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[dicono di lui] "Leaving Neverland" - le reazioni dei VIP e di chi conosceva Michael Jackson

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2019 12:17
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09/03/2019 14:31
 
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In questo topic vogliamo raccogliere tutte le reazioni al documentario "Leaving Neverland" - diretto da Dan Reed, che ha come protagonisti Wade Robson e James Safechuck - a partire dal suo annuncio al Sundance Festival il 9 gennaio 2019 fino a tutti i successivi aggiornamenti.


Macaulay Culkin

«Le accuse a Michael? Ridicole»






Il 15 gennaio 2019, l'attore Macaulay Culkin ha parlato del suo rapporto con Michael Jackson durante la trasmissione "Inside of You" condotta da Michael Rosenbaum:

«Michael Jackson mi contattò perché [dopo la pubblicazione del film "Mamma, ho perso l'aereo" ndr] mi stavano accadendo un sacco di cose, troppo grandi e troppo velocemente. Penso che Michael si fosse identificato nella mia situazione.

In fin dei conti, è piuttosto facile dire che il nostro rapporto fosse strano o altro, ma non lo era, perché aveva un senso. In sintesi, eravamo amici. So che per chiunque altro possa sembrare chissà cosa, ma per me era solo una normale amicizia.

Sì, ho dormito nello stesso letto con lui. Ancora oggi mi ci stravaccherei. Le accuse contro Michael sono assolutamente ridicole».

L'anno precedente, l'attore Corey Feldman aveva espresso la stessa opinione riguardo alle accuse contro Michael Jackson. Nel seguente video con sottotitoli in italiano, le testimonianze di entrambi mandate in onda da E!News.





Tratto da un post di Vincenzo Compierchio.
Traduzione e sottotitoli di Vittoria Moccia.




09/03/2019 14:44
 
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Brad Sundberg

«Nessun dubbio sull'innocenza di Michael»






L'ingegnere del suono Brad Sundberg, che ha lavorato fianco a fianco con Michael Jackson per 18 anni, parla dell'infamante documentario "Leaving Neverland", proiettato al Sundance Film Festival il 25 Gennaio.

«Non ho mai detto di essere stato il migliore amico di Michael, ma lo conoscevo abbastanza bene. Ho anche avuto un accesso davvero unico al suo spazio personale, nel senso che ho letteralmente tirato fuori i cavi degli altoparlanti da sotto al suo letto.

Ho spostato le scatole nei suoi armadi per installare gli amplificatori. Sono stato nei suoi appartamenti e alberghi, dove ho allestito piste da ballo e sistemi di riproduzione. Ho allestito le sue sale personali negli studi e mi sono occupato della loro manutenzione.

Ho visto i suoi libri e le sue riviste. Ho visto la sua collezione di video. Sono stato in posti - luoghi privati ​​- in cui pochissime persone erano autorizzate ad entrare. Tutto ciò faceva parte del mio lavoro.

Ho visto e sentito cose, in ALTRE case, che erano - per mancanza di una parola migliore - tristi. Ma non in quella di Michael.

Niente. Onestamente, niente.


Quando ho iniziato a fare seminari sul mio lavoro e sulla mia amicizia con Michael, più di una persona ha accennato alle accuse: "E se...".
La mia risposta è sempre stata e continua ad essere la stessa: se avessi anche solo il minimo dubbio che Michael possa in qualche modo aver danneggiato un bambino, non offrirei i miei seminari.

Michael era una persona davvero unica. Non ho vissuto la sua infanzia, ma ho visto molto da vicino la sua vita da adulto. Ho intrattenuto con lui conversazioni molto amichevoli. L'ho sentito fare commenti divertenti, ma mai feroci, mai pacchiani. Mai.

Non è il mio lavoro difenderlo, né arrabbiarmi per un film insipido. Ma posso dire con certezza che nel corso dei miei 18 anni di lavoro e amicizia con Michael, non ho mai visto né ascoltato nulla che potesse gettare un'ombra di dubbio nella mia mente. Niente.

