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Inchieta P4: Bisignani è il premier "ombra", lo cercano quelli del PDL,UDC, Udeur, FLI, et altri...

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2011 12:00
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23/06/2011 10:01
 
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....intercettazioni all interno....
Le telefonate con le accuse nel Pdl Gelmini contro Letta e Cicchitto
Quello che mi fa strano è che il presidente l'ha messa lì (la Santanchè)... Non va bene, è una che non te la levi più di torno Flavio Briatore, imprenditore «Gianni? Tu capisci, è venuta meno la sua autorevolezza»

NAPOLI - Su Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Franco Frattini e Gianfranco Miccichè sembra avere un'influenza pesante. Ma in realtà sono numerosi i politici del Pdl, compresi i fuoriusciti di Fli, che mostra di poter controllare. Una rete di relazioni che gli consente di orientare le scelte del governo, anche in materia economica, trasformandolo in una sorta di premier «ombra». Confortato dal fido Alfonso Papa, l'ex magistrato eletto in Parlamento che «spia» per suo conto ogni situazione. Sono le intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio a rivelarlo, facendo emergere anche le lotte interne alla maggioranza. Trame e alleanze «segrete» che Bisignani gestisce e talvolta agevola.
Politici «amici» nella lista
Nel capitolo dedicato alle relazioni istituzionali, i magistrati evidenziano «i rapporti diretti con Silvio Berlusconi, i rapporti quotidiani con Daniela Santanchè» e poi fanno l'elenco dei politici «dai quali è spesso cercato». Si va da Lorenzo Cesa dell'Udc al ministro Raffaele Fitto, da Mario Baccini dei cristiano popolari a Elisabetta Gardini, Nunzia de Girolamo. Poi Alberto Michelini, Clemente Mastella, Giuseppe Galati, fino a Salvatore Nastasi, capo di gabinetto del ministro Bondi quando era ai Beni culturali. Con la Santanchè appare critico, come dimostra una telefonata con Flavio Briatore del 18 agosto scorso. I due commentano la scelta di Silvio Berlusconi di darle un ruolo all'interno del governo.
Briatore: ...lei è una spietata
Bisignani: Pazzesco
Briatore: Ma io te l'ho sempre detto ricordi? Guarda io la conosco da trent'anni... lei anche se fa una roba per te la fa in funzione che te un giorno la fai il doppio per lei... lei è una brava, poi è intelligente...
Bisignani: Ha fatto questa intervista l'altro giorno contro Fini, dicendo che Fini è un uomo di mer... Ma non si fa così...
Briatore: Ma quello che mi fa strano è che il presidente l'ha messa lì
Bisignani: Di quella te la racconto tutta io la storia, quella te la racconto fino nei dettagli perché l'ha messa lì e quello che è stato fatto perché andasse lì
Briatore: Comunque non va bene, è una che non te la levi più di torno... io credo che lei gli telefonerà 27 volte al giorno, poi che lui la richiami una volta al mese è diverso, sono sicuro che lei chiama
Bisignani: E la roba con Sallusti, con Il Giornale, Il Giornale così violento contro tutti. Finisce malissimo 'sta storia
Briatore: Adesso lei sta con Sallusti, è ufficiale... Perché mi ha detto che Sallusti al Twiga con lei, l'altro giorno con i bambini tutti assieme
Bisignani: Che poi lì si incazza Feltri come una pantera di 'sta cosa
Gelmini: «Letta sta sbagliando»
È l'8 ottobre scorso. Bisignani chiama il ministro dell'Istruzione e parlano della lite con «Fortunato» che dovrebbe essere il capo di gabinetto di Giulio Tremonti.
Bisignani: Ti volevo solo dare un bacio, perché tra ieri che ti ha fatto arrabbiare Tremonti e mani su Vecchione, dico, fammi dare alla mia amica un bacio forte... Hai fatto bene a trattare a pesci in faccia Fortunato insomma sei stata proprio brava
Gelmini: Guarda ma non è finita Luigi, perché io non mi faccio trattare come Bondi, mi dispiace... Questo Fortunato è un cafone, maleducato e anche impreparato perché alla fine siccome non studia i dossier e non sa i tagli che ho fatto e i risparmi che ho fatto, lui si è permesso, dopo che io mi ero praticamente prostituita per costruirmi un rapporto con Tremonti, lui è andato a dirgli che io facevo la furba e stavo facendo emendamenti per moltiplicare e quindi figurati Tremonti no? È impazzito... Al che io gli ho detto: scusa siccome questa cosa la so perché c'era una persona amica quando le ha pronunciate... lui resta un capo di gabinetto, io sono il ministro, com'é che mi tratta come se fossi sua... non va bene e secondo me sbaglia anche Gianni
Bisignani: Sì certo,
Gelmini: Cioè, tu capisci al netto del "casino berlusconiano", però in qualsiasi organizzazione aziendale se una persona come Gianni Letta che è come l'amministratore delegato consente che un capufficio si comporti così, viene meno l'autorevolezza dell'amministratore delegato
Proprio quel giorno Gelmini racconta a Bisignani di aver incontrato Luca Cordero di Montezemolo: «Mi è molto simpatico e mi pare che si sia instaurato un rapporto, è nata una simpatia, un'intesa se vuoi. Ormai vuole fare politica, allora l'ho messo in guardia perché era molto critico sul berlusconismo di questi giorni. Insomma sulla Santanchè, Il Giornale, un po' le cose che diciamo tutti».
«Cicchitto venduto agli ex an»
I due parlano ancora il 21 ottobre di un articolo uscito su Il Giornale che critica la fondazione Liberamente. La Gelmini si lamenta, dice che «è una porcata», chiede «di dare un retroscena tramite Dagospia per far capire chi è il mandante di questa cosa», e aggiunge: «Ho affrontato un incontro con quaranta parlamentari impazziti che volevano la testa di Verdini e dei coordinatori e dei capigruppo... io ho detto è il momento della responsabilità, della coesione, dobbiamo stare uniti. La verità è che abbiamo siglato un patto di non belligeranza con gli ex an, stiamo puntellando Verdini nell'ottica di tenere unito il partito in un momento difficile, se però il giornale di partito scrive che siamo perdenti te lo faccio vedere io che non siamo perdenti. In tre minuti salta non Verdini ma quell'imbecille di Cicchitto... Anche ieri ha perso un'occasione per stare zitto, perché Frattini ha fatto un intervento serio, dialogante ma dicendo che bisogna tutelare Forza Italia perché comunque non è che ci sono gli ex an... allora questa gente qua che li prendiamo a calci in culo perché Frattini sta in piedi con Gasparri e La Russa? Perché Cicchitto sta in piedi con Gasparri e La Russa? Cioè il senso era questo, questo con livore ha evidenziato quello che è il suo disegno e siccome non ha le truppe si è venduto a questi di Alleanza Nazionale e in questo modo sta in piedi, ma voglio dire dovrebbe essermi grato per il lavoro che sto facendo...»
«Fini non vuole le elezioni»
L'11 novembre, quando i rapporti tra Berlusconi e Gianfranco Fini sono ormai vicini alla rottura, viene intercettata una conversazione tra Bisignani e Andrea Ronchi, all'epoca fedelissimo del presidente della Camera.
Ronchi: Che dici? Io ti ho cercato
Bisignani: Eh si io pure ti ho provato a chiamare, adesso sto a Milano, ma che succede... Voi vi dimettete lunedì? Martedì?
Ronchi: Adesso vediamo, dipende da Berlusconi quando torna dalla Corea... Comunque la proposta della Lega era molto grossa eh
Bisignani: Sì, però un minimo di coerenza, l'unica cosa è che non si vada a un governo Tremonti
Ronchi: No, questo no
Bisignani: Eh perché quello sarebbe un...
Ronchi: O c'è un Berlusconi bis o si va a votare... Tu che dici?
Bisignani: Che dico, quello ha paura del passaggio, del periodo di interregno tra un incarico e un altro
Ronchi: No ma l'inculata non gliela dà Fini
Bisignani: No, mica Fini, ma figurati. Fini non gliela dà sicuro, figurati Fini non penso proprio. Ha tutto l'interesse di quello che ha più interessi di tutti a non andare a votare è proprio Fini
Ronchi: Esatto. Ma tu hai parlato con qualcuno?
Bisignani: Sì, sì come no
Ronchi: Beh che dicono? Ma Gianni che dice, scusa, io no l'ho mica capita
Bisignani: beh no «incazzatissimo» per la Finanziaria ma ha fatto come gli pareva Tremonti, ha fatto come voleva, cioè come ormai superministro unico di tutti, eh capito?... Secondo me alla fine si fa un Berlusconi bis
Ronchi: Infatti, ero convinto anche io di questo
Bisignani: Perché alla fine lui quando ha paura perché ha questo spettro di Craxi, però alla fine come non fa a non accettare, come fa a dire che non fa il passaggio parlamentare no? Secondo me...
Ronchi: Sono d'accordo con te, ma quando torni? Domani ci sei?
Bisignani: Domattina
Ronchi: Così ci parliamo un attimo con calma...
E chi è questa Bernini?
Alcuni non sa invece chi siano, come dimostra la conversazione con Papa sulla possibile nomina di Anna Maria Bernini alla commissione Giustizia voluta da Silvio Berlusconi.
Bisignani: E chi è questa?
Papa: È Bernini, la figlia di Bernini ti ricordi il ministro
Bisignani: Ma perché lei è parlamentare in commissione Giustizia... di prima nomina pure lei no?
Papa: sì quella... esce di tanto in tanto in televisione, è una secca secca, alta, con il viso molto spigoloso
Bisignani: Ma tu da chi l'hai saputo?...
Papa: Oggi è stato qua e poi si sono avvicinati tutti i parlamentari per salutarlo no io, pure io, e lui è stato molto affettuoso, molto cordiale, poi dopo sono andate tutte le ragazze... come al solito
Bisignani: oggi è il compleanno della
Papa: esatto e lui gli ha fatto il regalo, gli ha fatto gli auguri così e poi parlando lui mi ha detto, ha detto allora preparatemi una donna alla commissione Giustizia e nominiamo la Bernini, poi quando è uscita lei ha fatto vicino a me e mi nomina la Bernini presidente della commissione Giustizia io ovviamente non ho battuto ciglia, e lui ha fatto, vabbè tanto quella, a te ti va di fare il sottosegretario...». Quella nomina non è mai passata.

