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Michael Jackson: il capolavoro "Off The Wall" compie 40 anni

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2019 21:59
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Il 10 agosto 1979 veniva pubblicato il primo vero album solista del Re del Pop.
Gabriele Antonucci - 9 agosto 2019

A dieci anni dalla scomparsa di Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009, è lecito domandarsi quale sia stato il suo album migliore tra i 10 in studio pubblicati a suo nome.

Se da un punto di vista numerico la risposta è scontata, dato che Thriller ha venduto cento milioni di copie, da un punto di vista strettamente musicale il dibattito è ancora aperto tra i fan e i critici musicali.

Se è certo che Dangerous del 1991 è stato il suo album più innovativo nel sound, in molti ritengono che Off The Wall sia impareggiabile per la qualità degli arrangiamenti e dei musicisti coinvolti.

L'album è stato ripubblicato nel 2016 dalla Sony in una nuova confezione che comprende l'album originale rimasterizzato senza brani inediti, con l’aggiunta di un dvd o un blu ray con il documentario Journey from Motown to Off The Wall di Spike Lee, che ha già realizzato nel 2012 un docufilm per i 25 anni di Bad.

Il documentario contiene filmati inediti, oltre a interviste con Pharrell Williams, The Weeknd, Mark Ronson, John Legend, Questlove, Katherine, Joe, Jackie e Marlon Jackson.

La genesi di "Off The Wall"

Dopo due album validi ma poco fortunati come The Jacksons e Goin’Places, impreziositi dal tocco magico dei produttori Gamble & Huff, Destiny del 1978 fu l'album di maggiore successo dei Jacksons, quello in cui misero a fuoco uno stile inconfondibile che mescolava con sapienza pop, funk, soul, dance e ballate melodiche, dimostrando di saper scrivere e produrre autonomamente canzoni eccellenti.

Anche il Destiny Tour fu ricco di soddisfazioni, sebbene Michael era inquieto perché sentiva di essere troppo vincolato al gruppo nel momento in cui avrebbe voluto concentrarsi sul suo primo vero album solista.

Doveva solo trovare il produttore adatto, che lo aiutasse a trovare un nuovo sound, così chiamò al telefono Quincy Jones, a cui chiese ingenuamente se avesse qualche nome da suggerirgli. "Perché non lo fai fare a me?", gli disse il compositore, per lo stupore di Michael, che non pensava fosse interessato alla sua musica.

Jones riuscì a far emergere e plasmare le idee musicali di Michael, che voleva realizzare un album più innovativo rispetto a quelli incisi con i Jacksons, grazie anche al suo fidato tecnico del suono Buce Swedien.

Pochi dischi hanno caratterizzato fortemente un’epoca come Off the wall, da molti considerato il miglior lavoro di Michael dal punto di vista musicale, quello che l'ha trasformato da brillante talento dei Jacksons ad artista di livello mondiale.

Fin dalla copertina, con il Re del Pop sorridente, una sorta di Frank Sinatra nero con un raffinato smoking e con gli iconici calzini bianchi che spuntavano dai mocassini neri, era chiara la sua volontà di mostrare un’immagine più matura ed elegante.

Quincy Jones fece un lavoro strepitoso non solo negli arrangiamenti, ma anche nell’esaltare la voce di Michael, dotata di una prodigiosa estensione di tre ottave e mezzo.

L'album era influenzato dalla atmosfere della disco music, di cui Michael aveva iniziato ad appassionarsi frequentando il leggendario Studio 54, la discoteca dei vip di New York, dove festeggiò il suo ventunesimo compleanno.

“Le persone che venivano allo Studio 54 sembravano dei personaggi ed era proprio come andare a teatro”, ha dichiarato Jackson, che qui festeggiò il suo ventunesimo compleanno. “Credo che sia questa la ragione psicologica della mania per la disco: puoi essere ciò che sogni di essere. Le luci e la musica ti fanno impazzire e ti ritrovi in un altro mondo”.