Era perfetto? No.
Ha preso decisioni impeccabili in ogni momento della sua giornata? No.
C'era anche il più piccolo segnale del fatto che potesse danneggiare un bambino? Assolutamente no.

Il film così come viene, così se ne andrà. E nel frattempo un po' di gente farà dei commenti sarcastici sui social media.

Quanto a me, sosterrò sempre di essere orgoglioso - molto orgoglioso - di aver lavorato così da vicino, in così tanti posti e per un periodo così lungo, con qualcuno per cui ho nutrito tanto rispetto.

Ma soprattutto, sono orgoglioso di essere stato suo amico».


Tratto da un post di Vincenzo Compierchio.




09/03/2019 15:34
 
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Marcos Cabotá (regista)

«Leaving Neverland? Un mockumentary»






Mockumentary = il falso documentario, o in inglese mockumentary, è un genere cinematografico e televisivo nel quale eventi fittizi e di fantasia sono presentati come reali attraverso l'artificio del linguaggio documentaristico (Wikipedia).


Marcos Cabotá, regista professionista, candidato al 'Premio Goya per il miglior cortometraggio documentario', il 26 gennaio 2019 scrive su Twitter:

«Ho appena visto questo documentario "Leaving Neverland".
Da regista professionista è facile constatare che si tratta più un mockumentary che un vero documentario imparziale. Non si può credere a una sola parola delle due "vittime". Pessima recitazione. A tratti, imbarazzante.
La sceneggiatura e i testi erano ancora peggio.
Voto 1/10
».

Tratto da un post di Giusy Mascolo.




09/03/2019 18:17
 
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L'Estate di Michael Jackson

«Il documentario? Soldi e malafede»






L'Estate di Michael Jackson, dopo aver presenziato al Sundance Film Festival il 25 gennaio 2019, durante la proiezione dell'infamante documentario "Leaving Neverland", ha diffuso un comunicato ufficiale su questa patetica e diffamatoria operazione di marketing:

«"Leaving Neverland" non è un documentario, è il genere di diffamazione da tabloid che Michael Jackson ha subito per tutta la sua vita. Il film prende delle accuse infondate, che si suppone risalgano a vent'anni fa, e le tratta come se fossero dei fatti.

Queste affermazioni erano alla base delle azioni legali intentate da questi due bugiardi conclamati, che alla fine furono respinte da un giudice. [In precedenza] Gli stessi due accusatori testimoniarono, sotto giuramento, che questi eventi non si erano mai verificati.

Non hanno fornito dati di fatto indipendenti e assolutamente nessuna prova a sostegno delle loro accuse, il che significa che l'intero film dipende unicamente dalla parola di due spergiuri.

È significativo che il regista abbia ammesso, al Sundance Film Festival, di aver limitato le sue interviste soltanto a questi accusatori e alle loro famiglie. Nel farlo, ha intenzionalmente evitato di intervistare le numerose persone che, nel corso degli anni, hanno trascorso un periodo consistente con Michael Jackson e le quali hanno inequivocabilmente dichiarato che quest'ultimo trattava i bambini con rispetto e che non faceva loro niente di male.

Scegliendo di non includere nessuna di queste voci indipendenti, le quali avrebbero potuto sfidare la storia che era determinato a vendere, il regista ha trascurato la verifica dei fatti, in modo da poter creare una narrazione così apertamente unilaterale che gli spettatori non sarebbero mai riusciti ad avvicinarsi a un quadro equilibrato della verità.

Per vent'anni Wade Robson ha negato in tribunale e in numerose interviste, anche dopo la morte di Michael, di essere stato vittima di abusi, dichiarando di sentirsi grato per tutto ciò che Michael aveva fatto per lui. La sua famiglia ha beneficiato della gentilezza, della generosità e del supporto professionale di Michael fino alla morte di Michael stesso.

Convenientemente, è stato tenuto fuori da "Leaving Neverland" il fatto che, quando a Robson fu negato un ruolo in una produzione del Cirque du Soleil a tema Michael Jackson, d'improvviso emersero le sue accuse.

Siamo estremamente solidali con qualsiasi vittima reale di abusi sui minori. Questo film, tuttavia, rende a queste vittime un disservizio. Perché, nonostante tutte le smentite in malafede sul fatto che si tratti di una questione di soldi, in fondo è sempre stata una questione di soldi.

