Michael Jackson's This is it: commenti dei vip e recensioni

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morgause30
00giovedì 29 ottobre 2009 19:00
Re: mymovies.it
dr.dree, 29/10/2009 18.42:

Kenny Ortega ricompone nel modo e nel luogo giusto il mito impalpabile di Michael Jackson. E le stelle stanno a guardare
Marzia Gandolfi
Michael Jackson muore in scena come in un dramma shakespeariano. Suicidio, overdose, arresto cardiaco? Il sesso, le (presunte) molestie, la fama. C'è tutto, come in un film hollywoodiano. C'è una grande villa, una stanza piena di indizi, un corpo nudo sul letto, la polizia che indaga, la folla che spinge fuori e oltre i nastri, l'autopsia, le (inverosimili) ipotesi del decesso, le esequie, quelle pubbliche e quelle private. Muore così il 25 giugno a Los Angeles e a un mese dal suo concerto londinese, Michael Jackson, Re del Pop, che resisteva al tempo danzando. Ma il sadismo della stampa e dello spettatore vuole sopra ogni cosa che il morto resti in scena a ciondolare sul patibolo mediatico, senza il conforto di potersene mai davvero andare via. Corpo conteso, eredità (artistica e sostanziale) reclamata, immagine contestata, l'artista dell'Indiana non trova pace, ostinatamente e barbaramente esposto alla luce del racconto. La sua vita e la sua morte vengono catturate e imbrigliate dentro una cronaca volgare e indecente. Poi arriva in sala Michael Jackson's – This is it di Kenny Ortega, si spengono le luci e inizia un altro film che potrete (e dovete) vedere in tutte le sale del mondo per quindici giorni. Poi verrà annullato, come un concerto in un giorno mesto di pioggia.
Diretto e prodotto da Ortega con il supporto della Fondazione Michael Jackson, il documentario pop del regista californiano è uno sguardo privato sul concerto che avrebbe, ci potete giurare, rivoluzionato l'arte dello stare in scena. Declinando l'approccio biografico, le interviste, gli sballi, le strade percorse o i negozi visitati, l'autore mette ai nastri di partenza una lucida, tirata e micidiale macchina del pop che si chiama(va) Michael Jackson, regalando ai suoi spettatori quello che sarebbe stato l'ultimo tour dell'artista e offrendogli un punto di vista (im)possibile su tutte le prove provate, sofferte, sudate. Non appena Michael entra sulla scena, in giacca in silver e simultaneamente nera, meraviglia del découpage, gli occhi si spalancano e l'anima si desta. Adesso esistono soltanto il gesto, il volto, il corpo, la musica, la parola, il tono, l'emozione. Come il suo man in the mirror, Jackson risponde con uno sguardo d'intesa alla sua immagine speculare.
Da Bad a Thriller, da Billie Jean a Go to be there, da Smooth Criminal a I just can't stop loving you, M. J. si muove agile, esperto e sinuoso, battendo il tempo in un'esecuzione perfetta che provoca emozioni autentiche. Perché la bravura tecnica, come suggeriscono le coreografe addette alle selezioni dei ballerini che faranno corona intorno all'artista, non è sufficiente per concretizzare un sogno e raggiungere “la prima fila” nello show. Soltanto undici ballerini proveranno la singular sensation in costumi dorati e cilindro, soltanto la prima linea accompagnerà Jackson sul palco e ne sarà la sua osservante e reverente emanazione, moltiplicata all'infinito come negli specchi di Chorus Line e grazie alla magia del green screen. Dopo aver personalmente promosso gli elementi più meritevoli, l'artista avvia lo show, rigorosamente cronometrico e superbamente coreografico, costringendo la macchina da presa da creatrice dello spettacolo a spettatrice dell'esibizione.
Lo schermo diventa allora tutta una scoperta: M. J. allarga le braccia e muove le mani come un direttore d'orchestra in un teatro di marionette e di talenti, dentro uno spettacolo fondato sulla centralità della danza e di un artista in grado di avere vita sulla scena e di distruggere gli automatismi quotidiani del corpo, creando una diversa qualità di energia, visibile anche in situazioni di immobilità. Dietro l'impressione di facilità e naturalezza, lo spettatore scoprirà una mania di perfezionismo assoluta ("Le prove servono a questo"), sempre nobile, sempre garbata. Il momento più poetico è il virtuosistico assolo su Billie Jean, mentre ballerini e stelle stanno a guardare. Guardano espandersi il suo mito leggero e impalpabile, la dimensione espressiva della sua anima, la verità di un corpo che balla "ricomposto" (da Ortega) nel modo e nel luogo giusto. This is it. That is it.