Fondamentali gli apporti in studio di registrazione di musicisti fenomenali come Jeff Porcaro (batteria), Louis Johnson (basso), David Williams (chitarra), Wah Wah Watson (chitarra), Greg Philliganes (sintetizzatori) e Paulinho da Costa (percussioni): un vero e proprio dream-team messo insieme per l'occasione da Quincy Jones.
Le canzoni dell'album

Don’t Stop ‘Til You Get Enough, con la sua introduzione parlata, il basso appena accennato, il grido liberatorio che apre le danze, ha uno degli incipit più memorabili nella storia del pop.

La canzone, che l’artista scrisse nella sua cucina, è un trionfo di archi, sassofoni, flauti, chitarre e percussioni come raramente si erano mai sentiti nella disco music.

La madre del cantante era contraria al titolo (“Non fermarti fino a che non ne hai abbastanza”), ma Michael lo ha mantenuto perché “ognuno poteva dargli il significato che voleva”.

Non è da meno la scintillante mid tempo Rock with you, il cui testo gioca anche qui sul doppio senso tra danza e sesso. Seducente, gioiosa e ricca di soul, la canzone, con i suoi archi setosi e la sua invitante chitarra ritmica, è universalmente considerata uno dei massimi capolavori del Re del Pop.

Working Day and Night e Get on the Floor sono due gemme disco-funk composte entrambe da Jackson, con le quali è impossibile rimanere fermi, in grado di rivitalizzare anche oggi qualsiasi festa.

La prima, introdotta da un funambolico beatboxing di Michael, era fortemente autobiografica nel testo, con evidenti riferimenti alla febbrile attività degli ultimi dieci anni, scanditi da diciannove album e da diversi tour mondiali.

Get On The Floor fu composta a quattro mani dal cantante insieme al bassista Louis Johnson, che qui mostra le sue doti tecniche fuori dal comune con un suono tridimensionale e irresistibile, ottenuto grazie allo slap, che fa tremare il subwoofer dello stereo.

Girlfriend, il brano più debole di Off the wall nonostante la melodia accattivante, avrebbe dovuto dare il nome all'album, probabilmente per sfruttare il traino del brano composto da Paul McCartney, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni.

La giocosa confessione di un triangolo amoroso, un tema non certo originale, acquistava consistenza grazie all'interpretazione magistrale di Jackson, un demiurgo in grado di trasformare in oro anche le canzoni meno memorabili del suo repertorio.

Off The Wall è considerato erroneamente un album di disco music, mentre in realtà è un lavoro eterogeneo e ricco di sfaccettature.

Basti pensare alla commovente ballad She's out of my life, collocata saggiamente tra Girlfriend e I can't help it dopo cinque brani tutti da ballare.

She's out of my life, che aveva l'intensità del soul e la teatralità di un brano di Broadway, era stata scritta da Tom Bahler e originariamente destinata a Frank Sinatra, almeno fino a quando Quincy Jones non ritenne che fosse perfetta per la voce di Michael.

Jackson era così coinvolto emotivamente dalla canzone da non riuscire a trattenere le lacrime nel verso finale. "Piangeva ogni volta che la facevamo", ha ricordato Quincy Jones. "Ne abbiamo registrate una decina e in ognuna, sul finale, lui piangeva. Allora ho pensato di lasciarle sul disco".

Il critico musicale Nelson George, che considera quella canzone importante per Jackson come My way per Frank Sinatra, ha scritto: "La vulnerabile tendenza alla fragilità, che più tardi è diventata parte della natura di Michael, ha trovato forse la sua espressione più piena in questa malinconica ballata".

Un'altra perla nascosta di Off The wall era I Can't Help It, composta da Stevie Wonder e Susaye Greene delle Supremes.

Una canzone sensuale e dal mood notturno che, per i suoi cambi di accordi e per l'uso dello scat da parte di Michael, strizzava l'occhio al jazz, grazie soprattutto allo straordinario piano elettrico e ai delicati synths di Greg Philliganes.

