"The Way you make me feel" FF su Michael.. (in corso). Rating: arancione

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, ..., 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30
Allyss
00sabato 28 novembre 2009 22:30
Ci provo anche io, mi avete ispirata..
Ciao a tutti,
dopo essere diventata ff dipendente ho provato a scrivere qualcosa anche io, in questi giorni che non avevo internet a casa, e non potevo seguire troppo bene le altre storie ( che sono bellissime, ragazze, complimenti a tutte!!!)mi sono buttata pure io a scrivere qualcosa sul nostro Mike...Spero che ne sia venuto fuori qualcosa di carino, a voi il giudizio.... [SM=x47913]
siate clementi.... [SM=g27821]

Capitolo 1
Tutto per caso


Pioveva. Me ne stavo chiusa in casa con la faccia contro il vetro della finestra di camera mia. Il mio respiro appannava ritmicamente la superficie fredda del vetro. Continuavo a guardare fuori con mille pensieri che mi si affollavano in testa. Dovevo prendere una decisione e dovevo fare in fretta. Non potevo restare un giorno di più in quella situazione, ero stufa dei giochetti della mia famiglia. Mio padre continuava a truffare il mondo intero, i suoi traffici illegali erano arrivati alle stelle. E lui se ne stava tranquillo, perché aveva messo tutto in testa a me. Da quando avevo compiuto diciotto anni non aveva fatto altro che intestarmi proprietà su proprietà, case, auto di lusso. E lui rimaneva pulito e libero di tuffare le mani dentro innumerevoli affari sporchi. Non ho mai voluto sapere di che cosa si occupasse precisamente, probabilmente droga ed altri traffici illeciti, il tutto farcito con truffe ai danni dello stato. E a me cosa rimaneva? Non avevo soldi, l’università pretendeva che pagassi il massimo della retta perché dalle dichiarazioni dei redditi risultavo essere molto, molto ricca. E le tasse dovevo pagarmele da sola. Non avrebbe tirato fuori un centesimo per me, diceva che lo studio era una perdita di tempo ed uno spreco di denaro, quando era molto più facile, fare soldi a palate, secondo i suoi metodi. Mia madre era totalmente succube e se anche certe volte aveva storto il naso, alla fine si era abituata a vivere negli agi.
Le mie valige erano pronte, riempite con il minimo indispensabile perché non sapevo se avrei trovato un posto dove stare molto in fretta. Ma ormai era fatta. Me ne sarei andata, immediatamente, salendo sul primo treno. Poi magari, avrei raggiunto una stazione di polizia ed avrei denunciato tutto. Avevo vent’anni e volevo vivere la mia vita e non finire i miei anni, dentro una prigione, per colpa di un uomo che non potevo più definire un padre. Presi coraggio ed infilai la giacca. Afferrai le borse e mi precipitai al piano di sotto, decisa a non guardarmi in dietro.

Viaggiai molto, quel giorno, senza meta. Ero salita sul primo treno in partenza, senza neanche leggere quale fosse la destinazione. Feci tappa in una cittadina a circa quattrocento chilometri da casa mia. Alla stazione trovai un incredibile dispiegamento di forze dell’ordine, agenti di polizia in tenuta anti-sommossa. Per un attimo temetti che stessero aspettando me, anche se quel pensiero era assurdo, decisi che sarebbe stato meglio, per me, non dare nell’occhio. Appena uscita dalla stazione trovai un corteo di giovani esaltati che venivano accerchiati dalle guardie e non riuscivo a capire il motivo di quella situazione.
Stava cominciando a venire buio – Accidenti! Non ho preso nemmeno l’orologio! – ero stata forse davvero troppo precipitosa nella mia scelta? Ma ormai era fatta e non mi sarei tirata in dietro per uno stupido orologio.
- Devo cercare un posto per la notte e senza soldi non posso certo andare in un albergo.-
Camminai a lungo fino a trovarmi davanti ad una struttura che doveva essere lo stadio cittadino. Trovai un varco, alla fine della lunga cancellata, altissima. Decisi di intrufolarmi silenziosamente, poteva essere un posto sicuro per la notte. Recintato, sorvegliato da telecamere e guardie giurate. Avrei solo dovuto stare attenta a non farmi beccare e poi sarei stata al sicuro, come in una cassaforte. Mi addentrai nella struttura, attraversando gli accessi ai vari settori, per poi trovarmi al centro del grandissimo prato. Con mia grande sorpresa mi trovai di fronte ad un palco. Un palco immenso si stagliava fiero nell’oscurità della notte appena calata.
- Wow! Questo deve essere il palco di un concerto, probabilmente molto importante, a giudicare dalle dimensioni e dall’imponenza. – Rapidamente passai al setaccio le informazioni sul panorama musicale di mia conoscenza ma, non avevo assolutamente idea di quale artista potesse esibirsi lì. Restai una buona mezzora a rimirare quella magnificenza, stando sempre attenta a non andare troppo allo scoperto, non volevo che mi riprendessero le telecamere. Andai proprio sotto il palco e alla fine decisi di infilarmi dietro uno dei pannelli mobili, alla base della struttura. Mi ritrovai circondata da un groviglio di cavi, funi e attrezzi vari, dovevo stare attenta ai movimenti ma almeno sarei stata lontana da occhi indiscreti. Mi addormentai fantasticando su chi potesse essere il misterioso artista.