Fiorenza Sarzanini
23 giugno 2011

www.corriere.it/politica/11_giugno_23/sarzanini-le-telefonate-con-accuse-nel-pdl_37b0a530-9d59-11e0-b1a1-4623f252d3...

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Case, tipografie, siti web e conti off-shore
il tesoro di Bisignani dietro società schermo
L'attività imprenditoriale del faccendiere è stata parallela a quella di consigliere politico. Nei verbali, Bisignani spiega come i capitali a sua disposizione derivino dalla maxi-liquidazione ottenuta dai Ferruzzi
di CORRADO ZUNINO
Luigi Bisignani
ROMA - Luigi Bisignani, milanese residente nel migliore centro storico di Roma, 58 anni a ottobre, è un uomo ricco. Lo è diventato ai tempi del crack Ferruzzi, quando attorno alla sua figura si materializzò la più grande tangente del mondo: "Enimont". "Credo che i Ferruzzi nel 1991 mi liquidarono tre o quattro miliardi di lire di buonuscita. A mio avviso me li diedero per l'attività svolta in azienda, tuttavia sono stati oggetto di un processo che mi ha visto condannato per appropriazione indebita". Le tasse sulla buonuscita? "Non ricordo se le pagai".

I BUSINESS
Lungo le 15 mila pagine dell'inchiesta P4 la figura economico-affaristico-giudiziaria di "Gigi" Bisignani si dipana in maniera chiara. Giornalista dell'Ansa radiato dall'Ordine, ex tessera P2 numero 203, figlio di un dirigente della Pirelli e fratello del direttore generale Iata (l'Associazione internazionale del trasporto aereo), due figli, di cui uno manager Ferrari, "Bisignani è un uomo condannato in via definitiva a due anni e mezzo per l'inchiesta Enimont e condannato per reati di truffa, finanziamento illecito ai partiti e tributari".

Lo si legge nei rapporti della Guardia di Finanza. "Nella sua privata attività imprenditoriale, che è sempre corsa parallela a quella di consigliere politico (il ministro Stammati, il presidente del Consiglio Andreotti, il sottosegretario Letta) e industriale (Ferruzzi-Gardini e poi, rivelano le nuove carte, Montezemolo,
Moretti, Scaroni, Cattaneo), Bisignani ha saputo far fruttare le sue conoscenze pubbliche.

È diventato procuratore a 12 mila euro il mese di una società tipografica, la Ilte di Moncalieri. Il consigliere Alessandro Bondanini al pm John Woodcock ha rivelato: "Quel lavoro glielo diede lo stampatore Vittorio Farina durante l'inchiesta Enimont". Bisignani ha acquisito poi il 35 per cento (903 mila euro) della Italian Brakes di Palma Campania, società di produzione di impianti frenanti che entrerà in rotta di collisione con Trenitalia. "Ho investito in Italian Brakes parte della buonuscita Ferruzzi", ha detto nell'interrogatorio dello scorso 28 marzo.

Dal 2002 al 2007 è stato amministratore di immobiliari (Spinoffer Real Estate ancora con Farina e la Farci&Co), procuratore di stamperie innovative (Print on demand solutions), consigliere in aziende di intrattenimento (Tomorrowland) e informatiche (Dnsee content, produttori di siti internet).

MATTONE E PARADISI FISCALI
La casa-ufficio di Piazza Mignanelli 3, tra Spagna e Trinità dei Monti, a fianco della Maison Valentino, "è nella disponibilità della Ilte spa", di cui Bisignani è consulente. L'uomo si muove con due telefonini e almeno quattro Sim intestate alla società Ilte (una) o a conoscenti (tre): tutte acquistate da un "dealer" napoletano e intercettate dagli investigatori napoletani.

Da tempo Bisignani ha preso confidenza con banche estere. "Ricordo di aver avuto un conto in Svizzera, sulla Bruxelles & Lambert, nego di averne mai avuto sulla Arner Bank delle Bahamas", ha detto a verbale. L'amministratore delegato della Rotosud, Alessandro Bondanini, collega di Stefania Tucci, lei intermediatrice finanziaria e fidanzata di Bisignani, ha raccontato a Woodcock: "La Tucci, per consentire un acquisto immobiliare, nel 2001 consigliò a Bisignani di far rientrare 4 milioni di euro attraverso il primo scudo fiscale Tremonti e di costituire una società ad hoc di diritto belga, la Codepamo".

