Michael Jackson's This is it: commenti dei vip e recensioni

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"Dangerous boy"
00mercoledì 28 ottobre 2009 14:18
sono sicuro che se riusciva a ritornare in scena, il Mondo lo avrebbe conquistato per la seconda volta [SM=x47962]

Ci manchi Re [SM=g27813]
sonyantares
00mercoledì 28 ottobre 2009 14:24
io sono convinta che abbiamo perso un grande artista, ma soprattutto un grande uomo, e mi auguro con tutto il cuore che almeno ora, dopo la sua morte, il mondo veda che artista straordinario era e che uomo meraviglioso abbiamo perso, mi auguro di tuttoqcuore ceh questo film serva a far capire a chi non lo sa, che persona straordinaria, irripetibile, era il nostro mike!!
dollarboy77
00mercoledì 28 ottobre 2009 15:16

Belle queste prime recensioni, specie quella del Sole24

[SM=g27811]

"Dangerous boy"
00mercoledì 28 ottobre 2009 15:18
e pensare che quest quotidiani erano i primi a diffamare e a buttare me**a su michael [SM=x47978]
lucia.servolini72
00mercoledì 28 ottobre 2009 16:00
Re:
sonyantares, 28/10/2009 14.24:

io sono convinta che abbiamo perso un grande artista, ma soprattutto un grande uomo, e mi auguro con tutto il cuore che almeno ora, dopo la sua morte, il mondo veda che artista straordinario era e che uomo meraviglioso abbiamo perso, mi auguro di tuttoqcuore ceh questo film serva a far capire a chi non lo sa, che persona straordinaria, irripetibile, era il nostro mike!!




STRAQUOTO, SPERIAMO SPERIAMO SPERIAMO CHE TUTTI CAPISCANO E CHE VENGA MENO QUELL'IMMAGINE DEL C---O CHE GLI AVEVANO APPICCICATO ADDOSSO E TUTTA L'INFAMIA CHE LO AVEVA PERSEGUITATO E TORTURATO
l'ascolto
00mercoledì 28 ottobre 2009 20:05
Michael Jackson, 'This is it' (the movie): l'anteprima di Rockol
Tag: film, Kenny Ortega, Michael Jackson, O2 Arena, pop/rock

Jacko che prova a ripetizione i mitici passi di danza e i nuovi trucchi di scena. Che puntualizza sugli arrangiamenti delle canzoni, “devono suonare come il disco”, suggerendo tempi e fraseggi ai musicisti, spingendo la virtuosa chitarrista bionda dal nome greco a tirare la nota acuta. Che si lamenta della cuffia, “un pugno nell’orecchio”, e si preoccupa, ansimando, di risparmiare la voce. Che detta le pause e spiega quando e come gli altri devono muoversi aspettando un suo segnale (“le prove servono a questo, no?”). Che ringrazia i collaboratori, “God bless you”, e cerca di renderli consapevoli delle sorti del nostro povero pianeta.
Tutto sembra, Michael Jackson in “This is it”, meno che uno zombie, una larva, un uomo al passo dal baratro e con la morte stampata in faccia. Non è il ritratto della salute, quello no, magrissimo e con i tratti stravolti dalla chirurgia plastica pietosamente coperti dalle luci di scena. Ma è lucido, concentrato, determinato. Il serrato montaggio ricavato da centinaia di ore di girato sarà anche servito a sforbiciare i momenti down o più imbarazzanti, ma il film di quasi due ore che da stasera (e per quindici giorni soltanto) viene proiettato anche nelle sale italiane restituisce a sorpresa un King of Pop vivo, vitale, presente a se stesso.
“This is it” è un documento dei suoi ultimi giorni sul palco che inizia col primo giorno di prove a Los Angeles e termina con un arrivederci alla O2 Arena di Londra (da cui proviene un breve spezzone della famosa conferenza stampa). E’ un resoconto, non un racconto: niente psicodrammi o agiografie, le annunciate interviste che imbastiscono e intervallano le prove escludono (per fortuna) amici, parenti e familiari e non sono altro che flash colti al volo tra i protagonisti dello spettacolo, il paterno direttore di scena Kenny Ortega, i tecnici, i costumisti, i musicisti, i coristi, i ballerini, gli acrobati: tutti mostruosamente bravi, “This is it” è anche un monumento alla professionalità dell’entertainment americano. Le scene iniziali, con i ballerini sul palco in attesa di sapere se hanno passato il provino, sembrano prese da “American idol” (uno dei candidati, tremante e piagnucolante, confessa che ballare è la sua unica ancora di salvezza: è lui, non Michael, il personaggio più fragile e indifeso davanti alla macchina da presa). Ma è l’unica, brevissima concessione al reality di un documentario altrimenti asciutto e lineare, affidato alle immagini molto più che alle parole. E che immagini, lo show alla O2 Arena, ora lo si capisce bene, sarebbe stato uno spettacolo fantasmagorico. Certe scenografie sono da urlo: i finti ponteggi con la skyline di New York sullo sfondo, Jacko in bianco e nero che interagisce con Gilda/Rita Hayworth, Humphrey Bogart e James Cagney nel gangster movie che fa da sfondo a “Smooth criminal”, un nuovo scoppiettante video di “Thriller” girato in 3D. E poi ragni giganti e fantasmi volanti , la scala idraulica su cui si issa Jackson e le macchine che sparano i danzatori sul palco come fossero fette di toast, gli schermi di fuoco e il robotico uomo di luce da cui Michael avrebbe dovuto materializzarsi a inizio show. Il protagonista appare in abiti civili e costumi di scena, dietro la macchina da presa e davanti allo schermo del computer, da solo sul palco mentre danza al battito delle mani o canta senza musica (sono i momenti più spettrali e toccanti della pellicola), finalmente umano e avvicinabile, finalmente mescolato agli altri mortali. E anche se lui, perfezionista ossessivo, non avrebbe mai autorizzato la diffusione di queste immagini “This is it” rende un buon servizio alla sua memoria. Serve a recuperare soldi, d’accordo (e già si parla in America della versione in Dvd, che molto difficilmente però arriverà nei negozi prima di Natale). Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo.

http://www.rockol.it/news-103782/Michael-Jackson,-'This-is-it'-(the-movie)--l'anteprima-di-Rockol-


Sono veramente felice di queste recensioni e sono immensamente grata a Kenny Ortega per il suo lavoro. L'aveva detto, noi eravamo i costruttori e Michael l'architetto.
anna1973
00mercoledì 28 ottobre 2009 20:44
Finora ho letto giudizi solo positivi, credo sia davvero un ottimo film

-SELENE-86
00mercoledì 28 ottobre 2009 21:04
"Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo."


Beh ragazzi............Mi sono venuti i brividi nel leggere questi commenti.

Io ho cercato in tutti i modi di convincermi di non andare a vedere questo film, perché sono convinta che se Michael non si fosse lanciato in questa cosa non sarebbe morto...Ma più ci penso più mi confondo..questo dopotutto è il suo ultimo grande regalo..c'è LUI su quel palco..

In giro non fanno che parlarne e ogni molecola del mio corpo mi spinge ad andare..per vederlo ancora..un'ultima volta, per lasciarmi incantare.

MKFUEGO
00mercoledì 28 ottobre 2009 21:10
Re:
dangerousboy, 28/10/2009 10.16:

ILSOLE24ORE.COM > Notizie Cultura e Tempo libero ARCHIVIO
This is it, l'ultimo Jackson più in forma che mai
dal corrispondente Mario Platero

commenti - | Condividi su: |vota su ||28 OTTOBRE 2009

NEW YORK – Ora sappiamo davvero che la morte di Michael Jackson è stata tristemente inutile. Kenny Ortega, il produttore dei concerti che Jacko avrebbe dovuto tenere a Londra la scorsa estate, aveva promesso uno spettacolo senza precedenti. Aveva ragione. Ieri notte a New York abbiamo visto l'anteprima mondiale di "This is it", un grande film documentario girato durante le prove di Jackson allo Staples Center di Los Angeles, quattro mesi di lavoro curato nei minimi dettagli, sfumato nel nulla.

