Mix tape: L’arte della cultura delle audio-cassette.

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ShadowPlayZone
00domenica 15 giugno 2008 11:14
Di Thurston Moore + contributi. Isbn Edizioni. 2008.

Alzi la mano chi, soprattutto tra i meno giovani, almeno una volta nella vita non ha preparato un Mix tape! Per un viaggio, per una ricorrenza speciale, per amore o semplicemente per il gusto di farla …
Bene, per tutti i nostalgici e appassionati di Mix-Tape, segnalo un libro che originariamente venne pubblicato nel 2005 ma che, da pochissimo, fa bella mostra di se negli scaffali delle migliori librerie.
L’art-work è inconfondibile.
Dovesse capitarvi tra le mani una audio-cassetta gigante (formato 24x17 cm, LxH) frugando tra titoli della sezione musica & spettacolo, sicuro sareste di fronte alla traduzione che la Isbn Edizioni ha distribuito del libro che Thurston Moore dei Sonic Youth scrisse.
Unica nota stonata, il costo. € 22 …

Qualche approfondimento.
Definizione, Wikipedia:
Un mixtape (o collage musicale) è una raccolta di canzoni o tracce (solitamente, musica protetta dal diritto d'autore, presa da altre fonti), registrata in uno specifico ordine, tradizionalmente su di un'audiocassetta. Più di recente sono emersi anche mixtape di video.
Le canzoni possono essere in sequenza; dagl'anni Ottanta, diventarono molto popolari i mixtape senza soluzioni di continuità, rese attraverso la tecnica del beatmatching e con la creazione di sovrapposizioni e dissolvenze fra la fine di una canzone e l'inizio della successiva.
I primi mixtape più diffusi erano cassette clandestine di otto tracce, che erano vendute presso i mercatini delle pulci e nelle aree di servizio dai primi anni Sessanta, fino ai primi Ottanta, con nomi come "Super 73", "Country Chart Toppers" o "Top Pops 1977". Le audiocassette con l'anno nel titolo erano, solitamente, vendute prima di Natale o ai primi dell'anno successivo ed erano sempre molto vendute.
Con l'avvento dell'audio digitale a prezzo contenuto anche al livello del consumatore, la creazione e la distribuzione dei collage musicali ha preso la forma del compact disc o della playlist mp3, ma il termine mixtape è ancora usato, sebbene il supporto sia cambiato, e sarà usato anche nel prosieguo di questa voce.
Un mixtape, che di solito riflette i gusti musicali del proprio compilatore, può spaziare da una lista di canzoni preferite scelta a caso, ad una composizione concettuale di canzoni legate da un tema o da uno stato d'animo, fino ad una forma di alta affermazione personale fatto su misura per il destinatario dell'opera.
Il saggista Geoffrey O'Brien ha chiamato il mixtape personale "la forma d'arte più ampiamente praticata in America" e molti aficionados del collage musicale credono che sia possibile, attraverso una selezione curata e una disposizione attenta delle tracce, creare una dichiarazione artistica, che sia più grande della somma delle canzoni individuali, un po' come un album di musica pop nell'era postbeatlesiana può essere considerato molto più di una raccolta di brani singoli.

Biografia di T. Moore, Wikipedia:
Thurston Joseph Moore (Coral Gables, 25 luglio 1958) è un chitarrista e cantante statunitense, cantante e chitarrista nel gruppo Sonic Youth, di cui è stato anche il co-fondatore nel 1981.
Insieme a lui, nella prima apparizione dal vivo del gruppo, c'era già la bassista, cantante e chitarrista Kim Gordon, in seguito divenuta sua moglie. Moore ha firmato come autore la maggior parte delle canzoni dei Sonic Youth.
Oltre all'attività con il gruppo ha al suo attivo varie pubblicazioni da solista, tra cui l'album Psychic Hearts del 1995, il recente Trees Outside The Academy del 2007 e una miriade di collaborazioni con musicisti della scena alternativa americana.
All'attività musicale affianca quella di coordinatore dell'etichetta indipendente Ecstatic Peace.
Cura inoltre una rubrica sulla rivista americana Arthur Magazine.
Nel 2005 ha pubblicato il libro Mix Tape: The Art of Cassette Culture.