[SM=x47932] [SM=x47932] [SM=x47932]


AndreaMJ
00giovedì 29 ottobre 2009 21:10
articolo tratto da il Giornale .it
a mio avviso un bel articolo a parte due cosette riguardanti i soliti dubbi sulla persona di mike


Se questo era Michael Jackson poco prima di morire (This is it era il titolo del brano che chiudeva e insieme titolava il suo ritorno concertistico sulle scene), l’unica cosa da fare è chiedergli scusa. Ricordate? «Non si reggeva più in piedi, era ormai pelle e ossa, si drogava, era calvo, aveva la dentiera»... E invece dalle immagini del film-documentario che racconta i tre mesi di prova per il primo dei cinquanta concerti previsti alla 02 Arena di Londra (Michael Jackson's This is it, regia di Kenny Ortega, da domani e per sole due settimane sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, 600 solo in Italia) emerge un artista completo, musicalmente perfetto, di straordinaria presenza e padronanza scenica, in grado di intervenire su ogni aspetto dello show: dalle luci agli effetti speciali, dalla valorizzazione dei singoli partner alla scenografia d’insieme. Lo spettacolo che aveva in mente e di cui il documentario dà diligentemente conto, era qualcosa che avrebbe fatto impallidire qualsiasi concerto rock e/o pop fino ad allora realizzato, una via di mezzo fra un musical, un film di Spielberg, un’opera di danza moderna...

Come tutte le creature irreali, Jackson era a suo agio solo in un mondo fantastico, dove gli zombie risorgono, le immagini si sdoppiano, la finzione cinematografica si fa realtà. Un mondo che gli permetteva di entrare e uscire dai film con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, dai fondali di cartapesta dello skyline di New York o dalle pellicole che ritraevano la foresta amazzonica...

Questo essere asessuato, né uomo né donna, e come senza età, condannato a un’eterna e artificiale giovinezza, alieno persino nella pigmentazione della pelle, un negro-bianco, un bianco-negro, un’altra cosa, funzionava perfettamente lì dove ogni regola è sospesa, ogni prodigio è naturale, ogni licenza artistica è permessa. Fuori da quel palcoscenico, la normalità della realtà doveva apparirgli così incomprensibile da atterrirlo. La quotidianità, ovvero la vita, deve essere stata per lui un lungo, insopportabile incubo.

Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.

Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera). Il tempo, che con lui da subito era stato prodigo, alla fine gli si è dimostrato avaro, ma può anche darsi che fosse questa la giusta misura delle cose, scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe bambino.

liberiangirl1977
00giovedì 29 ottobre 2009 21:37
Questo bell'articolo non fa che aggiungere tristezza alla tristezza....scusate ma oggi sono speechless....
Sabry_23
00giovedì 29 ottobre 2009 21:43
Alla faccia di chi lo disprezza tanto e dice che era un "abominio"..
Che tristezza..
Fated
00giovedì 29 ottobre 2009 22:06
Complimenti Andrea per le tue parole
RestaInAscolto!
00giovedì 29 ottobre 2009 22:22
Bhe un gran bello articolo.
MKFUEGO
00giovedì 29 ottobre 2009 22:35
Bellissime parole...un plauso!
Mi piace che gli unici aggettivi, non positivi ma che secondo me sceglie appositamente di utilizzare per riprendere gli stereotipi con cui lo si descriveva, siano stati accuratamente scelti solo per rafforzare poi quello che e' il suo pensiero di Michael artista dal valore morale e artistico ineccepibile e inarrivabile!



Cioe' come per dire...si per voi potra' essere pure un alieno o quello che vi pare ma era il genio piu' grande che sia esistito e che se sarebbe vissuto avrebbe assestato un altro bel colpo a tutto il panorama artistico e musicale portando sulle scene "this is it".