Il film è un condensato di straordinarie performance, interpretazioni, danze, avveniristiche sperimentazioni tecnologiche, interazioni di Jackson con musicisti e tecnici, editato dalle centoventi ore di filmati delle prove, che ci ha fatto vedere in tutta la sua bellezza il concerto che non c'è mai stato.

Si vede Michael Jackson inedito, lucido, in ottima forma fisica a pochi giorni dalla sua morte. Nelle scene centrali del film, l'artista ha perfettamente il controllo della situazione. Un leader indiscusso che riprende i suoi collaboratori con misurata fermezza, mai arrogante, mai sopra le righe, con un carisma e uno slancio artistico insuperabili, come sempre. Chi ha scritto ironizzando nei momenti piu dolorosi che Jackson era già morto dieci anni fa dovrà fare ammenda e chiedere perdono. Perché a vederlo nella forma in cui l'abbiamo visto e in cui lo vedrete nel film, la sua morte sembra ancora più triste, imperdonabile, inutile rispetto a quello che sembrava quando l'abbiamo seguita nelle cronache di quei giorni d'estate. Resta il fatto che quel che colpisce di più è la dimensione umana di Jackson che appare per la prima volta al naturale, intelligente, lucido e ispirato allo stesso tempo. Eppoi il sorriso. Non quel sorriso spesso vacuo, studiato delle apparizioni pubbliche a cui ci eravamo abituati. Quel che si vede nel film è il vero sorriso, di nuovo inedito, di Michael Jackson.
Un sorriso rilassato e disarmante, che spesso diventa risata, ora nell'abbraccio con Ortega, ora con gli artisti, i ballerini, i chitarristi, i tastieristi, i batteristi del suo seguito. E quando non sorride o non canta, Jackson è concentrato, inflessibile nel ripetere passaggi che secondo lui non sono ancora perfetti, passaggi complicatissimi che richiedono una padronanza assoluta della tecnologia cinematografica oltre che musicale. Ad esempio una delle canzoni è costruita su un film in bianco e nero con Humphrey Bogart. Jackson appare anche lui sulla scena, le donne lo guardano, i killer lo cercano, Bogart gli spara ma lui si salva con salto nel vuoto da una finestra. Poi c'è la scena di Thriller, girata in un cimitero con mostri dell'orrore, oppure una scena con truppe tedesche che si moltiplicano all'infinito, una scena ancora con una bambina innocente e una scena struggente con i fratelli quando insieme erano ancora i Jackson Five.

Abbiamo visto l'anteprima al Reagal Theatre sulla quarantaduesima strada a New York. Le maschere, gli uscieri, i buttafuori indossano guanti argentati sulla mano destra, cappellacci come quelli che usava il cantante, giacche di lamè, abiti tipici dello straordinario artista morto improvvisamente per un arresto cardiaco il 25 giugno scorso per somministrazioni errate di antidolorifici, lasciando il mondo sgomento. Sul grande schermo della sala numero nove siamo collegati in diretta con il Nokia Center di Los Angeles. Vediamo arrivare insieme i Quattro fratelli di MJ, Jermaine, Randy, Tito e Marlon, stelle del cinema e del mondo dello spettacolo. L'anteprima è in collegamento diretto con altre 17 città nel mondo, da Città del Capo a Montevideo a Londra e ovviamente a New York, dove cinque sale del Regal sono state bloccate dalla Sony per questa kermesse globale.

Nel fine settimana il film arriverà in Italia e in altri 110 paesi. A Los Angeles fuori dalla sala c'erano dei dimostranti: il film distorce l'immagine di una persona che stava gia' male, dicono. Forse. A vedelo energico e allegro non sembrava. Toccherà a voi giudicare.





Bellissima recensione...mi ha fatto sorridere al ricordo che mi ha evocato dello splendido e disarmante sorriso di Michael.
Millie Jean83
00mercoledì 28 ottobre 2009 21:15
io Liz Taylor la amo, ma ha un tantino esagerato secondo me. ho appena visto il film, e confermo che sia fatto bene, è lineare e non agiografico, ecc., ma non è un "film". il protagonista è geniale, sì, ma sennò si tratta di un mix ben assemblato di scene delle prove. nulla di più, nulla di meno.
vale la pena vederlo , assolutamente!! ma non aspettatevi un capolavoro di cinematografia
Antonella-60
00mercoledì 28 ottobre 2009 21:36
Re:
-SELENE-86, 28/10/2009 21.04:

"Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo."


Beh ragazzi............Mi sono venuti i brividi nel leggere questi commenti.

Io ho cercato in tutti i modi di convincermi di non andare a vedere questo film, perché sono convinta che se Michael non si fosse lanciato in questa cosa non sarebbe morto...Ma più ci penso più mi confondo..questo dopotutto è il suo ultimo grande regalo..c'è LUI su quel palco..

In giro non fanno che parlarne e ogni molecola del mio corpo mi spinge ad andare..per vederlo ancora..un'ultima volta, per lasciarmi incantare.





Cambia idea !!!!!!!!!!!!!! Credimi vale la pena
derber
00mercoledì 28 ottobre 2009 22:16
Re:
sonyantares, 28/10/2009 14.24:

io sono convinta che abbiamo perso un grande artista, ma soprattutto un grande uomo, e mi auguro con tutto il cuore che almeno ora, dopo la sua morte, il mondo veda che artista straordinario era e che uomo meraviglioso abbiamo perso, mi auguro di tuttoqcuore ceh questo film serva a far capire a chi non lo sa, che persona straordinaria, irripetibile, era il nostro mike!!




[SM=x47932]
Sono d'accordo con te, speriamo davvero che serva ad aprire gli occhi di molte persone ... [SM=x47948]
Michael quanto mi manchi, non riesco più a vivere senza di te! [SM=x47964]
angelico
00mercoledì 28 ottobre 2009 22:21


SPETTACOLI & CULTURA






Da oggi nei cinema di tutto il mondo il docufilm sul megashow londinese
cancellato poi dalla sua scomparsa. Tra musica, danza ed effetti speciali
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael Jackson
Dalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso
di CLAUDIA MORGOGLIONE

"This is it": alla vigilia della morte tutto il genio di Michael Jackson

*
Multimedia
* LA CLIP in esclusiva
* SCHEDA
* TRAILER
* FOTO
* IL COMMENTO di Gino Castaldo
* VIDEO: Anteprima a Los Angeles

ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola - a patto che si amino la musica e il ballo - finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.

© Riproduzione riservata (28 ottobre 2009)


www.repubblica.it/2009/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/this-is-it/this-is-it/this-is-it.html?re...
Millie Jean83
00mercoledì 28 ottobre 2009 22:54
Re:
angelico, 28/10/2009 22.21:



SPETTACOLI & CULTURA






Da oggi nei cinema di tutto il mondo il docufilm sul megashow londinese
cancellato poi dalla sua scomparsa. Tra musica, danza ed effetti speciali
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael Jackson
Dalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso
di CLAUDIA MORGOGLIONE

"This is it": alla vigilia della morte tutto il genio di Michael Jackson

*
Multimedia
* LA CLIP in esclusiva
* SCHEDA
* TRAILER
* FOTO
* IL COMMENTO di Gino Castaldo
* VIDEO: Anteprima a Los Angeles

ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola - a patto che si amino la musica e il ballo - finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.