Non so da quanto tempo era cominciato, ma fui svegliata da un insistente chiacchiericcio. Aprii gli occhi e stordita, sgusciai fuori dalla mia tana, per ritrovarmi davanti ad una folla sempre più numerosa ed eccitata. Mi rivolsi ad un ragazzo appoggiato alla transenna davanti al palco, mentre ero ancora assonnata, per chiedere che ora fosse.
- Scusa, sai dirmi l’ora per favore? –
Quello si girò verso di me e mi guardò stranito – Sai l’ora? – scandii bene le parole. Di tutta risposta emise una serie di suoni per me incomprensibili. Ok, parlava un’ altra lingua. Gli feci cenno di indicarmi l’ora e sorridendo sollevato, mi mostrò il suo orologio.
Erano le 16.30 di una giornata nuvolosa. Avevo dormito davvero tanto. Immediatamente mi resi conto che mi trovavo nella prima fila di un concerto che, a quanto pareva, stava per cominciare, senza avere il biglietto, e soprattutto senza avere la minima idea di chi fosse ad esibirsi.
Scoppiai a ridere tra me e me. Che avventura assurda. Non mi restava che starmene li buona ancora un po’ e godermi lo spettacolo. Tanto ormai ero lì.
Decisi di non provare nemmeno a chiedere chi fosse l’artista che avrebbe calcato quel palco, non avevo voglia di parlare con nessuno, ne’ tanto meno dover sudare sette camicie per farmi capire, dato che a quanto pareva ero circondata da stranieri.
Passarono ancora alcune ore poi finalmente, all’imbrunire, si accesero simultaneamente tutte le luci del palco. La folla andò in delirio per poi azzittirsi completamente quando le luci lasciarono il posto ad un unico occhio di bue, puntato al centro del palco. E come per magia, come se si fosse materializzato, comparve Lui.
Michael Jackson … Non potevo credere ai miei occhi! Rimasi letteralmente a bocca spalancata. Io adoravo Michael Jackson, avevo tutti i suoi dischi, da quando aveva cominciato a cantare, con i suoi fratelli. E non ero mai riuscita ad andare ad un suo concerto. Era come vivere un sogno, mi accorsi che delle lacrime cominciavano a scendermi sul viso. Risi di gioia. Era il momento più pazzesco della mia vita, per tutto quello che era accaduto, per la circostanza incredibile in cui mi trovavo. A pochi metri da l’idolo di migliaia e migliaia di fan. Io ero lì, e non ne sapevo nulla. Tutto per caso.
Il concerto cominciò. Un susseguirsi di successi, con coreografie spettacolari e potenti, da mettere i brividi per l’emozione. Poi fu il momento di YANA, canzone in cui puntualmente gli uomini della security scendevano tra le prime file del pubblico per, senza parafrasare, “pescare” una ragazza dal pubblico, e farla salire per un minuto sul palco con Mike. Ormai avevo capito che questa operazione era studiata, la scelta della ragazza non era così casuale, magari qualche fortunata che aveva assistito alle prove veniva “selezionata” per la parte. Evitando così rischi o pericolose improvvisate.
- Eccoli che arrivano dal lato del palco - pensai tra me, e li vidi avvicinarsi nella mia direzione per poi fermarsi a due metri da me, tuffare le grandi braccia nella folla scalpitante per prelevare la fortunata. Ma si fermarono, rimasero un attimo interdetti, scambiandosi cenni come a prendere una decisione. Capii dai loro gesti e dal movimento della folla che qualcuno era svenuto, ne ebbi la conferma quando vidi arrivare di corsa i paramedici con una barella. Allo stesso tempo, gli energumeni si guardarono rapidamente intorno, scrutando severamente tutta la prima fila. Poi uno di loro incrociò i miei occhi. Il suo sguardo era duro e deciso, mosse rapidamente verso di me e, seguito dagli altri due, mi scaraventò letteralmente al di là della transenna. Fu questione di attimi, non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa mi stesse succedendo. Mi sentivo tirare, con forza, verso il palco e i miei piedi cercavano di seguire l’andatura imposta, con una certa fatica. Stavo tremando. Mi stavano portando sul palco. Qualcosa era andato storto e adesso la ragazza del palco ero io. Incredibile. Pazzesco. Bellissimo.
Mi ritrovai sola, al termine della scaletta, avevo lanciato una rapida occhiata dietro di me, ma non vedevo assolutamente nulla, le luci mi impedivano di scorgere il pubblico, ad esclusione della prima fila, sentivo soltanto il fragore dei fan, che gridavano il nome di Michael e che probabilmente, avrebbero voluto scuoiarmi viva. I pochi attimi che rimasi lì impalata mi sembrarono un eternità. Michael era davanti a me, stava cantando guardando me, stava venendo verso di me ed io non riuscivo a muovermi. Avrei voluto correre e saltargli al collo, ma l’emozione mi aveva resa incapace di qualsiasi movimento. Mi prese per mano. Un tocco delicatissimo. Si accorse immediatamente che stavo tremando e strinse con dolcezza un po’ di più la mia mano, per infondermi coraggio. Poi mi tirò a sé. Non aveva usato forza, l’aveva fatto in modo così naturale che mi lasciai trasportare, assecondando il movimento che mi aveva suggerito. Mi ritrovai tra le sue braccia. Cullata dalla sua voce e dalla sua musica. Potevo sentire il suo profumo avvolgermi e il calore del suo corpo placare i brividi di emozione, che mi stavano divorando. Si avvicinò e scostando lievemente il microfono, mi sussurrò all’orecchio:
- Shhh, va tutto bene, va tutto bene, non temere! –
