| | | Post: 117 | Registrato il: 29/01/2010 | Città: ROMA | Età: 28 | Sesso: Femminile | The Essential Fan | | OFFLINE |
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Capitolo 11
Me ne stavo seduta per terra, fuori il corridoio del 4 piano con le spalle contro la porta della 517 a fumare una sigaretta...la terza. Non avevo voglia di andare in stanza e essere costretta a spiegare a Lily e Sarah perchè stavo in quelle condizioni e poi non avevo neanche sonno. Sapevo che non potevo fumare nei corridoi ma “chi se ne frega” adesso voglio fare come mi pare, quando sono nervosa non mi deve rompere le palle nessuno.
Ero furiosa con lui, non aveva il diritto di dirmi quelle cose, mi conosceva appena e già si permetteva di giudicare...e chi era ? Il messia? Non mi conosceva, non sapeva niente di me, non poteva permettersi di esprimere sentenze. C'era qualche meccanismo malato nel suo cervello che gli diceva che lui poteva dire e fare tutto ciò che voleva e quando voleva, ma con me no, queste cose non devono accadere. Spengo la sigaretta sulla moquette e mi alzo...non posso rimanere qui...devo andare via.
(parla Michael)
Erano passati due anni da quella notte, e di lei non avevo avuto più notizie. Era sparita nel nulla, nessuno l'aveva più vista ne sentita. Ricordo che mi incavolai di brutto quella mattina quando mi dissero che se ne era andata...nel corso di questi due lunghi anni ho provato a rintracciarla in tutti i modi , ma niente. Chiesi aiuto a ogni tipo di persona, incaricai un agente per scoprire dove viveva...ma mi dissero che in realtà non esisteva nessuna Anna Becker. Questa presunta “Becker” su cui avevano trovato alcune informazioni si rifaceva ad una famiglia che viveva nel New Jersey che in seguito scoprii non aveva nulla a che vedere con la “Anna” che cercavo io.
Adesso capivo perchè tutto quel mistero anche nei confronti del resto dello staff..tutto quel poco che sapevo di lei poteva essere anche esso tutto inventato. Non sapevo nemmeno la sua data di nascita precisa. Pagai alcune persone per svolgere delle ricerche in Germania e in Italia dove lei mi aveva detto che era nata. Ma anche in questo caso si rivelò un totale buco all'acqua.
Di Anna Becker,così diceva di chiamarsi, si erano perse completamente le traccie.
Non avevo smesso di pensarla neanche per un attimo durante tutto questo tempo. Avevo finito il tour quasi un anno e mezzo fa,da un paio di mesi avevo anche iniziato a prendere alcune pasticche che mi permettevano di riposare meglio la notte, dato che ora mi era diventato difficile anche fare quello. Mi sentivo soffocato ma nello stesso tempo estremamente...solo...abbandonato a me stesso, lontano anni luce da una vita “normale” ,mi ero rinchiuso nelle mia nuova casa, Neverland, uno spettacolo! era l'unico posto dove riuscivo a stare in pace con me stesso a staccare da ciò che mi circondava. Il lavoro mi portava però a stare spesso fuori casa...agli occhi del mondo ero “Wako Jacko” Il pazzo Jacko! Odiavo quel soprannome con tutto me stesso, nonostante la mia fama fosse arrivata a livelli stellari, avevo tutto...soldi, fama talento e le mie fan dicono anche bellezza anche se più mi guardavo allo specchio e più mi veniva voglia di piangere. Ero consapevole di essere una delle persone più famose e acclamate al mondo ma ero abituato a vivere così, per me non c'era nulla di nuovo nulla di speciale in quello che mi circondava solo una profonda e consapevole solitudine.