© Riproduzione riservata (28 ottobre 2009)


www.repubblica.it/2009/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/this-is-it/this-is-it/this-is-it.html?re...







bella recensione!!!!! sono d'accordissimo. io avevo paura che fosse una celebrazione acritica, invece è materiale ottimo e onesto. i dubbi sulla morte però rimagono.
mi dispiace che le parti parlate siano davvero poche....quelle, insieme alla performance vocale, mi interessavano più di tutto.
Aryn
00mercoledì 28 ottobre 2009 23:27
Re:
-SELENE-86, 28/10/2009 21.04:

"Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo."


Beh ragazzi............Mi sono venuti i brividi nel leggere questi commenti.

Io ho cercato in tutti i modi di convincermi di non andare a vedere questo film, perché sono convinta che se Michael non si fosse lanciato in questa cosa non sarebbe morto...Ma più ci penso più mi confondo..questo dopotutto è il suo ultimo grande regalo..c'è LUI su quel palco..

In giro non fanno che parlarne e ogni molecola del mio corpo mi spinge ad andare..per vederlo ancora..un'ultima volta, per lasciarmi incantare.





ti capisco tantissimo... io direi di vederlo... >.<


simojj
00mercoledì 28 ottobre 2009 23:31
non so voi,ma io sono commossa nel profondo da tutte queste recensioni entusiaste ed estremamente positive: michael riconosciuto, finalmente dopo anni di ingiustizie, in tutto il suo genio, la sua creatività, il suo carisma e la sua umanità. Viene riscattato completamente, e ciò mi riempie di orgoglio e di tristezza allo stesso tempo.
ValentinaMJ
00giovedì 29 ottobre 2009 03:06
Michael Jackson This is It: Recensione in Anteprima
da Cineblog.it

Un film ideato, pensato e realizzato per loro, i fan, che ancora oggi lo cantano, ballano e lo piangono in tutto il mondo. Uscita kolossal (600 copie) anche in Italia per Michael Jackson This is It, documentario di quasi 2 ore sulle lunghe, produttive e faticose settimane di prova che videro Michael Jackson dare l’anima per il grande ed atteso ritorno sulle scene. Realizzato attingendo alle oltre cento ore di materiale girato nel backstage del concerto che era in preparazione all’Arena O2 di Londra, tra aprile e giugno 2009, il film porta in sala un Jackson assolutamente inedito.

Non la ’star’, bensì l’artista a tutto tondo, il genio musicale, gentile, generoso, incredibilmente umile e soprattutto in splendida forma. Michael Jackson era pronto a realizzare ancora una volta qualcosa di unico. Un concerto grandioso, tra effetti speciali, fuochi d’artificio, l’uso del 3D, bracci meccanici, gru, decine di ballerini, coristi, centinaia di luci, scenografie sontuose ed invenzioni tecnologiche di altissimo grido. Quel concerto non c’è purtroppo mai stato. A riempirne il vuoto arriva così questo Michael Jackson This is It, splendida celebrazione di un uomo che ha fatto ballare il mondo…

Emozionante. Per un fan di Michael Jackson questo This is It rischia di essere l’ennesimo pugno allo stomaco. Un doloroso addio e soprattutto un mostrare al mondo chi fosse realmente Michael Jackson, almeno dietro le quinte di un concerto, di un suo concerto. Un perfezionista maniacale, che doveva e voleva dire la sua su tutto. Dalle luci alle coreografie, dalla regia agli arrangiamenti, fino alla tonalità dei coristi. Per mesi Jackson non si è risparmiato, dando tutto se stesso per realizzare qualcosa di unico.

Sullo schermo le prove di Michael, dei musicisti e dei ballerini scorrono in maniera fluida sulle basi delle canzoni del cantante, che di voce ne aveva ancora da vendere. Kenny Ortega, regista dello show e di questo documentario, monta l’enorme materiale video a disposizione riuscendo a sottolinearne il valore, umano ed artistico.

Per lo spettacolo lui e Jackson avevano pensato davvero in grande. Ogni canzone aveva la sua scenografia, le sue coreografie e soprattutto un video d’accompagno tutto suo. Riviviamo così Thriller in 3D, vediamo Michael al fianco di Rita Hayworth in Gilda, inseguito e trivellato di colpi addirittura da Humphrey Bogart per Smooth Criminal, fino al fantastico ed ambientalista video postapocalittico di Human Nature.

Michael aveva un sorriso, una benedizione e un ringraziamento per tutti. Atteggiamenti che, da parte di chi gli era intorno, portavano alla quasi venerazione assoluta. Stima, gioia, emozione, di trovarsi dinanzi ad un mito, al Re al Pop. Quello che Kenny Ortega ci mostra è un Jackson privato, emozionante, se non addirittura commovente. Attraverso 110 minuti, che volano letteralmente via, riviviamo insieme a Michael ed al suo splendido gruppo di lavoro la carriera musicale del cantante, deciso a riportare amore in tutto il mondo con quei famosi 50 concerti londinesi, andati sold out in poche ore.

Concerti avveneristici, che avrebbero ancora una volta stupito e lasciato a bocca aperta. Non avendolo potuto fare, questo film ne rappresenta perfettamente l’essenza. Imperdibile per tutt i fan di Michael Jackson, per 110 incredibili minuti ancora vivo, più che mai.
foreverDarling
00giovedì 29 ottobre 2009 10:02
Posto qui anche se non sono sicurissima che sia la sezione giusta...in realtà sto leggendo il forum con un occhio chiuso e uno aperto, dato che il flm lo vedrò probabilmente domani e non voglio rovinarmi la sorpresa :-)
A RDS hanno appena parlato del film! La deejay, Anna Pettinelli , mi sembrava sinceramente colpita e commossa. Ha detto che il film è straordinario e che probabilmente verrà nominato agli Oscar. Poi ha brevemente spiegato di cosa tratta ( e cioè che è un documentario sulle prove di Michael Jackson....in soldoni) e che lui è incredibile, che solo usciti dal cinema ci si rende conto che aveva 50 anni. Era sì magro, ma ancora con una energia e una voce straorinarie. Che non era affatto finito e che qualcuno o qualcosa ce lo ha portato via prima che potesse far vedere questi ultimi straordinari concerti a Londra. Ha concluso dicendo che forse è veramente stato il più grande di tutti i tempi.
Sarò deficiente, ma mi sono commossa ad ascoltare il modo in cui ne ha parlato.
angelico
00giovedì 29 ottobre 2009 11:13




Il fenomeno -
Il grande show di Jackson
con lo stile di un reality
«This Is It» in tutto il mondo, entusiasmo dei fan

MILANO — Michael Jackson balla sulle note di «Beat It», di «Billie Jean», di «Wanna Be Startin’ Somethin’», dei grandi successi di una carriera straordi­naria e — anche se la giacca è troppo grande per le spalle sma­grite e la camicia è aperta su uno torace ossuto da adolescen­te e le anche scarne sbucano dai pantaloni — per qualche at­timo esistono solo quei piedi ve­locissimi da Fred Astaire del pop, quei calzini di paillettes luccicanti sotto i riflettori. Per un momento c’è solo la musica, la musica di quando Michael Jackson era ancora il Re, il più bravo e il più ricco di tutti, la magia del successo globale, pri­ma dei cento interventi chirurgi­ci, dei debiti folli, degli scanda­li, del processo per pedofilia. Prima della morte accidentale per mano di un medico che usa­va l’anestetico da sala operato­ria come la camomilla, prima del funerale in mondovisione, del lutto su scala globale.