Un emozione indescrivibile, le gambe non le sentivo più, eppure mi stavo muovendo, stavo danzando con Michael, mi prese la mano per farmi fare una giravolta e quando fui di faccia a lui, mi riavvicinò a se, mostrando un sorriso che avrebbe abbagliato persino il sole. Ero inebriata da lui, dalla sua essenza, dalla sua voce, dalla sua musica, dal ritmo che aveva nelle vene e che avevo sentito vibrare, a fior di pelle, stando abbracciata a lui, per quei brevissimi attimi. Quell’uomo era musica, era arte allo stato puro. Eppure era un uomo, un essere umano e aveva avuto la capacità di dimostrarlo in modo così dolce, cercando di rassicurarmi, parlandomi dolcemente all’orecchio, nel bel mezzo dell’esecuzione di un brano, senza curarsi dello show, ma solo del fatto che io stessi bene. Poi l’incanto finì. Due mani, dure come roccia, mi afferrarono le spalle e mi strattonarono via. Io non opposi resistenza, eppure tirarono fino quasi a trascinarmi. Sapevo che sarebbe arrivato quel momento, eppure tra le braccia di Michael, il tempo sembrava essersi fermato. Il ritorno alla realtà fu come una corsa accelerata verso il buio. Feci appena in tempo a scorgere Mike che mi diceva – Dopo … - senza emettere suoni. E lo vidi lanciare un’occhiata di disapprovazione verso gli uomini dello staff che, così brutalmente, mi stavano portando via.
Mi lasciarono andare, non appena arrivati dietro le quinte ma, mi invitarono a seguirli nella zona più lontana dal palco. Mi fecero cenno di accomodarmi su una sedia, davanti ad un televisore, dal quale avrei potuto vedere il resto del concerto. Se mi avessero ributtato nella folla, sarei stata presa d’assalto dai fan. In ogni caso, ero talmente stordita che non fui più in grado di seguire lucidamente il concerto. Vedevo Michael che cantava, ma continuavo a sentire l’eco delle sue parole sussurrate all’orecchio, a sentire il suo profumo, come se fossi ancora abbracciata a lui.
Poi la musica cessò, fu come svegliarsi da un sogno, un sogno bellissimo, dal quale non vorresti mai separarti. Il concerto era terminato ed io non avevo la più pallida idea di quali altre canzoni avesse cantato, con cosa avesse chiuso lo show. Tremavo ancora. Applausi, applausi e grida, arrivavano prepotentemente dal pubblico, si insinuarono all’interno delle quinte, nei meandri dello stage e mi investirono come l’onda d’urto di una bomba. Poi vidi arrivare Michael. Aveva davvero finito, e dopo i saluti, si stava ritirando nel suo camerino. A quel punto le guardie del corpo vennero a dirmi che, da li a poco, avrei potuto ricevere il mio autografo, che ero stata molto brava sul palco, disciplinata e che mi facevano i loro complimenti. Mi sembravano tutti pazzi. Cioè, io avevo vissuto uno dei momenti più incredibili di tutta una vita e loro si complimentavano per come avevo svolto bene il mio “lavoro”. Mi sembrava la fiera del cinismo. Possibile che non capissero cosa poteva provare una persona in una situazione del genere? Quali emozioni potessero sconvolgere il cuore e la mente di una ragazza che sta vivendo, probabilmente, uno dei momenti emozionanti della sua vita? Forse no. E forse, nemmeno io, sapevo ancora nulla, in fondo.
E dopo poco arrivò Michael. Si era messo una giacca sportiva, per mantenersi al caldo, dato che era molto sudato. Aveva un aria un po’ stanca naturalmente, ma si aggirava tra i membri del suo staff con un sorriso così energico e felice, da farti dimenticare che fosse una star che aveva appena terminato di esibirsi. Aveva un paio di ciocche che gli scendevano sugli occhi e con la mano continuava a giocarci. Ero letteralmente ipnotizzata da lui. Adesso che avevo superato lo shock iniziale e potevo guardarlo da vicino, mi resi conto che era di una bellezza disarmante. I suoi occhi e il suo sorriso sarebbero bastati ad illuminare lo stadio intero, se anche ci fosse stato un blackout.
Poi venne da me.
- Ciao! –
Mi tese la mano come avrebbe fatto un bambino che gioca a fare l’adulto.
Mi morsi un labbro.
- C-c-ciao!- Risposi un po’ balbettando e diventando rossa come un peperone.
- Io sono Michael, e tu? –
- s-s-s-si ,lo so chi è lei – Ero sempre più imbarazzata.- I-i-io mi chiamo Alex. –
- Alex, volevo ringraziarti! Sul palco mi sono davvero emozionato, la tua presenza è stata proprio, beh, mi hai fatto provare una bella sensazione, come quelle che vorrei trasmettere con le mie canzoni. –
Mi stava ringraziando!!! Io, avrei dovuto ringraziare lui!!!
- Oh, beh. Ma … ma sono io che dovrei ringraziarla, mister Jackson … -
- Alex, per favore, dammi del tu! – Mi guardò con un ombra di dispiacere negli occhi.
- D’accordo … comunque dovrei essere io a ringraziarti, grazie, per avermi rassicurata sul palco, credevo di impazzire, tutto questa giornata è stata una follia e beh, grazie davvero … - La voce mi tremava paurosamente, non ero nemmeno sicura che riuscisse a capire quello che dicevo.
- Non devi ringraziarmi, sono felice che le mie parole ti siano state d’aiuto. – Sul finire della frase arrossì lievemente e cercò di nascondere il volto nel colletto della giacca.
Intanto, la security stava controllando le uscite per garantire la sicurezza di Michael, e non si stavano curando di noi.
Michael mi guardò pensieroso, poi si mise a parlare, ma non sono sicura del fatto che parlasse con me, piuttosto sembrava una specie di monologo.
- Be’, potremmo andare nel mio albergo, mi piacerebbe continuare a fare quattro chiacchiere … Ehm, il problema sono quei sei scimmioni che mi stanno sempre addosso. A meno che … -
Mi fece l’occhiolino e con un sorriso a trentadue denti, saltellò fino all’orecchio di uno dei suoi gorilla.
Io rimasi a guardarlo con gli occhi sempre più sgranati e a stento mi trattenni dal ridere vedendo quella sua buffa camminata.
Tornò da me con lo sguardo di un bambino a cui hanno appena detto che Babbo Natale ha lasciato i doni sotto l’albero.
- Tutto sistemato! Oh, ti prego Alex, vuoi accompagnarmi in albergo? – I suoi occhi brillavano entusiasti.
Il cuore mi fece letteralmente una capriola nel petto. Evidentemente non ero ancora sveglia dal mio sogno. Ma perché perdere la testa in stupide congetture, se anche fosse stato un sogno, volevo viverlo al meglio.
- Oh, dici davvero? beh, SI!! -