Attraverso la società schermo, tra il 2001 e il 2006 Bisignani perfezionò l'acquisto di quattro appartamenti nella buona periferia romana, via Trionfale 6780, costruendo attorno ai beni cinque società fittizie per nasconderli. Ha spiegato tutto lo stesso Bisignani: "Questi quattro immobili, che si vanno ad aggiungere alla casa della mia famiglia in via Trionfale 6751 e alla tenuta di Ansedonia (casale con azienda agricola annessa, si legge), li acquistai nel 1991 senza che il rogito venisse perfezionato perché nel frattempo ci fu la vicenda Enimont. Utilizzai, in parte, un miliardo e mezzo di lire che la famiglia Ferruzzi mi aveva versato in Cct. Nel '91 diedi un anticipo al venditore Simone Salini e nel '96, chiusi i processi, versai il saldo accollandomi il mutuo acceso dal venditore. Ho pagato io, poi, le rate".

Bisignani ha confermato lo scudo fiscale del 2001, ma ha retrodatato al 1996 l'inizio dei cambi societari necessari per "proteggere" le proprietà di un uomo con precedenti in giudicato: "Dall'estero, devo dire, ho fatto rientrare solo tre miliardi di lire".

LE PLUSVALENZE
Un altro socio di peso, che Bisignani riuscirà a portare alla presidenza dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, è Roberto Mazzei, già vicepresidente della stamperia Ilte. Con Mazzei e con Micheli (il finanziere Francesco, ex Fastweb), Bisignani comprerà quote della società "Gioco digitale" di Carlo Gualandri (portale Virgilio) per rivenderle dopo un anno e mezzo. "Volevamo fare una speculazione, ho guadagnato tra i 400 e i 500 mila euro". Rivela l'amico Bondanini: "Meglio che Bisignani non faccia speculazioni, di finanza non ha mai capito niente".
(23 giugno 2011)

www.repubblica.it/cronaca/2011/06/23/news/tesoro_bisignani-18098026/?re...

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23/06/2011 10:02
 
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Scaroni, dalle confessioni su Craxi ai “non ricordo” su Bisignani. L’interrogatorio sulla P4 Nel 1993, quando era stato interrogato dopo l’arresto per le tangenti versate dalla Techint (leggi un estratto del documento) al partito socialista, Paolo Scaroni non aveva avuto dubbi: “Intendo chiarire le ragioni per cui nel corso degli anni sono stato costretto a versare tangenti al sistema dei partiti”, aveva detto l’attuale numero uno dell’Eni. E dopo aver premesso di essersi reso conto che era necessario “riaprire ai principi cardine dell’economia secondo cui deve vincere il migliore e non il più raccomandato”, Scaroni aveva parlato per 22 lunghi verbali. Confessando prima i miliardi di mazzette versati al partito Socialista di Bettino Craxi – descritto come un uomo dal potere “tale da incutere il terrore negli imprenditori” – e poi alla Democrazia cristiana e agli altri partiti. Così se l’era cavata patteggiando una condanna a un anno e quattro mesi.

Oggi, invece, Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni dal 2005, nell’indagine sulla P4 è un testimone. Grazie a un trojan installato nel computer dell’ex piduista Luigi Bisignani (condannato a due anni e otto mesi per la maxi tangente Enimont), la Guardia di Finanza di Napoli ha potuto ascoltare le conversazioni dell’ottobre 2010 tra i due. Ma quando il numero uno dell’Eni si ritrova davanti ai magistrati per spiegare i suoi rapporti con il lobbista, non ha più lo stesso piglio collaborativo di un tempo e le dichiarazioni son piene di “non ricordo”. Forse anche perché all’Eni, di fatto, comandava Bisignani e, al contrario di quanto era accaduto nel 1993, il suo “sistema” non è crollato. Ma ha ancora tanti amici in sella, due dei quali seduti a Palazzo Chigi: Gianni Letta e Silvio Berlusconi.

Ecco l’interrogatorio integrale:

Addì 8.3.2011 alle ore 11.35 negli Uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, nella stanza del Procuratore Aggiunto sezione esecuzione, piano 7 Torre B. Avanti al Pubblico Ministero Henry John Woodcock, è comparso Scaroni Paolo, nato a Vicenza il 28.11.1946.

Domanda: Come e dove ha conosciuto Luigi Bisignani?

Risposta: Ho conosciuto il Bisignani negli anni ’70 presentato da tale ing. Agostino Rocca, amico del padre del Bisignani per il quale il Bisignani faceva la rassegna stampa; da allora ho sempre visto il Bisignani ad intermittenza dal momento che ho vissuto molto all’estero; da quando sono rientrato in Italia lo vedo molto di più. Con Bisignani ho un forte legame di famiglia, abbiamo casa sull’argentario entrambi e le nostre famiglie si conoscono.

Domanda: Come mai lei chiede al Bisignani di informarsi su quale sarà l’oggetto dell’incontro fissato con lei ad Arcore per il mercoledì 27.10.2010 (e poi anticipato alle ore 16.00 del 25.10.2010 dal Presidente Berlusconi? Chiarisca il senso e il contenuto delle conversazioni e degli sms corrispondenti ai n. 2601 del 23.10.2010, 2775, 2783, 2785, 2786, 2787, 2799, 2831 del 25.10.2010 captate sull’utenza n. xxxxxxx in uso al Bisignani (che vengono fatte ascoltare alla parte con contestuale lettura della relativa trascrizione); chiarisca in particolare la ragione per la quale lei chiede a Bisignani quali argomenti e quali questioni affrontare e trattare con il Presidente Berlusconi e addirittura che cosa dire a Berlusconi; dica quali sono le due “cose” che il Presidente Berlusconi avrebbe detto a lei e che lei dice che avrebbe riferito al Bisignani “di persona” e “da vicino” (cfr conv. 2831)

Risposta: Ribadisco che il Bisignani è un mio amico e che io mi consiglio a volte con lui e sento le sue opinioni perché lo considero un esperto di relazioni e conosce tanta gente. Io comunque alla fine decido sempre di testa mia. Nello specifico, nelle conversazioni che ho appena ascoltato la “lettera” a cui facciamo riferimento è – credo – una lettera che avevo scritto ai Russi – e cioè alla Gazprom il cui amministratore è Miller che è l’azienda russa da cui importiamo il Gas – e che volevo sottoporre a Berlusconi vista la rilevanza politica della vicenda e visti i rapporti esistenti tra Putin e Berlusconi. Non mi ricordo le ragioni per le quali Berlusconi mi convocò e non mi ricordo quali erano le “due cose” di cui io volevo parlare “da vicino” con il Bisignani. Io ho ritenuto di chiedere a Bisignani il motivo della mia convocazione da parte di Berlusconi dal momento che lui ha quotidiani rapporti con membri del Governo, con Giornalisti e con esponenti delle Istituzioni e dunque è più informato di me; peraltro Bisignani ha rapporti di amicizia storici con Letta.

Domanda: Quali sono e quali sono stati i rapporti tra Bisignani e l’Eni, e prima tra Bisignani e l’Enel? Le risulta che il Bisignani si sia “speso” per farle ottenere le suddette nomine?

Risposta: Io ho lavorato dal 1996 al 2002 in Inghilterra, a quell’epoca vedevo il Bisignani due o tre volte all’anno; fino a quell’epoca avevo visto Berlusconi una sola volta nella mia vita. Nel 2001 Bruno Ermolli (consulente finanziario milanese molto legato a Berlusconi) incontrò mia moglie ad un ricevimento e gli disse di farmi vivo quando sarei tornato in Italia; quando tornai in Italia, nel 2001, Ermolli mi portò ad Arcore; qualche mese dopo Bruno Ermolli mi chiamò e mi disse che Berlusconi mi voleva vedere a Roma; andai a Palazzo Grazioli e Berlusconi mi propose di fare l’Ad dell’Enel; eravamo nell’aprile del 2002. In quel contesto intensificai i rapporti con Berlusconi, Tremonti, Matteoli e con l’allora Ministro dell’Industria Marzano. Nella primavera del 2005 Berlusconi mi chiamò e mi propose di fare l’Ad dell’Eni; in quel contesto mi chiese pure chi avrei visto bene io come mio successore all’Enel, e io gli dissi Conti. Nel 2005 sono stato nominato Ad dell’Eni e nel 2008 sono stato rinnovato. Per ciò che riguarda il Bisignani vi dico che almeno a me non risulta che il Bisignani stesso si sia speso e sia intervenuto per farmi ottenere la suddette nomine. Se lo ha fatto lo ha fatto a mia insaputa. Certamente a Berlusconi il mio nome lo ha fatto, per primo Bruno Ermolli.