Un momento dello show
Un momento dello show
Non è un morto che balla il protagonista di Michael Jack­son's This is It , il film che racco­glie le prove per la serie di cin­quanta concerti londinesi che l’artista non ebbe il tempo di fa­re. E’ arrivato ieri nei cinema di tutto il mondo (600 sale soltan­to in Italia), nei quali resterà, nei progetti del distributore, sol­tanto per 15 giorni. Il tempo, se­condo le previsioni, di incassa­re nei prossimi cinque giorni, e soltanto negli Usa, 250 milioni di dollari, che lo renderebbero il massimo successo al botteghi­no di tutti i tempi — nessun al­tro film ha incassato tanto in meno di una settimana.

Che il record mondiale riesca o no — quello è un problema dei manager che avevano inve­stito decine di milioni sul tour che non è mai nato — il film di Jackson rappresenta un fenome­no mondiale e anche, in più di un senso, una novità. Perché si tratta delle registrazioni delle prove, le interviste del backsta­ge , materiale secondario che per intenderci di solito compa­re come bonus nelle confezioni di dvd doppi per amatori. Inve­ce la morte dell’artista il 25 giu­gno scorso nella villa di Holm­by Hills, Los Angeles, che affitta­va per centomila dollari al me­se, ha trasformato quel materia­le di contorno, 120 ore girate dall’abile regista Kenny Ortega (della serie High School Musi­cal ) nel piatto principale. Ecco dunque un documentario atipi­co, un reality show non sui ra­gazzi che cercano il successo ma su una vecchia star che cer­ca di ritrovarlo, girato a Los An­geles in giugno quasi esclusiva­mente sullo stesso palcosceni­co (il palazzetto Staples Center) nel quale venne poi riposta la bara dorata di Jackson al concer­to- funerale del 7 luglio. Nel quale Jackson appare in condizioni non ideali, smagri­to, ma certamente non il fanta­sma evocato dai tabloid dopo la sua morte, e questo documenta­rio non è un remake de La not­te dei morti viventi . Si vede Jack­son il perfezionista dettare i tempi alla band, a volte magari in modo un po’ ellittico: «Deve essere illuminato da un raggio di luna», «E’ come se la musica non volesse alzarsi dal letto, al­la mattina», «Mettilo a bagno­maria ». Ma spesso con una chia­rezza da grande impresario (ar­tistico, sul lato finanziario la­sciamo perdere) di sé stesso. Quando durante «Black or Whi­te » incita la giovane, intimidita chitarrista platinata Orianthi Pa­nagaris a tenere l’assolo «più a lungo, più acuto, è il tuo grande momento» e canta una nota impossibile per darle un’idea di quel che vuole, si capisce come quello sul palco — pur sfigurato dalle plastiche e magro ma non così scheletri­co da far temere per la sua vita — non è un burattino ma un artista che vuole fare bella figura al ritorno in sce­na dopo una lunga notte du­rata dieci anni.

Scene musicali a parte, nel documentario in stile «Amici» ci sono anche i collaboratori: i maghi del digitale che trascinano il cantante — in formato 3D — accanto a Rita Haywor­th e Bogart in «Smooth Criminal», due adorabili costumisti baffuti e un giovane filippino timidissimo che si dan­nano a costruire intricate ragna­tele swarowski, gli assi degli ef­fetti speciali che detonano un’apocalisse pirotecnica. E un gigantesco braccio meccanico porta Jackson in giro per l’aria sopra la platea, con il regista pre­occupato che geme: «Michael, reggiti al corrimano».

Certo, nelle prove Jackson non canta praticamente mai «in voce» (cioè utilizzando l’emissione del registro pieno, a pieno volume) e ripete spesso «devo risparmiare la voce», «de­vo salvaguardare la voce», ed è evidente nel suo tono l’insoddi­sfazione del perfezionista e l’in­certezza nei mezzi fisici. Come avrebbe cantato a Londra? Im­possibile dirlo. Il ballo? Certo Jackson cinquantenne non è più quello di vent’anni fa. Ma, in fondo, non lo siamo nean­che noi spettatori.

Matteo Persivale
29 ottobre 2009

www.corriere.it/spettacoli/09_ottobre_29/matteo_persivale_il_grande_show_di_jackson_con_lo_stile_di_un_reality_9d6adb86-c45a-11de-ae8c-00144f02aa...
lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:15
da cinespettacolo.it
di Alessandra Miccinesi

Michael Jackson’s This is it

Ecco a voi il re del pop come non l’avete mai visto nel suo ultimo, splendido, show megalatico



Michael Jackson che succhia un chupa-chups, mentre guarda il monitor dove scorrono le immagini dei nuovi zombie protagonisti di Thriller e ride divertito come un bimbo, indicando le spose cadavere e le mummie fuori dalle tombe. Jacko che chiede ai suoi musicisti di suonare mettendo nelle note più funky: “ve lo chiedo per amore” dice in un soffio. Michael che urla con le braccia verso il cielo, che piroetta tirandosi su il bavero della giacca, che saltella da una parte all’altra della scena, guardando estasiato gli effetti speciali di uno show grandioso e rutilante, colmo di giochi pirotecnici, schermi di fuoco, trapezisti, acrobati e pale dancers, ballerini letteralmente catapultati in scena da sotto il palco ipertecnologico dove sullo schermo scorrono sofisticati video girati in green screen, coi grattacieli di una scintillante Chicago a fare da fondale.

E ancora, il re del pop che sale su una gru idraulica e vola sulla platea; che duetta magnificamente con una corista nella struggente I just can’t stop loving you e nel finale da brivido non risparmia la voce, come invece avrebbe dovuto in vista dei 50 concerti previsti per il suo addio alle scene. Spettacoli che, ironia della sorte, sono diventati l’ultimo regalo ai fan sparsi sul pianeta, distrutti dall’improvvisa morte di un’artista senza eguali che con la sua personalità ed il suo talento ha rivoluzionato la storia della musica e del ballo.
Tutte queste immagini, cucite insieme con altri dettagli inediti, preziosi ed emozionanti (come l’interazione di Jacko, versione gangster in gessato bianco-nero nel film Gilda realizzato a corredo del brano Smooth criminal), costituiscono la materia viva di This is it il film-tributo diretto da Kenny Ortega e prodotto da Randy Phillips, Kenny Ortega e Paul Gongaware (col supporto della Fondazione Michael Jackson) che esce oggi in tutto il mondo distribuito da Sony Pictures.

Una pellicola patchwork della durata di 111 minuti che non è solo un regalo per le migliaia di fan ancora con gli occhi lucidi, ma rappresenta uno sguardo privilegiato sui momenti privati del re del pop, immortalato durante le cento ore di prove dello spettacolo allo Staples Center di Los Angeles ed al Forum di Inglewood, California, dall’aprile al giugno 2009. Spettacolo che non alzerà mai il sipario.
“Questo potrebbe diventare il concerto più incredibile che nessuno abbia mai avuto al possibilità di vedere e grazie a questo film abbiamo un ritratto raro di Michael mentre si prepara per la sua ultima chiamata in scena; per questo ritengo sia un capolavoro. Si vedono il suo spirito e la sua energia in azione” dichiara Kenny Ortega.
In effetti il pubblico che comprerà il biglietto del film vedrà soprattutto il ritratto di un magnifico artista a lavoro.

Un professionista gentile con i suoi collaboratori, scrupoloso e attento nella cura del dettaglio più insignificante - sia in campo musicale (“voglio che suoniate come nel disco, questo vuole il pubblico” dice Jacko durante un sound check) - che dal punto di vista del balletto. A scegliere i favolosi dancers che in scena piroettano, guizzano, scattano, saltano, e ballano un hip hop inimitabile e sexy, sfiorandosi l’inguine con la mano o scivolando felpati nella mitica moonwalk, c’è soprattutto lui, Jacko. E’ lui che il 15 aprile scorso, seduto in platea vicino all’amico e sodale Ortega - occhiali scuri e capelli sciolti sulle spalle - osserva la marea umana di ballerini che affollano il palco per il provino. E’ lui a dire l’ultima parola su chi andrà in scena. E’ una sequenze che ricorda il set di A chorus line, ma stavolta il brivido è palpabile. Non è fiction, è un sogno da realizzare per volare tra le stelle. E per farlo non basta essere bravi, bisogna farsi notare da MJ mettendo in mostra muscoli e curve, tirando fuori oltre alla grinta quel ‘non so che’ che separa i ballerini bravi dai talenti esplosivi.