E qui si conclude il primo capitolo, spero vi sia piaciuto... [SM=g27821]
(angel66)
00sabato 28 novembre 2009 22:40
il primo e interessante continua cosi si gudichera molto meglio, comunque bello e brava
michaelina96@
00sabato 28 novembre 2009 23:08
cm inizio mi incuriosisce molto qst storia....continuaaaaaaaaa!!!
Allyss
00sabato 28 novembre 2009 23:10
vi è piaciuta?? davvero?
domani posterò il capitolo 2, promesso....
tagea
00sabato 28 novembre 2009 23:26
Brava molto bello,ma nn voglio aspettare fino a domani!.....Fai presto [SM=x47932]
lallamj
00sabato 28 novembre 2009 23:28
mhh.... promette davvero bene...
brava!
"Dangerous boy"
00sabato 28 novembre 2009 23:47
brava :)
Principexa3
00domenica 29 novembre 2009 00:54
A me sinceramente piace popo tantoooooooooooooooo!...non vedo l'ora d leggere il seguito!...attendiamooooooooo... [SM=g27838]
Micheal'sNewFan
00domenica 29 novembre 2009 11:52
Beh, che dire Allyss, è davvero molto interessante questo primo capitolo, e la storia si preannuncia sempre più entusiasmante...
Sì sì, mi piace moltissimo... [SM=g27823]
E ora devi continuareeeee! eheheheheh [SM=g27827]
Allyss
00domenica 29 novembre 2009 13:43
wow...sono felice che vi sia piaciuto....adesso non ho abbastanza tempo dato che devo andare a lavorare ( eh si, mi tocca anke di domenica, in fiera a Pistoia -.-')
ma stasera appena torno vi posterò il capitolo 2.....
quindi pazientate solo qualche altra ora..... :-p

