La liberazione

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michael 4 ever94
00martedì 28 giugno 2011 17:39
Storia scritta da me
sto scrivendo una nuova storia spero che vi piaccia!!! stasera posterò il primo capitolo
michael 4 ever94
00martedì 28 giugno 2011 21:24
" il mio cuore era pronto per ricevere e donare amore, ma evidentemente non era il momento.
ciò nonostante sarò ancora qui, con le lacrime agli occhi, fino a quando il grande momento non arriverà."

Quando ero piccola ho vissuto nella casa dei miei nonni paterni, perchè i miei genitori erano troppo impegnati a rovinarsi la loro vita attraverso l'alcool e la droga.
decisero, perciò di affidarmi a loro, per non prendere la loro via.
non avevo molti ricordi legati a loro, ma l'unica cosa che la mia mente riusciva ancora ricordare erano le sigarette che trovavo disposte nel tavolo della cucina e la vodka vicino alla televisione del salotto.
Qualche anno dopo morirono entrambi nello stesso momento.
i miei nonni, al contrario di me, non avevano intenzione di lasciarmi andare al funerale.
fatto sta che ci andai ugualmente di nascosto con la bicicletta, la appoggiai delicatamente a un albero e ci salii senza far troppo rumore.
Appena potei vedere entrambe le tombe, i miei occhi erano ricoperti da una candida cascata di lacrime.
Avevo avuto la possibilità di salutarli per l'ultima volta per poi andarmene.
Tornata nella mia stanza l'unico mio Desiderio era quello di rivederli un giorno nei miei sogni e di domardargli aiuto qualora ne avessi avuto bisogno.
I mesi passavano e quando mi distesi sul letto per incontrarli non succedeva mai niente, sentivo solamente un vento gelido prendere la mia vita e ridurla come cenere.
le giornate diventavano sempre più fredde e gelide; senza più sentire le voci dei miei genitori la mia esistenza era inutile come una foglia quando cade da un albero.
più frequenti erano le accese litigate da parte dei miei nonni; attraverso lo spioncino della porta vedevo utto e sentivo qualsiasi csa: parolacce, insulti, riuscivo a vedere anche le sberle che mio nonna dava a sua moglie.
Sentivo come se la colpa di tutto questo fosse mia, che la sola mia presenza causasse in loro un atteggiamento violento.
Questo permetteva a me di riflettere.
passavano gli anni e divenni una ragazza tosta, sicura di sè e che non le importava nulla della gente.
crescendo ho imparato il vero significato della vita, di essere riconosciuta come una creatura.
dopo la morte dei miei genitori, la mia esistenza era in continuo cambiamento.
Riscoprii i valori semplici di quando ero piccola, il mondo era più ricco e rigoglioso e il mio cuore aveva ricominciato a gioire e ad amare.
Un giorno come tanti altri, me ne stavo nella mia stanza a osservare vecchie fotografie della mia famiglia, volevo che mi parlassero, ma almeno che mi ascolatassero, ma non succedeva niente di tutto ciò.
Socchiusi leggermente gli occhi e in quel momento grida, urle e schianti risuonavano all'interno della casa.
- Donna!
- Uomo!
- Tu non fai mai nulla in questa casa! Lavo, stiro, apparecchio, faccio tutto! Quello che non fa niente sei tu mio caro!
La mia mente ricordava quei litigi quando abitavo ancora con la mia vera famiglia.
Uscii dalla mia stanza silenziosamente e appoggiai la mia testa nella ringhiera della scalinata.
Ogni qualvolta mia nonna spostava la sua attenzione verso le scale correvo verso il bagno per non farmi vedere ai suoi occhi.
michael 4 ever94
00sabato 2 luglio 2011 14:00
nuovo capitolo

- Non ti amo più, sei solo uno stupido e arrogante. Vattene da casa mia!
- Me ne vado, ma prima devo fare una cosa davanti a te.
Si tolse la fede dalla mano sinistra e con forza bruta lo lanciò nel camino rendendolo solo un mucchio di cenere.
Vedendo quel gesto, il mio cuore si paralizzò e corsi velocemente nella mia camera.
Presi alcune valigie che avevo nascosto appositamente dietro all’armadio dei vestiti e cominciai a preparare tutto.
- Sarà la cosa giusta da fare?
Feci cenno con la testa e proseguii con i preparativi.
- Solo quando sarà mezzanotte allora potrò andarmene da qui.
Mi infilai sotto le coperte e aspettai l’ora stabilita con le pupille dilatate.
Trillò la sveglia, presi tutte le mie cose e me ne andai.