“La prima cosa che faccio la mattina non è fare colazione, ma ballare moonwalk per strada” dice uno dei prescelti: un giovanotto ispirato e motivato dalla forza sprigionata da Michael Jackson. Una testimonianza d’amore assoluto che apre il film attraverso decine di testimonianze, e che ritroviamo, sotto forma di motore che ha ispirato l’intera esistenza di MJ, nel tributo ai Jackson Five che la popstar celebra sulle note di I’ll be there, mentre sullo schermo diviso in sezioni scorrono le immagini dei fratelli Jackson, con Michael bambino che canta e balla. Sarebbe stato una magnifica tournèe ed uno show grandioso non c’è dubbio, favoloso dal punto di vista visivo - il moltiplicatore d’immagine che trasforma la decina di ballerini in migliaia di comparse marcianti nella song They don’t care about us, davanti a una gigantesca M che sovrasta l’orizzonte - sia dal punto di vista emotivo. Un film che colma solo in parte il vuoto lasciato dalla scomparsa di Michael Jackson. Un artista spinto dall’amore per il palcoscenico e fermato un attimo prima dell’ennesimo trionfo.
Da vedere. Anzi, da non mancare. Anche da chi non lo amava.


lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:16
ostianews.com
“THIS IS IT” JACKSON LA LEGGENDA
29

ott

(LEGGO) - Il palco, le scenografie, gli effetti speciali, i colori, sono spettacolari. Ma non si vedono. Quando appare lui, tutto si dissolve. Michael Jackson è il mito e il palco, è il ritmo che prende corpo a uno schioccar di dita, a un movimento di bacino, a un cenno degli occhi . Con la voce nel cuore e la sicurezza di chi sa di essere ancora il numero uno, Jacko fa le prove generali di quello che sarebbe dovuto essere uno degli spettacoli più grandi di tutti i tempi. This is it (Questo è quanto) è un film-documentario che non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Ce l’aveva quasi fatta quest’uomo fragile e controverso, dotato di genialità e sensibilità, a mettere su lo show della sua storica rentrée live. Poi, il buio . All’improvviso, il 25 giugno, la notizia della sua morte. Tutto finito. Chi vive nella musica , sa che la leggenda è tale quando un brano, una nota, continuano negli anni a trasmettere qualcosa, a smuovere le coscienze, a far ballare. Jacko è qui, con noi: basta andare al cinema entro due settimane per capire quanta energia avesse ancora un ragazzino di 50 anni che allo Staples Center di Los Angeles (i concerti però si sarebbero dovuti tenere alla 02 Arena di Londra) appare in gran forma, incredibilmente asciutto ma atletico. Forse “bombato” per reggere l’urto del maxi-evento, ma comunque illuminato: dà indicazioni a tutti, dai ballerini arrivati dall’altra parte del mondo per affiancarlo in questa incredibile avventura, ai coristi che lo seguono come i cani fanno con il loro padrone, dentro le melodie di They don’t care about us e Wanne be startin’ something o i battiti di Smooth Criminal e Billie Jean. Fa tutto, Michael: gioca, si diverte, ride di gusto , si mette dietro la macchina da presa per aggiustare il tiro, si critica, risparmia la sua voce, modella le canzoni a uso e consumo dei fan. «Il pubblico deve ascoltare esattamente il pezzo del disco», dice alla troupe con cui lavora ogni giorno durante le prove. Mostra il lato umano e l’animo gentile: «Vi voglio bene, Dio vi benedica», esclama alla fine di una canzone andata a buon fine. «E’ il tuo momento di gloria, trova la nota più alta», sussurra alla favolosa chitarrista greca, la bionda Orianthi Panagaris, nell’assolo di Black or white . In quasi due ore di filmati, c’è un Jackson che nella forza della voce, nel ritmo funky e nel coraggio della break dance, non sembra vicino alla morte. Nel montaggio (meraviglioso) del film chiaramente commerciale girato dal regista dello show, Kenny Ortega, probabilmente saranno state tagliate le scene che mostrano il re del pop nella sua versione più oscura (la vita privata, tipo i fatti di Neverland, è scartata a prescindere), la depressione e la fatica anche mentale di dover sopportare 50 date quando a mala pena sopportava le pressioni di amici e parenti che oggi si godono (alcuni, forse molti) l’eredità di un artista che poteva ancora dire molto. «Metteteci più amore - spiegava durante lo show - e ricordatevi che dobbiamo fare qualcosa per salvare questo mondo entro quattro anni». We are the world, Michael. Ci proveremo.
lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:17
Avvenire
Film postumo su Jackson tra inediti e mezze verità
Le accuse di sciacallaggio scagliate da alcuni fans contro This is it, il film su Michael Jackson da ieri sugli schermi di mezzo mondo, hanno forse una loro ragione. Utilizzare i filmati girati dallo staff del cantante durante le prove dello show che avrebbe dovuto portarlo alla O2 di Londra – per fare cassetta e ripianare la voragine commerciale aperta nelle casse della produzione dalla sua improvvisa scomparsa – è un’incursione nella privacy del cantante così violenta da legittimare una riflessione sui tempi che viviamo.

Allo stesso tempo però (e qui stanno forse le ragioni dietro al sì dei familiari) l’operazione restituisce dignità al re del pop. This is it infatti restituisce a Jacko quel che è di Jacko, mettendo l’accento sulle sue svettanti qualità d’artista, sulla sua dedizione per il lavoro, sul suo puntiglio di performer, sulla cortesia riservata ai collaboratori anche nei momenti di maggior tensione, sulla straordinaria bravura di un cast fuori dal comune. Le immagini seguono passo dopo passo i primi cinque giorni di prove al Forum di Inglewood e allo Staples Center di Los Angeles, per offrire un’idea di quel che sarebbe stato il suo show.

La bassa definizione di alcune immagini dimostra che il materiale ha provenienza varia; dalle cineprese alle telecamere amatoriali. Si parla di 200 ore di girato, da cui un attento lavoro di editing ha partorito i 112 minuti della pellicola. Anche se alcune inquadrature sono di qualità tale da sembrare appositamente realizzate (in un momento successivo) per il film.

Ci sono frammenti «rubati» molto efficaci. Si vede Michael che ringrazia ballerini, tecnici e musicisti ricordando loro che tutti assieme stanno «riportando l’amore nel mondo per ricordare al mondo che l’amore è importante», oppure Jackson che, vestito da gangster, scivola sul set di Gilda, tra Rita Hayworth ed Humphrey Bogart, per introdurre il balletto di Smooth criminal. Senza contare un filmato di Thriller in 3D che reinventa il celeberrimo videoclip di John Landis e che in scena avrebbe dovuto essere accompagnato da ballerini in costume, spettri volanti e un grosso ragno meccanico con dentro lo stesso Jackson.

Insomma si vedono le prove di un grande show con al centro un grandissimo professionista in gran forma nonostante il volto scheletrico devastato dal bisturi plastico. La pellicola però non racconta come stessero realmente le cose giù dal palco, se è vero che il cantante si facesse fare tre iniezioni al giorno di antidolorifici o avesse bisogno della maschera ad ossigeno per riprendersi dallo sforzo come riferiscono alcune fonti.