Dal sito di Repubblica: www.repubblica.it/2008/06/sezioni/scienza_e_tecnologia/audiocassette/audiocassette/audiocasse...
Prima di interrnet, degli mp3 e degli iPod la rivoluzione avvenne su nastro.
Ora il leader dei Sonic Youth ricorda in un libro quel pezzo di storia collettiva.
Mix tape, quando la musica
si scaricava sulle audiocassette
di THURSTON MOORE

LA PRIMA volta che sentii parlare di un mix su cassetta fu nel 1978. Robert Christgau, il "decano dei critici rock", scrisse un pezzo su Village Voice sul suo disco preferito dei Clash, guarda caso una sua produzione: una cassetta con le b-side della band non incluse negli album. I Clash scrivevano singoli fantastici, e album fantastici, e di solito inserivano i singoli nei dischi, ma non le b-side. Comunque, dal punto di vista della mia mentalità da critico musicale, la sua era un'ottima pensata. Un aspetto in particolare mi colpì: Christgau sosteneva che si trattasse di un mix tape che aveva compilato per regalarlo agli amici. Si era fatto il suo album personale dei Clash e lo dava in giro come memento alla sua devozione per il rock'n roll. C'era una cosa che lui possedeva e io no: una piastra a cassette.

A quei tempi, i mangianastri erano tanto fondamentali quanto i giradischi. Ed erano ugualmente ingombranti. Ma in quel periodo la Sony lanciò il Walkman: un mangiacassette portatile grande la metà degli apparecchi standard - più o meno come i registratori che in genere si vedevano tra le mani dei giornalisti. Questi nuovi Walkman si portavano a tracolla, erano l'ideale per andarsene a zonzo per la città ascoltando musica con gli auricolari. Immagino che l'industria discografica si aspettasse che gli utenti acquistassero le cassette originali degli album, e di certo fu così, ma ehi! perché non comprare cassette vergini e registrare singoli brani dai dischi?

Ecco cosa fecero tutti quelli che si erano muniti di Walkman. Non passò molto che su album e cassette originali apparvero adesivi come: LE REGISTRAZIONI DOMESTICHE UCCIDONO LA MUSICA! Se non altro, anticipava l'attuale paranoia dei discografici sui cd masterizzati e le canzoni scaricate da Internet.

Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta non potevo permettermi un Walkman, ma il mio vicino al piano di sopra, l'artista Dan Graham, ne aveva uno nuovo - e tonnellate di vinili. Comprava tutti i dischi di punk rock e new wave in circolazione, li metteva su cassetta, quindi me li passava per ascoltarli sul mio vetusto mangianastri. Più o meno tra il 1980-1981, si assistette a una spontanea proliferazione di giovani band, che pubblicavano singoli hardcore-punk super veloci, la maggior parte dei quali si atteneva ai canoni del thrash. Gruppi come Minor Threat, Negative Approach, Necros, Battalion of Saints, Adolescents, Sin 34, The Meatmen, Urban Waste, Void, Crucifucks, Youth Brigade, The Mob, Gang Green ecc.

Erano grandi! Dal vivo facevano scintille e registravano album pazzeschi. Molto ruvide e dirette, le canzoni difficilmente superavano il minuto di lunghezza. Ero un fanatico, li compravo tutti appena uscivano. Ogni giorno pagavo pegno da Rat Cage in Avenue A per impossessarmi di tutti i sette pollici di hardcore esposti sulla parete. Certo, era una spesa, ma non un salasso. Ogni singolo costava due o tre dollari. Ma al tempo facevo ancora il lavapiatti in un ristorante di Soho - non navigavo propriamente nell'oro - eppure dovevo assolutamente avere quei dischi!

La mia amata Kim tornava a casa dal lavoro ogni giorno, commessa da Todd's Copy Shop e cameriera da Elephant & Castle in Prince Street, e mi beccava ad ascoltare singoli hardcore dalla mattina alla sera. Credo che abbia scritto anche un testo sul suo ragazzo (io) che passava così le sue giornate. Mi sentivo un po' in colpa, avevo bisogno di ascoltare quei dischi con calma e attenzione, e mi venne in mente che potevo preparare un mix con i pezzi migliori di quegli album - e visto che erano tutti così brevi e con la stessa potenza ed energia, la cassetta sarebbe stata un monolito hardcore.