°°°Billie Jean°°°
00domenica 29 novembre 2009 15:39
Brava,brava!!!!Me gusta muchooooo!!!!
michaelina96@
00domenica 29 novembre 2009 17:00
nn vedo l'ora di leggere il continuo....6 bravissima. :)
Allyss
00domenica 29 novembre 2009 21:31
Eccomi.....scusate l'attesa, ma sono tornata da poco dal lavoro...

Capitolo 2
Nessuno mi conosce veramente!

Bip. Bip. Bip. Bip. Il suono ritmico del metal detector mi stava dando sui nervi. Il bestione che mi aveva prelevata al concerto mi stava scannerizzando dalla testa ai piedi. Mi trovavo di fronte alla porta della suite 401, nel piano attico di un hotel di gran lusso. Non avevo fatto in tempo a vederne il nome. Allo stadio, ero stata trascinata all’interno di un’auto nera, con i finestrini oscurati, prima ancora che potessi finire di parlare con Michael. L’ultima cosa che mi aveva detto era stata:
- Sono felice che tu voglia farmi un po’ di compagnia, ma purtroppo devo farti accompagnare dalla mia guardia del corpo, io arriverò tra una mezzora. Ti faranno salire nei miei appartamenti. Arriverò subito, non temere! – e poi quell’omaccione mi aveva indicato di seguirlo per poi infilarmi in quell’auto nera.
Il tragitto era stato abbastanza lungo, probabilmente ci eravamo spostati di circa quaranta km, e non avevo potuto vedere nulla dell’hotel, dato che mi avevano fatta salire dal retro, tenendomi un giaccone buttato sulla testa.
- Bene, è pulita. Possiamo farla entrare. –
- Oh, che fortuna! – pensai ironicamente, cacciando una smorfia di fastidio verso l’uomo-montagna che mi aveva passato ai raggi x.
Mi aprì la porta della suite e mi fece accomodare.
- Mister Jackson arriverà tra poco, si accomodi. Per favore, non tocchi niente! –
- N-No certo. Mi metterò sul divano. – Balbettai intimorita.
La stanza era enorme, era davvero un appartamento. Dall’ingresso, scendendo una scalinata a semi cerchio, si apriva un salone circolare. Buona parte della parete di fronte era una vetrata che si affacciava sulla città addormentata. Al centro, un divano sagomato, su di un tappeto bianco a pelo lungo, guardava verso una televisione gigantesca. Sembrava di stare in un film. E in più quella suite apparteneva a Michael Jackson.
- Oh mio Dio! – Mi aggirai un po’ per la stanza, ero incuriosita da tutto. Poi, notai una porta socchiusa sul fianco sinistro della stanza, la spinsi leggermente per scostarla. La stanza da letto. Un letto enorme era posizionato al centro, rotondo anch’esso, ma grande quasi come una stanza. Mi accostai per sedermi e sprofondai. Scoppiai a ridere di gusto. Era un materasso ad acqua, una cosa pazzesca, era troppo divertente.
Cercai di ricompormi, in fin dei conti ero ospite, ospite della star più grande del mondo (e ancora non potevo crederci) e non volevo certo farmi trovare in atteggiamenti così infantili.
Dalla parte opposta del letto c’era un piccolo sofà. Delle valige di varie misure erano li appoggiate. Una di esse era aperta, sul divano. Mi avvicinai lentamente, preda della curiosità. Non volevo essere indiscreta, ma morivo dalla voglia di dare una sbirciatina veloce, non avrei toccato nulla.
Nella valigia c’erano degli indumenti, accuratamente piegati. Riconobbi a prima vista un pigiama. Un sorriso mi salì spontaneo dal cuore, era il pigiama di Michael Jackson, ne ero certa perche sul petto aveva ricamate le proprie iniziali. E il suo pigiama aveva raffigurati i personaggi della Disney, Topolino in primis, poi Pluto, Paperino, Pippo, Qui Quo e Qua, insomma c’era tutta la banda. Era una cosa … a cui, ancora, non sapevo trovare parole. Ma era bello, e mi incuriosiva tantissimo.
Decisi di andare a sedermi sul divano, nel soggiorno, ed attendere che arrivasse Michael. Non potevo credere a quanto era accaduto fino a quel momento. Non avevo mai creduto al destino ma, in quella circostanza, iniziai a prendere in esame tutti gli avvenimenti.
Me ne stavo seduta sul quel divano, che sembrava uscito da un film; in effetti tutta la vicenda sembrava la trama di un film hollywoodiano. Mentre mi guardavo intorno, notai un pacco di riviste impilate, sul piccolo tavolino da soggiorno, di fronte a me. Come al solito, presa dalla mia proverbiale curiosità, cedetti alla tentazione di dare una sbirciatina. Mi allungai per afferrare le riviste e cominciai a sfogliarle. Si trattava di testate scandalistiche e giornali musicali, da ognuna spuntava fuori un piccolo segnalibro colorato. Scorrevo le pagine ad una ad una. In breve, mi resi conto, con un pizzico di irritazione, che ciascun giornale riportava articoli sensazionalistici sul Re del Pop – Michael Jackson.
I toni erano davvero irrispettosi e bruschi. Affiancavano le cifre stratosferiche delle vendite dei dischi a subdole insinuazioni su di uno stile di vita discutibile, elencando la serie di stranezze e stramberie che lo avevano fatto soprannominare Wacko Jacko. Si passava dall’elenco interminabile dei suoi concerti sold out, alle teorie sul cambiamento della sua pelle. La maggior parte dei giornalisti, lo dipingeva come un “rinnegatore” della propria razza. A tutto questo, si aggiungevano ancora dei fantasiosi racconti su quelli che sembravano i suoi innumerevoli interventi di chirurgia estetica.
Ero esterrefatta, sentivo un senso di rabbia che cominciava ad assalirmi, frase dopo frase, parola dopo parola. In pochi minuti mi ero trovata, sbattuto in faccia, un concentrato di cattiveria allo stato puro. Niente di quello che leggevo aveva un senso, erano menzogne mascherate da verità. Non avevo mai letto giornali di quel tipo, il gossip non mi interessava proprio e rimasi davvero colpita, da tutto quello che veniva scritto sul suo conto. Io avevo sempre e soltanto ascoltato la sua musica, visto i suoi video, le sue fotografie. Ma non avevo idea, di tutto quello che veniva detto su di lui. Certo, qualche notizia bizzarra la conoscevo ma mai, mai avevo sentito tutte quelle assurdità. Mi era inconcepibile credere a quanto avevo appena letto, si vedeva che erano cose scritte con l’unico intento di distruggere un mito.
La fiera dello scoop, una rassegna di maldicenze ben confezionate ed infiocchettate per milioni di lettori in tutto il mondo. A che scopo poi?
Mentre mi interrogavo sul valore della verità e sul perché delle maldicenze, udii scattare la serratura della porta d’ingresso. Gettai quasi le riviste al loro posto, e mi rassettai. Un attimo dopo comparì Michael nella stanza. Michael Jackson, di nuovo, di fronte a me. Non ci riuscivo proprio a credere e mi sforzavo di apparire il più tranquilla possibile. Era ancora nell’ingresso, mi lanciò un sorriso e si voltò a parlare con le sue guardie del corpo, senza che io potessi udire nulla, dopodiché queste, lanciandomi un occhiataccia, se ne uscirono dalla stanza.
Michael mi venne incontro:
- Ciao Alex! Spero di non averti fatto aspettare troppo … Sono stati carini con te? – alludendo chiaramente alle bodyguard.
- Uh … si, certo. Mi hanno perquisita, ma penso sia giusto cosi, normale procedura insomma.
- Già … - sospirò rattristato - per favore, scusami … non vorrei che, insomma … neanche io li sopporto, ma non posso evitarlo! – Si mise le mani in tasca e fissò per un attimo il pavimento.
- Beh, non fa niente. Davvero, non c’è problema, non è andata cosi male!- cercai di rassicurarlo, avevo notato che si era intristito, non poco, per questa cosa, era stato davvero molto premuroso.
Si mise seduto su divano, di fronte a me, e si torturava le mani con aria agitata, poi alzò lo sguardo e fissandomi con una intensità speciale, mi disse:
- Grazie, per essere venuta. Non mi capita spesso di invitare qualcuno … - era visibilmente imbarazzato, o almeno questo è quello che avrei pensato, se avessi avuto davanti un ragazzo normale, ma lui era Michael Jackson, e niente di tutto questo si avvicinava alla normalità.
- Voglio dire … ricevo molto spesso dei fan, e cerco di passare del tempo con loro … quando questo è possibile … - Lo stavo fissando inebetita, aveva una voce davvero bellissima, il suono delle sue parole aveva quasi un effetto ipnotico. - … Ma, stasera sul palco … cantare, con te … vicina … mi ha emozionato. Ecco, ho provato subito il desiderio … di conoscerti. – Sospirò e alzò gli occhi al cielo, per poi tornare a guardarmi – Spero che questo non ti crei dei problemi … -