Siccome il business è business, su Jackson c’è anche una mostra, aperta ieri a Londra, con i costumi che l’idolo di Bad avrebbe dovuto indossare in scena. Sul mercato è appena arrivato anche l’album «ispirato dal film» con una compilation di "hit", ma si tratta solo di un’operazione commerciale visto che, oltre al singolo This is it contiene versioni originali di alcune hit, più tre "demo" di trascurabile entità, più una poesia recitata dallo stesso Michael. Stasera, poi, a Bolzano debutta il tour italiano di Thriller-Live lo show sulla vita e le canzoni di Jackson trasformato dagli eventi nel suo memoriale. Trieste, Roma (dal 10 al 22 novembre), Bologna, e Milano (dal 26 novembre al 6 dicembre) le altre tappe.
Massimo Gatto
lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:18
Reuters italia
Giudizo favorevole da critica per "This is it", film su Jackson
mercoledì 28 ottobre 2009 09:19
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1 / 1Schermo interoLOS ANGELES (Reuters) - Il film su Michael Jackson "This Is It", ieri in anteprima per una platea tra cui attori come Will Smith, Jennifer Lopez e quattro fratelli del cantante, ha ottenuto un primo favorevole giudizio dalla cirtica dimostrando che il re del Pop sa ancora fare spettacolo.
Realizzato con un estratto delle 80 ore di riprese degli ultimi giorni di vita di Jackson e delle prove della serie di concerti londinesi che il cantante stava preparando, il film è stato definito "la storia di un maestro nel suo mestiere" dal regista Kenny Ortega.

Diverse centinaia di fan, con indosso un solo guanto come era usanza di Jackson negli anni 80, si sono riuniti per le anteprime di Los Angeles e Londra, mentre 150.000 fan, anche dal Brasile e dall'Australia, hanno visto l'anteprima di Los Angeles via internet. Ieri è stato giorno di anteprima per il film anche in altre 15 città, tra cui Seul, Johannesburg, Rio de Janeiro e Berlino.

Il fondatore di Motown Records, Berry Gordy, e i fratelli di Jackson, Jermaine, Tito, Jackie e Marlon sono tra i vip che hanno reso omaggio al re del pop, morto improvvisamente lo scorso 25 giugno. Ortega ha dato il via all'anteprima di Los Angeles descrivendo Michael Jackson come "un uomo che ha cercato di rendere il mondo un posto migliore. 'This Is It' è e rimarrà sempre un film per i fan".

Il documentario si apre con i cantanti e i ballerini che hanno collaborato con la star che raccontano le sensazioni provate nel lavorare con un divo come Jackson, per poi passare direttamente alle immagini del suo grande successo "Wanna Be Startin' Somethin'".

Il resto della pellicola mostra le prove di Michael Jackson in vista del suo show "This Is It". Tra le coreografie preparate per i concerti c'erano quelle di cult come "Beat It", "Thriller", "Black or White" e "Man In The Mirror". Per tutto il film si vede Jackson lavorare con cantanti e ballerini per creare uno show che soddisfi il suo pubblico.

Claudia Puig, critica cinematografica per Usa Today, ha commentato per Reuters il film: "Ti dà un senso dello show e un'idea della sua straordinaria capacità di intrattenere", ha detto la giornalista. Il critico dell'Hollywood Reporter Kirk Honeycutt ha scritto che Michael Jackson "stava chiaramente preparando una serie di concerti spettacolari". Beau Franklin, una delle fortunate che hanno assistito all'anteprima, ha definito "This Is It" un film "molto commovente".

"Ti da l'idea che non sia finita, che (la storia di Michael Jackson) continuerà con i remix delle sue canzoni e via dicendo", ha detto la donna.


lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:19
Il giornale.it
L'ultimo Jacko? In gran forma Prodigio ai confini della natura


di Stenio Solinas
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aiuto Se questo era Michael Jackson poco prima di morire (This is it era il titolo del brano che chiudeva e insieme titolava il suo ritorno concertistico sulle scene), l’unica cosa da fare è chiedergli scusa. Ricordate? «Non si reggeva più in piedi, era ormai pelle e ossa, si drogava, era calvo, aveva la dentiera»... E invece dalle immagini del film-documentario che racconta i tre mesi di prova per il primo dei cinquanta concerti previsti alla 02 Arena di Londra (Michael Jackson's This is it, regia di Kenny Ortega, da domani e per sole due settimane sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, 600 solo in Italia) emerge un artista completo, musicalmente perfetto, di straordinaria presenza e padronanza scenica, in grado di intervenire su ogni aspetto dello show: dalle luci agli effetti speciali, dalla valorizzazione dei singoli partner alla scenografia d’insieme. Lo spettacolo che aveva in mente e di cui il documentario dà diligentemente conto, era qualcosa che avrebbe fatto impallidire qualsiasi concerto rock e/o pop fino ad allora realizzato, una via di mezzo fra un musical, un film di Spielberg, un’opera di danza moderna...

Come tutte le creature irreali, Jackson era a suo agio solo in un mondo fantastico, dove gli zombie risorgono, le immagini si sdoppiano, la finzione cinematografica si fa realtà. Un mondo che gli permetteva di entrare e uscire dai film con Rita Hayworth e Humphrey Bogart, dai fondali di cartapesta dello skyline di New York o dalle pellicole che ritraevano la foresta amazzonica...

Questo essere asessuato, né uomo né donna, e come senza età, condannato a un’eterna e artificiale giovinezza, alieno persino nella pigmentazione della pelle, un negro-bianco, un bianco-negro, un’altra cosa, funzionava perfettamente lì dove ogni regola è sospesa, ogni prodigio è naturale, ogni licenza artistica è permessa. Fuori da quel palcoscenico, la normalità della realtà doveva apparirgli così incomprensibile da atterrirlo. La quotidianità, ovvero la vita, deve essere stata per lui un lungo, insopportabile incubo.

Un altro aspetto che emerge in This is it, e che in qualche modo è correlato con quanto andiamo dicendo, è una professionalità mai capricciosa, ma umilmente orgogliosa. Si capisce come lavorare con lui potesse essere considerato un apice, un arricchimento e per molti versi un’educazione. Nessun divismo, nessuna compiacenza né impazienza. Essendosi costruito un mondo fuori dal mondo, Jackson vi regnava nel segno dell’armonia, un sovrano gentile che sussurrava i suoi grazie e non sopportava l’infelicità, che giocava con la musica con la serietà gioiosa tipica dei divertimenti infantili.

Per uno che aveva esordito nel campo della musica a undici anni, This i sit sarebbe dovuto essere il compendio, la celebrazione e la riaffermazione di un talento artistico che per i successivi quaranta era però andato di pari passo con un rovinoso quanto patetico alterarsi della personalità (la chirurgia plastica in eccesso, la paura delle malattie, l’ossessione per l’igiene, il sospetto e poi le accuse di pedofilia eccetera). Il tempo, che con lui da subito era stato prodigo, alla fine gli si è dimostrato avaro, ma può anche darsi che fosse questa la giusta misura delle cose, scomparire quando se ne attendeva la ricomparsa, ma lasciando il ricordo di che cosa sarebbe stata: una meravigliosa fiaba per adulti cantata e recitata da un principe bambino.

lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:20
La stampa.it
Michael Jackson, quel filmato
lo riabilita





LUCA DONDONI

MILANO
Eccolo il tanto atteso film/documentario This is it dove in 112 minuti ci sono le immagini degli ultimi e unici cinque giorni di prove di uno spettacolo che avrebbe sancito l’addio alle scene del re del pop. Dieci, venti, forse trenta serate alla 02 Arena di Londra. La vita ha deciso diversamente.