Domanda: Conosce Alfonso Papa?

Risposta: Non conosco Alfonso Papa, né l’avevo mai sentito nominare prima di leggere, in questi giorni il suo nome sui giornali.

Domanda: Bisignani le ha mai segnalato persone da assumere in Eni?

Risposta: A me personalmente no; non so ad altri.

Domanda: Le risulta che Bisignani svolta un qualche ruolo in Eni?

Risposta: Lo escludo categoricamente; mi risulta che la Ilte ha un rapporto con Eni di cui io neppure sapevo; parliamo di cifre piccole di cui ripeto io neppure sapevo. L’unica cosa che il Bisignani mi suggerisce da tempo è quello di stampare un giornale, un free press, da dare gratuitamente nelle nostre stazioni di servizio; ritengo che lui me ne abbia parlato nell’interesse della Ilte. Io tuttavia sono un po’ perplesso. Tenga presente che l’Eni possiede l’agenzia di stampa Agi che è la seconda agenzia italiana dopo l’Ansa. L’Agi percepisce contributi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, credo, dal Ministero degli Esteri.

Domanda: Per quale ragione quando parla con il Bisignani – che, come lei stesso ha appena ha evidenziato, non alcun ruolo nell’ENI, né alcun altro ruolo istituzionale – usa tante precauzioni?

Risposta: Mi risulta che il Bisignani ogni tanto cambia numero, ritengo per sottrarsi agli “scocciatori” che lo importunano.

Domanda; Chi è l’Agnese dell’Eni con la quale parla Bisignani?

Risposta: E’ la responsabile della mia segreteria che mi risulta conosce Bisignani da oltre 20 anni.

Domanda: ci può fornire qualche chiarimento sul viaggio fatto da lei, dal Lucchini e da altri Dirigenti Eni in Giordania?

Risposta: l’Eni lavora in Iraq; ogni volta che vado a Bagdad facciamo scalo ad Amman; dormiamo ad Amman e poi la mattina si va a Bagdad e la sera ritorniamo a Milano. In quella circostanza c’era Frattini a Bagdad e io avevo appurato che in quel fine settimana era a Amman con la figlia; fu così che quella sera cenammo tutti insieme ad Amman

Domanda: quali sono i suoi rapporti con la Libia e segnatamente con l’Ambasciatore Libico Hafed Gaddur.

Allo Scaroni viene fatta leggere la relative trascrizione dell’sms corrispondente al progressivo 7351 del 10.9.2010, della conversazione n. 42, 60 del 28.9.2010 e 195 del 29.9.2010 e n.213 del 4.10.2010 num. xxxx

Risposta: Abdulhafed Gaddur è un ambasciatore a Roma sicuramente molto influente che conosce tutti da Berlusconi a Letta da Frattini a Bisignani; oggi Gaddur si è schierato con i rivoltosi. Bisignani è molto amico del Gaddur e probabilmente nelle suddete conversazioni si fa riferimento a talune questioni collegate al rinnovo del contratto GAS con la Libia che io ho rinegoziato ad agosto 2010; al riguardo fui chiamato da Gaddur che mi disse che il primo ministro Libico Bagdadi faceva problemi e frapponeva ostacoli a tale rinnovo pretendendo che l’Eni finanziasse attività sociali in Libia in cambio della conclusione del contratto; direi quasi una concussione; tale cosa a me non andava giù dal momento che il finanziamento riguardava proprio l’area dove erano allocati i campi di concentramento degli Italiani in Libia.

Domanda: quali sono le “carte” cui Lei e il Bisignani fate riferimento nelle conversazioni corrispondenti ai n. progressivi n. 640, 709, 715, 719 del 6.10.2010 captate sull’utenza n. xxxxxx in uso al Bisignani (che vengono fatte ascoltare alla parte con contestuale lettura della relativa trascrizione)? chi è quello che definite come “il nostro uomo”? Qual è la cosa che, a detta del Bisignani, “può interessare” a lui (Scaroni) e che il Bisignani gli avrebbe raccontato “da vicino”?

Risposta: Non mi ricordo a che cosa facciamo riferimento; non ho idea in questo momento di quali siano “le carte” a cui facciamo riferimento.

Domanda: Chiarisca e termine della vicenda inerente alla Nigeria di cui Lei e il Bisignani parlare nelle conversazioni/sms corrispondenti ai n. progressivi 1340, 1341, 1343 del 18.11.2010 captate sull’utenza n. xxxxxx in uso a Pollastri Paolo (autista del Bisignani che nel caso di specie ha utilizzato il telefono dell’autista); ci spieghi perché vengono utilizzate tali precauzioni?

Risposta: quello della telefonata 1341 non sono io, probabilmente è Descalzi o Casula; neppure quello della conversazione 1343 sono io. Immagino che la vicenda Nigeriana cui si fa riferimento sia quella del giacimento n. 245 che si trova in Nigeria, in mare, di fianco alla Opl 119 che un nostro blocco Nigeriano; per questa ragione, l’Eni ha cercato a più riprese di comprare la quota della compagnia petrolifera nigeriana Malabu. Circa un anno fa il Bisignani mi disse che c’era una piccola banca d’affari inglese capeggiata da un Nigeriano cattolico che diceva di avere un mandato per vendere una quota della Malabu; al riguardo io presentai il Bisignani al Descalzi che è il responsabile del settore Oil dell’Eni e cioè il soggetto Eni che doveva occuparsi della vicenda; tale trattativa non è andata a buon fine.

Domanda: A che cosa si riferisce la conversazione n. 327 del 14.10.2010 captata sull’utenza n. xxxxx in uso a Bisignani.

Risposta: l’interlocutore non sono io, ritengo che sia il Descalzi e che si faccia riferimento alla suddetta vicenda Nigeriana; il Roberto è Casula e Vincenzo non so chi è; il Vendor è “il venditore”, e cioè la Malabu; “biddare” in gergo vuol dire offrire.

Domanda: Lei conosce Francesco Micheli e G. Di Nardo?

Risposta: Non ho mai sentito nominare Gianluca Di Nardo; conosco benissimo Francesco Micheli, sono con lui nel consiglio di amministrazione della Scala di Milano, con lui non ho rapporti finanziari né personalmente né come ENI. Mi risulta che il Micheli conosca anche il Bisignani.

Domanda: Conosce la banca Akros?

Risposta: Si, ma non ho alcun rapporto.

Domanda: Sa dei precedenti giudiziari del Bisignani

Risposta: Si.

Domanda: Sa se vi siano rapporti ovvero contratti o qualsivoglia relazione commerciale tra l’Eni e la Visibilia ovvero tra l’Eni e la Dani Comunicazioni?

Risposta: No, non so nulla, devete chiedere a Lucchini.

Domanda: Sa se vi siano rapporti ovvero contratti o qualsivoglia relazione commerciale tra l’Eni e Dagospia?

Risposta: So che Eni fa pubblicità su Dagospia, non so però quando e come ciò sia accaduto e con quali modalità.

Domanda: chi ha scelto Lucchini e chi lo ha fatto entrare in Eni?

