Ragazze...Posto quì il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento...Perdonate l'eccessiva "suspance" nel racconto ma se non descrivo per bene le cose non ci prendo gusto...
La poesia nell'immagine è di Hikmet, un poeta che amo molto...
Capitolo II
Le settimane precedenti alla premiazione furono estenuanti, per i continui incontri ed interviste che dovetti tenere ma al contempo entusiasmanti; mi apprestavo a vivere un'esperienza fantastica e lentamente me ne stavo rendendo conto…
Qualche giorno prima di iniziare questa faticosa anteprima venni a sapere eccezionali novità.
Ero nello studio del mio editore…
Il responsabile dell’Ufficio Stampa, Marco, entrò di colpo nella stanza.
Aveva un’aria esterrefatta per la concitazione: - Scoop dell’ultima ora: sapete chi verrà premiato il 21 novembre a Berlino?- ci chiese con tono di voce alterato.
Io ed il mio editore ci guardammo in faccia , rispondemmo di no, sorpresi.
-Michael Jackson! Pensate, ritirerà il premio!- esultò farfugliando qualcos’altro e correndo verso gli altri uffici per fare il suo importante comunicato.
Il vecchio mi guardò stranito, per un attimo rimase senza parole. Dopo posò il sigaro, fissò la porta aggrottando le sopracciglia. Repentinamente si alzò ed andò incontro a Marco richiamandolo. Mi alzai anch’io ma arrestai il mio passo sull’uscio dello studio: davanti a me, per i corridoi, tutti gli impiegati letteralmente in preda al caos e all’euforia più completa. Il mio capo usciva da un interno per entrare in un altro, seguito da uno stuolo di collaboratori, e parlavano tutti contemporaneamente nel più totale disordine.
Rientrai nello studio. Diedi un’occhiata all’orologio, erano circa le dodici. Tornai a sedere sulla mia poltrona.
In quel momento avvertii gravare sulle mie spalle una maggiore responsabilità: il loro inguaribile ottimismo nei miei confronti aveva ceduto il posto al più completo delirio! Non riconoscevo più nel segretario generale quel tizio che mi salutò appena la prima volta che misi piede in quella sede, né Marco e le sue iniziali acide frecciatine sulle mie favolette. Ero colta da crescente meraviglia!
E poi…Lentamente sentivo salire la tensione anche dentro me, l’ansia aveva iniziato a galoppare feroce nel mio animo ed un certo timore mi stava sconvolgendo.
Stringevo le mie mani nervosamente.
In quel preciso momento, in quel luogo, in quella particolare condizione pensai per la prima volta, seriamente e profondamente solo a lui, a Michael Jackson…
Michael avrebbe ritirato il mio stesso premio, nello stesso teatro in cui ero stata invitata anch’io, lo avrei incontrato…
Tutto questo mi sembrava un sogno così fantastico da rarefarsi al solo pensiero!
-No!-, cercai di convincere me stessa -Non è possibile! Lui è un personaggio irraggiungibile, troppo in alto per ritirare un premio all’altro capo del mondo, conferito anche ad altre persone…No! Decisamente deve trattarsi di una bufala! Per lui i premi li studiano su misura…E poi io cosa c’entrerei in tutto questo?!- Non ci credevo neanche un po’. –Sarà una montatura pubblicitaria, una trovata della stampa!- ripetei a me stessa.
Ora che ci pensavo, questo personaggio non era nuovo a certe cose…
L’idea che avevo sempre avuto di lui non era quella di musicista, piuttosto quella di uomo da copertina, uomo da gossip. Tornai indietro con la memoria, cercando di mettere a fuoco tra i miei ricordi anche le mie opinioni su quell’eccentrica figura.
Mi sovvenne subito in mente il suo body dorato… - Però - pensai – Carino conciato in quel modo, inusuale, certo, ma faceva parte di lui-. Ricordai il matrimonio di Liz Taylor con quel muratore, fu riportato da tutte le riviste insieme alla notizia che lui le aveva fatto da testimone…E poi le nozze con la Presley.
Quella volta, ero adolescente, mi chiesi come poteva una ragazza così carina sposare un tipo come lui, bello, sì, ma assai simile ad un cartone animato…
Non potevo dire di aver impresso un quadro molto lusinghiero di Michael. Ricordai anche le infamanti accuse, di come tutto fu gestito dalla stampa…
Al termine delle mie elucubrazioni, però, mi venne da sorridere.
Ogni volta che mi era capitato di leggere o ascoltare notiziole su di lui ero indotta ad un sarcastico sorriso ma non ne comprendevo la ragione. In qualche modo dentro di me avevo sempre intuito quanto spettacolo fosse stato costruito su di lui, protagonista inconsapevole di una farsa senza fine.
La cosa che più mi infastidiva e che non riuscivo, immersa nel marasma di idee imperversanti nella mia mente, a ricordare le strofe di “Thriller”…Era curioso…Forse paradossale, quasi tragico!