Nel corso di questi due anni avevo avuto modo di conoscere altre donne con le quali ho intrattenuto brevi amori cercando di tenerli all'oscuro dalla stampa che puntualmente mi massacrava ogni qual volta mettevo piede fuori casa...la gente pensava che io fossi gay perchè non avevo una ragazza e le mie fan naturalmente speravano che io non mi fossi mai sposato...in realtà mi frequentavo normalmente con altre donne tenendo tutto segreto, non volevo che i media ficcassero il naso nella mia vita privata e rovinassero l'esistenza anche alle donne che avevo accanto, alcune delle quali non facevano parte del mondo dello spettacolo. Diffidavo anche da loro, mi restava difficile fidarmi delle ragazze perchè avevo paura che si avvicinassero a me non perchè erano davvero innamorate di me ma perchè erano innamorate del mio mondo, del mio personaggio. Nonostante abbia conosciuto donne davvero molto interessanti l'unica che volevo accanto era lei. Non riuscivo a togliermela dalla testa...era un chiodo fisso, me ne ero innamorato nonostante non sapessi nemmeno chi lei fosse davvero e nonostante ero sicuro che mi avesse raccontato tante di quelle bugie che metà bastano. Continuavo a pensarla a ricordare i pochi momenti in cui stavamo insieme per cercare di ricordare qualche piccolo particolare per poterla rintracciare, ma niente. Avevo solo una foto sua ...era un'immagine pubblicata su un giornale giapponese del 87 dove si vedeva lei di lato che entra dentro una scuola elementare, era il giorno in cui lavorava ancora come mia assistente e eravamo andati a trovare i bambini di quella scuola. Oltre a quella foto nulla, niente di niente, avevo chiesto al mio manager Frank di farmi avere il suo curriculum ma ero venuto a sapere che anche quello era falso...nessuna laurea in lingue, nessuna cittadinanza tedesca, e nessuna Anna Becker nata a Roma nel 1964...decisi di interrompere le ricerche, non volevo metterla nei guai con la giustizia dopo quello che ero venuto a sapere ma in cuor mio speravo che un giorno l'avrei rivista.
Ero a Parigi per ritirare un premio in mio onore alla carriera e avevo deciso di passare una settimana nella capitale dell'amore andando a visitare i vari ospedali della città, dato che da un po di tempo era cominciato a balenarmi per la mentre il pensiero di creare una fondazione benefica rivolta soprattutto a migliorare la vita dei bambini e insegnare loro come migliorare il mondo che li circonda. In questo ultimo periodo mi ero adoperato parecchio per fare conoscenza con tutti i medici e gli ospedali migliori al mondo per poter realizzare al meglio questo sogno che desideravo ardentemente, e andando a Parigi avrei potuto approfittarne per visitare alcune delle strutture più fornite dove curavano i bambini.
Arrivai all'ospedale a pochi km dal centro di Parigi nel pomeriggio inoltrato, il sole stava per tramontare dopo un bella e calda giornata.
Solito bagno di folla appena metto piede fuori dal suv con i vetri oscurati ,che mi “protegge dal resto del mondo”. Sembra strano, ma ogni volta mi fa un certo effetto sentire tutti i miei fan gridare ,piangere ,gioire per me...non mi ci sarei mai veramente abituato. Stranamente vedo che sono presenti anche parecchi giornalisti...dico stranamente perchè di solito quando faccio queste cose non se ne vede neanche mezzo di paparazzo in giro.
Entro nel ospedale circondato dalle guardie del corpo, vengo accolto da un caloroso applauso mentre saluto con le mani tutti gli infermieri, i dottori e i pazienti che erano usciti dalle stanze per vedermi. Mi portano nel reparto riservato ai bambini in cura contro il cancro...stanno giocando, alcuni appena mi vedono arrivare mi corrono incontro per abbracciarmi, altri più timidi rimangono in piedi a fissarmi intimoriti...dio come sono belli ! In questo momento mi sento l'uomo più felice del mondo, potrei portarmeli tutti a casa se fosse possibile, per farli giocare nel mio luna park e vederli sorridere divertiti. Per l'occasione avevo comprato per loro un infinità di regali, mi faccio dare le buste stracolme dalla mia assistente e inizio a distribuirli nelle varie stanze. Entro nella camera dove ci sono i bimbi che non possono alzarsi dal letto perchè devono riposare, in quanto hanno fatto da poche ore la terapia e per la loro salute è meglio se non si strapazzano troppo. Nell'ultimo letto a destra vedo che c'è un infermiera , sta cambiando la flebo a un bimbo che piange.
Mi avvicino al letto del piccolo....lo guardo e gli sorrido, deve essere piccolissimo avrà si e no 2 3 anni, gli accarezzo dolcemente il viso per tranquillizzarlo e gli faccio decidere quale regalo gli piace di più mentre sento la voce dell'infermiera che gli parla in francese.
Ad un tratto entra nella stanza un uomo, deve essere il direttore della clinica..si fa avanti e mi stringe la mano, parla inglese. Affianco a lui noto che c'è una donna, piccola, minuta, una vitina stretta stretta, non è molto alta, se bene fosse vestita con grande semplicità, ma con una certa classe, c'era in lei qualcosa di molto femminile...mi sembrava di averla già vista da qualche parte ma forse era solo una mia impressione.
Buonasera Mr. Jackson , siamo lieti e onorati della sua presenza...la ringrazio a nome di tutto l'ospedale. Mi scusi l'emozione ma confesso di essere anche io un suo fan.- Mi dice mentre scoppia a ridere.
Il piacere è tutto mio, sono davvero contento di essere qui. Quando so che posso fare qualcosa per questi bambini sono il primo a mobilitarmi. - gli dicono sorridendo.