AndreaMJ
00giovedì 29 ottobre 2009 22:39
Re:
Fated, 29/10/2009 22.06:

Complimenti Andrea per le tue parole




non sono mie parole...nn avrei mai usato ASESSUATO !! [SM=x47918] [SM=x47954] [SM=x47983]
MKFUEGO
00giovedì 29 ottobre 2009 22:45
Re: Re:
AndreaMJ, 29/10/2009 22.39:




non sono mie parole...nn avrei mai usato ASESSUATO !! [SM=x47918] [SM=x47954] [SM=x47983]




Pure io anche perche' non l' ho mai pensato potesse esserlo. [SM=g27817] anzi.... [SM=g27828]

Comunque secondo me e' una scelta del giornalista di utilizzare termini comuni,stereotipi come chiave di lettura per entrare meglio nel pensiero comune pero' per poi dire "ok pensate cosi'se volete,fate cio' che vi pare ma non negate che Michael era un talento unico!"

Cosi' l'ho interpretata io ma magari sono troppo ottimista da leggere queste sfumature di significato.
"Dangerous boy"
00giovedì 29 ottobre 2009 23:08
sono contento del titolo che hanno dato all'articolo, ma nonostante questo non li perdonerò di tutto il fango e la mer*a che hanno sparato su michael negli ultimi anni. Michael era il mglioree sono siuro che anche loro lo sapevano, solamente che come ben si sa "le notizie buone non fanno tanto scoop"
AndreaMJ
00giovedì 29 ottobre 2009 23:19
ma secondo me non è ke loro lo facevano x lo scoop ...è ke oramai era abitudine leggere mike solo come un pedofilo rifatto dalla testa ai piedi incapace di muoversi malato e ke si è scolorito la pelle...quindi kiaramente leggere questa pagina del libro-jackson fa ora piu rumore delle accuse infondate ma hanno il lascito della cronaca sulla sua salute...credo ke possiamo ora mettere sullo stesso piano il binomio freddy mercury - gay cn quello mj-"malato" o addirittura "drogato" xò ora a distanza di tempo freddy mercury è l'intoccabile rocker x eccellenza , voce fantastica e presenza scenica forte ... mi auguro ke a distanza di tempo mike verrà ricordato come il RE DEL POP IN ASSOLUTO, VOCE DIVINA E PRESENZA SCENICA UNICA NEL SUO GENERE
"Dangerous boy"
00giovedì 29 ottobre 2009 23:21
Re:
AndreaMJ, 29/10/2009 23.19:

ma secondo me non è ke loro lo facevano x lo scoop ...è ke oramai era abitudine leggere mike solo come un pedofilo rifatto dalla testa ai piedi incapace di muoversi malato e ke si è scolorito la pelle...quindi kiaramente leggere questa pagina del libro-jackson fa ora piu rumore delle accuse infondate ma hanno il lascito della cronaca sulla sua salute...credo ke possiamo ora mettere sullo stesso piano il binomio freddy mercury - gay cn quello mj-"malato" o addirittura "drogato" xò ora a distanza di tempo freddy mercury è l'intoccabile rocker x eccellenza , voce fantastica e presenza scenica forte ... mi auguro ke a distanza di tempo mike verrà ricordato come il RE DEL POP IN ASSOLUTO, VOCE DIVINA E PRESENZA SCENICA UNICA NEL SUO GENERE




bhè ripeto che sono contento che finalmente anche i media hanno capito che era davvero michael jackson, espero che in futuro non scrivono più ca**ate e cattiverie come in passato
STEFANOmjx
00venerdì 30 ottobre 2009 16:57
All'ARCADIA mercoledi sera c'erano giovani, bambini adulti e anziani
la sala era quasi piena (dico quasi perche' qualcuno all'ultima fila aveva prenotato telefonicamente e poi non si e' presentat va bhe)
tra molti applausi il film ha emozionato i presenti e il sottoscritto
che vagamente cercavo di trattenere le lacrime.. Michael era su un palco pronto a tornare in scena per noi come solo lui sa FARE.
in un modo o nell'altro e' come se sia riuscito a fare una tourne' mondiale.. mi e' dispiaciuto solo non vederlo con gli abiti di scena..
poi la rabbia sale quando ti rendi conto del MAGNIFICO e spettacolare
concerto purtroppo ci siamo persi.
il clou del film a mio avviso sono
I JUST CAN'T STOP LOVING YOU
HUMAN NATURE
EARTH SONG
e MAN IN THE MIRROR
MICHAEL sei GRANDE

io torno a vederlo domani sera
e anche domenica..

