intanto grazie a
Piggy che è sempre sintetica e dritta al punto!
provo a fare una sintesi di quel che avevo da scrivere, altrimenti mi vien fuori un pistolotto verboso (dio ce ne scampi!
)
il padre-padrone
l'inizio attività a 5 anni, esibito come fanciullo prodigio.
La conseguente esposizione alle influenze musicali del momento.
La musica più disimpegnata o frivola (spero non si offenda nessuno
) all'inizio della carriera.
La fanciullosità anche nella prima età adulta.
La grazia e la leggerezza delle prime composizioni che lascia il posto a composizioni più impegnative a seguito di "bastonate della vita".
l'intensificazione dei tratti patetici, dolorosi nella produzione più matura,
e a proposito del Flauto Magico, faccio una citazione:
" ... oltre all'elemento magico e meraviglioso, si erano infiltrate nel libretto strane aspirazioni umanitarie e filantropiche improntate a un vago filosofismo misticheggiante, la cui vacua falsità sarebbe apparsa evidente a qualunque persona di spirito critico. Nella freschezza invidiabile della sua ingenuità, M. prese sul serio tali simbologie ... il flauto magico fu come l'impetuosa rivincita dell'innata bontà che animava l'anima sua: un estremo atto di fede, a dispetto d'ogni crudele smentita, nel bene ... nelle forze positive della vita. Uno sforzo eroico di riconquistare il candore infantile, l'integrità della propria anima, che le vicende dolorose avevano turbata. "
( Massimo Mila - Breve storia della musica - ed. Einaudi)
Secondo me il parallelo biografico, con tutte le dovute differenze delle due epoche diversissime, ci sta tutto, e alla grande.
E' ovvio che non si può paragonare la produzione musicale in quanto tale, così come sarebbe assurdo paragonare Erik Satie a Bach, o Philip Glass a Beethoven. Quello è talmente scontato che dire il contrario sarebbe puro nonsense.
E infatti Vogel, da quel che ho letto, a meno che non abbia le traveggole (l'età comincia a fare brutti scherzi
) se ne guarda bene!