Tra poco ci sarà un rinfresco che hanno preparato i cuochi della mensa sarei veramente contento se lei si unisse a noi...- mi dice senza smettere di sorridere. Deve essere davvero un brava persona, penso.
Certamente, molto volentieri.- ricambio il sorriso.
Ah, dimenticavo... Mr. Jackson le presento mia moglie, Nola Davis.- mi dice mentre la donna al suo fianco mi porge la mano. Tiene lo sguardo basso,fino ad adesso si era nascosta dietro il marito, ma appena stringo la sua mano incrocio i suoi occhi....solo adesso la riconosco, la sua inconfondibile macchia verde acqua nell'occhio destro l'ha ingannata.
E' lei....
Mi sorride imperturbabile in volto, mentre continuo a guardarla ancora totalmente disorientato per la sorpresa. Se non fosse stato per la macchiolina verde nei suoi occhi color miele forse a stento l'avrei riconosciuta , nonostante fossero passati “solo” due anni era cambiata molto...si era tinta i capelli che ora erano castani scuri molto lunghi gli ricadevano morbidi sui piccoli seni sodi, gli occhi truccati maliziosi,allungati e resi più profondi dalla matita nera , labbra rosso fuoco e sopracciglia ben delineate... mi bastò guardarla ancora un po per capire che continuava ad emanare quella malizia che ricordavo assai bene. Adesso diceva di chiamarsi Nola Davis, chi sa quante balle gli avrà raccontato a quel poveretto del marito. Nel vedermi non si scompose minimamente sembrava come se non ci fossimo mai conosciuti, ma sapevo che stava recitando..in fondo le bugie erano il suo forte. Insieme alle mie guardie del corpo, il direttore con sua moglie Nola ci accompagnano nella mensa dove si sarebbe svolto questo rinfresco in mio onore...la fissai intensamente attraverso gli specchi dell'ascensore ma lei non mi degnò nemmeno di uno sguardo, rimase per tutto il tempo in silenzio vicino al marito.
Entrammo in una sala molto grande addobbata a festa, tra lo stupore generale e gli applausi nel vedermi passare. Per tutta la durata del rinfresco cercai di rimanere vicino al direttore in modo tale di rimanere il più possibile vicino a lei. Iniziamo a parlare con altri chirurghi famosi delle ultime scoperte scientifiche contro la leucemia e le nuove cure che erano utilizzate per i bambini. Notai che il marito di Nola la trattava con grandi riguardi, era molto premuroso con lei. Per tutto il tempo fu molto attento, versandole il vino quando le si svuotava il bicchiere, porgendole le tartine quando ne voleva un po. Lui non era molto bello, voglio dire, avrà avuto una quarantina d'anni ma era simpatico e si vedeva che l'amava molto. Credo che tutti i dipendenti dell'ospedale fossero molto attratti da Nola che esercitava un fascino a dir poco magnetico,era molto più sofisticata dell'ultima volta che l'avevo vista, parlava senza smettere di sorridere, guardando le sue labbra così marcate e sensuali, cullato dalla musica della sua voce provai un enorme desiderio di baciarla. Sentivo il cuore battere forte. Ero completamente perso di questa donna. Mentre gli altri continuavano a parlare rivolgendosi sempre nella mai direzione per vedere se gradivo il discorso che stavano pronunciando, io non li ascoltavo , iniziai a pensare come diavolo ci fosse finita li ? Che cosa avesse fatto per tutti questi anni...avevo bisogno di parlare da solo con lei, ma lei sapeva che appena mi si fosse presentata l'occasione avrei fatto di tutto per abbordarla e astutamente rimaneva sempre appiccicata al marito. Non lo amava, gli si leggeva in faccia, per quanto fosse brava a nascondere i suoi sentimenti gli occhi di una donna innamorata si riconosco e lei tutto era tranne che innamorata di quell'uomo che poveretto faceva di tutto per tenersela stretta. Lo capisco, anche ai miei occhi era tanto bella che avrei venduto l'anima al diavolo, qualsiasi cosa, per poter fare l'amore con lei o, almeno baciarla ancora una volta. Dovevo assolutamente inventarmi qualcosa al più presto per poter parlare con lei , sapevo che gli piacevo, o almeno due anni fa ero riuscito a capire che in qualche modo avevo qualche potere su di lei quindi ora che l'avevo ritrovata avevo urgente bisogno di parlarle.... avrei fatto di tutto perchè ciò accadesse.
Spero che vi sia piaciuto questo colpo di scena, lo so, non ve lo aspettavate...
Spero di avervi incuriosito....staremo a vedere cosa succederà con Michael e la “nuova” Nola Davis. Un bacione a tutte e grazie infinite per i vostri commenti positivi. Buona Serata.
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