioni-sono-definitive...
angelico
00mercoledì 6 luglio 2011 20:42
Agcom, approvato regolamento
sul diritto d’autore L’Agcom ha approvato con sette voti a favore, un astenuto e un voto contrario lo schema di regolamento sul diritto d’autore che nell’attesa dei giorni scorsi aveva scatenato la protesta della rete. Il testo viene posto ora ad una consultazione pubblica di 60 giorni.

Ecco in concreto gli elementi chiave: oltre alla consultazione pubblica non ci sarà nessuna inibizione dell’accesso ai siti web, come invece da più parti era stato temuto alla vigilia della riunione. L’Agcom ha deciso inoltre misure per la promozione legale e a costi ridotti dei contenuti digitali, e sarà possibile il ricorso al giudice in ogni fase della procedura. Quanto ai siti esteri, prima ci sarà il richiamo, poi la segnalazione alla magistratura. Verrà attivato inoltre un Tavolo tecnico al quale saranno invitati a partecipare tutte le categorie interessate e le associazioni di consumatori e utenti.

Incentivazione al rispetto del diritto

La prima parte del nuovo schema normativo è dedicata alle misure per l’incentivazione al rispetto del copyright. Tra queste, lo sviluppo di misure di sostegno dell’offerta legale, la richiesta di elaborazione di codici di condotta da parte dei gestori dei siti, la promozione di accordi che semplifichino la distribuzione. In più, l’autorità chiede l’istituzione di campagne di sensibilizzazione al consumo legale dei contenuti protetti da copyright

La pirateria

La seconda parte del provvedimento è quella destinata a far discutere di più e riguarda le misure di controllo e repressione della pirateria. Si tratta, in sostanza, della procedura di rimozione dei contenuti che violano il diritto d’autore. A sua volta si articola in due fasi, una dedicata ai gestori dei siti, l’altra ai procedimenti di fronte alle autorità competenti.

Nella prima fase, se riconosce che i diritti del contenuto oggetto di segnalazione sono effettivamente riconducibili al segnalante, il gestore del sito può rimuoverlo lui stesso entro 4 giorni, accogliendo la richiesta rivoltagli (notice and take down). Nella seconda fase, qualora l’esito della procedura di notice and take down non risulti soddisfacente per una delle parti, questa potrà rivolgersi all’Autorità, la quale, a seguito di un “trasparente contraddittorio” della durata di 10 giorni, potrà impartire nei successivi 20 giorni (prorogabili di altri 15) un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali o, rispettivamente, di loro ripristino, a seconda di quale delle richieste rivoltegli risulti fondata.

La procedura dinanzi all’Autorità è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti. Inoltre, come tutti i provvedimenti dell’Agcom, anche le decisioni in materia di diritto d’autore potranno essere impugnati dinanzi al Tar del Lazio. Nel caso dei siti esteri, qualora, in esito all’attività istruttoria, l’Agcom richieda la rimozione dei contenuti destinati al pubblico italiano in violazione delle norme sul diritto d’autore e il sito non ottemperi alla richiesta, il caso verrà segnalato alla magistratura per i provvedimenti di competenza.

La procedura non riguarda i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro, o l’esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione, o l’uso didattico e scientifico, o la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all’opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa.

Le reazioni

“Abbiamo messo a punto un testoattentamente riconsiderato, dal quale sono state eliminate ambiguità e possibili criticità, fugando così qualsiasi dubbio sulla proporzionalità e sui limiti dei provvedimenti dell’Autorità e sul rapporto tra l’intervento amministrativo e i preminenti poteri dell’Autorità giudiziaria”. Questo il commento del presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, dopo l’approvazione da parte dell’Autorità dello schema di delibera sul diritto d’autore.

“L’articolato verrà ora sottoposto – ha continuato Calabrò – a una nuova consultazione pubblica che prevede un ampio termine per far pervenire osservazioni e suggerimenti. E’ nostra intenzione stimolare un dibattito approfondito e aperto a tutti i contributi e a tutte le voci della società civile, del mondo web e di quello produttivo, della cultura e del lavoro. In questo spirito ho anche dato la mia disponibilità a un’audizione presso le competenti Commissioni parlamentari sullo schema di regolamento qualora il Parlamento lo ritenga opportuno”.