VI CONSIGLIO DI VEDERLO fino a quando non si accendo le luci in sala
e fino a quando non sono finiti tutti i titoli di coda..
c'e' una bella sorpresa [SM=g27811]

valebad13
00venerdì 30 ottobre 2009 21:16
Re:
STEFANOmjx, 30/10/2009 16.57:

All'ARCADIA mercoledi sera c'erano giovani, bambini adulti e anziani
la sala era quasi piena (dico quasi perche' qualcuno all'ultima fila aveva prenotato telefonicamente e poi non si e' presentat va bhe)
tra molti applausi il film ha emozionato i presenti e il sottoscritto
che vagamente cercavo di trattenere le lacrime.. Michael era su un palco pronto a tornare in scena per noi come solo lui sa FARE.
in un modo o nell'altro e' come se sia riuscito a fare una tourne' mondiale.. mi e' dispiaciuto solo non vederlo con gli abiti di scena..
poi la rabbia sale quando ti rendi conto del MAGNIFICO e spettacolare
concerto purtroppo ci siamo persi.
il clou del film a mio avviso sono
I JUST CAN'T STOP LOVING YOU
HUMAN NATURE
EARTH SONG
e MAN IN THE MIRROR
MICHAEL sei GRANDE

io torno a vederlo domani sera
e anche domenica..

VI CONSIGLIO DI VEDERLO fino a quando non si accendo le luci in sala
e fino a quando non sono finiti tutti i titoli di coda..
c'e' una bella sorpresa [SM=g27811]




anke qnd sn andata io c'era gente di tutte le età [SM=g27811]
(poi c'era anke una coppia d ragazzi ke voleva fregarsi la locandina...chiedere in biglietteria no eh? [SM=g27820] )

nn ho saputo resistere em sn fatta una foto accanto al poster [SM=g27828]


lucia.servolini72
00venerdì 30 ottobre 2009 21:19
da radio 24 blog: job24
Il lato B / Riflettere di leadership ballando con Michael Jackson
Sarà strano, ma da qualche tempo trovo più facilmente spunti per scrivere di lavoro frequentando luoghi e materiali che dal lavoro sono lontanissimi. Come ieri sera che sono andata a vedere "This is it" di Michael Jackson e per tutto il film ho ragionato sulla leadership e sul bello di lavorare contaminati dal vero genio. Di più: sulla modestia e la meticolosità del genio stesso.
Tranquilli: mi sono goduta le canzoni e, come mi succede di solito, ho faticato a stare zitta e ferma sulla poltroncina senza cantare e ballare con quelli sullo schermo. Nel frattempo la mia testa vagava, fissa su un punto però. C'è un lato di Michael Jackson che non conoscevamo e che il film, reportage della preparazione di un concerto rock mastodontico ed epocale mai arrivato in scena, propone in modo prepotente. E' quello di un artista-leader, equilibrato, generoso, impegnato, rispettoso del lavoro degli altri ed innamorato del proprio. Altro che extraterrestre. Altro che alieno bizzarro e autocentrato.
Leggo che il direttore creativo e poi regista Kenny Ortega definisce il film "la storia di un maestro nel suo mestiere"."Siamo qui per provare", è la frase che Michael ripete spesso all'esercito di musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti che pendono e dipendono da una sua parola e da un suo gesto e che di tanto in tanto, si vede, si dimenticano addirittura di essere lì per lavorare e si gasano come fan paganti. Che applaudono stupefatti di quanto la rockstar più siderale di tutte si spenda senza risparmiarsi nel cantare e ballare per mostrare loro cosa vuole che facciano, e di come lui si dimentichi a sua volta di non essere on stage davanti al pubblico vero.
Niente capricci, eccentricità, stranezze e condiscendenza da divo in questo dietro le quinte di quei giorni di prove, che sono anche gli ultimi giorni della sua vita. Il talento è lì, che esce imperioso da ogni passo di danza e da ogni strofa cantata, ma tutto va comunque guadagnato. La star galattica e globale ha bisogno di loro, musicisti, coristi, ballerini, acrobati, tecnici, registi, scenografi, costumisti, loro di lui. E da lui assorbono come spugne, accaniti come gli zombie di Thriller