La title track Off The Wall, altro brano eccellente scritto da Rod Temperton, si apre con suoni inquietanti e una risata da film horror, quasi un anticipo delle atmosfere noir di Thriller, per poi trasformarsi in un frizzante r&b con un chorus indimenticabile.

Poche canzoni, come It's the falling in love, scritta da David Foster e Carole Bayer Sager, restituiscono la sensazione inebriante dell'innamoramento, quel misto di eccitazione e fragilità che Michael e Patti Austin, una delle cantanti preferite di Quincy Jones, interpretano magnificamente in uno dei brani più vibranti e gioiosi dell'album.

Off the wall si chiude come un brano disco-funk composto da Rod Temperton, Burn this disco out, che celebra il potere catartico del ballo in un momento in cui l'era della disco music stava per volgere al termine.

"DJ lancia la musica/ Non c'è possibilità che tu ci deluda/ Balleremo fino a bruciare questa discoteca" è un invito quasi superfluo, visto che è fisicamente impossibile ascoltare il brano a un volume adeguato senza muovere qualche parte del corpo.

Quattro dei cinque singoli estratti da Off The Wall entrarono nella top ten, un risultato mai raggiunto prima da nessun altro artista.
La delusione dei Grammy Awards

L'album ha venduto negli anni oltre venti milioni di copie, ma, dopo aver vinto 3 American Music Awards e 2 Billboard Awards, si aggiudicò, incredibilmente, un solo Grammy per Don’t stop ‘til you get enough come Miglior Esibizione Vocale di Rhythm & Blues.

Michael rimase molto deluso e arrabbiato per quella che riteneva un’autentica ingiustizia, ma il riscatto arrivò, clamoroso, tre anni dopo con Thriller, ancora oggi l'album più venduto della storia.

www.panorama.it/musica/michael-jackson-off-the-wall-40-anni-recensione-albu...

[Modificato da DOUBLE-D 10/08/2019 18:54]


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Per Michael Jackson, ‘Off The Wall’ è non mai stato abbastanza
Venticinque milioni di copie, quattro singoli estratti (mai successo prima nella storia) e un Grammy: ma per un eterno insoddisfatto come MJ, il suo disco della ribalta, uscito 40 anni fa oggi, non ha mai dato i risultati aspettati

Quest’epoca di ristampe, celebrazioni e anniversari può indurci a pensare che, vista la pochezza generale del panorama musicale odierno, per tornare ad emozionarci non si possa fare altro che rifugiarsi nel passato. Tuttavia, credo che l’aspetto più intrigante della riscoperta di album che hanno fatto non solo la storia della musica, ma anche dei costumi e della società, ci offra lo spunto per riscoprire e, magari, rivalutare, opere che rischiano di essere schiacciate dal peso del tempo.

È il caso di Off The Wall di Michael Jackson, che oggi festeggia il quarantesimo anniversario. Per comprendere l’importanza di un album come questo, tuttavia, è bene fare un passo indietro nella storia del fu King Of Pop. Per altro, quello che in molti considerano ancora il primo lavoro solista del più giovane dei Jackson Five, in realtà fu solo il primo per la Epic che, alla fine degli anni Settanta, era riuscita ad accaparrarsi anche le fatiche future della band della famiglia afroamericana.

Ciò che rendeva Off The Wall una sorta di debutto, semmai, era il fatto che per la prima volta Michael era riuscito a gestire il lavoro senza che nessuno interferisse, soprattutto per quanto riguardava la composizione dei brani. Sappiamo tutti che, già all’età di 5 anni, il piccolo Michael veniva obbligato a girare di locale in locale per cercare di attirare l’attenzione degli addetti ai lavori, facendo in modo di ottenere un contratto discografico per sé e per i suoi fratelli. L’impresa, ricercata con ogni mezzo lecito e illecito dal padre Joe, riuscì alla perfezione, spedendo il gruppo nelle braccia di mamma Motown, il sogno di qualsiasi artista di colore dell’epoca. Gli addetti ai lavori, in primis Diana Ross, capirono in brevissimo tempo che il ragazzino fosse il vero talento del gruppo, non solo per le spiccate doti canore, ma anche per i movimenti da musicista navigato che mostrava di possedere. Il piccolo, infatti, si muoveva già con estrema sicurezza sia sopra che fuori dal palco e fu proprio in quel momento della sua vita che intuì che il ballo sarebbe stato uno dei suoi migliori e più fidati compagni.