Risposta: Lo scelto io, ma non me l’ha segnalato Bisignani. Bisignani è stato il capo di Lucchini in Montedison.

Domanda: Sa di investimenti mobiliari immobiliari del Bisignani?

Risposta: Non so nulla; non sono mai stato a casa sua a Roma; sono stato nella sua splendida casa ad Ansedonia sulla collina di Giardino; mi risulta che produca anche dell’olio che mi regala; credo che l’abbia acquistata 10 o 15 anni fa.

Domanda: Ha mai conosciuto Sama o Cusani?

Risposta: Conosco Cusani ma non Sama.

Domanda: Allo Scaroni viene letto un brano estratto dal verbale delle sommarie informazioni rese da Di Nardo Gianluca in data 22.2.20100, e segnatamente il seguente brano: “…..Il “pazzo” al quale fa riferimento nella seconda conversazione è il mio socio Francesco Micheli; nella conversazione facciamo io e il Bisignani riferimento ad un potenziale investimento dell’Eni in Africa, e precisamente nel centro Africa; sarò più preciso: per mio lavoro ho molte relazioni in Africa; nel caso di specie seppi che un mio contatto africano Dan Etete, già Ministro del Petrolio in Nigeria (quello che chiamiamo il “ciccione”) voleva cedere una concessione petrolifera (il nome tecnico è “blocco petrolifero”) in Nigeria; il suddetto Etete si era rivolto, tra l’altro, anche ai dirigenti dell’Eni oltre che alla Total (che noi chiamiamo nella telefonata i “francesi”) e alla Shell (che noi chiamiamo nella telefonata gli “arancioni”). Per tale ragione mi rivolsi al Bisignani per sapere se l’ENI era effettivamente interessata all’affare…..”. dott. Scaroni lei ci sa dire a cosa il Di Nardo si riferisca?

Risposta: Non conosco né Etete né Di Nardo; ipotizzo che si parli del suddetto “blocco 245” di cui ho parlato e che il menzionato Etete sia in qualche modo azionista della Malabu che detiene la concessione.

Domanda: Nel caso di finanziamento o donazioni fatte dall’ENI, come quelli riferiti alla Libia, come avviene in concreto il passaggio di danaro ovvero l’elargizione?

Risposta: l’Eni ha un ufficio ad hoc e soprattutto interveniamo sulle “opere” e non con danaro; si tratta di elargizioni detraibili al 70%; ribadisco che noi non diamo danaro ma opere, ciò è accaduto, per esempio, nel 2005 quando abbiamo dato 150 milioni di dollari alla fondazione Gheddafi (di cui 80 spesi fino ad ora); le opere le facciamo noi e la fondazione individua le opere da fare. Ciò accade in tutti i paesi sottosviluppati.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/22/da-b-all%E2%80%99affare-con-putinl%E2%80%99eni-pilotata-da-bisignani...

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Baudo e la Ferrari nella rete di politici e star
Nelle diecimila pagine di verbali anche Scajola, Frattini e D'Agostino

NAPOLI - Se diventerà un processo, e con quanti imputati e per quali reati, bisognerà aspettare per saperlo, e i tempi sicuramente non saranno brevi. L'inchiesta sulla cosiddetta P4, condotta dai pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio, è ancora lontana dalla conclusione, ci saranno ancora interrogatori e convocazioni di testimoni, altri atti investigativi verranno, e già gli inquirenti sono alla ricerca di altre possibili talpe negli ambienti delle forze dell'ordine, come già ne sono stati individuati due, altri nomi probabilmente compariranno tra gli indagati.
Ma qualunque sarà l'esito finale - soprattutto in relazione al riconoscimento o meno dell'associazione per delinquere che gli indagati secondo l'accusa avrebbero messo insieme - c'è una cosa che è già scolpita nelle oltre diecimila pagina raccolte finora dagli inquirenti: l'imponente rete di contatti intessuta da Luigi Bisignani, e l'altrettanto colossale sistema di potere che l'ex giornalista diventato uomo d'affari aveva saputo mettere in piedi attraverso l'uso di questi contatti.
I verbali di interrogatorio delle decine e decine di testimoni ascoltati da Curcio e Woodcock e le intercettazioni telefoniche raccolte dalla guardia di finanza durante le indagini raccontano che in questa inchiesta ci sono entrati - per la stragrande maggioranza non da indagati - quasi tutti i nomi dell'Italia più in vista. Politici, imprenditori, manager di Stato, banchieri, giornalisti, uomini e donne di spettacolo, prefetti, militari, magistrati, esponenti delle forze dell'ordine. Tutti chiamano Bisignani e con tutti - e di tutto - Bisignani parla. Agli atti dell'inchiesta c'è un'informativa inviata ai magistrati, in cui la guardia di finanza stila addirittura una classifica dei contatti più frequenti. I politici più assidui nel comporre uno dei tanti numeri di cellulare di cui Bisignani disponeva fino a prima dell'arresto sono il sottosegretario Daniela Santanché e il ministro Franco Frattini. Ma ci sono pure altri due ministri, Stefania Prestigiacomo e Raffaele Fitto, e un ex ministro, Clemente Mastella. E ancora: il coordinatore del Pdl Denis Verdini, la deputata del centrodestra Michaela Biancofiore, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. Ma, è scritto in una delle informative, «si rileva che» Bisignani «ha contatti con il presidente del Consiglio Berlusconi».
Lungo anche l'elenco del mondo dei media. Da Mario Orfeo, ad Alessandro Sallusti, a Roberto D'Agostino, ad Angelo Maria Perrino, a Corrado Ruggeri. Dalla Rai chiamavano la conduttrice della Domenica Sportiva Paola Ferrari, e poi Guido Paglia, Alfredo Meocci, Agostino Saccà. E pure Pippo Baudo. E a ulteriore testimonianza del potere di Bisignani anche le continue chiamate che riceveva da alti ufficiali delle forze dell'ordine e da prefetti. Tra i contatti più frequenti quelli con il generale di corpo d'armata dei carabinieri Lucio Nobili
Tutte telefonate dalle quali emerge il potere che ognuno degli interlocutori riconosceva a Bisignani. Ed emergono anche toni confidenziali, come in uno dei contatti con D'Agostino finito nelle carte dei magistrati, quando i due parlano del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, che, dice il fondatore del sito Dagospia, «è sempre più matta, perché l'ultima che mi hanno detto che lei vuole... vuole veramente... pretende davvero la mano di Berlusconi... Vuole che Berlusconi la prenda, la impalmi».
Fin qui le telefonate. Ma c'è anche molto altro materiale raccolto dagli investigatori. Come, per esempio, le immagini del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro fotografato con l'ex ministro Claudio Scajola.

Fulvio Bufi
23 giugno 2011


www.corriere.it/politica/11_giugno_23/bufi-baudo-ferrari-nella-rete-di-politici_750b9274-9d62-11e0-b1a1-4623f252d3...

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«Così aiutai la Santanchè a entrare nel governo»
Il racconto di Bisignani su affari e manovre politiche Bocchino mi chiamò per aiutarlo a riavere i contributi per l'editoria I miei rapporti con Berlusconi? L'ho conosciuto che non era neanche Cavaliere

ROMA - Racconta di sé Luigi Bisignani, presentandosi la prima volta ai pubblici ministeri di Napoli che l'hanno inquisito per il reato di associazione segreta: «La mia storia parte da lontano, ed è una storia di relazioni; mio padre, dirigente della Pirelli, era una persona molto in vista che è morta quando io avevo 16 anni lasciandomi, appunto, molte "relazioni, in primis con Andreotti, con Stammati e con altri». Fece il giornalista all'agenzia Ansa e in quella veste - dice - conobbe Licio Gelli «che mi dava notizie, tant'è che io diedi la notizia della perquisizione a Castiglion Fibocchi». Era il 1981, e da lì vennero fuori gli elenchi degli affiliati alla Loggia P2, in cui compariva anche il nome di Bisignani: «Ma io non ho mai messo piede in una loggia massonica, e non sapevo di essere iscritto alla P2».