Entusiasmo alle stelle, fatica improba, attenzione al dettaglio e impegno di tutti su un obiettivo condiviso, clima elettrizzante: è per il tour di Michael che si lavora, il suo concerto d'addio alle scene, ma è una occasione unica, un privilegio per tutti lavorare lì. Lì, on stage e backstage. dove MJ appare sicuro, in pieno controllo, autorevole e felice. Cosa che dentro di sè e altrove, in compagnia di familiari e famigli questi sì prezzolati e mercenari, probabilmente non era. Per il "maestro del mestiere"il conto è arrivato poco dopo, in una sera tremenda e oscura di giugno. Mi sono chiesta che dolore, che sogno interrotto, sia stato per quelli della squadra sapere, anche, che quel concerto non ci sarebbe stato mai. E come deve essere bello lavorare esposti al genio e allo straordinario, immersi in una atmosfera catalizzante di cui si è parte attiva, anche nel proprio piccolo ruolo.
Pensavo la stessa cosa l'altro ieri mattina al World Business Forum, mentre la producer dei progetti speciali del Cirque du Soleil Lyn Eward parlava sul palco temporaneamente liberato dai guru con il registro della passione e la gestualità del mimo a beneficio di una platea di manageroni e managerini sbadiglianti. Ma questo è un altro post...
AVVISO: per un inconveniente tecnico da alcune ore su tutti i blog del Sole 24 Ore non è più presente il form per inviare i commenti. Sorry stiamo lavorando per ripristinarlo!




Sabry_23
00venerdì 30 ottobre 2009 21:23
Nella sala dove ho visto io il film..c'era un bimbo di al massimo 2 anni!
E una signora che ne avrà avuti 85..non di meno..
Insomma..gente di tutte le età!ed è bellissimo questo..
E tutti erano commossi oltre che pietrificati: nessuno ha fiatato per tutto il tempo..
Io torno a vederlo domani e anche domenica..Michael 6 un grande e ti voglio bene!
..Grazie Michael..di tutto
annaspearsb
00venerdì 30 ottobre 2009 21:24
Re:
STEFANOmjx, 30/10/2009 16.57:

All'ARCADIA mercoledi sera c'erano giovani, bambini adulti e anziani
la sala era quasi piena (dico quasi perche' qualcuno all'ultima fila aveva prenotato telefonicamente e poi non si e' presentat va bhe)
tra molti applausi il film ha emozionato i presenti e il sottoscritto
che vagamente cercavo di trattenere le lacrime.. Michael era su un palco pronto a tornare in scena per noi come solo lui sa FARE.
in un modo o nell'altro e' come se sia riuscito a fare una tourne' mondiale.. mi e' dispiaciuto solo non vederlo con gli abiti di scena..
poi la rabbia sale quando ti rendi conto del MAGNIFICO e spettacolare
concerto purtroppo ci siamo persi.
il clou del film a mio avviso sono
I JUST CAN'T STOP LOVING YOU
HUMAN NATURE
EARTH SONG
e MAN IN THE MIRROR
MICHAEL sei GRANDE

io torno a vederlo domani sera
e anche domenica..

VI CONSIGLIO DI VEDERLO fino a quando non si accendo le luci in sala
e fino a quando non sono finiti tutti i titoli di coda..
c'e' una bella sorpresa [SM=g27811]





io ho dovuto uscire dopo heal the world perchè partiva il treno.. [SM=g27813] mi hai messo la pulce oraaaaa [SM=g27824] [SM=g27813]
|Layla|
00venerdì 30 ottobre 2009 21:24
io mi commuovo a leggere questi articoli oggi proprio non ce la faccio
Mercurina89
00venerdì 30 ottobre 2009 21:38

Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.



una descrizione a mio avviso veramente calzante.
MKFUEGO
00sabato 31 ottobre 2009 13:20
Re: mymovies.it
dr.dree, 29/10/2009 18.42:

Kenny Ortega ricompone nel modo e nel luogo giusto il mito impalpabile di Michael Jackson. E le stelle stanno a guardare
Marzia Gandolfi
Michael Jackson muore in scena come in un dramma shakespeariano. Suicidio, overdose, arresto cardiaco? Il sesso, le (presunte) molestie, la fama. C'è tutto, come in un film hollywoodiano. C'è una grande villa, una stanza piena di indizi, un corpo nudo sul letto, la polizia che indaga, la folla che spinge fuori e oltre i nastri, l'autopsia, le (inverosimili) ipotesi del decesso, le esequie, quelle pubbliche e quelle private. Muore così il 25 giugno a Los Angeles e a un mese dal suo concerto londinese, Michael Jackson, Re del Pop, che resisteva al tempo danzando. Ma il sadismo della stampa e dello spettatore vuole sopra ogni cosa che il morto resti in scena a ciondolare sul patibolo mediatico, senza il conforto di potersene mai davvero andare via. Corpo conteso, eredità (artistica e sostanziale) reclamata, immagine contestata, l'artista dell'Indiana non trova pace, ostinatamente e barbaramente esposto alla luce del racconto. La sua vita e la sua morte vengono catturate e imbrigliate dentro una cronaca volgare e indecente. Poi arriva in sala Michael Jackson's – This is it di Kenny Ortega, si spengono le luci e inizia un altro film che potrete (e dovete) vedere in tutte le sale del mondo per quindici giorni. Poi verrà annullato, come un concerto in un giorno mesto di pioggia.
Diretto e prodotto da Ortega con il supporto della Fondazione Michael Jackson, il documentario pop del regista californiano è uno sguardo privato sul concerto che avrebbe, ci potete giurare, rivoluzionato l'arte dello stare in scena. Declinando l'approccio biografico, le interviste, gli sballi, le strade percorse o i negozi visitati, l'autore mette ai nastri di partenza una lucida, tirata e micidiale macchina del pop che si chiama(va) Michael Jackson, regalando ai suoi spettatori quello che sarebbe stato l'ultimo tour dell'artista e offrendogli un punto di vista (im)possibile su tutte le prove provate, sofferte, sudate. Non appena Michael entra sulla scena, in giacca in silver e simultaneamente nera, meraviglia del découpage, gli occhi si spalancano e l'anima si desta. Adesso esistono soltanto il gesto, il volto, il corpo, la musica, la parola, il tono, l'emozione. Come il suo man in the mirror, Jackson risponde con uno sguardo d'intesa alla sua immagine speculare.
Da Bad a Thriller, da Billie Jean a Go to be there, da Smooth Criminal a I just can't stop loving you, M. J. si muove agile, esperto e sinuoso, battendo il tempo in un'esecuzione perfetta che provoca emozioni autentiche. Perché la bravura tecnica, come suggeriscono le coreografe addette alle selezioni dei ballerini che faranno corona intorno all'artista, non è sufficiente per concretizzare un sogno e raggiungere “la prima fila” nello show. Soltanto undici ballerini proveranno la singular sensation in costumi dorati e cilindro, soltanto la prima linea accompagnerà Jackson sul palco e ne sarà la sua osservante e reverente emanazione, moltiplicata all'infinito come negli specchi di Chorus Line e grazie alla magia del green screen. Dopo aver personalmente promosso gli elementi più meritevoli, l'artista avvia lo show, rigorosamente cronometrico e superbamente coreografico, costringendo la macchina da presa da creatrice dello spettacolo a spettatrice dell'esibizione.
Lo schermo diventa allora tutta una scoperta: M. J. allarga le braccia e muove le mani come un direttore d'orchestra in un teatro di marionette e di talenti, dentro uno spettacolo fondato sulla centralità della danza e di un artista in grado di avere vita sulla scena e di distruggere gli automatismi quotidiani del corpo, creando una diversa qualità di energia, visibile anche in situazioni di immobilità. Dietro l'impressione di facilità e naturalezza, lo spettatore scoprirà una mania di perfezionismo assoluta ("Le prove servono a questo"), sempre nobile, sempre garbata. Il momento più poetico è il virtuosistico assolo su Billie Jean, mentre ballerini e stelle stanno a guardare. Guardano espandersi il suo mito leggero e impalpabile, la dimensione espressiva della sua anima, la verità di un corpo che balla "ricomposto" (da Ortega) nel modo e nel luogo giusto. This is it. That is it.