Ero frastornata, Problemi? E cosa potevo chiedere di meglio?
- … P-p-problemi? Che problemi dovrei avere … mi sembra solo così, come dire … pazzesco? Incredibile? – arrossii nervosamente.
Se qualcuno mi avesse detto cosa sarebbe accaduto quel giorno, che avrei incontrato MJ, che avrei parlato con lui, nella sua stanza d’albergo dopo essere stata sul palco con lui … beh, gli avrei dato del folle!
Continuai il mio ragionamento. – Non fraintendermi, ma queste cose oggettivamente, capitano solo nei film!-
- Eh eh eh … Hai ragione … EEEEE STOP! Buona la prima! – esclamò fingendo di guardare oltre la mia testa, ad un ipotetico cameramen. – Ok, Sto scherzando. – gli si illuminarono gli occhi mentre così carinamente mi prendeva in giro. Che bambino che era.
- Purtroppo non sono un tipo facilmente avvicinabile … detesto questo aspetto dell’avere successo! – Non lo stava dicendo a me, era più un rimprovero verso se stesso. Mi sentii in dovere di dirgli qualcosa.
- Beh, certo … è normale, è per questioni di sicurezza. Nessuno te ne fa una colpa! –
- Oh beh, IO, me ne faccio una colpa.- Abbassai lo sguardo, ripensando intimorita alle mie stesse parole.
- Ad esempio, - indicando, con un cenno della testa, la porta – in questo momento sono molto arrabbiati con me, per questo incontro.-
- Uh … Oh … allora, forse sarebbe meglio se me ne andassi? – Si allarmò a queste mie parole.
- No, no … per favore, Resta! – congiunse le mani in segno di preghiera. – Non ho molte occasioni come questa … per parlare serenamente con qualcuno. Cerca di capire … adoro i miei fan, li amo tutti, devo molto a loro, ma … mpff … è tutto cosi complicato … Cosa può rimanere ad una persona di un incontro così breve, oltre ad una fotografia? – Aveva la faccia contratta, chiaramente era un aspetto della sua vita che lo turbava. E potevo capire cosa intendesse. Per un fan, anche un solo attimo poteva valere una vita intera. Ma per Michael questo era terribilmente doloroso. Non aveva legami e non aveva la possibilità di crearne o mantenerne.
- I rapporti umani non sono, diciamo, la mia specialità. Non ho la possibilità di stringere un amicizia … Non è cosi facile ...-
- si, credo di poterti capire. Cioè, - stavo arrossendo – Non voglio pretendere di capire la tua vita, ma so per esperienza che l’amicizia è una perla rara … anche per le persone … normali … -
- Alex, voglio raccontarti una cosa … - si accomodò sul divanetto, sporgendosi con il busto verso di me.
– L’esibizione con la ragazza che sale sul palco, in realtà è un idea dei manager … dicono che abbia un fortissimo impatto sul pubblico. Sai, loro pensano sempre al profitto. Io mi sento un po’ costretto a prestarmi a questa specie di teatrino. In realtà preferirei evitarlo, non mi piace il modo in cui poi trascinano via le ragazze, mi fa star male davvero. –
- Non sapevo che le cose stessero così … comunque ho notato la delicatezza che usano … - arricciai le sopracciglia ironicamente.
- Ti hanno fatto male?- chiese preoccupato.
-Oh no! No! Davvero … almeno, io non ho opposto resistenza, ho solo sentito che mi trascinavano via.
- Già … - di nuovo quell’amarezza dipinta sui suoi occhi, povero ragazzo. Pensare che quell’uomo aveva il mondo ai suoi piedi, un’orda scatenata di fan sparsi per il globo che lo osannavano alla stregua di un dio, eppure soffriva, eppure la vita era, per lui, una specie di incubo dorato. Adesso iniziavo a capire.
- ti posso assicurare che quelle ragazze vivono un esperienza indimenticabile … - cercai ancora una volta di pensare positivo.
- Probabilmente è l’unico motivo per cui ancora mi lascio coinvolgere in questa cosa … So che sono felici di potermi “incontrare” … anche se poi nessuno mi incontra mai, veramente. – Lo guardai a lungo, mentre si era immerso in riflessioni lontane da me, da quella stessa stanza. Guardava fuori dalla vetrata, con aria malinconica e non parlava. Io non avevo assolutamente nulla da dire, mi sentivo totalmente inappropriata. A lui, alla sua vita, a quella situazione. Istintivamente sentii il bisogno di toccarlo, di accarezzargli la mano, di mettergli un braccio intorno alle spalle, per consolarlo. Mossi impercettibilmente la mano verso le sue, ma non osai toccarlo.
- Nessuno riesce mai a vedere oltre Michael Jackson – The King of Pop. Tutti … quando sono con me, restano intrappolati nell’immagine riflessa del mio personaggio, di quello che io sono, ai loro occhi … -
Pausa, silenzio, solo il rumore costante del ticchettio della pioggia sui vetri, aveva iniziato a piovere.
- Nessuno si accorge mai di Michael persona. Della mia natura di essere umano, fatto di carne e di ossa, di sentimenti, paure, emozioni … -
Non potevo più trattenermi, tremando allungai la mano sulla sua e la sfiorai delicatamente.
- Ma … io so che sei tutto questo … - La voce mi tremava, mi accorsi che stavo piangendo. Una lacrima mi era scesa traditrice, sulla guancia. Non doveva vedermi, non era necessario. Rapidamente mi nascosi il viso tra i capelli, voltando le spalle alla finestra. Ritirai la mano dalla sua e mi asciugai il viso.
- Certo Alex … so che lo sai … per questo volevo conoscerti. – Tornò a guardarmi in viso, mi ero asciugata gli occhi appena in tempo. Mi guardò sospettoso, forse aveva notato qualcosa in me. Poi continuò a parlare. – Lo sanno anche gli altri, in fondo. Ma l’emozione li rende completamente incapaci di giudizio razionale, il più delle volte.-
- Se devo essere onesta, non credo di essere nella mia migliore forma mentale in questo momento. – ripercorsi mentalmente le mie ultime 48 ore. – con tutto quello che mi è capitato in questi ultimi giorni, il fatto di essere a parlare qui, nella stanza d’albergo della star più famosa al mondo, mi fa pensare davvero di essere pazza, schizzo frenica direi! –
Più trascorrevano i minuti e più sentivo che non era affatto difficile parlare con lui. Tutto l’imbarazzo, l’ansia, la gioia e l’emozione, tutte quelle strane sensazioni provate, si erano placate e fatte da parte. Mi trovavo in una specie di limbo, cullata da uno stato di serenità, apparentemente imperturbabile. Era davvero facile stare in sua compagnia, era come conoscerlo da sempre, come fosse un vecchio amico. Eppure era Michael Jackson … Ed io non ero nessuno!
- Alex, come ti dicevo … l’esibizione di questa sera è stata diversa dalle altre. L‘emozione che ho provato grazie a te è stata … indimenticabile. –
Ed ecco che tornava l’imbarazzo.
- ieri sera, alle prove, la ragazza era un'altra, non tu. Ed ero preoccupato per l’esibizione di oggi. Aveva cercato di baciarmi in tutti i modi possibili, le sue attenzioni erano state davvero … insistenti. Ecco … io … vedi … mi imbarazzo anche un po’, in certe situazioni …. –
- Diventa complicato continuare a cantare e mantenere la concentrazione - Ammiccai scherzosamente per alleviare la tensione.
- Esattamente … - sorrise lui, di rimando, cogliendo la mia complicità.
- Quando ho alzato lo sguardo, sul palco, stasera, ed ho visto te … sono rimasto sorpreso. Mi sono sentito sia sollevato che altrettanto preoccupato. Non sapevo cosa avresti potuto fare … Non so mai cosa posso aspettarmi dalle fan … Ma poi ti ho guardata, lì, immobile sul palco, che non muovevi un passo. Ho sentito che provavi esattamente quello che avevo io dentro … -
- e mi sei venuto in soccorso … -
Restammo a lungo a guardarci negli occhi. Nessuno dei due aveva il coraggio di dire nulla. Potevo sentire il suo respiro farsi più affannato per l’emozione, e lui poteva avvertire il mio. Credo che il cuore mi stesse letteralmente scoppiando nel petto quando stavolta, lui, mi prese le mani. Avevo le mani congelate e anche lui. Ma il contatto mi provocò una scintilla di calore in tutto il corpo. Non ero più in grado di resistere. Mi alzai di scatto, e fece lo stesso anche Michael.
- Posso offrirti qualcosa da bere? – Disse, spezzando quella strana e pericolosa atmosfera.