Poi si dedicò all'organizzazione dei Mondiali di calcio in Italia del 1990, e «dopo il distacco mi annoiai di fare il giornalista e andai a fare il direttore generale della sede di Roma del Gruppo Ferruzzi». Comincia un'altra carriera, arrivata fino ad oggi: la carriera di un grande tessitore agevolato dalle conoscenze con persone che nel frattempo hanno assunto un ruolo primario nella vita politica ed economica del Paese: «Ho conosciuto Berlusconi tanti e tanti anni fa, quando non era neppure cavaliere del Lavoro». E forse per questo Bisignani è stato in grado, negli ultimi anni, di muoversi dietro le quinte della coalizione politica di centro-destra. Come nel caso dell'attuale sottosegretario per l'attuazione del programma, Daniela Santanchè.

L'aiuto alla Santanchè
«Si trovò in un momento di difficoltà quando il segretario di Alleanza nazionale era Gianfranco Fini, che la esautorò da tutti gli incarichi del partito», spiega Bisignani, che le diede dei consigli: «Suggerii alla Santanchè di approdare alle file de La Destra, dove avrebbe avuto un ruolo di primo piano e una maggiore visibilità. Di seguito il mio consiglio si rivelò sbagliato, poiché La Destra andò molto male alle elezioni del 2008, anche perché Berlusconi non permise, diversamente da quanto io avevo previsto, l'apparentamento elettorale». Più che previsioni, erano promesse ricevute: «Preciso che Berlusconi, con cui avevo parlato, mi aveva promesso che questo apparentamento elettorale ci sarebbe stato, perché in tal modo avrebbe prosciugato ulteriormente il bacino elettorale in cui attingeva Fini. Io, forte di questo incontro che avevo avuto con Berlusconi, avevo consigliato la Santanchè in tal senso».

Seguì una netta rottura politica tra la donna e il presidente del Consiglio, che scatenò «una violenta campagna elettorale che vide contrapposti i due». La Santanchè rimase fuori dal Parlamento, e l'amico Bisignani le andò in soccorso: «Mi spesi per farla riavvicinare al Pdl e poi per farle avere un incarico di governo. Ne parlai sia con Verdini che con Letta e Berlusconi. Costoro mi dissero che per loro non c'erano problemi, però c'era il veto di Fini. A questo punto io mi impegnai per convincere i finiani a togliere questo veto. Presi i contatti con La Russa, Ronchi e soprattutto con Bocchino, che infine fu decisivo nel senso che durante un pranzo a Montecitorio, presente lo stato maggiore del Pdl, sicuramente fra gli altri Fini e Berlusconi, i coordinatori e i capigruppo parlamentari, Bocchino annunciò che era stato tolto il veto alla Santanchè da Fini, che a sua volta annuì. Il racconto di questo incontro mi è stato fatto da un po' tutti i protagonisti».

Successivamente si sono consumate altre rotture, e oggi la Santanchè i finiani sono nuovamente su fronti opposti. Cosa che non impedisce a Bisignani di mantenere rapporti con tutti. Da un lato l'imprenditrice scesa in politica e oggi fedelissima berlusconiana, dall'altro Italo Bocchino e i finiani finiti all'opposizione: «In questo scenario politico si innesta la mia attività collaborativa, senza fini di lucro, a favore della Santanchè. In pratica feci stringere i rapporti tra lei e la famiglia Angelucci... In seguito questo rapporto si istituzionalizzò con una iniziativa che io stesso le consigliai, e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità denominata Visibilia, che poi è diventata la società che ha raccolto per circa un anno la pubblicità degli Angelucci».

Le richieste di Bocchino
In favore di Bocchino, invece Bisignani intervenne per provare a riattivare i finanziamenti pubblici per il giornale napoletano il Roma: «Bocchino mi riferì che per motivi di chiara vendetta politica la presidenza del Consiglio, per mano del responsabile dell'editoria Elisa Grande, aveva congelato i contributi. Su richiesta di Bocchino mi interessai personalmente della cosa in quanto ben conosco la dottoressa Grande, che mi confermò che il finanziamento era stato bloccato, ma mi spiegò che il suo ufficio non aveva responsabilità, in quanto si trattava di un atto dovuto... Per dimostrarmi che non si trattava di vendetta politica mi disse che analogo trattamento era stato riservato ai giornali di area berlusconiana, quali Libero, perché era collegato con il giornale Il Riformista».
In una telefonata con Bocchino, Bisignani fa riferimento all'«Ente più grosso amico mio», e ai magistrati spiega: «Dico che sono amico dell'Eni perché sono molto legato a Scaroni (amministratore delegato e direttore generale dell'Ente, ndr) e da sempre all'Eni. Ho facilitato la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia, ovvero la Santanchè, e Eni, Enel e Poste». E ancora: «In alcune conversazioni io parlo con Bocchino di voti e di votazioni dal momento che volevo evitare le elezioni anticipate».

«Dicono che sia massone»
Tra le centinaia di testimonianze raccolte dai pm Woodcock e Curcio, ce ne sono alcune che confermano la rete di rapporti intessuta e per certi versi «confessata» dal manager. Come quella del ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che nel suo interrogatorio sostiene: «Bisignani mi ha contattato nella primavera del 2010 perché era interessato, mi pare tramite la Ilte (la società di cui è socio, ndr) a stampare talune pubblicamenti del ministero dell'Ambiente, ma poi non se n'è fatto nulla...So che Bisignani ha aiutato politicamente la Santanchè, sia quando la stessa era contro Berlusconi sia poi a riconciliarsi con Berlusconi... Ritengo che Bisignani abbia rapporti particolari con Dagospia, dico ciò perché spesso mi diceva di guardare il sito in oggetto».


E Lorenzo Borgogni, direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica: «Bisignani ufficialmente lavora alla Ilte, in ogni caso io so che è molto legato a Letta e Scaroni e che ha "le mani in pasta" in tante cose; a tale proposito posso dire che ha grande influenza sull'Eni. Alfonso Papa (l'ex magistrato deputato del Pdl, indagato nell'inchiesta napoletana) me l'ha presentato Luigi Bisignani a casa di Daniela Santanchè in occasione di una cena circa due anni fa... Quella sera ho avuto l'impressione che il Bisignani e il Papa fossero molto legati... Negli ambienti romani è noto che il Bisignani sia massone, tuttavia non posso dirlo con certezza dal momento che io non sono massone, né nessuno mai me lo ha chiesto».

Giovanni Bianconi
23 giugno 2011


www.corriere.it/politica/11_giugno_23/Cosi-aiutai-la-Santanche-a-entrare-nel-governo_94eb825a-9d5f-11e0-b1a1-4623f252d3...

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P4: “Berlusconi non funziona più
È tutto fuori controllo” Bisignani al telefono con Scaroni liquida il governo. Indagine bis su gas e petrolio: riemerge Pacini Battaglia. Dagospia e la Carfagna che vuole "farsi impalmare" dal premier, la rete della nuova cricca e il grande business per l'energiaUn Governo che “non funziona più, non fa più niente” e una ministra, Mara Carfagna, che chiederebbe d’essere “impalmata” da Silvio Berlusconi. Le conversazioni di Luigi Bisignani, intercettate al telefono, raccontano un Paese allo sbando nel quale la politica, grazie ai suoi governanti, assume toni grotteschi. Nel sottobosco, però, i faccendieri tramano per chiudere affari e acquisire potere: al centro ci sono sempre l’energia, gas e petrolio, con commesse in Russia, Qatar e Cipro.