Avevamo libero accesso all'appartamento di Dan, così una volta ci andai e registrai il mio mix, che per me era la cassetta definitiva di hardcore mai realizzata. Su un lato scrissi H, sull'altro C. Quella notte, mentre eravamo a letto, dopo che Kim si era addormentata, infilai la cassetta nel nostro mangianastri, trascinai uno dei piccoli altoparlanti sul letto, e ascoltai il mix a un volume ultrabasso. Ero in uno stato di beato mormorio. Quella musica faceva sfrigolare ogni cellula, ogni fibra del mio corpo. Era bello. Quell'estate, per il mio compleanno, Kim mi regalò un Walkman con altoparlante incorporato. In questo modo potevo tenere il Walkman vicino al cuscino e suonare il mix H. C. a un livello ancora più intimo. [...]

A metà degli anni Ottanta, prima di un tour con i Sonic Youth, decidemmo di munire il furgone con un mangianastri. L'idea era di prendere un'autoradio fissa, ma era una soluzione troppo dispendiosa. All'epoca a New York impazzavano per le strade giganteschi stereo che sparavano mix di rap da casse spropositate, i cosiddetti "ghettoblaster". Lo stile hip-hop "della strada" esigeva misure sproporzionate. Scarpe da basket titaniche con stringhe super ampie, occhiali grandi come metà della faccia, catene d'oro che chiamavamo "funi" tanto erano spesse e massicce, e gli stereo portatili avevano le stesse dimensioni di un carrello del supermarket.

[...] Ai tempi Delancey Street, e la traversa Orchard Street, erano la zona del centro dove si concentravano i negozi di abbigliamento e accessori hip-hop. [...] Le domeniche pomeriggio qui erano folli, con gente che se ne andava in giro con i propri stereo oversize sparando a palla Spoonie G e DST (un grande rapper vecchia maniera, il cui nome stava per Delancey Street). Poi c'erano i rockettari indie punkoidi come me - affamati e spiritati, che si nutrivano di tutto. Le cassette mix di hip-hop, disposte per la vendita su tavoli di cartone, cominciarono a riferirsi a un sistema di valori dettato da chi compilava la scelta dei brani. [...]

Run DMC e LL Cool J cominciavano a spopolare, la Def Jam lanciava sul mercato un nuovo ibrido di punk rock/hip-hop, e i dischi uscivano alla velocità della luce. Tutto questo, per segugi della musica come me, rendeva la vita di tutti i giorni piuttosto eccitante.
[...] Quindi entrai nel negozio in Delancey Street e, con i fondi limitati della band, comprai il più imponente "ghettoblaster" in esposizione. Era davvero massiccio (è massiccio, ce l'ho ancora)[...]. Quando mi presentai, gli altri videro il mangianastri, stupiti che avessi buttato i soldi del gruppo per quel gigantesco obbrobrio di plastica. [...]

Mentre percorrevamo l'Holland Tunnel, distanziandoci sempre più dalla città, pensai che fosse giunta l'ora di mettere uno dei miei mix. Infilai la prima delle cassette di rap e lo stereo si dimostrò un grande acquisto. Economico, ma superbo. E funky. La musica che usciva da quell'apparecchio non poteva che essere perfetta. Nel giro di venti secondi arrivarono le prime voci di dissenso: "Puoi abbassare, per favore?", "Hai altre cassette dietro?", "Io ho portato Johnny Cash...".

Quando arrivammo sulla West Coast, ormai eravamo tutti affezionati al Conion (la marca del mangianastri, che ribattezzammo Conan). Nei concerti lo portavamo sul palco, microfonavo gli altoparlanti per giocare con i nastri tra un pezzo e l'altro. I fan in tutta America ci lasciavano le loro cassette - alcuni, speranzosi, i loro demo - compresi mix che poi ascoltavamo. [...]

Alla fine del tour, nel furgone erano disseminate centinaia di cassette, con le custodie di plastica calpestate e rotte. Anni dopo, avrei raccolto tutti i mix in uno scatolone per darli a Kim quando venne ricoverata in ospedale per partorire. A volte, quando spulcio nei meandri della nostra casa mi ci imbatto ancora e, come in una foto, mi vengono in mente flash di quegli anni incredibili.
Traduzione Massimo Gardella
(© 2008 il Saggiatore Spa Milano)
(8 giugno 2008)

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ShadowPlayZone
00mercoledì 25 giugno 2008 18:19
L’arte dei Mixtape
Rumore n.197, Giugno 2008

Riporto dei contributi tratti dal mensile musicale Rumore, dedicati oltre che al libro di Thurston Moore anche a due personaggi legati al mondo delle audio-cassette, intervistati da Emanuele Sacchi.