Vi è piaciuto (lo spero proprio [SM=g27821] )??
"Dangerous boy"
00domenica 29 novembre 2009 21:33
Allyss che fantasia mamma mia sei davvero bravissima :O
lallamj
00domenica 29 novembre 2009 22:35
questa ff si fa sempre più interessante.... aspetto il seguito... non ci deludere mi raccomando!
Allyss
00domenica 29 novembre 2009 22:41
Re:
lallamj, 29/11/2009 22.35:

questa ff si fa sempre più interessante.... aspetto il seguito... non ci deludere mi raccomando!




spero di no....intanto sono molto felice che per ora vi stia piacendo....grazie a tutti per i complimenti.... [SM=g27821]
BEAT IT 81
00domenica 29 novembre 2009 23:35
Un'altra super ff da seguire, evvai !!!!!!! Davvero bella, complimenti Allyss, già nn vedo l'ora di leggere il seguito ;-))))).
Allyss
00lunedì 30 novembre 2009 00:07
grazie grazie...
tranquille..sto già lavorando ai prossimi capitoli.....domani arriverà il 3.....^^
DirtyDeny
00lunedì 30 novembre 2009 13:33
è favolosaaaaaaaaaaa....oddio ci sono stati dei momenti che mi sono venute le lacrime agli occhi....complimenti cara sei bravissimaaaaaaaa....e ora muoviti a scrivere il seguito... [SM=x47932]
Micheal'sNewFan
00lunedì 30 novembre 2009 19:53
Aaaaaaaaaah! Un finale "inaspettato"!!! [SM=g27828]
Bellissimo, davvero molto bello. Ti faccio i miei più sinceri complimenti, ma per nostra fortuna e tua "sfortuna" devi continuare...noi vogliamo gli altri capitoli!!! [SM=g27827]
Allyss
00lunedì 30 novembre 2009 20:03
ma quale sfortuna.....sono ben contenta di scrivere qualcosa che vi piaccia....e il continuo arriva, arriva...!!

e cmq devo un GRAZIE alle ragazze che già ci stavano deliziando con le loro storie, che sono tutte bellissime,e che ogni giorno aspetto con ansia il capitolo nuovo....quindi Grazieee!!!
Clau_Dance.
00lunedì 30 novembre 2009 20:17
stupendo, sei bravissima...sono curiosa di sapere il seguito
Allyss
00lunedì 30 novembre 2009 23:00
Eccomi....pronta con il 3...premetto che la parte in corsivo è una parte del racconto vissuta dal punto di vista di Michael! Si farà un piccolo passo indietro nel tempo per poi tornare al punto che avevo lasciato in sospeso. Spero vi piaccia, buona lettura!!!


Capitolo 3
Non ho più una famiglia...


- Che strana emozione … non mi era mai capitato nulla di simile. Eppure ogni sera canto e ballo con una ragazza…ma non ho mai provato niente che fosse lontanamente paragonabile a questo. –
Ero appena risalito nel mio camerino e stavo finalmente analizzando ciò che era accaduto durante il concerto. Avevo dovuto terminare l’esibizione, prima di concedermi il “lusso” di riflettere sulle mie emozioni.
Quando l’avevo vista salire sul palco ero rimasto scioccato. Non era la ragazza delle prove e questo poteva essere un rischio, chissà cosa poteva accadere, cosa poteva passarle per la mente … Poteva succedere un guaio, poteva compromettere l’esito dell’esibizione, rischiavo di non riuscire a cantare … Ma ero rimasto affascinato da lei, era davvero molto bella. Non una tipica bellezza da copertina, ma quella bellezza fresca e sincera, semplice ed inconsapevole del suo fascino. I suoi lunghi capelli biondi erano fili d’argento sotto le luci dei riflettori, e ne ero rimasto incantato.
Era strana. Era diversa. Era rimasta ferma, immobile sul palco. Solitamente tutte correvano verso di me, travolgendomi. Il più delle volte mi sforzavo di attutire il colpo, per evitare che mi buttassero a terra. Ma lei non si era mossa. Era spaventata, stordita. Potevo sentirlo. Mi sembrava di leggere nei suoi occhi la paura e lo stupore. Così le andai incontro e le presi la mano, stringendola, per darle un po’ di coraggio. Cercai, per quanto potessi, di tranquillizzarla, le dissi che andava tutto bene e che poteva stare tranquilla. Funzionò.
- Sento ancora i brividi se penso a quel momento. C’è stata una connessione, lo sento. Eravamo in completa sintonia. – Riflettevo tra me e me, in cerca di una risposta. Conclusi che avevo un’unica soluzione per ottenerla.
- Voglio conoscerla. DEVO conoscerla. – mi misi addosso una giacca per ripararmi dal freddo e andai a cercarla.
La trovai ancora dietro le quinte. Vederla di nuovo mi scatenò un’onda di adrenalina nel sangue. Mi sentivo vivo!
Dopo le presentazioni le chiesi subito se voleva venire con me, per conoscerci. Dovetti insistere non poco con le guardie del corpo, perché mi lasciassero fare. Ma stavolta avrei fatto di testa mia, in ogni caso. Sentivo che era troppo importante.
La lasciai andare prima di me. Una limousine, con alcune bodyguard, l’avrebbe portata all’hotel dove alloggiavo. Io dovevo ancora fare un piccolo “bagno di folla”, poi sarei andato da lei …
Non ero molto presente con la testa. Firmavo autografi ma, l’immagine che avevo negli occhi era quella del suo volto chiaro, sotto le luci del palco. Bellissima.
Finalmente giunsi in albergo. Salire in ascensore si rivelò deleterio, l’ansia era talmente tanta che quei minuti sembrarono ore, l’ascensore sembrava salire pianissimo.
Arrivai alla mia porta ed entrai, seguito dalle mie guardie. Diedi loro precise istruzioni. Non avrebbero dovuto disturbarmi per nessun motivo, ad esclusione di questioni veramente urgenti. E poi, ecco, ero con lei, infine.
Tutti i progetti mentali che mi ero fatto, sulle cose da dirle, sulle giuste parole da usare, svanirono in un lampo, appena incrociai il suo sguardo.
- ok, improvvisiamo! – Pensai.



