CENTINAIA DI FOTO INEDITE
IN USCITA IL LIBRO DI CHRIS BOULMÉ
Molte delle foto più belle di Michael Jackson portano la firma di Christophe Boulmé, illustratore grafico e fotografo francese.
Tra i suoi lavori più apprezzati dai fan del Re del Pop, vi è senza dubbio la copertina del singolo 'Stranger in Moscow'.
Boulmé era sempre stato un fan incondizionato di Michael Jackson, al punto da aver iniziato la propria carriera creando fotomontaggi e modelli ispirati all'universo del cantante.
All’epoca non poteva immaginare che le sue opere sarebbero diventate un cult.
Qualche tempo dopo, come succede solo nei film, venne contattato dalla pop star, la quale era rimasta affascinata dal suo mondo creativo ed era intenzionata a dargli non solo un lavoro, ma anche la sua fiducia.
Lo dimostrò il fatto che gli venne concesso l’ambito accesso al backstage dei suoi concerti, durante i quali MJ posò per lui.
Senza conoscere una parola d’inglese, Boulmé comunicava con il cantante solamente a gesti o grazie alle espressioni del volto. Sarà uno dei pochi fotografi autorizzati a conservare la piena proprietà dei suoi scatti e ad averne piena libertà d'uso.
A dieci anni dalla scomparsa di Jackson, il fotografo ha scelto di aprire il proprio archivio al pubblico tramite un libro di 150 pagine che, al prezzo di 35 dollari, diffonderà al mondo centinaia di eccezionali foto inedite. Il titolo del volume sarà semplicemente 'Michael'.
Durante un’intervista a Parigi, il fotografo ha svelato alcuni retroscena del suo rapporto col Re del Pop, senza risparmiarsi nel dire la propria sull'infamante fiction televisiva 'Leaving Neverland'.
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::: «ERA EMOTIVO, COLTO E ATTENTO» :::
«Allora Chris, come vi siete conosciuti?».
«
Ogni percorso di vita è a sé, astratto e complesso. Quando ho iniziato, ero un semplice fan. Avevo l'ambizione di costruire una fanzine, lottai molto affinché potesse nascere.
Michael sapeva del mio lavoro. Prima mi venne data l'opportunità di fotografarlo in concerto. Poi, negli ultimi anni, sono stato responsabile anche di intere campagne».
«Cos'hai provato durante il vostro primo incontro?».
«
Era un misto di naturalezza, disponibilità e semplicità. Molto emotivo, molto colto e molto attento».
«Com’era fare un servizio fotografico con lui?».
«
Era interessato alla mia attrezzatura, a come funzionava, al modo in cui lavoravo. Era così emozionante, quasi destabilizzante. Di fronte a me avevo un essere umano che interagiva con me con immensa semplicità. Era incredibile».
«Era stressato?».
«
No! Non l'ho mai visto agitato in mia presenza. Ero molto più stressato io di lui».
«Tu non parli una parola d'inglese. Come avete fatto a comunicare?».
«
Parlavamo molto con lo sguardo. Ogni tanto mi faceva segno di avvicinarmi. Deve aver pensato che fossi timido. Quando parlammo dei progetti, in un hotel a Los Angeles, condividemmo un momento davvero molto intimo e personale. Non capivo bene l’inglese, ma percepii la sua passione, il suo entusiasmo. Ero totalmente immerso nel suo mondo e parlammo così a lungo con lo sguardo che nella mia testa sapevo già cosa avrei dovuto fare».
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::: LA FOTO DI 'STRANGER IN MOSCOW' :::
«Hai realizzato le copertine dei suoi album e quella del singolo 'Stranger in Moscow'. Quali erano le sue esigenze?».
«
Nessuna! Ricordo che per 'Stranger in Moscow' avevo già un'idea; la proposi e il suo braccio destro mi disse: “Falla! E faccela vedere!”. Quando Michael la vide, la osservò per un po’ e poi disse che la trovava bellissima.
A volte faceva delle richieste speciali, ma anche in quei casi avevo assoluta libertà. Non è mai stato autoritario».
«Pagava bene?».
«
Non ho mai guadagnato nulla con lui. Non ho mai fatturato un singolo lavoro. Mi ha offerto opportunità enormi. Mi ha permesso di lavorare sulla sua immagine per anni. La copertina di un album non avrebbe fatto la differenza. Mi guadagnavo da vivere con la rivista 'Black and White'».
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::: METÀ UOMO E METÀ BAMBINO :::
«Michael Jackson è scomparso dieci anni fa. Perché hai aspettato così tanti anni prima di pubblicare queste foto?».
«
Sono trascorsi dieci anni, durante i quali si è sentito e detto di tutto su di lui. È arrivato il momento di smettere di essere riservato e modesto. Ho avuto una vita, ho lavorato molto, ho ottenuto molte ricompense grazie a quest’uomo straordinario.
Era un artista eccezionale e ce ne dimentichiamo troppo spesso. È tempo che la nostra storia mostri qual era la sua vera personalità».
«Tu hai scritto su di lui: “Non ho mai voluto vederlo in modo realistico, né vederlo come una creatura soprannaturale”».
«Metà uomo, metà donna, metà bambino, Peter Pan: spesso è così che viene descritto. È un’esagerazione! E lo fa sembrare una specie di mostro».
«Hai anche continuato dicendo: “Io l'ho visto a modo mio”. Qual è la tua opinione riguardo all’uomo?».
«Q
uando il suo universo mi ispirava, per me era totalmente normale. Non ho mai avuto bisogno di giustificarlo. Michael mi è sembrato un artista completo e brillante, a cui non serviva dire come avrebbe dovuto fare le cose.
Fin dall'inizio, sapeva ciò che voleva essere. Il suo essere metà uomo e metà bambino mi è sembrato naturale».
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::: «LEAVING NEVERLAND? MI DISGUSTA» :::
«Hai scritto anche: “Pensavo che Michael Jackson fosse eterno”. Sapere della sua morte è stato doloroso?».
«
Molto! È stato doloroso, ma allo stesso tempo non ero sorpreso. Dentro di me, non riuscivo a vederlo invecchiare. Andava oltre la sindrome di Peter Pan. Mi sembrava impossibile che un uomo che dava così tanto, che sacrificava la sua vita, il suo essere, la sua intimità per la sua arte, potesse invecchiare».
«Ricordi l’ultima volta che vi siete visti?»
«
No, non esattamente. Mi piace lasciare i miei ricordi disordinati, perché così sono più vivi».
«Il recente documentario 'Leaving Neverland' ha lanciato nuove accuse di pedofilia contro Michael Jackson».
«
Mi disgusta. Il parco giochi per bambini, le famiglie, sono tutte cose che ho visto in prima persona. Michael ne è stato circondato per tutta la vita.
C’è stato un processo ed è stato dichiarato innocente. Michael non è più qui per difendersi. E viviamo in un’epoca in cui l’accusa vanta più rispetto delle istituzioni. Lo trovo deleterio».
«Quindi metti in discussione quelle due testimonianze?».
«
Completamente! Michael non era un pedofilo. Non credo affatto che potesse toccare un bambino. Voglio vedere le prove. Io so che è innocente. Questa è la mia convinzione».
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A cura di Giusy Mascolo dal nostro Gruppo Facebook Michael Jackson FanSquare • ITALIA. Grazie anche a Vittoria Moccia e Vincenzo Compierchio per la collaborazione.