Di diverso giudizio il commento di Lauria: “La versione del documento varato oggi dell’Autorità rappresenta un notevole miglioramento rispetto al testo iniziale, perché contiene garanzie per tutti gli interessi legittimi in campo e lascia al giudice l’adozione di eventuali misure di chiusura dei siti”. Tuttavia, aggiunge Lauria “il testo deve comunque essere ancora migliorato, in particolare riguardo alle misure di rimozione selettiva dei contenuti illegali, anche a seguito della consultazione pubblica e di un’eventuale audizione in Parlamento. Per tale ragione ho ritenuto opportuno astenermi in quanto ritengo che non si tratti di un provvedimento bavaglio. In ogni caso, sarebbe auspicabile che il Parlamento intervenisse sul quadro normativo di riferimento attraverso una revisione dell’attuale legge del diritto d’autore, ormai superata e poco adattabile al mutato contesto del mondo di Internet”.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/06/agcom-approva-regolamento-su-diritto-dautore...
angelico
00mercoledì 6 luglio 2011 20:44
commenti dalla rete:


Il trucco c’è ma non si vede.
Di questi ‘inquisitori’ non bisogna fidarsi.
Meglio rifare un’altra nottata per la libertà del web.



In teoria ed apparentemente, sembra una procedura abbastanza democratica: in USA molte “regolamentazioni tecniche” nascono in questo modo, attraverso la pubblica consultazione ed i contributi di chi vuole intervenire. Si tratterà di vedere da un lato i pesi degli “interessi forti” e dall’altro chi e come sottoporrà le osservazioni (che non potranno essere, penso, del tenore di molti post: inutilizzabili ai fini dell’elaborazione di una normativa). Alla fine, sarà veramente determinante il “criterio ispirativo” su cui intende muoversi l’AGCOM. E’ chiaro SIAE ed emittenti televisive hanno il coltello dalla parte del manico, purtroppo.
Mi sembra evidente, tra l’altro, che finiranno per sparire da Youtube tutti i pezzi di trasmissioni televisive tipo Annozero, Ballarò, la Gabbanelli e altre trasmissioni scomode, oltre a brani “interessanti” dei TG.
Immagino poi che, per le trasmissioni “assassinate” (tipo Annozero, per intenderci) le stesse emittenti televisive le eliminiranno dall’archivio, mentre già adesso con Silverlight, non sono più scaricabili (io perlomeno non ci riesco: qualche suggerimento?). In sostanza, alla lunga, si perderà, a livello diffuso, la “memoria storica” di quelle trasmissioni: chi le ha già registrate o scaricate potrà solo scambiarle, di soppiatto, clandestinamente, attraverso server situati su Marte e che trasmettono in ottale. Oppure acquistarle dalla fonte, se rese disponibili.
Posso capire (e fino ad un certo punto) la tutela del copyright quando effettivamente può rappresentare una minaccia economica consistente. Inaccettabile è invece, attraverso questo pretesto, la volontà, se c’è (come sono convinto ci sia), di tutelare ben altro, cioè l’impossibilità di far circolare idee e messaggi. Il guaio è che, una volta adottate certe regole in un Paese, gli altri, se hanno successo, prontamente “si adeguano”…


angelico
00giovedì 7 luglio 2011 10:59
Per azzoppare le tv locali
il governo elimina il Tar Il ministro Romani difende le frequenze Mediaset, azzera le possibilità per i piccoli editori di riavere gli spazi loro sottratti e mette a rischio 2,4 miliardi di euro. Se i soldi previsti nella Finanziaria 2011 non entreranno, Tremonti farà altri tagli alle risorse dei ministeri
Nel partito degli onesti vale una sola regola: uno scudo a me e uno a te. Anche il berlusconiano Paolo Romani, emulando il Capo, s’è fatto inserire una norma ad personam nella manovra di risanamento. L’inventore di Colpo grosso, ora ministro per lo Sviluppo economico, è molto ligio al dovere: deve sbrigare la complicata partita del digitale terrestre, nuove frequenze per i soliti noti (Rai e Mediaset) e meno alle tv locali per darle alle compagnie telefoniche e sostenere Internet mobile incassando 2,4 miliardi di euro attraverso un’asta. L’obiettivo è talmente spregiudicato, e già per questo criticato dai commissari dell’Unione europea, che Romani ha bisogno di un codicillo che lo metta al sicuro dai prevedibili ricorsi al Tribunale amministrativo (Tar) di editori provinciali e regionali, sottoposti a un esproprio “coatto” (è scritto così nel testo).