Affari al centro di un’altra indagine, quella dei pm napoletani Catello Maresca e Marco del Gaudio, che ha in comune il coinvolgimento dello stesso protagonista: Luigi Bisignani. Una seconda inchiesta che ha scandagliato nei sotterranei del potere, facendo riemergere un altro grande vecchio, Francesco Pacini Battaglia, segno che gli uomini di tangentopoli continuano, ancora oggi – spesso all’ombra del Vaticano, lo stesso Vaticano della maxi tangente Enimont – a governare l’Italia e i suoi affari.

Nel 2003 Pacini Battaglia fu condannato a 7 anni e 3 mesi per i fondi neri dell’Eni. Come Bisignani, anche lui è cresciuto nel colosso dell’energia, e se il primo gestisce l’immenso potere che gli è derivato dalle “relazioni”, il secondo continua a occuparsi di petrolio e gas. Bisogna seguire l’affare miliardario dell’energia, e gli uomini che lo governano, per comprendere gli equilibri del Paese. E anche per cogliere gli umori e i giudizi che contano. Come quello di Bisignani che, sul governo Berlusconi, ha un’idea ben precisa. E la spiega all’amministratore delegato dell’Eni, suo uomo di fiducia, Paolo Scaroni, il 25 ottobre 2010: “E’ un governo che non fa più niente, non funziona più”. Frasi dette poco prima dell’appuntamento di Scaroni con Berlusconi ad Arcore, pochi minuti che descrivono l’andazzo di un governo con i “ministri in rivolta” e un totale fallimento strategico per gli stessi interessi di Berlusconi, cioè “l’accordo sulla giustizia”, che non può prescindere da Gianfranco Fini. E Bisignani cerca di consigliare il premier attraverso il suo fido Scaroni.

Scaroni: …sto andando ad Arcore…
Bisignani: calcola che lui è… abbastanza giù, molto polemico col tuo diretto interessato, però, insomma, lascerei perdere perché se no poi…
S: Con chi con…?
B: Giulio, sì, sì
Scaroni: Eh, lo so, oggi Draghi mi ha detto delle cose pazzesche di Giulio (…)
B: La situazione è assolutamente fuori controllo (…) secondo me, il discorso che gli puoi fare tu dall’esterno e che, secondo me, lui può apprezzare, gli devi dire… qual è l’urgenza maggiore che hai? Se è quella di fare l’accordo sulla giustizia, mettiti d’accordo con Fini e falla finita, se non è quella vai alle elezioni, però la cosa peggiore che stai… che sta succedendo è questa “morta cora” complessiva, con tutti i ministri in rivolta (…) l’ unica cosa che non si può fare è andare avanti in questo modo… per cui o fai l’accordo mangiando tutto quello che devi mangiare, però lo consideri necessario oppure chiudi la partita (…) Io questo gli direi, perché all’estero questo spettacolo di… di un Governo che non fa più niente non funziona più (…)”.

Questioni d’amore
Niente funziona, dice Bisignani, ma la guerra tra berluscones e finiani frattempo raggiunge livelli da implosione. E per capirlo basta ascoltare la conversazione del 22 ottobre 20101 tra Bisignani e Roberto d’Agostino, patron del sito Dagospia, mentre parlano di Italo Bocchino e Mara Carfagna e della “guerra” con Fini e la sua compagna Elisabetta Tulliani.

D’Agostino: tesoro mio lei non centra un cazzo però a un certo punto gli ho detto perché ha detto quella cosa. .. io non ho visto la puntata (…) era in trasmissione ad Annozero hanno affrontato su chi c’è dietro Dagospia c’ha la faccia del culo… chi c’è dietro alla Carfagna vogliamo scrivere?
B: gli hai detto, no?
D’A: certo … quello che ho fatto io per fermare a (inc.) ho azzerato tutti pettegolezzi di.. della Carfagna e di Bocchino insieme all’hotel Vesuvio in accappatoio mentre arriva mezza Roma (Mezzaroma è il cognome del compagno della Cafagna, ndr) allora dovevamo scrivere questo .. ma vaffanculo allora dice (inc.) stiamo in guerra tu tutti i giorni attacchi Fini e Tulliani (…) poi è un idiota anche perché c’ha quest’altra scema della Carfagna, no (…) che è sempre più matta perché, l’ultima che mi hanno detto che lei vuole … vuole veramente .. pretende davvero la mano di Berlusconi, la sai l’ultima? Veramente vuole che Berlusconi la prenda … la impalmi.
B: ma cose da pazzi…

Affari esteri
E mentre il governo che non funziona implode nella “guerra” con Fini e i gossip su Bocchino e la Carfagna, che vorrebbe essere sposata – secondo d’Agostino – da Berlusconi, altri personaggi, alcuni legati a Bisignani, si muovono per fare affari con petrolio e gas. Al centro della vicenda, oltre Pacini Battaglia, c’è un nome poco noto, quello di Sergio Lupinacci, che secondo la Finanza, può vantare “rapporti di conoscenza e di cointeressenza con numerosi personaggi di spicco dell’ambiente politico, istituzionale, economico e religioso”. Lupinacci, nel suo passato, è stato socio di dalemiani di ferro come Enrico Intini e fondatori di Forza Italia come Marcello dell’Utri o imprenditori del calibro di Paolo Angelucci, proprietario di Libero e del Riformista, oltre che di una società che si occupa di sanità in tutt’Italia. Gli inquirenti lo ritrovano anche nel Cda della fondazione Osservatorio del Mediterraneo, un ente internazionale che fa capo al Ministero degli Affari Esteri. È lui che si spende per la nomina, al vertice del Comitato Esecutivo di “Centro Nord-Sud (un organismo del Consiglio d’Europa), della parlamentare Pdl Deborah Bergamini: il “centro” si occupa di favorire i rapporti dei 47 stati membri con i paesi in via di sviluppo. Lupinacci riesce a sensibilizzare il ministro Franco Frattini attraverso Tonino Bettanini, responsabile del coordinamento della comunicazione al ministero degli Affari Esteri, e l’interesse si spiega, secondo l’accusa, “per la possibilità che avrà la Bergamini di gestire “una marea, un mare di fondi”, dei quali potranno beneficiare, tra l’altro, anche le Università chiamate a presentare progetti”. Nel mondo delle università, e degli interessi di Lupinacci, c’è Tor Vergata, guidata dal rettore Renato Lauro, dove lavora il ricercatore scientifico Nicola Di Daniele. Ma soprattutto, scoprono gli inquirenti, Lupinacci è “attivo, con funzioni d’intermediario, in rilevanti operazioni d’importazione di gas e petrolio greggio, nelle quali risulta coinvolta la società “Nilo Sviluppo” e Francesco Pacini Battaglia. Affari che interessano “anche Renato Lauro, il Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, che Lupinacci contatta per aggiornarlo sulle trattative e per farsi mettere in contatto con Battaglia”. Il compito di Pacini Battaglia, scrve la Guardia di Finanza, è quello “di procacciare gli acquirenti finali di gas”. I pm scoprono interessi con una società di Cipro, altri affari nel Qatar, e soprattutto in Russia, con la Gazprom.

