L'11 novembre 1991, la mitica
Black or White di Michael Jackson veniva pubblicata come primo singolo dello strepitoso album
Dangerous.
Prodotta in collaborazione con Bill Bottrell e scritta dallo stesso Re del Pop mentre si trovava sul ramo del suo
Giving Tree (un albero del
Neverland Ranch da sopra il quale Michael traeva ispirazione),
BOW riscosse fin da subito un successo commerciale straordinario.
Raggiunse infatti la prima posizione in oltre venti nazioni; tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, Australia, Norvegia, Svizzera, Belgio, Canada, Irlanda, Spagna e Nuova Zelanda.
Negli USA rimase al vertice della
Billboard Hot 100 per ben sette settimane consecutive, in Italia per otto e nella classifica europea per dieci settimane.
Sempre negli States stabilì anche un nuovo record: durante le prime 24 ore dalla sua uscita,
il brano venne inserito nella programmazione dal 96% delle stazioni radiofoniche più importanti del Paese. Cosa mai accaduta prima nella storia della musica.
Grazie anche all'innovativo cortometraggio diretto da John Landis (già regista di
Thriller), che per la prima volta introdusse la tecnica del
morphing in un videoclip musicale,
Black or White resta ancora oggi uno dei pezzi più celebri e celebrati del Re del Pop,
nonché il singolo rock più venduto degli anni '90.
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L'ANALISI MUSICALE DI BOW 🎧
E a proposito di rock,
fu Slash - mitico chitarrista dei Guns N' Roses - a suonare il caratteristico intro di Black or White, dando così origine a uno dei sodalizi artistici più cool che la musica ricordi.
Da molti considerata persino banale,
in realtà Black or White incorpora suoni e texture variegate e scrupolosamente rifinite: dai riverberi cliccanti del rullante della batteria al giro di basso doppio, ovvero prodotto sia dai sintetizzatori
Moog che dallo strumento vero e proprio; fino alle chitarre multiple.
«
Appena tornammo ai Westlake [Studios], la prima cosa che Michael mi canticchiò fu "Black or White"», ricorda il produttore
Bill Bottrell. «
Mi cantò il riff principale senza specificare con quale strumento avremmo dovuto suonarlo».
Proprio per il
riff principale, Bottrell suonò la chitarra connessa a un amplificatore
Beyer M160, che produce un suono spiccato e tagliente.
La
chitarra acustica che si sente tra una strofa e l'altra fu invece prodotta da una
Gibson LG2 del 1940.
A Bill quel suono «
grosso e potente, in stile vecchio rock and roll» piaceva moltissimo, ma non era sicuro di cosa avrebbe potuto dire Michael.
Per fortuna, quest'ultimo apprezzò: «
Disse di sì appena lo ascoltò per la prima volta, e io fui davvero felice di poter inserire quel sound così classico in un disco di Michael Jackson».
Al Re del Pop piacevano i
Motley Crue in quel periodo, e per l'intermezzo c
hiese a Bottrell di inserirvi un riff hard rock ispirandosi proprio alla band heavy metal statunitense.
Oltre a suonare le tre diverse chitarre,
Bill cantò anche l'assolo rap sotto il nominativo
L.T.B..
In realtà, all'inizio Jackson aveva intenzione di coinvolgere rapper professionisti come
Heavy D o
LL Cool J; ma dopo aver ascoltato la versione di prova di Bill Bottrell, pensò che fosse perfetta così com'era.
«
Per quanto mi riguarda - scherza Bottrell -
non avevo una grossa opinione del rap dei bianchi... Ma il giorno dopo lo feci sentire a Michael e lui disse: 'Oh, mi piace Bill, è quello giusto'. Io continuai a ripetere: 'No Michael, dobbiamo farlo fare a un rapper vero', ma ormai se n'era innamorato e non lo avrebbe fatto rifare a nessun altro».
La versione finale fu una fusione fluida di stili musicali,
con elementi dell'hip hop, del pop, del rock classico e perfino del country: il corrispettivo musicale dell'importante messaggio umanitario contenuto nel testo.
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IL MESSAGGIO UMANITARIO DI BOW 🌍
«
I said if you're thinkin' of being my brother,
it don't matter if you're black or white».
Black or White non rappresenta soltanto uno dei più riconoscibili emblemi musicali degli anni '90,
ma anche una denuncia potente all'atavico problema del razzismo e a ogni forma buia e dilagante di pregiudizio.
L'intento di Michael è, infatti, quello di sottolineare
l'importanza dell'unione tra i popoli della Terra: un requisito imprescindibile per distruggere quelle barriere o etichette che inutilmente - ancora oggi - ci dividono.
Il suo messaggio, forte e necessario, ha quel valore storico senza tempo:
un vero e proprio inno di tolleranza, accettazione e uguaglianza dal carattere generazionale e dal potere unificante.
Risvegliare il mondo e le coscienze dall'ignoranza, dal pregiudizio e dalla chiusura mentale è un qualcosa di davvero urgente per lui, e cerca di farlo nel modo che meglio conosce:
attraverso la potenza universale e inarrestabile della sua musica.
Black or White simboleggia il nuovo Michael che si affaccia agli anni '90: quello, spesso frainteso, che si eleva verso qualcosa di ancora più colossale, profondo e incisivo rispetto a quanto già dimostrato nella prodigiosa decade precedente.
Insieme ad altri capolavori come
Heal the World e
Earth Song, infatti, il Re del Pop non ci regalerà soltanto dei brani musicali di enorme pregio,
ma anche importanti messaggi umanitari destinati all'immortalità.
E, purtroppo, drammaticamente attuali.
A cura di Vincenzo Compierchio, Marco Di Gregorio e Flavia Scarcina.
Foto di Eric Di Scenza per il Michael Jackson FanSquare.