Milioni di dollari, risalenti al 2013, quando sia Wade Robson che James Safechuck, che condividono lo stesso studio legale, lanciarono le loro rivendicazioni contro l'Estate di Michael Jackson.

Ora che Michael non è più qui per difendersi, Robson, Safechuck e i loro avvocati proseguono i loro sforzi per raggiungere la notorietà e un lauto malloppo, infangandolo con le stesse accuse di cui una giuria lo ritenne innocente quando era in vita.

- L'Estate di Michael Jackson»


Traduzione a cura di Vincenzo Compierchio.




09/03/2019 18:36
 
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Tom Mesereau (l'avvocato di Michael Jackson)

«Neanche Sneddon credette mai alle accuse»






L'ex avvocato di Michael Jackson, Thomas Mesereau, ha rilasciato a Roger Friedman il 26 gennaio 2019 delle importanti dichiarazioni sull'infamante documentario "Leaving Neverland" e sul perché il suo contenuto sia da considerarsi soltanto un'enorme menzogna. Ecco l'articolo integrale, tratto da Showbiz411:


Stamattina ho parlato con Thomas Mesereau, il brillante legale che difese Michael Jackson nel processo per molestie e cospirazione del 2005, alla fine del quale Michael fu dichiarato NON colpevole su tutti i fronti.

Il primo testimone che Mesereau scelse per la difesa di Jackson fu Wade Robson, che ora sostiene di essere stato molestato da MJ quando era bambino.

Nel 2005, Robson - come affermato da Mesereau - era «IRREMOVIBILE» sul fatto che Jackson non gli avesse mai fatto nulla di male. Anche la madre e la sorella di Robson affermarono le stesse cose.
I Robson volarono dall'Australia per il processo. Rimasero a Neverland, e Mesereau li interrogò ripetutamente.

Mesereau mi ha detto: «Trovai Wade eloquente e simpatico. Difese STRENUAMENTE Michael. Sua madre e sua sorella lo sostennero con le loro dichiarazioni.
Sul banco dei testimoni, Wade fu sottoposto a un pubblico ministero accanito. Sono scioccato dal fatto che abbia assunto una posizione così diversa rispetto a ciò che mi disse e che testimoniò in tribunale
».

Mesereau non ha visto il documentario "Leaving Neverland", ma è molto sorpreso. E si tratta di un uomo che ha interrogato e contro-interrogato alcuni dei testimoni più ostici di sempre.

Ecco una cosa importante su cui Mesereau si è detto d'accordo con me: il procuratore distrettuale di Santa Barbara, Tom Sneddon, ora deceduto, indagò a fondo due volte su Jackson, per un periodo di 10 anni. Tenne costantemente sotto osservazione giovani ragazzi potenzialmente maltrattati da Jackson.

Sneddon era ossessionato dall'argomento 'Jackson'. Fu Sneddon che fece scivolare il suo biglietto da visita sotto la porta della famiglia Arvizo dopo averli visti in TV, e che costruì un fallimentare procedimento giudiziario contro Jackson usando la loro folle testimonianza.

Sneddon conosceva i nomi di Wade Robson e Jimmy Safechuck, i due uomini che nel documentario affermano di essere stati molestati. Se Sneddon avesse minimamente sospettato di un caso di molestie nei loro confronti, avrebbe colto l'occasione al volo. Ma non l'ha mai fatto.

Intanto, Robson ha avviato una Fondazione no profit che raccoglie donazioni. Non può esserci trasparenza, dato che, con un giochetto giuridico, ha fatto in modo che le informazioni finanziarie sulla sua organizzazione non possano essere consultate.
Ad esempio, non sapremo mai se i produttori di "Leaving Neverland" abbiano donato del denaro. Questa cosa è stata fatta di proposito. Leonardo DiCaprio fa la stessa cosa con la sua Fondazione. È tutto nascosto.