Guardando This is it abbiamo avuto la conferma di una verità: Michael Jackson, poco prima che il cocktail di farmaci lo uccidesse, non era affatto il relitto umano mostrato da centinaia di tabloid scandalistici. In molti ricorderanno le sue foto in carrozzella. In This is it Michael Jackson è il personaggio che intere generazioni hanno imparato ad amare proprio per le sue movenze, passi e gesti entrati nella storia dello show business.

MJ, come lo chiama spesso il suo partner creativo Kenny Ortega, è sulla scena in ogni momento della produzione dello spettacolo. «Siamo felici - dicono Ortega e John Mc Clain, che hanno reso possibile il progetto - finalmente il mondo vedrà la verità. Tutta la famiglia di Michael ha appoggiato la realizzazione di un documentario che potesse mostrare le vere condizioni di salute del loro caro. Un uomo - continua Ortega - del quale ho apprezzato l’estrema gentilezza, la passione per le cose che faceva, la pignoleria che dopo tanti anni lo portava ancora a voler decidere non solo le canzoni in scaletta, ma anche il modo in cui dovevano essere arrangiate».

lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:21
La Repubblica
SPETTACOLI & CULTURA Da oggi nei cinema di tutto il mondo il docufilm sul megashow londinese
cancellato poi dalla sua scomparsa. Tra musica, danza ed effetti speciali
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael Jackson
Dalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso

di CLAUDIA MORGOGLIONE

Multimedia
LA CLIP in esclusiva

SCHEDA

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FOTO

IL COMMENTO di Gino Castaldo

VIDEO: Anteprima a Los Angeles
ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola (sempre che si amino musica e ballo) finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.


lucia.servolini72
00giovedì 29 ottobre 2009 13:23
Mi scuso se ho postatoqualcosa che era già presente sul forum.
Nel complesso mi sembrano tutte critiche strapositive anche se questi giornalisti a volte mi sembrano dei marziani tipo quando dicono che il film lo riabilita che l'immagine dei Tabloid non era veritiera ecc.. ecc.. HANNO SCOPERTO L'AMERICA C---O!!!!!!!!!!!!!!
ValentinaMJ
00giovedì 29 ottobre 2009 17:41
Michael Jackson's This is It - Recensione
Inviato il 29/10/2009 da Andrea Cassaro
Una delle uscite più curiose degli ultimi tempi sicuramente è This is it, un inedito documentario sulla preparazione di quello che sarebbe stato l'ultimo, grandioso tour di Michael Jackson. Curioso per diversi motivi. Il primo evidentemente è quello etico. Ci si può ancora stupire dello sfruttamento commerciale di un'icona? O forse non possono stonare più di tanto queste operazioni "finanziarie" che tentano di commemorare ed al contempo regalare le ultime performace al pubblico oceanico di MJ? Difficile sciogliere il nodo, ma pare che i fan vadano soprattutto per la seconda opzione, nonostante alla prima losangelina alcuni dimostranti abbiano contestato il film, reo di sfruttare l'immagine di un uomo già sofferente e cagionevole.
In realtà si vede un MJ molto lucido e calibrato nella mente, un vero leader che dirige centinaia di collaboratori, tra tecnici e ballerini, nonostante un fisico scheletrico, debolissimo, ma sostanziato, non tanto dalla carne quanto dall'energia del ballo - e pertanto le critiche di alcuni, suddetti fan non posso esser dette distorte, ma sicuramente opinabili.

MJ avrebbe dovuto tenere una cinquantina (e forse più) di concerti, per quello che sarebbe stata l'ultima sua grande performance. Scopo di questo prodotto registico è mostrare cosa sarebbe stato; quanto lavoro, dedizione (circa 4 mesi serrati) Jacko ed il suo staff avessero dedicato a questo progetto che, per quel che si può arguire, appare, o meglio sarebbe apparso, come qualcosa di veramente strepitoso.
Un enorme dispiacere per tutti i fan che moltiplica, evidentemente, quello di cordoglio per la fine prematura del Re del pop, questione che nel film, sia detto in modo chiaro, non si tange minimamente.
This is it è quindi un grande documentario girato allo Staples Centre di Los Angeles, mesi di lavoro curato nelle più minute particolarità, alleggerito da diverse interviste dei suoi collaboratori, agiografiche, ma certo non ipocrite. La stima sincera del suo staff è veramente intensa e percepibile.
Si capisce come nelle prove, nel duro lavoro con Jacko, si scherzi poco e ci si impegni molto. L'ambizione del grande protagonista emerge in ogni movimento, la volontà di preparare uno dei più grandi show musicali di sempre è quel fuoco che lo porta alla pignoleria; un'intervista particolarmente ficcante di un suo collaboratore rivela come MJ sia uno dei pochi artisti che conosce a menadito la propria musica, sa riconoscere chi, lavorando con lui non "ha studiato" a fondo i suoi dischi, e sa esattamente cosa vuole, seguendo non un progetto di ingegneria, ma l'intensa profondità di chi riesce a sincronizzare visione personale con volontà del pubblico, quale difatti viene sempre pensato nelle prove, sia come entità vivente al di là del palco, sia come entità esigente nella scelte spettacolistiche.
L'immagine di Jacko, da questo lavoro, ne esce migliorata (e d'altro canto non avrebbe potuto essere altrimenti). Non intendiamo tergiversare nei gossip e nelle malelingue ricorse, ma è innegabile che MJ sia stato screditato negli ultimi anni agli occhi di molti per questioni soprattutto extra-musicali, ebbene This is it ci restituisce un performer nel pieno delle sue cognizioni, capace di calarsi perfettamente nelle sperimentazioni tecnologiche in 3D che avrebbero animato il proscenio, interagendo senza problemi con musicisti, tecnici, assistendo personalmente alle selezioni dei ballerini; insomma un MJ, tutto sommato e fisico adusto a parte, ben lontano da un ipotetico stato di sofferenza. Colpisce la capacità di rimproverare i suoi collaboratori senza un filo di arroganza, non si esageri però parlando di umiltà, ma sicuramente di umanità.
Un uomo ispirato che mette constantemente Dio e amore al centro delle sue frasi, risultando in prima battuta retorico e mielosamente idiomatico, ma scoprendo dopo che probabilmente quelle che in bocca d'altri risulterebbero tali, da lui sembrano invece sincere e quasi ingenue nella sua spontaneità. Altra peculiarità che motiva discorsi dall'aureola quasi evangelica, sentimenti talmente buoni da spiazzare, come la necessità di fare uno show che "porti un messaggio d'amore", quasi si sentisse un missionario nella musica, impegnato anche nella salvaguardia del pianeta alla quale, nelle prove dello show, sono state dedicate filmati, coreografie, musiche e quant'altro potesse, seguendo le sue intenzioni, sensibilizzare la gente a questo argomento che pareva stargli molto a cuore.

