“The dark side of the moon” compie 40 anni

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Simone Jackson
00venerdì 1 marzo 2013 14:32
The Dark Side of the Moon“ (intitolato “Dark Side of the Moon“ nell’edizione CD del 1993), in italiano “Il lato oscuro della Luna“, è un concept album (l’ottavo in studio) del gruppo musicale britannico Pink Floyd, pubblicato il 1º marzo 1973 negli Stati Uniti dalla Capitol Records e il 24 marzo dello stesso anno nel Regno Unito dalla Harvest Records. L’opera nacque dopo numerose sperimentazioni musicali che i Pink Floyd studiarono durante i loro live o registrazioni, ma senza le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo dopo l’abbandono nel 1968 di Syd Barrett, membro fondatore e principale compositore e paroliere del gruppo. Tra i temi del concept vi sono inclusi il conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo e quello dell’alienazione mentale, ispirato in parte dai disturbi mentali di Barrett.

The Dark Side of the Moon“ fu un successo immediato, mantenne il primo posto della classifica statunitense Top LPs & Tapes per una settimana e vi rimase per altre 741 dal 1973 al 1988. Nel giugno 2011 ha toccato le 1000 settimane nella classifica US Top Catalog. Con 50 milioni di copie vendute, è quello di maggiore successo dei Pink Floyd e uno dei più venduti della storia. È stato rimasterizzato e ripubblicato in due occasioni, oltre alle varie reinterpretazioni di vari gruppi musicali. Furono estratti due singoli: “Money” e “Us and Them“. Oltre al suo successo commerciale, “The Dark Side of the Moon” è spesso considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici appassionati.


La copertina di “The dark side of the moon”

Dopo il lancio di “Meddle“, i membri della band si riunirono nel dicembre del 1971 per un tour in Regno UnitoGiappone e Stati Uniti. Mentre provavano in Broadhurst Gardens, a Londra, avevano in prospettiva la creazione di nuove canzoni. In una riunione a casa del batterista Nick Mason a Camden, il bassista Roger Waters propose di integrare il nuovo album come parte del tour. L’idea di Waters consisteva in un disco trattante temi che «facessero arrabbiare la gente», focalizzandosi sulle pressioni che dovette fronteggiare la band per il suo stile di vita e sui problemi mentali che aveva l’ex-membro del gruppo, Syd Barrett. Avevano già studiato un’idea simile in “The Man and the Journey“, un’opera musicale concettuale che suonavano durante i loro concerti del 1969.
“Dark Side of the Moon: A Piece for Assorted Lunatics”, come era conosciuto allora, fu rappresentato in presenza di un gruppo di giornalisti (e altre persone intenzionate a registrarne un bootleg) il 17 febbraio 1972 (più di un anno prima del lancio ufficiale al teatro Rainbow), con critiche molto positive. Michael Wale del The Times descrisse l’opera dicendo che «…fa venire le lacrime agli occhi. È così piena di comprensione e a volte di interrogativi musicali!», mentre Derek Jewell del The Sunday Times affermò che «L’ambizione dell’intenzione dell’arte dei [Pink] Floyd è enorme». Melody Maker ne fu meno entusiasta: «Musicalmente ci sono grandi idee, ma gli effetti sonori spesso mi lasciavano pensare di essere in una gabbia di uccelli dello zoo di Londra». Il tour a seguire ricevette una grande accoglienza da parte del pubblico. I nuovi pezzi furono riprodotti dal vivo, nello stesso ordine in cui sarebbero poi apparsi nell’album, anche se con chiare differenze come la mancanza di sintetizzatori in tracce come “On the Run“, e la lettura di versi della Bibbia al posto della voce di Clare Torry in “The Great Gig in the Sky“.
Oggi questo disco, che è una colonna essenziale non solo del genere, ma di tutta la musica moderna, compie 40 anni. Quattro decadi dove molte cose sono accadute e alcune, terribili previste all’epoca anche dai sogni e dagli incubi distopici dei Pink Floyd hanno purtroppo trovato conferma, realizzandosi in più di una occasione. Nel 2003 è stato pubblicato “Classic Albums: Pink Floyd – The Making of The Dark Side of the Moon“, film documentario sulla sua realizzazione, che merita di essere visto al pari di un documentario su qualsiasi altro evento storico. Resta la bellezza, a salvarci dall’orrore? Forse. Sicuramente parte di questa bellezza, propria delle opere destinate a rimanere, si può ritrovare nella discografia dei Floyd, della quale “The dark side of the moon” è la pietra miliare. Cento di questi anni, Lato oscuro.