L’ammirazione al limite dell’ossessione per James Brown portò il giovane cantante a passare intere ore davanti allo specchio ad imitarne le mosse, la più riuscita delle quali rimaneva quella in cui Michael lasciava cadere il microfono per poi riprenderlo al volo prima che raggiungesse terra. In aggiunta, Michael mostrava uno spiccato senso per gli affari, cosa che da lì a pochissimo tempo l’avrebbe portato a trattare direttamente i propri contratti con le case discografiche. Nonostante il boicottaggio di diversi mezzi di informazione per motivi squisitamente razziali, i successi della band non si fecero attendere più di tanto: fin da principio, infatti, ogni singolo pubblicato dai cinque afroamericani raggiunse le posizioni più alte delle charts americane, allargando a macchia d’olio la loro fama nel mondo nel giro di pochissimi mesi. Lo stile rivoluzionario, che arrivava a fondere per la prima volta il funky tipico della black music con caratteristiche proprie invece della musica bianca, lasciò tutti di stucco ed ebbe il grande merito di spianare la strada al decennio di quella che tutti conosciamo con il nome di disco music.

Quando un loro singolo sorpassò in classifica niente meno che Let It Be dei Beatles, anche i più scettici dovettero arrendersi: i cinque non erano una meteora, ma qualcosa destinata a fare la storia del genere. Col tempo, tuttavia, le cose iniziarono a cambiare e, nel momento in cui per il gruppo gli affari diventavano sempre più difficili, in MJ cresceva la consapevolezza di avere qualcosa in più rispetto agli altri: con gli anni, infatti, la sua autostima aveva fatto passi da gigante e la naturale evoluzione di tale consapevolezza fu la volontà di incidere un album solista.

La Motown non si oppose, ma a patto che i brani venissero scritti dai loro autori e non dal ragazzo. Al primo disco in proprio ne fecero seguito altri tre, tutti discreti successi, con il picco della celeberrima Ben, ma Michael non sembrava mai soddisfatto da ciò che gli veniva proposto dagli autori della casa discografica. Quando, per problemi di carattere artistico, i rapporti con la Motown si incrinarono e i cinque passarono alla CBS e, da lì a breve, alla Epic, gli “affari di famiglia” sembrarono giunti davvero al capolinea, anche se il cambio di scuderia si rivelò un colpo da novanta. Pur dovendo cambiare il proprio nome in The Jacksons, fu loro permesso di scrivere i propri pezzi.

Il successo tornò a sorridere, ma non fu così per Michael, sempre più chiuso in un autoisolamento che sarebbe arrivato alle estreme conseguenze solo qualche anno più tardi. La dimensione in cui era relegato non faceva più per lui. Anni di sacrifici e maltrattamenti, uniti al grande successo ottenuto, avevano fatto sorgere in lui sentimenti contrastanti, fatti di ambizioni sfrenate unite ad una sacrosanta voglia di potersi godere la propria età come gli altri ragazzi. Tutto ciò segnò probabilmente in modo indelebile la psiche del giovane Michael, che pareva non riuscire mai a godersi il momento senza pensare ad un nuovo traguardo da raggiungere.

È a questo punto che, sul set di The Wiz (fallimentare trasposizione black del Mago di Oz), Jackson conobbe Quincy Jones. In modo molto naturale, Jones finì per diventare una figura paterna per Michael, che finalmente si trovò nelle condizioni di avere totale libertà artistica unita a quell’affetto che gli era sempre mancato. Il mix si rivelò decisivo. Se oggi in molti considerano la coppia Jones/Jackson alla stregua di quella composta da Lennon e McCartney, è anche per la simbiosi che si venne a creare durante le session di Off The Wall.