Si vede spesso Kenny Ortega lavorare al fianco di MJ, direttore artistico dello show e qui regista di questo lavoro. Capace di seguirlo in ogni esigenza professionale nonchè di montare benissimo questo documentario, perfetto nei passaggi che legano le prove di una canzone all'altra, ben armonizzato con le interviste ed altro materiale da making of. La pecca però pare proprio questa: ogni tanto si ha la sensazione di assistere ad un "dietro le quinte" di Mtv, programmetti che solitamente banalizzano lavori magari seri come questo. Il rischio c'è, ma fortunatamente, il carisma metallico che profonde Jacko su tutti i suoi collaboratori allontana il pericolo di frivolezza.
Scendendo più nel merito di "ciò che sarebbe potuto essere", queste immagini faranno male davvero. Si perchè ciò che si intuisce è la preparazione di uno spettacolo grandioso che mai si vedrà. Per ogni singolo pezzo sono stati costituiti spezzoni tratti da film rielaborati nella figura di Michael o creati appositamente per l'occasione, scenografie tridimensionali, effetti pirotecnici strepitosi, palchi mobili, braccia meccaniche che lo avrebbero portato a cantare sopra la folla, ballerini catapultati da trampolini, chitarristi d'eccezione, costumi che cambiano da pezzo a pezzo particolarmente elaborati - a tal uopo si ascolti con attenzione l'intervista al costumista rivelatore di chicche impensabili. Il tutto coordinato con coreografiche ad hoc e perfettamente calibrato, dai gesti scattosi di Michael sincronizzati con la musica che lui stesso intende fermare, lanciare con le sue mosse, dal tema con i costumi, dall'architettura cangiante, dagli effetti a sorpresa.
Le scenografie, in primis quella cimiteriale di Thriller, sono francamente oleografiche, ma sono talmente curate e perfette da riuscire a far superare il complesso di manierismo, che spesso investe il senso americano dello spettacolo.
E' interessante assistere al passaggio dalla creazione alle prove concrete, dalle prove concrete a quelle definitive o quasi.
Anche nelle sole preparazioni si riesce a dare una capacità dell'intrattenimento davvero notevole, ma tutto sarebbe vano se al centro non ci fosse lui. Effigiato in questo lavoro come un demiurgo magico, capace di volgere in genialità artistica ogni pensiero. La sua presenza scheletrica, l'abbigliamento personalizzato, sembrano avere un'ascendenza profonda su tutti quanti. Certo commuoverà vederlo danzare quasi solo su quel palco, la capacità di avvitarsi nello spazio come nessuno, l'esigenza di perfezionismo, l'entusiasmo di chi pretende da sè stesso e dagli altri il massimo. Il suo corpo stupisce così flessibile da farne un'onda in continuo moto, quasi rendendo problematica l'uscita di una voce cristallina, ma tenuta cautelativamente a risparmio per tutte le prove. Questo fa specie perchè il canoro è comunque adamantino, alto, squillante, pur non cantando a pieni polmoni...arrivando a delle ottave impensabili anche per voci femminili.
E' questo un lavoro estremamente elogiativo, quasi potrebbe dirsi apologetico...così tutto si muove attorno a lui e per lui; il resto in fondo sono solo proiezioni del suo volere, sono lì per eseguire e concretare la sua sensibilita artistica e per quanto lui riesca ad essere molto umano e coinvolgente, rimane solo sul palco a creare ed interpretare la sua musica, gli altri lo seguono a volte senza capire, si ha l'impressione che i sofferenti siano proprio loro e non lui, che persegue il suo sogno di spettacolo grandioso.
Millie Jean83
00giovedì 29 ottobre 2009 18:36
prima recensione negativa che trovo
sto navigando per trovare recensioni internazionali e mi sono imbattuta in questa, in inlese, che stronca il film in maniera categorica. sostanzialmente afferma che Michael non avrebbe mai voluto che uscisse perchè non gli rende giustizia. che canta solo a mezza oce, che è confuso e poco chiaro nelle spiegazioni che dà, per cui i suoi collaboratori non capiscono cosa vuole.
non sono proprio d'accordo!!


www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/10/28/AR2009102800099.html?wprss=rss_pri...
dr.dree
00giovedì 29 ottobre 2009 18:42
mymovies.it
Kenny Ortega ricompone nel modo e nel luogo giusto il mito impalpabile di Michael Jackson. E le stelle stanno a guardare
Marzia Gandolfi
Michael Jackson muore in scena come in un dramma shakespeariano. Suicidio, overdose, arresto cardiaco? Il sesso, le (presunte) molestie, la fama. C'è tutto, come in un film hollywoodiano. C'è una grande villa, una stanza piena di indizi, un corpo nudo sul letto, la polizia che indaga, la folla che spinge fuori e oltre i nastri, l'autopsia, le (inverosimili) ipotesi del decesso, le esequie, quelle pubbliche e quelle private. Muore così il 25 giugno a Los Angeles e a un mese dal suo concerto londinese, Michael Jackson, Re del Pop, che resisteva al tempo danzando. Ma il sadismo della stampa e dello spettatore vuole sopra ogni cosa che il morto resti in scena a ciondolare sul patibolo mediatico, senza il conforto di potersene mai davvero andare via. Corpo conteso, eredità (artistica e sostanziale) reclamata, immagine contestata, l'artista dell'Indiana non trova pace, ostinatamente e barbaramente esposto alla luce del racconto. La sua vita e la sua morte vengono catturate e imbrigliate dentro una cronaca volgare e indecente. Poi arriva in sala Michael Jackson's – This is it di Kenny Ortega, si spengono le luci e inizia un altro film che potrete (e dovete) vedere in tutte le sale del mondo per quindici giorni. Poi verrà annullato, come un concerto in un giorno mesto di pioggia.
Diretto e prodotto da Ortega con il supporto della Fondazione Michael Jackson, il documentario pop del regista californiano è uno sguardo privato sul concerto che avrebbe, ci potete giurare, rivoluzionato l'arte dello stare in scena. Declinando l'approccio biografico, le interviste, gli sballi, le strade percorse o i negozi visitati, l'autore mette ai nastri di partenza una lucida, tirata e micidiale macchina del pop che si chiama(va) Michael Jackson, regalando ai suoi spettatori quello che sarebbe stato l'ultimo tour dell'artista e offrendogli un punto di vista (im)possibile su tutte le prove provate, sofferte, sudate. Non appena Michael entra sulla scena, in giacca in silver e simultaneamente nera, meraviglia del découpage, gli occhi si spalancano e l'anima si desta. Adesso esistono soltanto il gesto, il volto, il corpo, la musica, la parola, il tono, l'emozione. Come il suo man in the mirror, Jackson risponde con uno sguardo d'intesa alla sua immagine speculare.
Da Bad a Thriller, da Billie Jean a Go to be there, da Smooth Criminal a I just can't stop loving you, M. J. si muove agile, esperto e sinuoso, battendo il tempo in un'esecuzione perfetta che provoca emozioni autentiche. Perché la bravura tecnica, come suggeriscono le coreografe addette alle selezioni dei ballerini che faranno corona intorno all'artista, non è sufficiente per concretizzare un sogno e raggiungere “la prima fila” nello show. Soltanto undici ballerini proveranno la singular sensation in costumi dorati e cilindro, soltanto la prima linea accompagnerà Jackson sul palco e ne sarà la sua osservante e reverente emanazione, moltiplicata all'infinito come negli specchi di Chorus Line e grazie alla magia del green screen. Dopo aver personalmente promosso gli elementi più meritevoli, l'artista avvia lo show, rigorosamente cronometrico e superbamente coreografico, costringendo la macchina da presa da creatrice dello spettacolo a spettatrice dell'esibizione.
Lo schermo diventa allora tutta una scoperta: M. J. allarga le braccia e muove le mani come un direttore d'orchestra in un teatro di marionette e di talenti, dentro uno spettacolo fondato sulla centralità della danza e di un artista in grado di avere vita sulla scena e di distruggere gli automatismi quotidiani del corpo, creando una diversa qualità di energia, visibile anche in situazioni di immobilità. Dietro l'impressione di facilità e naturalezza, lo spettatore scoprirà una mania di perfezionismo assoluta ("Le prove servono a questo"), sempre nobile, sempre garbata. Il momento più poetico è il virtuosistico assolo su Billie Jean, mentre ballerini e stelle stanno a guardare. Guardano espandersi il suo mito leggero e impalpabile, la dimensione espressiva della sua anima, la verità di un corpo che balla "ricomposto" (da Ortega) nel modo e nel luogo giusto. This is it. That is it.

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