Non potendo bloccare un diritto di decine e decine di imprenditori locali, il governo cancella il Tar con un paio di righe altamente incostituzionali: “In ragione del preminente interesse nazionale alla sollecita liberazione e assegnazione delle frequenze, l’annullamento di atti e provvedimenti adottati nell’ambito delle procedure non comporta la reintegrazione in forma specifica e l’eventuale risarcimento del danno eventualmente dovuto avviene solo per equivalente”. Traduzione dal burocratese: di fronte a un atto illegittimo il piccolo editore televisivo non potrà riavere la frequenza scippata, ma solo ottenere un risarcimento in denaro. E chi paga? I cittadini. E quanto? Milioni di euro, per adesso incalcolabili.

Il pasticcio di Romani è inevitabile per un governo che, anziché aprire il mercato come richiesto da Bruxelles, deve tutelare il conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi. Il passaggio dall’analogico al digitale ha liberato cinque multiplex, cioè i pacchetti di frequenze utilizzabili per la trasmissione televisiva. I multiplex sono spezzettati in tre gruppi e, attraverso un concorso a punti gestito da una commissione nominata dal medesimo Romani, i migliori saranno letteralmente regalati a Mediaset-Rai e i peggiori verranno contesi tra Telecom Italia Media (La7), forse Sky e chi vorrà partecipare. Per giustificare la dilapidazione di un patrimonio statale, nonostante il progetto di banda larga per Internet, le frequenze per le telecomunicazioni saranno recuperate con 240 milioni di euro piluccando un po’ di qua e un po’ di là tra le televisioni locali e poi verranno vendute a Telecom e alle altre aziende del settore. Il governo ha già impegnato i 2,4 miliardi previsti, per ora virtuali, nella legge Finanziaria 2011. Romani ha una doppia missione: incassare quei soldi promessi al ministro Tremonti e blindare il piano per il digitale terrestre. E allora, ecco, arriva la seconda norma, stavolta ad aziendam: “l’Amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi della polizia postale e delle comunicazioni”. Sulle televisioni locali si abbatterà un tornado, stando alle proteste dei loro esponenti: i canali cambieranno posto sul telecomando, le frequenze verranno sostituite e le reti regionali dovranno rincorrere i telespettatori spaesati. Tremonti si fida così poco di Romani che, per tamponare l’eventuale perdita di 2,4 miliardi in Finanziaria, affila le forbici per un taglio alle risorse dei ministeri. Un bel pastrocchio che danneggia lo Stato e i cittadini, ma protegge Romani e Mediaset. Evviva.

di Giorgio Meletti e Carlo Tecce


www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/07/per-azzoppare-le-tv-locali-il-governo-elimina-il-tar...
angelico
00domenica 24 luglio 2011 00:55
Il 60% degli italiani teme la crisi
ma i Tg insistono sulla criminalità
I dati contenuti nel nuovo rapporto dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza: la media continentale delle notizie di "nera" è del 28%, quella del nostro Paese è molto più alta. Si arriva a punte del 91,7% (Studio aperto tra il 23 aprile e il 13 maggio)
di VLADIMIRO POLCHI
Salvatore Parolisi, indagato per l'omicidio della moglie Melania Rea. Uno dei casi più seguiti dai tg
ROMA - Le maggiori preoccupazioni degli italiani? Disoccupazione, costo della vita e qualità dei servizi sociali. In una parola: la crisi. La paura della criminalità comune sembra ormai alle spalle. E la tv? Continua a guardare altrove: i maggiori tg nazionali dedicano ai problemi economici solo il 6,8% delle loro notizie. A farla da padrone, ancora una volta, è la cronaca nera. In una distorsione mediatica tutta italiana.