Uno stralcio dell’intervista dedicata a Oliver aka Neck, della CNSkillz (www.neckcns.com), è un artista a 360°, autodefinitosi ibrido, oltre che graffitista e designer.
Carino e motivo di questa intervista è anche il sito che gestisce www.tapedeck.org, che include immagini dei modelli di audio-cassette usciti dai ‘60 ad oggi.
… Penso che il tempo delle cassette sia davvero finito - ma suppongo che musica e dati esisteranno sempre più in forma non-corporea, quindi qualunque sia il mezzo di riproduzione - nastro, cd, dvd chiavetta usb - è già morto anche se non lo sa ancora.
Musica e film sono salvati on-line, in giro per la rete, e sono disponibili wi-fi, suonati o guardati sul proprio laptop o telefono o su una tv e collegata al web e nel futuro magari anche nel frigorifero.
Sto solo cercando di preservare il lavoro di design che è stato profuso nelle cassette in decenni e decenni. Potrebbe essere un’ispirazione per alcuni, un memento mori per altri …
… La musica ha perso la sua qualità tattile - niente più nastri da riavvolgere a mano, copertine di dischi da aprire, note da leggere e (presto) niente più cd da organizzare nel proprio scaffale.
Perdendo il contenitore corporeo, si perde anche la possibilità di rappresentare il suono mediante la grafica di una copertina. La musica è ridotta alla sua essenza: il suono. Ora se mi chiedi se è un bene o un male, non posso risponderti. Come designer perdere un canale di lavoro simile è un disastro.
Come amante della musica, forzare al suo ascolto puro e semplice è un bene.
Suppongo che sia semplicemente un’evoluzione inevitabile …


La NO=FI Recordings è gestita da Toni “Hirock” Custrone oltre che musicista degli Hiroshima Rock Around.
La label di nicchia, pubblica solo su cassetta la serie 7K7s, dedicata ad artisti nostrani e internazionali avant e non solo.
Ecco uno stralcio dell’intervista:
… La No-FI nasce nel 2001, fondamentalmente per produrre le uscite degli H.R.A. Dopo svariati anni il desiderio di collaborare con gruppi di amici, incontrati in tour o qua a Roma, ha reso necessario l’ampliamento del campo di azione.
Da qui inizia la NO=FI Recordings: una “tape label” che butta fuori feticci fatti a mano e in serie super limitate.
L’Oggetto è ciò a cui teniamo: qualcosa che è bello possedere, toccare, vedere e ascoltare …
… Il 7 è un numero che mi affascina molto. Per questo la serie è composta da 7 cassette e ognuna è limitata a 70 copie (farne di più sarebbe difficile: toccherebbe iniziare una produzione industriale) Il lavoro dietro ogni singola tape è lungo ma adoro “produrre manualmente” oggetti: mi rilassa ed è in controtendenza con il resto della mia vita …
… Il discorso sugli attuali mezzi di riproduzione, file sharing, lettori mp3, supporti digitali e così via è lungo e arduo.
Adoro la facilità con cui si può arrivare ad ascoltare praticamente di tutto su internet. Sono un grande utente si soulseek. Ma quello che mi piace immediatamente viene acquistato in vinile.
L’ascolto delle casse del computer è molto avvilente (per chi suona, per chi ascolta, per la musica in generale). La tipologia di ascolto è cambiata molto: mentre si sta in camera o in ufficio o in metro si sentono compilations random fatte direttamente dai lettori/computer, ascoltate distrattamente mentre si fa altro, senza neanche sapere chi è il gruppo, visto che nelle ultime 7 ore sono stati scaricati 25 album.
La voglia di sedersi sul divano di fronte allo stereo e ascoltare con calma e attenzione i nuovi acquisti tanto sudati, leggendo le note interne per filo e per segno, più e più volte, è rara da trovare oggigiorno.
Ma è ciò di cui un buon disco ha bisogno.
Forse se ci si ritrova un oggetto bello e particolare in mano gli si dedica anche più tempo …
forse …

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Scrivo su From The Edge Of The Deep Green Sea dei Cure
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