Non mi voltai mai indietro, ma appena oltrepassai la soglia di casa, mi girai e dissi:
- Auguro con tutto il cuore che un giorno possiate riscoprire il vostro amore di un tempo.
E me ne andai con il cuore in gola.
Non sapevo dove andare, ogni appartamento che passavo mi dicevano di no, ogni albergo mi diceva:
- In questo momento siamo alquanto pieni;riprovi tra qualche mese.
Non avrei mai trovato un posto dove andare fino a quando non trovai un cartello con scritto:
CASA DEL SILENZIO.
maria0881
00lunedì 4 luglio 2011 08:51
Bella!
Mi piace tanto,continua appena puoi!!!
Un bacio,
Mary
michael 4 ever94
00martedì 19 luglio 2011 20:21
- Speriamo che sia la volta buona!
Feci sbattere un po’ di volte il battente, ma nessuno rispose al mio richiamo.
Decisi di andarmene, ma nel mentre presi le valigie, la porta si aprì di colpo e uscì una anziana signora con un blocco in mano.
- Buonasera …
Mi esaminò da capo a piedi con uno sguardo talmente misterioso e oscuro, ma la tempo stesso si nascondeva un animo materno e generoso.
- Salve figliola. Vuoi entrare?
- Mi piacerebbe tanto.
- Perfetto! allora accomodati pure come se fossi a casa tua.
Io non avevo mai avuto una casa, perciò sentendola dire così mi fece sentire molto male dentro di me.
Mi accompagnò verso la mia stanza.
- Benvenuta nella tua nuova casa!
- La ringrazio.
Mi lasciò sola al mio destino.
La stanza non era così male, il letto mi ricordava il baldacchino dell’ottocento.
Mi accorsi che in fondo c’era una graziosa terrazza con dei deliziosi vasetti.
Quel paesaggio riaffiorava in me sensazioni che avevo deciso di scordare: gioia, serenità, semplicità e divertimento.
Le sfumature delle stelle ridavano quel tocco in più di luminosità all’acqua trasparente e piatta del piccolo laghetto che fronteggiava il mio albergo.
- È una meraviglia!
Finalmente dopo tanto tempo e dopo tanti litigi avevo riscoperto la vita che avevo perso quando ero piccola.
Appoggiai lentamente le valigie sopra il mio letto e uscì per fare una breve, ma intensa passeggiata intorno al laghetto.
C’era molto freddo e molta aria che inondava quella notte.
Per mia fortuna non mi misi nessun cappello, perché altrimenti sarebbe volato insieme alle foglie degli alberi.
Mi sentivo libera di volare, libera di sognare come una normale persona vivente, niente avrebbe rovinato quel bellissimo momento, neanche una bomba o un incendio.
Tutto era particolarmente perfetto fino a quando non sentii dei passi avvicinarsi sempre più verso di me.
Per paura camminai velocemente, a sua volta quei passi aumentarono sempre più fino a fermarsi.
- Se ne sarà andato?
Mi voltai e vidi davanti a me un ragazzo appoggiato sul tronco di un albero.
maria0881
00domenica 24 luglio 2011 09:56
Continua :D:D
Mi affascina questa ff,soprattuto il tuo modo di scrivere :)
michael 4 ever94
00domenica 24 luglio 2011 19:16
Miei occhi non credevano a ciò che stavano vedendo, era troppo perfetto, era troppo surreale, perché una creatura possa esistere.
Il mio cuore mi spingeva a conoscerlo, a sapere almeno il suo nome da così immaginarmelo qualvolta mi sarei sentita sola o in qualche modo abbandonata.
- Chi sei?
Mi sorrise dolcemente e si avvicinò verso di me lasciando dietro di sé una scia di un profumo che tocca va la mia anima.
- Piacere. Il mio nome è Tommaso.
“ Tommaso …” dissi fra me “ … è un nome talmente bello, talmente perfetto che era perfettamente adatto a lui”.
- Il mio nome è Anastacia.
- È un bellissimo nome.
- Ti ringrazio.
Il suo sguardo era talmente penetrante, che non riuscii a staccarmi da lui.
- Che cosa ci fa qui una bella ragazza come te?
- È una storia abbastanza lunga.
- Ho tempo, non ti preoccupare.
- È abbastanza noiosa.
- Non ti devi preoccupare per me.
Presi coraggio e cominciai a raccontargli tutto il mio racconto.
Sapevo che non avrebbe mai capito la gravità della mia situazione, ma dal suo atteggiamento apprensivo mi accorsi che ogni parola che pronunciavo lui si sentiva debole.
“ Forse ho trovato qualcuno che possa capirmi, che possa amarmi per quella che sono.
Forse non sentirò più litigi.”
- Mi spaventi.
- Come mai?
