Processo-Jackson: verdetto in diretta. E poi…?
Santa Maria, California. I 12 giurati - otto donne e 4 uomini, tutti bianchi – sui quali grava il compito di decidere la sorte di Michael Jackson, potrebbero emettere il verdetto anche dopo una sola seduta. L’attes, estenuante, potrebbe essere dunque molto breve, e il giudice che presiede il processo, Rodney Melville, ha disposto che la lettura della sentenza, di colpevolezza o di assoluzione, debba essere letta pubblicamente, in diretta televisiva. In queste ore, tuttavia, la tensione è altissima, e il Re del Pop, imputato di 10 gravi reati legati alla pedofilia che potrebbero costargli 20 anni di reclusione, è stato colto da due malori che l’hanno costretto ad altrettante corse al pronto soccorso del Santa Ynes Cottage Hospital. “Lui (Jackson) ha grande fiducia nel sistema giudiziario”, ha riportato il portavoce del cantante, Raymone Bain, “E spera, e crede, che la giuria lo assolverà da queste accuse”. Ma quale futuro si prospetta a Michael Jackson nel caso venga ritenuto colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio?
Secondo il Dipartimento Penitenziario della California, la procedura sarebbe pressoché la stessa applicabile a qualsiasi altro detenuto. Il cantante verrebbe ammanettato e condotto nel carcere di Santa Barbara in attesa della pronuncia del giudice Melville. Espletata questa formalità, verrebbe trasferito, per un periodo di circa 45 giorni, presso uno degli 11 “reception center” della California. Si tratta di luoghi d’isolamento nei quali i detenuti, dopo essere stati perquisiti, fotografati, e dopo aver lasciato un campione del proprio Dna, attendono la valutazione del proprio status carcerario (in base all’età, ai crimini commessi e agli eventuali precedenti) da parte delle autorità. Terminato questo periodo di transizione, Jackson verrebbe presumibilmente tradotto presso un braccio di altissima sicurezza del penitenziario di Corcoran, per intenderci, lo stesso che ospita il serial killer Charles Manson, meglio conosciuto come Satana Manson.
Qualora il cantante venisse condannato per reati legati alla pedofilia, sarebbe necessario proteggerlo da possibili attacchi da parte di altri detenuti. Inoltre, notorietà e pericolo di ricatti a scopo di estorsione, fanno escludere che possa essergli assegnato un compagno di cella. La cella sarebbe piccola, dotata solo di una panca con materasso, uno scrittoio, un lavabo e un wc. I capelli del divo nero dovrebbero essere molto corti, l’abbigliamento identico a quello degli altri detenuti, non godrebbe di alcun privilegio, e le visite, all’uopo autorizzate dalle autorità penitenziarie, sarebbero limitate al sabato e alla domenica. Questo è, verosimilmente, il rischio che sta correndo la superstar Michael Jackson in queste ore. E se fosse assolto?
Probabilmente lascerebbe gli Stati Uniti per stabilirsi in Europa o in Africa. Ciò che certo è che sebbene il colosso televisivo ITV - quello “colpevole” di aver mandato in onda lo speciale televisivo dal quale è scaturita tutta questa vicenda - abbia segretamente firmato un accordo che, in caso di assoluzione, lo obbligherebbe a versare una cifra astronomica a favore di un istituto di beneficenza indicato da Jackson, lui, il pioniere dello show-business moderno, il divo più amato e più odiato di tutti i tempi, darà il via alla propria vendetta. Cominciando da Martin Bashir, il controverso giornalista britannico che quello speciale televisivo lo firmò, si dice, lavorando di fino sul montaggio. Poco importa che Bashir, primo teste a favore dell’accusa, si sia avvalso – a sorpresa - della facoltà di non rispondere, e poco importa che lo stesso, dopo la diffusione planetaria di Living With Michael Jackson, non abbia trovato altre star disposte a farsi intervistare. La vicenda, promette Wacko Jacko, tornerà in tribunale.
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