Decisi a mantenere le caratteristiche musicali che avevano reso golorioso il cammino dei Jackson Five, ma eliminando tutte quegli aspetti che suonavano ormai datati, in qualche modo i due posero le basi di quello che sarebbe diventato il modus operandi degli anni a seguire. Se l’R&B restava il punto di riferimento primario, la voglia di espandere i propri confini e la fruibilità del prodotto, portò Jackson a infarcire l’opera di quegli elementi fortemente pop che, da lì a poco, sarebbero diventati un marchio di fabbrica. L’intuizione più geniale, tuttavia, fu quella di coinvolgere nel progetto una serie di ospiti capaci di spingere i dieci brani del disco verso mondi diversi da quello della semplice disco music che dominava le classifiche dell’epoca: la presenza di gente come Paul McCartney, Stevie Wonder e Jeff Porcaro, solo per citare i più noti, diede un senso di universalità tale al disco da renderlo impossibile da classificare con certezza.

Il successo strepitoso che ne conseguì, oltre a spazzare via le voci che davano la sua fama in declino appena dopo la maggiore età, confermò a Jackson che la voglia di vivere finalmente una vita al di fuori dei confini della famiglia non era solo legittima, ma anche altamente proficua. Con venticinque milioni di dischi, quattro singoli estratti (mai successo prima nella storia) e il primo di una lunga serie di Grammy, Off The Wall si eresse ad album definitivo della fine del decennio. Per Michael, tuttavia, non era sufficiente: trovato dall’amico Quincy a piangere dietro le quinte dei Grammy, Jackson confessò che non si trattava di felicità, ma di infinita tristezza per non aver conquistato più statuette. La triste conferma di quell’incapacità di godersi il momento che, col senno di poi, lo avrebbe perseguitato per tutta la vita.

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Il primo album solista di Michael Jackson è un vero gioiello.
Il primo album solista di Michael Jackson è un vero gioiello.

"Off The Wall" è musica bella, fatta di un modo adorabile, con arrangiamenti magnifici, e in cima a tutto ciò sono le vocali impeccabili di Michael Jackson, che è probabilmente il miglior cantante del mondo attualmente in termini di stile e tecnica. Il suo modo di cantare è molto elegante

Il messaggio dell'album è "alzati e balla", e lo propone in modo irresistibile

"Il giovane membro di The Jacksons ha maturato apparentemente dalla sera alla mattina il suo album solista ed è un buon segno di ciò che sta per arrivare.

Sembra che non ci sia nulla che possa fermare questo giovane. Giovane? Michael Jackson deve essere il Peter Pan del pop, detentore dell'elisir dell'eterna danza, o qualcosa del genere..."

- Chris Cadman -



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"L'industria musicale era ancora molto segregata in quel momento.
Michael è stato nominato solamente per il premio R&B (musica nera) ed ha vinto.

I Grammy hanno premiato Michael Jackson per la miglior performance vocale maschile R&B durante il segmento pre-show dello spettacolo, mentre gli spettatori sono stati a guardare altri programmi e spot pubblicitari."

Fonte: (Il documentario "Michael Jackson's Journey from Motown to Off the Wall") .



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Stavo finendo di leggere ora. Grazie 🙏. L'ho postato sulla bacheca almeno li non faccio danni 😅

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Un album meraviglioso. Una volta lo misi a lavoro, mi fecero mettere repeat, dalle 19 alle 24, girò 8 volte il cd. Lo tolsi quando chiudemmo.

La musica è una sostanza pesante senza effetti collaterali. (Gigi D'Agostino)
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Eh sì, mi sa che rimane il mio preferito....buon compleanno, OTW!
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Off the wall. Una magica voce del grande Re. Credo che sia il falsetto più bello del mondo. 🤩

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