- I tuoi occhi sono talmente privi di vita che possa vedere quel vento della morte.
- Mi sento così, perché so come ti senti, perché ci sono passato anche io …
- Davvero?
- Si. Anche io alla tua età ho perso i genitori, per le tue stesse ragioni e perciò decisi di scappare per ricominciare una nuova vita con una marcia in più.
- Anche io.
- Dove risiedi in questo momento?
- In quella casa.
Indicai con il dito la CASA DEL SILENZIO e lui annuì con la testa.
- Va bene. Ci vediamo.
- Ok, ci vediamo la prossima volta quando il mio grido giungerà alle tue orecchie.
Mi salutò dandomi un bacio sulla guancia destra e se ne andò lasciandomi contemplare tutta la sua bellezza.
- Voglio rivederlo, voglio incontrarlo di nuovo, ma non so dove viva in questo momento.
Ritornai nella mia stanza e mi riposai.
maria0881
00martedì 2 agosto 2011 12:02
continuaa!! :D
michael 4 ever94
00mercoledì 15 agosto 2012 13:00
NUOVO CAPITOLO!!!!

Per tutta la notte pensai e ripensai al volto di Tommaso.
Il mattino seguente mi alzai con la telefonata da parte di mia nonna, ma decisi di evitare il colloquio.
“ non posso permettermi di ritornare da loro finche non ritrovano il loro amore ormai perduto con gli anni.
Per tutto l’albergo si sentiva un profumo che attirava le mie pupille gustative.
Mi vestii velocissimamente e scesi per le scale per andare a gustare la buonissima colazione.
A mio arrivo: tazze con la cioccolata, fette biscottate, biscotti con gocce di cioccolato e infine muffin chye circondavano i tavoli della sala da pranzo.
Il mio stomaco brontolava incessantemente.
Mangiai tutto quanto senza lasciare nessuna briciola.
Appena anche l’ultimo boccone fu sparito, decisi di fare una passeggiata per smaltire tutta la colazione.
“ Chissà se non incontro il misterioso Tommaso, speriamo in bene …”.
Quella mattina l’aria era più pungente degli altri giorni; il sole regalava una forma più soave agli alberi e agli uccelli che volavano tranquillamente sopra al laghetto.
Camminai con serenità per tutta la città fino a quando non raggiunsi un piccolo bar nascosto dall’edera e dagli alberi immensi.
Le persone che lo circondavano avevano tra e dita una sigaretta accesa.
“ L’arma che ha distrutto la vita di mia madre. Non mi devo condizionare dal suo odore accattivante, perché altrimenti anche io verrò abbagliata e imprigionata.”.
I volti di cloro che mi passavano accanto mi trasmettevano un senso di abbandono.
Quelle sigarette avevano in qualche modo intrappolato quelle povere creature.
Non appena entrai vidi il barista con un’aria di superiorità e di prepotenza.
- Buon giorno. Che cosa posso fare per lei?
- Un bicchiere di acqua.
- Si.
- Ok.
Mentre stavo aspettando la mia ordinazione, un ragazzo si mise accanto a me con un paio di sigarette in mano.
- Bella ragazza.
Le mie mani tremavano e cominciai a sudare per la paura.
- Vuoi una sigaretta?
- No, grazie.
Non feci in tempo ad andarmene che mi afferrò la mano e mi spinse verso di sé con prepotenza.
Avevo veramente paura, perché guardando quelle sigarette pensavo che volesse farmela fumare con la forza.
“ Non volevo fumarla. Era l’ultima cosa che la mia salute avrebbe voluta ingerire in quel momento.
Non accorgendomi di nulla, ritrovai una delle de sigaretta appoggiata alle mie labbra e cominciai a fumarla.
“ Forse se continuassi a fumarla potrei riunirmi ai miei genitori fino alla fine della terra!”.
- Dammi un’altra sigaretta.
- Vedi che non è nulla di male?
- Si avevi completamente ragione.
Ne presi un’altra e me ne andai dirigendomi verso il laghetto.
Me la fumai mentre aspettavo che arrivasse presto il giorno della mia morte.
Quella mattina il laghetto era ricoperto da una lastra notevole di ghiaccio, gli alberi erano spogli e privi di una vita propria; nell’aria non si sentivano il cinguettio degli uccellini.
- Mamma! Papà! Tra poco potremmo riunirci finalmente come una normale famiglia!
- Che cosa?
Mi voltai di scatto per vedere chi c’era, ma non vidi nessuno.
- Che cosa avresti intenzione di fare?
Mi alzai, ma ancora non vedevo nessuno.
- Chi c’è qui?
- Sono Tommaso. Non ti ricordi più di me?
“ Era veramente lui?”
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