Safechuck, nel frattempo, è stato accusato dai fan di Jackson di essersi inventato la sua storia ispirandosi a un libro, disgustoso, pubblicato anni fa da un uomo di nome Victor Guitierrez.
Jackson fece causa a Guitierrez e ottenne una sentenza di risarcimento da 2.7 milioni di dollari. Soldi mai versati dallo scrittore, che ora vive in Cile.
Ho buttato via la mia copia da molto tempo; Non la volevo a casa mia.

"Leaving Neverland" non può essere preso sul serio, e sono sorpreso che la stampa presente al Sundance ne sia rimasta così influenzata.
Il film non offre prove indipendenti o testimonianze di terze parti, ma si basa esclusivamente sulle affermazioni di Robson e Safechuck.
Solo perché è esplicito, non significa che sia vero. La fretta di giudicare è allarmante, e pericolosa.


Traduzione a cura di Giusy Mascolo.




09/03/2019 18:42
 
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Bill Whitfield (guardia del corpo di Michael Jackson)

«Non avrebbe mai fatto una cosa simile»






Bill Whitfield, guardia del corpo personale di Michael Jackson durante i suoi ultimi 3 anni vita, il 27 gennaio 2019 ha detto la sua in merito alle infamanti accuse del documentario "Leaving Neverland":

«Quando trascorri 3 anni con qualcuno come sua guardia del corpo personale, si fida e dipende da te.
Puoi vedere il suo vero carattere, il suo spirito e il suo cuore.

Il signor Jackson che conoscevo so che NON AVREBBE MAI POTUTO FARLO, NÉ AVREBBE POTUTO PENSARE di abusare o di far del male a un bambino.

Michael NON era questo. Era un bravo ragazzo. Non perché lo penso, ma perché lo so
».




09/03/2019 18:47
 
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La famiglia Jackson

«I fatti non mentono, le persone sì»






Dopo settimane di silenzio, la famiglia di Michael Jackson ha rilasciato questo sferzante comunicato ufficiale in merito al vergognoso documentario proiettato tre giorni fa al Sundance Film Festival.

«Michael Jackson è nostro fratello e nostro figlio. Siamo furiosi per il fatto che i media, senza uno straccio di prova o un singolo pezzo di indizio materiale, abbiano scelto di credere alla parola di due bugiardi conclamati invece che a quella di centinaia di famiglie e amici in tutto il mondo che hanno trascorso del tempo con Michael, molti di loro a Neverland, e che hanno sperimentato la sua leggendaria gentilezza e generosità globale.
Siamo orgogliosi di ciò che Michael Jackson rappresenta.

Le persone hanno sempre amato perseguitare Michael. Era un bersaglio facile perché era unico. Ma Michael fu sottoposto a un'indagine approfondita che incluse un raid a sorpresa a Neverland e in altre proprietà, nonché un processo davanti a una giuria in cui Michael venne considerato COMPLETAMENTE INNOCENTE.

Non c'è mai stato uno straccio di prova di nulla. Eppure i media sono ansiosi di credere a queste bugie.

Michael ha sempre rivolto l'altra guancia, e anche noi abbiamo sempre rivolto l'altra guancia quando le persone hanno perseguitato i membri della nostra famiglia - questo è lo stile dei Jackson. Ma non possiamo semplicemente stare fermi di fronte a questo linciaggio pubblico e alla persecuzione da parte di avvoltoi e altri che non hanno mai incontrato Michael.
Michael non è qui per difendersi, altrimenti queste accuse non sarebbero state fatte
.

I creatori di questo film non erano interessati alla verità. Non hanno mai intervistato una sola anima che conoscesse Michael, tranne i due spergiuri e le loro famiglie. Questo non è giornalismo, e non è giusto, eppure i media continuano a diffondere queste storie.

Ma la verità è dalla nostra parte. Fate le vostre ricerche su questi opportunisti. I fatti non mentono, le persone sì. Michael Jackson era e sarà sempre al 100% innocente da queste false accuse.

La famiglia Jackson».


Traduzione a cura di Emanuela Arezzi.