TABELLE 1 1 - 2 2 - 3 3

Le paure telecomandate. A fotografare questa tendenza sono i dati contenuti nel nuovo Rapporto dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza: una ricerca di Demos&Pi, Fondazione Unipolis e Osservatorio di Pavia, diretta da Ilvo Diamanti. Un dato su tutti: nei primi mesi del 2011, mentre scoppiavano le rivolte arabe, esplodeva la guerra in Libia e in Giappone il terremoto e lo tsunami colpivano una centrale nucleare, il Tg1 dedicava il 41% di tutte le notizie cosiddette "ansiogene" (che cioè hanno in qualche modo a che fare con la sicurezza) alla criminalità comune. Contro una media del 28% in Europa (ma solo il 5% della tedesca Ard). Dati ancora più clamorosi se si prende in esame il periodo 23 aprile-13 maggio di quest'anno: nell'agenda televisiva delle insicurezze Studio aperto primeggiava con ben il 91,7% delle notizie dedicate alla criminalità; ma anche telegiornali più "generalisti" come il Tg5 (65,7%) e Tg1 (57,4%) si concentravano sulla "nera".

Le notizie seriali. Il numero di notizie su fatti criminali nel primo quadrimestre del 2011 conferma la specificità italiana già osservata nel 2010: 359 notizie di RaiUno, contro le 182 di Tve, le 132 di France2, le 122 di Bbc One e le 9 di Ard. Una media, per l'Italia, di quasi tre notizie al giorno. Tre casi occupano l'agenda dei reati: il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio ripetuto 46 volte, il caso Sarah Scazzi ripetuto 19 volte, e l'omicidio di Melania Rea ripetuto 21 volte.

Le paure vere. Ciò che colpisce è soprattutto la distanza con quella che è, invece, l'agenda dei cittadini, che rende evidente l'esistenza di due Italie: quella raccontata dai telegiornali e quella reale. Il 60% degli italiani è infatti preoccupato essenzialmente delle questioni economiche e sociali: il 46% per la disoccupazione; il 9% per il costo della vita; il 5% pr le tasse. Gli stessi cittadini solo per il 10% considerano la criminalità comune come principale emergenza. In calo anche i timori sull'immigrazione: solo il 6% lo reputa un problema.
(23 luglio 2011)

www.repubblica.it/cronaca/2011/07/23/news/preoccupazioni_italiani-19522775/?ref...
angelico
00martedì 2 agosto 2011 22:20
IL CASO
Simona Ventura: “In Rai servi della politica”
La conduttrice, nella prima intervista rilasciata dopo l'addio alla tv pubblica, si toglie qualche sassolino dalla scarpa contro i dirigenti: "Non avrei permesso di impormi personaggi indecenti"

‘Ho passato gli ultimi due anni in Rai a lottare, a difendere la gente che lavorava con me. Invece che guardare avanti, dovevo guardarmi le spalle. Sono le parole a Vanity Fair di Simona Ventura: le prime dopo aver lasciato la Rai per passare a Sky. In una lunga intervista al settimanale, che le dedica la copertina, parla della situazione in Rai, di Victoria Cabello che la sostituirà a Quelli che il calcio, ma soprattutto racconta le incomprensioni con l’ex direttore di Rai2 Massimo Liofredi, “il peggiore”.
“Negli ultimi due anni – aggiunge la Ventura – è stata perpetrata, a danno della rete, una vergognosa desertificazione culturale. Un colore politico credo che in tv lo si possa avere: ma bisogna avere anche la professionalità. Invece, piano piano, sono arrivati gli incapaci, e anche presuntuosi: servi della politica e niente più. La Rai si potrebbe fare con 9 dirigenti, invece che 54: il problema è che ci sono dirigenti capaci costretti a cercare protezioni per sopravvivere a quelli incapaci, che sono lì solo perchè protetti. Non ho dubbi sul peggiore: Massimo Liofredi”.
L’ex conduttrice dell’Isola dei famosi spiega: “Liofredi non riusciva a gestirmi. Aveva capito che non gli avrei permesso di impormi personaggi indecenti, e comunque inadatti alle nostre trasmissioni”. Ora Liofredi non è più direttore della rete: è stato trasferito a Rai Ragazzi, il canale per i bambini. E pare che, per questo, farà causa alla Rai per mobbing. “La causa per mobbing avrei dovuto farla io per quello che ha fatto passare a me – ma non solo a me – in questi due anni, e per i colpi mortali che ha inferto al target di Rai2. Ha perso anche Santoro”.