Articolo di: www.cinezapping.com/the-dark-side-of-the-moon-compie-40-anni/
badgirl.
00venerdì 1 marzo 2013 14:37
Ho il vinile [SM=g27811]
Simone Jackson
00venerdì 1 marzo 2013 15:41
La prima volta che ho ascoltato questo album un 7 o 8 anni fa circa, sono rimasto senza parole. Complesso e innovativo al punto tale, che sembra davvero uscito oggi. Un album senza età che è riuscito ad affascinare intere generazioni facendo scuola a intere schiere di musicisti. Un vero e proprio capolavoro che davvero merita tutto il successo che ha avuto e che sta continuando ad avere.
mimma58
00venerdì 1 marzo 2013 17:44
Re:
Simone Jackson, 01/03/2013 15:41:

La prima volta che ho ascoltato questo album un 7 o 8 anni fa circa, sono rimasto senza parole. Complesso e innovativo al punto tale, che sembra davvero uscito oggi. Un album senza età che è riuscito ad affascinare intere generazioni facendo scuola a intere schiere di musicisti. Un vero e proprio capolavoro che davvero merita tutto il successo che ha avuto e che sta continuando ad avere.



[SM=g2927031] [SM=g2927031]
migi.mj
00venerdì 1 marzo 2013 19:13
Credo che sia un album sopravvalutato, non certo un "The Piper At The Gates Of Dawn", oppure "Ummagumma".

Ma quando acquistai la prima cassetta ero giovincella
ed è stato un vero e proprio folle innamoramento [SM=g27836]
e ancora oggi è tra quelli che sento molto molto spesso.


°Mark Lanegan°
00sabato 2 marzo 2013 06:27
Re:
migi.mj, 01/03/2013 19:13:

Credo che sia un album sopravvalutato, non certo un "The Piper At The Gates Of Dawn", oppure "Ummagumma".

Ma quando acquistai la prima cassetta ero giovincella
ed è stato un vero e proprio folle innamoramento [SM=g27836]
e ancora oggi è tra quelli che sento molto molto spesso.







[SM=g27823]

C'è appunto un'altra visione delle cose, che il Melody Maker che sostiene le Spice Girls non condivide.

Per la critica musicale specializzata The Dark Side non è musicalmente un'opera di prima grandezza.
Tra chi lo ritiene l'opera più ruffiana della storia (cit. non mia, ma oramai la trovate dovunque se state sui siti seri), tra chi l'opera più sopravvalutata, tra chi lo dileggia, tra chi lo venera, tra chi ne parla come storicamente fondamentale ma musicalmente irrilevante, vi è anche chi come me, (e siamo in tanti) lo ritiene un'opera fondamentale per la codificazione del mainstream. Per me è perfino la data della sua nascita.

E' infatti con The Dark Side, opera compilativa e divulgativa di cose tutte già apparse in precedenza, dotata di quella leggerezza e ruffianità tipica di chi si apre alll'ascoltatore occasionale, che sorge la necessità di definire chi quelle cose le aveva già fatte in precedenza come avanguardia e mainstream l'opera di saccheggio. Addirittura The Wall, tanto commerciale come Dark Side, è probabilmente musicalmente superiore.

Se volete, è con The Dark SIde che nasce quella distinzione tra guelfi e ghibellini che ci divide oggi. Non c'è niente di male in ciò, si tratta di critica neutrale ed io sono il primo a ritenere dischi come The Dark Side oppure Sgt. Pepper fondamentali nella storia della musica, anche se musicalmente poco significativi. Mettersi sui ceci ascoltando Money significa valutare l'aspetto intellettuale del mainstream come frontiera ultima della conoscenza musicale, disinteressandosi dei luoghi e dei tempi di produzione di quel suono. Insomma Celentano ed Buddy Holly sullo stesso piano.

Da un punto di vista musicale lo space rock, il collage di bozzetti di inserti concreti, la psichedelia lounge, quel suono elegante ma che sarebbe finito nell'areoporto come sottofondo perché indefinito, la mancanza di temi fondamentali ispirati, la riproposizione di cose già espresse dagli stessi PF in un framework semplificato, ecco, tutte queste cose fanno di questo disco un buon disco, ma forse il più sopravvalutato nella storia della musica. Il fatto che oramai lo si celebri come un'istituzione non comporta che non vi possa essere la giusta dose di bilanciamento. Anche perché alla fine, come sappiamo, chi ottiene successo commerciale si prende i meriti che non ha: dire che è innovativo non va bene, fintantoché non esplicitiamo che non lo riferiamo unicamente al suo ingegnere del suono (cosa di cui i PF non dovrebbero tanto vantarsi, quantomeno perché non l'hanno fatta loro).