09/03/2019 18:55
 
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Michael Bush (stilista di Michael Jackson)

«Incredibile cosa si faccia per soldi»






Il 27 gennaio 2019, lo stilista storico di Michael Jackson, Michael Lee Bush, ha espresso la sua posizione in merito all'infamante documentario "Leaving Neverland" e al delirio mediatico che ha generato:

«Mi rattristano i falsi attacchi al mio boss e caro amico Michael Jackson, solo ora che purtroppo non è qui per difendersi.

In quanto persona che ha frequentato Michael Jackson quotidianamente, e che ha trascorso anni di viaggio e innumerevoli ore in sua compagnia, non ho assolutamente alcun dubbio che le recenti storie di Wade Robson e Jimmy Safechuck siano completamente false e totalmente inventate, soprattutto considerando il loro personale supporto a Michael durante la sua vita e per diversi anni dopo.

È davvero sconvolgente cosa si possa fare per fama, denaro e pura avidità, nonostante ciò che Michael Jackson ha fatto per questi due opportunisti e le loro famiglie per molti anni.
Alla fine, la verità prevale sempre e il mondo vedrà Robson e Safechuck per quello che sono».





09/03/2019 19:04
 
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Jermaine Jackson (fratello di Michael Jackson)

«Siamo stanchi, lasciatelo in pace»






Jermaine Jackson, durante la trasmissione "Good Morning" condotta da Susanna Reid e Piers Morgan, è scoppiato in lacrime mentre difendeva suo fratello Michael Jackson dalle accuse del documentario proiettato cinque giorni fa al Sundance Film Festival. Ecco le sue parole.

«Ciò che la gente non sa è che Wade Robson ha cambiato la sua versione dei fatti, quella che aveva raccontato sia prima che dopo la morte di Michael.

Dopo essere stato escluso dallo spettacolo del Cirque du Soleil dedicato a MJ, se n'è andato in giro a cercare un contratto di pubblicazione per il suo libro sui presunti abusi, che nessun editore ha mai neanche considerato.

Ha citato in giudizio l'Estate di MJ per 1,5 miliardi di dollari, ma è stato sbattuto fuori dal tribunale. Dunque, tutto ciò che gli rimaneva da fare era un documentario. Così si è messo di fronte a una telecamera con un gruppo di persone e ha vomitato tutte queste assurdità.

La nostra famiglia è stanca, siamo molto stanchi. Lasciate riposare quest'uomo, ha fatto tanto per il mondo, lasciatelo riposare.

Abbiamo perso Michael, abbiamo perso nostro padre, siamo ancora in lutto. Abbiamo perso molto, lasciateci soli, lasciatelo in pace, lasciatelo riposare, merita di riposare.

Sono sicuro al mille per cento dell'innocenza di Michael. È stato giudicato da una giuria e assolto da tutto ciò perché non c'era alcun indizio concreto. Non c'era niente lì. Non esiste alcuna verità in questo documentario.

Viviamo in un'epoca in cui le persone possono dire qualsiasi cosa e viene accolta come verità. Sotto giuramento, Robson ha detto ciò che ha detto, ma si preferisce credere a un documentario.

Se agiremo per vie legali? Sono cose che riguardano l'Estate».

Di seguito, il video dell'intervista integrale (purtroppo, per ora, senza sottotitoli:





10/03/2019 17:23
 
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Joseph Vogel (critico musicale e autore di "Man In The Music")

«Un documentario falso e manipolativo»






Il 29 gennaio 2019, l'autorevole critico musicale Joseph Vogel, già autore del libro "Man In The Music - La Vita Creativa di Michael Jackson", ha pubblicato su Forbes un interessantissimo articolo in cui spiega perché il documentario "Leaving Neverland" sia da considerarsi nient'altro che un "hit piece", vale a dire un'opera che mira a influenzare l'opinione pubblica presentando informazioni false o tendenziose in un modo che appare oggettivo e veritiero.

Essendo l'articolo più completo, preciso e incontestabile mai scritto dall'uscita del documentario ad oggi, vi consigliamo caldamente di leggerlo e condividerlo. Lo abbiamo tradotto e inserito in QUESTO TOPIC nella sezione The Jackson Café del Forum.


Traduzione di Vincenzo Compierchio.




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