Ma questa recensione e' stupenda complimenti al giornalista!
[SM=g27811]
mj75
00sabato 31 ottobre 2009 13:20
Qui

www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=3387

Niente di nuovo...probabilmente questo manco ha visto il film.... [SM=x47946]
MKFUEGO
00sabato 31 ottobre 2009 13:22
Re:
"Dangerous boy", 29/10/2009 23.08:

sono contento del titolo che hanno dato all'articolo, ma nonostante questo non li perdonerò di tutto il fango e la mer*a che hanno sparato su michael negli ultimi anni. Michael era il mglioree sono siuro che anche loro lo sapevano, solamente che come ben si sa "le notizie buone non fanno tanto scoop"




Hai ragione [SM=g27811]
Aryn
00sabato 31 ottobre 2009 13:30
Molto bella e concisa questa recensione di non solo cinema:

QUI
Mizar79
00sabato 31 ottobre 2009 13:49
Re:
mj75, 31/10/2009 13.20:

Qui



Niente di nuovo...probabilmente questo manco ha visto il film.... [SM=x47946]


o ne ha visto un'altro con gli extra:"Si vede Jackson che prova le canzoni, le più celebri, da “Wanna be startin’ somethin’” che apre l’esibizione a “Heal the world"...heal the world???l'ha vista soltanto lui [SM=g27827]

"Dangerous boy"
00sabato 31 ottobre 2009 13:51
Re: Re:
Mizar79, 31/10/2009 13.49:


o ne ha visto un'altro con gli extra:"Si vede Jackson che prova le canzoni, le più celebri, da “Wanna be startin’ somethin’” che apre l’esibizione a “Heal the world"...heal the world???l'ha vista soltanto lui [SM=g27827]





[SM=x47954] [SM=x47954] [SM=x47954]
angelico
00sabato 31 ottobre 2009 14:06
se poi ha anche fatto l impaginazione della pagina....
mj75
00sabato 31 ottobre 2009 15:42
Che idiota.....

Michael, eri troppo Grande x questo mondo....
[SM=x47981]
lucia.servolini72
00sabato 31 ottobre 2009 15:59
come siete esagerati non mi sembra una recensione cattiva è che mica tutti conoscono Michael come noi!
mj75
00sabato 31 ottobre 2009 16:41
Secondo me quando si fa giornalismo si deve essere precisi e riportare la verita'...
Heal the world nn c'e' nel film....
anna77@
00lunedì 2 novembre 2009 16:56
Non mi sembra che sia già stato postato. Ho evidenziato i passaggi più significativi

This is it, questo è, anzi era, il principino infelice che stava preparando il colossale show per le cinquanta date previste alla 02 Arena di Londra a partire dal 13 luglio. Il film, messo in piedi a tempo record da Kenny Ortega, regista anche dello show, offre un'ampia panoramica delle prove di primavera-estate allo Staples center di Los Angeles. Jackson balla, canta, interagisce con ballerini e tecnici, benedice e manda messaggi d'amore ogni volta che chiede qualche correzione ai musicisti. Lo sguardo è insolito. Anche se la post-produzione ammanta il tutto di un'inevitabile patina dorata, rimane una visione sostanzialmente impudica di momenti che, senza il tremendo epilogo della vicenda, sarebbero probabilmente rimasti privati. E sono documenti preziosi, che ci permettono di capire come si prepara uno show di questo livello. Jackson non sembra uno destinato a una morte così tragica e improvvisa, ma è visibilmente indebolito. Canta e balla senza mai forzare troppo, ma questo potrebbe anche essere dovuto alla voglia di risparmiarsi in vista dell'onerosissimo impegno che lo aspettava. Colpisce casomai la fragilità del personaggio, quel modo di fare da gigante timido, il fil di voce col quale in ogni caso dominava il complesso allestimento che doveva mettere insieme immagini, coreografie, musica dal vivo, effetti speciali (tra cui una nuova versione in 3D della celeberrima mise en scène di Thriller). «Siamo qui per portare amore al mondo, per ricordare alla gente di rispettare il pianeta» dice a un certo punto davanti a tutta la crew riunita in cerchio, come in una cerimonia propiziatoria. Ballerini, tecnici, musicisti lo venerano come una divinità, come l'unico, vero re del pop in circolazione, gratificati dal solo fatto di essere accanto a lui. E lui concede la sua grazia, il ballo scattante, il canto lieve di un bambino impaurito che il destino ha messo sulla vetta più alta del mondo.
trovacinema.repubblica.it/film/critica/dettaglio/michael-jacksons-this-is-it/38101...
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