Non ero mai stata sua ammiratrice, non avevo mai comprato i suoi dischi e mi rendevo conto di non sapere nulla della sua musica, della musica di questa pop-star mondiale. Conoscevo solo il clamore che produceva il suo nome ogni volta pronunciato, l’alone dorato che lo rendeva inafferrabile, irraggiungibile, quasi non appartenesse a questo mondo.
Eppure ero curiosa di vederlo dal vivo e già sentivo, inspiegabilmente, il mio sguardo perdersi nel vuoto al pensiero che avrei avuto realmente l’opportunità di incontrarlo, di incrociarlo, di potergli stringere la mano e questo, in quel momento, mi faceva sentire piccola piccola…
Ed intanto continuavo a sorridere compiaciuta, gradevolmente spiazzata da questa bella novità…Frizzavo di felicità…
Ma non era che l’inizio…
Il ritmo dei preparativi incalzava sempre più rendendoci tutti agitati, in spasmodica attesa del “Bamby Day”, cosiccome avevamo soprannominato il gran giorno.
Un giorno Marco mi accompagnò per un colloquio rivelatore con il grande capo; pare ci fossero altre novità. Una volta nel suo studio venne subito al dunque.
- Bene, Lisa, ci sono pervenute informazioni sullo svolgimento della premiazione.-
Lo ascoltai con attenzione, augurandomi che questo non comportasse ulteriori scossoni al mio già provato stato emozionale. – I premi minori come il tuo verranno consegnati durante una cerimonia nella mattinata, esattamente…- Appuntò il suo discorso per leggere tra i suoi comunicati – Ecco…Alle undici, alla presenza del sindaco, degli organizzatori e… Patapuf…Tutto quello che dovrai sapere te lo dirà Marco, ed ovviamente non sarai premiata nel Teatro ma nel Municipio di Berlino…- Nell’ascoltare quel suo rapido resoconto mi sentii subito più sollevata, niente cerimonie in diretta, niente telecamere ed eurovisione, niente mondanità. Per un attimo mi rilassai, ma era tutto troppo bello…
Infatti la mia appena conquistata tranquillità fu presto scalfita dal resto delle dichiarazioni : -Tutti i premiati saranno invitati a sedere il platea, nelle prime file, accanto alle autorità, alla serata di gala prevista per lo stesso giorno, per assistere alla premiazione di Jackson, che poi è il momento topico di tutta l’evento!- Disse ironicamente, sapeva di aver abbattuto anche la mia ultima possibilità di cavarmela in sordina. Lui e Marco risero di gusto, io molto meno.
E subito dopo aggiunse il colpo di grazia: - Devi anche sapere, cara Lisa, che dovrai anche partecipare al banchetto organizzato per l’occasione! Povera Lisa, vedo che stai sbiancando sempre più! Non preoccuparti, te la caverai…Marco verrà con te, si occuperà di tutto e tu non dovrai fare altro che goderti la festa!- .
Godermi la festa? Ma se tutto questo era diventato la causa precipua della mia insonnia!
-Una sola domanda – chiesi – Anche Michael Jackson prenderà parte alla cena? –
Entrambi sorrisero argutamente: - Ma certo, che discorsi!-
Mi coprii gli occhi per un attimo, non sapevo se ridere o piangere. Come avrei potuto far fronte a quell’irreale situazione, al mio imbarazzo, all’emozione di quella sera?!
Da quel giorno iniziai un lavoro molto preciso su di me, cercai di educare alla moderazione la mia scalpitante agitazione, di controllare che il mio colorito non assumesse accese tonalità a quel solo pensiero e che il mio cuore, nonostante gli sbalzi irregolari, rimanesse ben saldo nel petto.
Insieme ad uno stilista, assoldato dalla mia casa editrice per l’occasione, ed alla maggior parte del personale femminile che, lavorando con me, viveva anche un po’ il mio sogno, ci recammo nell’Atelier più esclusivo della città, per “curare il mio guardaroba”e soprattutto per individuare, tra i capi più eleganti, quelli più adatti per la premiazione e quello da sera per l’evento.
Tornai a casa stracarica di pacchi. Mi diressi verso la mia stanza per riporre gli splendidi abiti che avevo acquistato. Abbassai la cerniera di una delle custodie, per ridare un sguardo al vestito da sera: era stupendo! Bianco, scollato e lungo, tempestato di Svarowsky…Era fantastico e quasi non potevo credere che da lì a poche settimane lo avrei indossato sul serio e in quella straordinaria occasione!Sarebbe stata la serata più esaltante della mia vita! Ne ero certa.
Ed anche se la mia timidezza mi avrebbe spinto a rinunciare a tutto pur di starmene per i fatti miei, solo ad una cosa sentivo di non poter rinunciare: incontrare Michael, ed ancora non riuscivo a capire la ragione di questo mio ossessionante pensiero, in fondo non l’avevo mai seguito…
Afferrai quello splendido abito da sirena, avanzai verso lo specchio e lo posai sul mio corpo, mentre con una mano cercai di sollevarmi i capelli sulla nuca.
Progettai e sognai e nuovamente avvertii scorrere sulla mia pelle quella stessa piacevolissima frenesia, tornavo a sentirmi leggera come una piuma ed intanto quel giorno era sempre più vicino. Stava arrivando!
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