Tra le persone legate a Bisignani, il ricercatore Nicola di Daniele. Gli inquirenti descrivono “un’articolata struttura associativa composta da soggetti in grado di mediare tra imprenditori, esponenti politici, alti funzionari dello Stato e amministratori di grandi gruppi industriali e bancari appartenenti in passato al sistema delle cd. “partecipazioni statali”. In quest’indagine, Bisignani è stato intercettato più volte, ed è solo una delle inchieste connesse alla P4, che ormai spazia dalla cricca del G8 all’affare Pio Pompa Sismi.

di Marco Lillo e Antonio Massari

da Il Fatto Quotidiano del 23 giugno 2011

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[Modificato da angelico 23/06/2011 14:22]

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Mamma che intrecci,viene mal di testa solo a leggere e tentare di capirli!Mi chiedo:come fanno questi soggetti a vivere in questa maniera,calcolando,manipolando,tenendo il controllo su tutto!Non ci sara' mai un respiro profondo nella loro vita! [SM=g27825]

PS:grazie,angelico,per il lavoro di ricerca e di diffusione che fai sulle notizie di politica e relativa cronaca! [SM=g27823]
23/06/2011 21:30
 
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rossijack, 23/06/2011 19.22:

Mamma che intrecci,viene mal di testa solo a leggere e tentare di capirli!Mi chiedo:come fanno questi soggetti a vivere in questa maniera,calcolando,manipolando,tenendo il controllo su tutto!Non ci sara' mai un respiro profondo nella loro vita! [SM=g27825]

PS:grazie,angelico,per il lavoro di ricerca e di diffusione che fai sulle notizie di politica e relativa cronaca! [SM=g27823]






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I VERBALI
"Ci stanno portando nel baratro
dobbiamo agganciare Montezemolo"
I colloqui "governativi" con Bisignani per evitare la crisi. I ministri, anche Frattini, preparavano il dopo-Silvio. Il faccendiere teme per la tenuta del governo, dopo le polemiche devastanti su Fini e la casa di Montecarlo. Tutti chiedono una mano all'ex piduista
di FABIO TONACCI e FRANCESCO VIVIANO


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Luigi Bisignani ai domiciliari
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Il ritratto: Bisignani, l'uomo simbolo
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De Magistris: "Fui trasferito dopo"
ROMA - C'è Alfonso Papa che prepara su richiesta di Frattini - non si sa a che titolo - "schede" per la riforma della giustizia, che Bisignani dovrà autorizzare. C'è il suo compagno di partito Alfredo Vito che lo ricopre di insulti davanti al pm Woodcock. C'è il ministro Gelmini che con l'amico "Gigi" tenta una manovra per avvicinare Luca Cordero di Montezemolo: "Dobbiamo tenerlo agganciato in qualche modo". C'è il ministro degli Esteri che al telefono si sfoga perché vede il governo "sull'orlo del baratro". La Prestigiacomo che si lamenta di Berlusconi "perché dà sempre ragione alla Carfagna". E i ministri La Russa e Ronchi che, per motivi opposti, devono sciogliere la stessa matassa e si rivolgono a Bisignani: "Gigi, aiutaci tu". Tutti, ministri, parlamentari, chiedono una mano a "San Luigi Bisignani". Aiuti e consigli, come se fosse un segretario di partito.

LE "SCHEDE" DI PAPA
E' il nove settembre, il deputato Pdl Alfonso Papa chiama il faccendiere. "Mi ha telefonato Frattini, proprio lui - racconta a Bisignani - mi ha detto che ha parlato con il presidente (Berlusconi, ndr). Bisogna creare questo think tank, bisogna creare delle schede, delle cose, per i progetti di riforma della giustizia. Io ovviamente quando ho fatto tutto, vengo da te... così mi dici quello che devo fare". Bisignani non nega il suo aiuto. Ma in testa, l'amico Gigi, ha altro. Teme per la tenuta del governo, uscito da un'estate di polemiche devastanti sulla casa di Montecarlo. Ministri, sottosegretari, onorevoli, lo stanno chiamando da settimane per un consiglio su come uscire dallo stallo. Il ministro Andrea Ronchi, gli confessa di avere "il patema d'animo". Italo Bocchino chiede apputamenti, La Russa lo contatta dopo mesi in cui non si erano visti. Frattini, il 5 agosto, si sfoga con Bisignani: "Abbiamo 'sti pasdaran degli ex An che per salvare la pelle ci mandano tutti nel baratro".

IL BISIGNANI PENSIERO
Anche il "gran confessore" però, ha bisogno di confrontarsi con qualcuno, di chiedere consigli. E quel qualcuno è il democristiano Cirino Pomicino. I contatti tra i due sono frequentissimi. Si chiamano più volte al giorno. Parlano di tutto, delle partite di tennis tra Bisignani e il ministro Sacconi, di ex Udc da piazzare, delle sorti del governo. Il 10 settembre Bisignani lo chiama: "Tutta questa storia - dice - finirà con un governo del "cazzo" di Draghi... comunque questi sono assolutamente pazzi. Anziché mettersi d'accordo con uno (Gianfranco Fini, ndr) hanno aperto un fronte con venti...". Pomicino non capisce: "Quale fronte?". "Con venti persone, no?... Fondazioni, cose, casse....". Poi l'argomento gira sull'Udc. "Ho parlato con Lorenzo (Cesa, ndr) - racconta Pomicino - e la cosa si fa interessante. Mannino e alcuni deputati stanno andando via dal partito. In Sicilia va via Cuffaro e anche Saverio Romano". Romano diventerà ministro delle Politiche Agricole qualche mese dopo.

GELMINI E MONTEZEMOLO
Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, il 7 ottobre, si incontra con Luca Cordero di Montezemolo. Il giorno dopo racconta tutto a Bisignani: "Si è instaurato proprio un rapporto di simpatia - dice - vuole fare politica, questo l'abbiamo capito tutti. Gli ho consigliato di non prestare la sua faccia a un Partito democratico distrutto, e di evitare il terzo polo. Deve rimanere legato a Gianni Letta, che è la persona di riferimento di tutti noi. Secondo me, Gigi, dobbiamo stargli addosso, tenerlo agganciato...". "E io da quant'è che te lo dico?", la interrompe Bisignani. "Politicamente è un po' inesperto - prosegue la Gelmini - è lusingato sia da Casini che da sinistra... secondo te è utile fare un tavolo? Con te, lui, io, Frattini..?". "Quando vuoi", chiosa il faccendiere. La telefonata si chiude con l'ennesimo consiglio: "Fai una telefonata a Emma Marcegaglia stasera. Domani le fanno un'altra "puttanata", altre quattro pagine". Bisignani si riferisce ad articoli di giornale.

LA P3 E LE SCOMMESSE
Il 27 gennaio di quest'anno, i pm Curcio e Woodcock ascoltano, come persona informata sui fatti, Alfredo Vito, parlamentare eletto con Forza Italia nel 2001-2006 e poi nel 2006-2008. Parla di legami tra il deputato Alfonso Papa e Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi. Definisce gli onorevoli Cosentino e Cesaro "inadatti, sotto un profilo morale ed etico, a guidare un partito in Campania". Poi il discorso va sulla P3. "Mi risulta che un settore di interesse della "cosidetta P3" sia anche quello delle scommesse sportive. C'è stata una cena tra Flavio Carbone, Nicola Cosentino, Pasquale Lombardi e altri parlamentari tra cui Alfonso Papa, Amedeo La Boccetta e Nicola Di Girolamo, nel corso del quale si parlò espressamente dell'adozione di provvedimenti parlamentari che avrebbero dovuto incrementare l'ambito dell'applicazione delle scommesse, consentendole ad esempio anche nelle tabaccherie".


www.repubblica.it/politica/2011/06/24/news/intercettazioni_governo-18153735/?re...

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