Credo comunque che sia un disco fondamentale per tutti. Credo infatti che ponga degli interrogativi musicali che andrebbero risolti onestamente. Credo infatti che sia perfino disonesto nei propri confronti ascoltare the great gig e non porsi un interrogativo sul motivo per cui attribuiamo tanto valore a qualcosa di cui la componente principale è meramente teorica e probabimente ignorata da chi ne dà tanto valore.

Uno può dire: ascolto quello che mi piace. Certo. Tutti così. Attribuire titoli e dare etichette oggettive a caso, un po' meno. Piacerebbe che ci fosse serenità di analisi, quantomeno. Poi ognuno dà il giudizio che vuole.
migi.mj
00sabato 2 marzo 2013 10:52
I quarant’anni di “Dark Side Of The Moon”

Il disco più famoso e venduto dei Pink Floyd compie oggi quarant’anni. Quando ne compì trenta a me
e agli altri principali collaboratori di “Audio Review” vennero chieste duemila battute celebrative dell’evento.
Io fui piuttosto severo. Forse anche troppo.

Il primo album che ho comprato in vita mia? “A Nice Pair”,
il doppio che racchiude i primi due LP del quartetto inizialmente guidato da Syd Barrett, “The Piper At The Gates Of Dawn” e “A Saucerful Of Secrets”.
Lo conservo ancora gelosamente fra le molte migliaia che gli sono andati dietro e lo conosco a memoria.
Fu un’introduzione esemplare al rock, alla psichedelia, all’avanguardia, se vogliamo alla fantascienza, tutti amori che hanno nutrito la mia vita nei ventisei anni trascorsi dacché investii un paio di paghette in quelle quattro facciate di vinile e hanno contribuito in maniera determinante a fare di me ciò che sono.

Umanamente parlando, posso dire di volere un gran bene ai Pink Floyd.

Ragionando da critico, credo che fino a “Ummagumma” (live incluso, disco in studio non compreso) furono un gruppo notevolissimo e che anche dopo qualcosa di buono abbiano fatto. Ma non riconosco “The Dark Side Of The Moon” fra quel buono, sebbene la sua importanza storica sia indiscutibile.

Sparlarne da un lato è un po’ come dir male di Garibaldi: possono avere torto i trenta milioni che l’hanno acquistato da quel fatidico marzo 1973 in cui raggiunse i negozi? Una perfetta media di un milione per anno, pensate. 741 settimane consecutive nelle classifiche di “Billboard”, record che probabilmente non sarà mai battuto. Dall’altro mi pare un lavoro talmente sopravvalutato che a criticarlo mi sembra di sparare sulla croce rossa. Ma tant’è.

Antitesi del punk che sarebbe venuto, è stato scritto. D’accordo. Ma anche antitesi di quella psichedelia da cui Roger Waters e compagni venivano, opera dalla forma impeccabile e dalla sostanza latitante, bella calligrafia messa in mostra per non dire niente alla fine, pop di prima qualità ma senza quel soffio di vita vera che fa il pop immortale.

So che su una rivista che tratta principalmente di alta fedeltà quanto sto per dire echeggerà come una bestemmia in chiesa, ma lo dico ugualmente: c’è qualcosa di profondamente sbagliato in un disco la cui qualità migliore è che suona splendidamente.

Pubblicato per la prima volta su “Audio Review”, n.235, maggio 2003.
venerato-maestro-oppure.com/

rossijack
00sabato 2 marzo 2013 13:22
Oltre al suo successo commerciale, “The Dark Side of the Moon” è spesso considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici appassionati.







Capolavoro,con pezzi ipnotici e geniali,Us and them e' poesia pura! [SM=x47928]
criticofan
00sabato 2 marzo 2013 15:20
CAPOLAVORO ASSOLUTO!
THE DARK SIDE OF THE MOON è un album stratosferico e senza tempo. Ha la mia età, e non dimostra la metà dei suoi anni. Melodie, arrangiamenti, atmosfere, tastiere, assoli di chiatarra, testi...tutto è al massimo livello. A mio avviso è l'album più bello dei Pink Floyd, perchè concilia in modo perfettamente equilibrato arte, sperimentazione e accessibilità.
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