ecco l'articolo che ho appena finito
raagzzi, ho sonno
Processo a Michael Jackson: nessun materiale illegale nei computer e in casa della star.
Continua il processo contro Michael Jackson, accusato di comportamenti lascivi a minore, somministrazione di bevanda alcolica a minore e sequestro arbitrario di persone. Dopo giorni in cui Jackson si è mostrato dolorante e teso a causa di continui dolori alla schiena (che anche la portavoce Raymone K. Bain continua a confermare), mercoledì si è presentato in aula con un volto un poco più sereno, e a tratti sorridente, riuscendo a salutare calorosamente i fan sempre presenti all’esterno del tribunale di Santa Maria, in California.
E assieme al processo continuano i colpi di scena. A differenza della descrizione in pompa magna prestata dall’accusa, nessuna prova sostanziale è stata fino ad ora portata nell’aula del tribunale. Erano state annunciate riviste pornografiche con le impronte digitali sia di Jackson che del minore. In aula effettivamente sono state portate numerosi riviste sequestrate in casa della superstar, ma nessuna di queste può essere chiamata pornografica, come il giudice ha decretatati, ma solo “materiale per adulti”, essendo pubblicazioni che ritraggono il corpo femminile nudo e non l’atto sessuale. Ma non solo, le impronte digitali di Gavin Arvizo e di Michael Jackson sono state effettivamente rilevate su una di esse. Ma non solo non si può dimostrare che sia stato Michael a mostrare la rivista al minore o che le abbiano sfogliate assieme, ma la presunta prova delle impronte
digitali non può essere considerata valida. Ci troviamo di fatti di fronte a un classico
esempio di prove inquinate. Infatti non vennero mai rilevate le impronte digitali da nessuna delle riviste se non dopo le testimonianze del ragazzo di fronte al Grand Jury, nell’aprile 2004, durante le quali il ragazzo maneggiò le riviste, imprimendovi quindi le proprie impronte.
Ma non solo, a quanto emerge dalle udienze e dalle testimonianze fino ad ora sentite, comprese quelle di due agenti della polizia locale che perquisirono Neverland il 18 Novembre 2003, in casa Jackson non è stato trovato nulla di illegale. Qualche rivista e DVD per adulti, la maggior parte dei quali con date successive a quelle della permanenza della famiglia Arvizo in casa del cantante, qualche libro di fotografia “erotica”, ma nulla di illegale o che in qualunque modo potesse accusare Jackson di pedofilia.
E non è ancora finita. I giornali qualche mese fa titolavano che vennero sequestrati anche dei computer come possibili prove. Infatti, proprio nell’udienza tenutasi mercoledì 23, il procuratore distrettuale Tom Sneddon ha chiesto al giudice Melville, in una pre-udienza lampo senza la giuria, di poter portare questi computer come prove. Richiesta negata, almeno per ora, in quanto sugli hard drive dei computer non è stato trovato alcun materiale illegale, o che possa essere considerato incline alla pedofilia. Sneddon ha tentato di convincere Melville dell’importanza di tali elementi, che conterrebbero centinaia di fotografie pornografiche. Ma la difesa ha subito obiettato, commentando che tali fotografie erano contenute nella cache del computer, salvandosi perciò automaticamente durante la navigazione su siti internet e non scaricate appositamente, quindi non dimostrerebbero nulla riguardo una presunta
natura perversa di Jackson. Ma non solo, la difesa ha continuato dicendo che in nessun modo si possono collegare tali navigazioni all’accusato, considerando che non è il solo ad avere accesso al materiale informatico in casa.
Prese in considerazione queste spiegazioni e ricordando che il materiale contenuto nei computer non è né illegale né in alcun modo utile ai fini processuali il giudice ha accolto la mozione della difesa, deliberando che tali elementi non possono essere portati in aula.
L’udienza è stata poi sospesa, verso mezzogiorno ore locali, per un improvviso malore di uno degli avvocati di Jackson, Brian Oxman, 54 anni, che è stato subito soccorso dal personale del tribunale e poi trasportato al vicino ospedale.
Nei giorni precedenti numerosi testimoni sono apparsi sui banchi dei testimoni. Lunedì, dopo lo psicologo specialista Urquiza, ha testimoniato Laurence Fallace, un assistente di volo di una compagnia di Jet privati a cui spesso Jackson si rivolgeva. La Fallace ha dichiarato, interrogata dall’accusa, ha dichiarato di aver servito più volte dell’alcol a Jackson durate i voli, più di una quindicina, nella quali lei prestava servizio al cantante. Ha poi continuato anche confermando una delle tesi dell’accusa, cioè che Jackson si faceva riempire lattine di soda con alcolici, anche gin, per poi servirsene. Tutto questo sembrerebbe dare adito alle teorie dell’accusa. Ma tutto si è ribaltato durante il controinterrogatorio. Mesereau, avvocato principale del team difensivo di Michael Jackson, ha chiesto alla hostess se conoscesse i motivi per cui Jackson era solito bere degli alcolici durante i voli. La risposta è stata “E’ nervoso durante
i voli, gli serve per distendersi un po’”. La donna ha poi continuato “Spesso vuole gli alcolici in lattine di soda perché così gli eventuali ospiti presenti con lui in volo non possano vederlo bere, soprattutto se sono bambini, a Michael dispiacerebbe se i bambini lo vedessero bere degli alcolici. La Fallace ha comunque affermato di non aver mai visto Jackson ubriaco e di non avergli mai visto servire alcol a dei minori.
Martedì 23 sul banco dei testimoni è salita l’attrice Louise Palanker, chiamata dall’accusa per confermare l’accusa di rapimento. L’attrice ha in effetti confermato di aver ricevuto una chiamata da parte di Janet Arvizo, la madre dell’accusatore. In questa telefonata Janet appariva, secondo la ricostruzione della Palanker, molto agitata e impaurita. “Mi disse di non chiamarla a Neverland, perché si sentiva sotto controllo. Diceva che si trovava in mezzo a dei diavoli”. Negli intenti del procuratore distrettuale vi era inoltre il voler demolire la teoria dell’accusa secondo la quale la madre dei ragazzi Arvizo sia una manipolatrice in cerca di soldi. In effetti l’attrice, nella sua testimonianza, ha parzialmente smentito questo, affermando che era soprattutto il padre ad insistere di avere soldi in “prestito”.
Ma controinterrogata da Mesereau anche questo teste ha finito col fornire forse più punti a favore della difesa che dell’accusa. Infatti la donna ha ammesso che lei stessa dubiti nella credibilità di Janet Arvizo, definita capace di mentire per cercare di ottenere ciò che vuole. Inoltre è stato sottolineato che i soldi che lei diede alla famiglia di Gavin non erano un prestito, ma un regalo, di due assegni da 10 mila dollari l’uno, che sono serviti sia per permettere al padre di assentarsi dal lavoro per assistere il figlio malato, sia per risistemare la casa, ma anche per comprare un enorme televisore e un lettore DVD. E’ stato inoltre toccato nuovamente l’episodio in cui il padre spinse Gavin a mentire per poter accusare il comico Gorge Lopez di aver rubato dal portafoglio del minore 300 dollari, cosa che farebbe mettere in cattiva luce ancora una volta l’intera famiglia Arvizo,
che è stata nuovamente dipinta come in cerca di soldi e disposta
a fare tutto, compreso mentire e usare la malattia di Gavin per aggiudicarsi i cuori delle star, per poter raccogliere sempre più denaro.