Capitolo 3
Alyssa perse i sensi per colpa del freddo. Michael spaventato la prese in braccio e vide che stava piangendo. La portò nella camera da letto. Alyssa buttò le braccia al suo collo appoggiando la testa nell’incavo. La adagiò sul materasso. Andò a prenderle una coperta e una borsa d’acqua calda. Al suo ritorno si accorse che i vestiti che lei indossava erano fradici d’acqua. Non poteva farci niente, se solo le avesse sfiorato un capello gli sarebbe piovuta addosso un’altra accusa. Ma non poteva lasciarla lì, a morire di freddo. Gli mise addosso due coperte e gli appoggiò la borsa dell’acqua calda sulla pancia. Restò lì a guardarla, poi si alzò, gli passò delicatamente la mano sulla fronte e se ne andò, chiudendo la porta. Verso le otto di mattina, Alyssa si svegliò tossendo pesantemente. Si guardò in giro spaesata, aveva bisogno del bagno, ma non ne vedeva in giro. Andò in salotto e quando vide il suo volto, si ricordò tutto.
-…Ciao.- disse avvolgendosi nelle coperte che aveva addosso. Michael che era seduto al tavolo, sorseggiando una tazza di caffè, si alzò.
-Ciao… forse non mi sono presentato…-
-Stia tranquillo, ho compreso benissimo chi è lei.- disse stringendogli la mano.
-Oh, perfavore, smettila di darmi del lei! Dammi del tu…?- non sapeva ancora il suo nome.
-Alyssa.-
-Dammi del tu Alyssa. Piuttosto, stai meglio?- chiese guardandola
-Sì… forse è meglio che vada. Perché non ha… hai dormito nel tuo letto? Potevi pure lasciarmi fuori da quella porta, tanto sono sola ormai…- una lacrimuccia gli scappò, fece in tempo ad asciugarsela ma ormai l’aveva vista.
-Siediti perfavore.- si sedettero sul divano
-Io ho i vestiti bagnati… non vorrei…-
-Shh, non fa niente.- disse porgendogli una tazza di thè caldo –Non ti ho dato dei vestiti puliti… bhe, sai non vorrei che ricapiti per l’ennesima volta.- finì con l’amaro in bocca.
-Se ti va… puoi dirmi cosa ti è successo, sempre se sei d’accordo, non vorrei impicciarmi…- Alyssa prese fiato e cominciò
-Ieri, ho litigato con il mio ragazzo…- disse malinconamente.
-Ci tenevi molto?-
-Beh, sì. Io… mio papà e mia mamma non mi sono molto vicino in questo momento…- disse iniziando ad avere gli occhi umidi.
-Uhm, è perché? Tua mamma sembra un’ irresponsabile, dato che non ti è vicino.- dissi amaramente
-…mia madre è morta tre anni fa…- disse guardandolo e iniziando a piangere.
-Oh! Io… perfavore scusami… non piangere….- e appoggiò una sua mano sulla spalla. Lei d’istinto gli si buttò fra le braccia, sfogandosi. Lui rimase un po’ disorientato. Sentiva che l’anima di Alyssa era carica di dolore.
-S…sfogati se vuoi…- disse appoggiandogli una mano sulla testa.
-…m…mio papà ha divorziato con mia mamma… qual…qualche anno fa.- disse fra i singhiozzi. Poi la sua rabbia esplose
-Mi ha lasciato da sola, quel….- Michael non la lasciò finire.
-No! Non devi chiamarlo così! Sappi che è tuo padre, e ti vuole bene.-
-Ma tu… mi ha abbandonata, non una telefonata, non una visita.- disse piangendo.
-Dai su, non piangere. Ti consiglio di andare a casa, e parlare con tuo padre.- lei si asciugò le lacrime e iniziò a guardare a terra.
-Beh… non posso.-
-Perché?-
-…Sono scappata… di casa…- disse vergognandosi del fatto.
-Uhm… e di dove saresti?- chiese interessato lui.
-…Italia…-
-Cosa?!- esclamò lui esterrefatto – Sei scappata dall’Italia per…?-
-Per i provini…- disse arrossendo visibilmente – sono qui da tre mesi…- indignato e sorpreso iniziò a parlare
-Da tre mesi?Da sola, a Los Angeles?? Tu sei pazza!- parlarono finchè si fecero le dodici.
-Beh, adesso devo proprio andare.- sentenziò Alyssa. Si alzò e si tolse la coperta, facendola cadere per terra. Prese la sua borsa e salutò Michael.
-Aspetta!- disse prendendo un foglietto di carta, ci scarabocchiò sopra qualcosa e glielo porse.
-Se c’è bisogno, non esitare a chiamarmi.-
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