(2 agosto 2011)

www.kataweb.it/tvzap/2011/08/02/simona-ventura-in-rai-servi-della-politica-271242/?ref...

rossijack
00martedì 2 agosto 2011 22:55
Certo quello che interessa e' che la Rai perda pubblico e share,prima che qualita',a vantaggio si sa di chi ...non voglio menzionare Annozero,che dava fastidio per ovvi motivi ma perdere una trasmissione come VIENI VIA CON ME,con 10 milioni di telespettatori,ha un chiaro intento ....
Quanto alla paura indotta dai media,anni fa M.MOORE giro' un interessante documentario sull'uso delle armi , vi invito a vederlo.
E' indecente che ad ogni ora del giorno si tengano dibattiti su Sara,Yara,Melania,ripetendo all'infinito sempre gli stessi concetti o gli stessi indizi,solo per fare share.La nostra TV e' stata pure criticata all'estero per questa mania di tenere processi negli studi televisivi e per non avere rispetto dei familiari e delle vittime.
angelico
00lunedì 22 agosto 2011 14:04
Giorgino litiga con Minzolini e abbandona il Tg1 prima della diretta
lun ago 22 11:57 di Cicciotti su www.funweek.it

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Tira una brutta aria al Tg1, dove si complica la posizione del direttore Augusto Minzolini, non solo per l'accusa di peculato che gli pende sulla testa.

Sembra infatti che il giornalista sia stato protagonista di una lite con Francesco Giorgino proprio poco prima dell'inizio del Tg delle 20 di giovedì 18 agosto. Giorgino, che doveva condurre il telegiornale e aveva presentato le anticipazioni nel collegamento avvenuto durante il programma ‘Reazione a catena', è infatti stato poi sostituito da Nicoletta Manzione, apparentemente in seguito a un malore, o almeno così è stato dichiarato ufficialmente in seguito.

‘Italia Oggi' sostiene invece che non ci sia stato alcun malessere, ma solo una lite molto aspra con il direttore del Tg1 a causa di una dichiarazione di Carlo Giovanardi, inserita da Giorgino all'interno di un servizio.

Minzolini - soprattutto in seguito agli scontri con il sottosegretario avuti in occasione di un'intervista di Vasco Rossi, in cui il cantante confessava di fare uso di stupefacenti - boccia l'inserimento della dichiarazione di Giovanardi e, a quel punto, Giorgino decide di condurre ‘a braccio', senza un testo scritto e preparato. La 'pratica dell'improvvisazione' è però vietata al Tg1 e così l'ufficio di coordinamento avverte Minzolini che chiede subito spiegazioni a Giorgino, innescando la lite. Tra accuse di mancata fiducia e scambi di opinione, giudicati comunque civili dai presenti, il giornalista abbandona lo studio poco prima della diretta, costringendo la Manzione a una sostituzione non prevista. Una lite che avrà delle conseguenze per Giorgino?

Articolo di Grazia Cicciotti

it.tv.yahoo.com/blog/article/73145/giorgino-litiga-con-minzolini-e-abbandona-il-tg1-prima-della-dire...
angelico
00lunedì 19 settembre 2011 23:49
Rai Uno scatenata, da Minzolini a Ferrara
mezz'ora al servizio di Berlusconi
In rapida sequenza, prima al Tg1 e poi a Radio Londra, due interventi partigiani per minimizzare i guai del premier. "Lui è un eroe, i magistrati dei ragazzotti". "Perché dovrebbe dimettersi proprio ora?". E scattano le proteste. Il presidente Garimberti: "Opinioni che non impegnano la Rai"
Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini
ROMA - E' tornata in azione la Squadra Delta. Tra le 20 e le 20.30 la speciale "formazione" giornalistica al servizio di Silvio Berlusconi ha sferrato questa sera un micidiale uno-due dagli schermi di Rai Uno nel tentativo di minimizzare i guai politici e d'immagine del presidente del Consiglio. Ad aprire il fuoco è stato il direttore del Tg1 Augusto Minzolini con un imbarazzante editoriale a difesa del premier.