Stavamo sorseggiando un bicchierone di aranciata fresca. Quando mi aveva offerto da bere, temevo si presentasse con qualche bottiglia di “scotch” o “whisky”. Non ero solita bere alcolici, di conseguenza tutto ciò che era più forte di un sano bicchiere di vino mi faceva uno strano effetto. Ed invece, con mia grande sorpresa, mi porse un bel bicchiere di aranciata ghiacciata. WoW!
Continuammo per un bel po’ a parlare di tutto quello che ci passava per la testa, mantenendo sempre una certa distanza. Ma ogni volta che incrociavo il suo sguardo mi sentivo sprofondare in un oceano di emozioni.
Stavamo parlando del suo Ranch Neverland, ero impressionata da cosa era stato capace di creare. Quando improvvisamente un fulmine squarciò la mia mente.
- Oh, Merda! – esclamai di getto, mordendomi la lingua immediatamente, rendendomi conto di aver detto una parolaccia in sua presenza, che figuraccia.
- Che ti succede? Qualcosa non va? – mi chiese lui preoccupato, abbassando leggermente il capo per meglio guardarmi negli occhi.
- Oh, accidenti … il mio zaino … le mie cose … ho lasciato tutto allo stadio … cavolo, cavolo, e adesso come faccio? – alzai gli occhi verso di lui, nella speranza che avesse la cosa giusta da dire. Era davvero come parlare con un amico, mi sentivo al sicuro in sua compagnia.
- Ok, non ti preoccupare. Posso dire ai tecnici o alle guardie del corpo di andare a prendere le tue cose. Le hai lasciate dietro le quinte? –
- uhm … veramente no … stavano giù dal palco … - dissi a mezza voce.
- Ahi, allora non so se potremo trovare ancora qualcosa. Ma può darsi che non le abbia prese nessuno. Andremo comunque a controllare, te lo prometto. E nella peggiore delle ipotesi ti potrai ricomprare ciò che vuoi, ci penserò io … -
- Oh, grazie. Ma … vedi … credo che ci sia ancora tutto. Lo zaino era nascosto … l’ho lasciato dietro i pannelli mobili del sotto palco … - Accidenti, adesso avrebbe scoperto che mi ero intrufolata abusivamente al concerto, che figura, che figura!
- Eh? – alzò un sopracciglio, incuriosito.
- Beh, so che non si potrebbe. Ma ti giuro che non ne sapevo nulla del tuo concerto … mi sono trovata li per caso … era buio … non sapevo dove andare … non ho toccato nulla … cercavo solo un posto per passare la notte … - stavo parlando a raffica, un nodo allo stomaco mi attanagliava, mi sentivo divorare dai sensi di colpa, e cercavo di giustificarmi nella speranza che fosse comprensivo con me. Adesso, potevo scommetterci, mi avrebbe cacciata.
- Cosa? – ecco, ci siamo. Era la fine.
- … Scusa … -
- No, no … vuoi dire che non avevi un posto per dormire? E sei andata a dormire per strada? Da sola? In una città così grande? Ma sei matta? – aveva gli occhi sgranati, mi fissava incredulo e preoccupato.
- Dove sono i tuoi familiari? –
- Io … non ho più una famiglia! – Risposi amareggiata, non avrei potuto, neanche volendo, parlargli di loro. Non avrei aggiunto una parola di più.
- Ma cosa facevi in giro, da sola, di notte? – si era agitato, ma non sembrava essere in collera con me.
- Non voglio parlarne … scusa, ma non mi sento di farlo … ora … - Non potevo certo dirgli che ero la figlia di un criminale e che ero scappata di casa. Ovviamente in un attimo mi resi conto della situazione disastrosa in cui mi ero cacciata. Stavo davvero rischiando di metterlo nei guai. Se avessero scoperto qualcosa di me sarebbe stato un pasticcio. L’unica soluzione era quella di andarmene. Soluzione che mi fu subito chiara, e a malincuore decisi di andare via al più presto, anche a costo di non recuperare la mia roba. Avevo letto tante di quelle cattiverie sputate addosso a Michael, che non potevo permettere che se ne aggiungessero altre per causa mia.
- Adesso credo che sia meglio che me ne vada … - dissi con decisione, andando ad appoggiare il mio bicchiere sul tavolo.
- Andare? E dove vorresti andare, di grazia? – Mi guardava storto, con l’aria di chi la sa lunga sulle proprie intenzioni. – Non posso certo permetterti di andartene in giro da sola, di notte. Sai che ore sono? Sono le tre di notte … e sta piovendo! Potrebbe accaderti qualcosa … è un rischio che non devi correre … ecco … voglio essere certo che tu sia … al sicuro, almeno stanotte! – Il suo tono di voce si era affievolito, sul finire della frase, e il suo volto si era dipinto di un rosso acceso. Aveva cercato inutilmente di nascondere il suo sguardo, gettandolo al di là del vetro, ma potevo scorgere perfettamente il suo riflesso, nella superficie levigata della finestra.
- Per favore, resta. Manderò qualcuno a recuperare le tue cose. – continuava a non guardarmi e le sue parole mi arrivarono come un sussurro.
Non sapevo più cosa fare, quella scintilla di coraggio che avevo avuto un attimo prima si era spenta completamente. Avrei voluto dirgli la verità, che ero scappata da casa, che mio padre era un pazzo criminale, ma non potevo, non ci riuscivo. Avevo paura.
- … Rimarrò … - dissi infine, perdendo ogni speranza di riuscire a fare la cosa giusta.
Non disse niente. Si girò verso di me e mi abbagliò con uno dei suoi meravigliosi sorrisi, ostentando un aria da vincitore soddisfatto. Mi strizzò l’occhio, e si incamminò verso la porta.
- Torno tra un attimo. – disse rapidamente, poi sparì dietro la porta.



fine del 3....piaciuto? lo spero...mi raccomando, se avete suggerimenti consigli ecc dite pure.....
a presto con il 4

michaelyouaremylife
00lunedì 30 novembre 2009 23:14
sei bravissima complimenti!!
"Dangerous boy"
00lunedì 30 novembre 2009 23:17
ti giuro rimango sempre più basito :O

complimentoni!!!!!
Allyss
00lunedì 30 novembre 2009 23:20
[SM=x47984] [SM=x47984]
grazie...grazie...genitilissimi.... [SM=x47990] [SM=x47990] sono molto felice che vi stia piacendo.....
(dirtydiana85)
00martedì 1 dicembre 2009 00:48
E' davvero bellissima.......che suspance! Non vedo l'ora di leggere il prossimo [SM=x47990] [SM=x47990] [SM=x47990]
BEAT IT 81
00martedì 1 dicembre 2009 11:44
Grande Allyss!!!! [SM=x47932] Un batticuore continuo questo 3° capitolo, nn vedo l'ora di leggere il 4° [SM=g27822] Baci
Allyss
00martedì 1 dicembre 2009 11:59
grazie a tutti...spero di riuscire a postare il 4 capitolo per stasera....
(martiii)
00martedì 1 dicembre 2009 15:02
bravissimaa! Mi piace tanto questa FF, complimentiii! Ora aspettiamo il quarto capitolo *.*
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:52.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com