"Perché il premier dovrebbe farsi da parte ora che non c'è stata alcuna scissione nella maggioranza, una maggioranza che ha il merito di aver varato manovra di dimensioni gigantesche per salvare il paese?", ha ammonito il responsabile del telegiornale dell'ammiraglia Rai. "In fondo - ha proseguito - ci sarebbe un'unica ragione per disfarsi di questo governo: proprio il diktat della magistratura che non lo vuole e il giudizio della grande stampa a cui non è mai piaciuto. Considerazioni ragionevoli per alcuni ma a mio avviso per nulla convincenti e che hanno ben poco a che fare con le regole della democrazia. Anche perché, con l'opposizione alle prese con i suoi problemi, non si vede all'orizzonte una maggioranza alternativa che possa varare qualsiasi manovra in una situazione di emergenza. E questa è una considerazione razionale di non poco conto".

Ricordando la fallita mozione di sfiducia dello scorso dicembre, Minzolini ha insistito: "Non si vede perché dovrebbe cadere oggi, sulla scia di intercettazioni che ledono pesantemente la privacy
di Berlusconi per iniziative processuali in cui premier non solo non è indagato come a Bari, ma è addirittura parte lesa come a Napoli".

Meno brutalmente diretto, ma forse persino più spericolato, il messaggio recitato da Giuliano Ferrara subito dopo la sigla di chiusura del Tg1 nella sua "Radio Londra". Anche in questo caso una difesa spudorata del presidente del Consiglio, tanto giudiziaria quanto politica, condita da inesattezze e battute denigratorie sui magistrati inquirenti e apparente equidistanza. Non c'è malcostume e ricattabilità che tenga: per il direttore del Foglio Berlusconi è senza mezzi termini "un eroe" (affermazione temerariamente ripetuta più volte) e come tale la sua unica colpa è quella di non essersi scusato con gli italiani per alcuni dettagli. "Maneggiare troppi contanti, parlare con un telefonino peruviano" e "anche nei comportamenti che riguardano il pubblico, come nell'uso degli aerei di stato e delle raccomandazioni", l'unica cosa che si può imputare al premier è un po' do "sciatteria". Ma una volta fatta ammenda - è il ragionamento di Ferrara - Berlusconi potrebbe finalmente attaccare e spiegare che "il vero scandalo è nelle intercettazioni", e che "la mia vita privata viene usata strumentalmente per abbattere la mia funzione pubblica"."La base del contrattacco - ha proseguito Radio Londra - non può essere che quella di presentarsi dai magistrati. Altro che Palazzo Chigi, deve andare a Napoli dai giudici, da questi ragazzotti in cerca di protagonisti. Che c'entra con il ricatto, il fatto che amici insistenti ti spillano quattrini. Deve dire 'Io sono generoso, aiuto gli amici, trovate un reato in questo?'".

La clamorosa doppietta non è passata naturalmente inosservata né all'opposizione, né ai vertici della Rai. "Fermo restando il diritto di ogni direttore di fare editoriali o commenti, magari senza eccedere in termini di frequenza, l'opinione espressa stasera dal direttore del Tg1 Augusto Minzolini è strettamente personale e non impegna in alcun modo la Rai", si è precipitato a precisare il presidente Paolo Garimberti.

"Con la direzione di Minzolini - è il commento dell'Idv - il Tg1 è diventato la dependance dell'ufficio legale del premier. Tutto ciò in spregio alla funzione del servizio pubblico, dei cittadini che pagano il canone e del dovere di cronaca che dovrebbe seguire ogni buon giornalista. Il direttorissimo si comporta come un deputato del Pdl più che come un cronista".
(19 settembre 2011)

www.repubblica.it/politica/2011/09/19/news/ferrara_minzolini-21916531/?ref...
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