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Referendum: Il governo rischia sul nucleare , sul voto decide la Cassazione

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2011 23:38
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03/06/2011 13:58
 
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Ancora più in là nella battaglia per l'acqua pubblica si sono spinti gli amministratori siciliani, regione dove la sinistra non brilla certo per numero di municipi controllati. Sull'Isola, che grazie allo statuto autonomo e all'intraprendenza dell'ex presidente Totò Cuffaro ha sperimentato la privatizzazione degli acquedotti con qualche anno d'anticipo, si è coalizzato un vastissimo movimento d'opposizione al quale hanno aderito oltre 140 giunte locali. "C'è stata una mobilitazione straordinaria da parte di amministratori di tutti i colori politici a sostegno della legge regionale d'iniziativa popolare che sancisce il divieto di mercificazione delle risorse idriche, anche perché qui è un impegno che si intreccia con quello per la legalità", ricorda Antonella Leto del Forum siciliano dei movimenti per l'acqua.

Un impegno davvero straordinario perché a differenza che al Settentrione, dove tutt'al più si può finire espulsi dal partito, in Sicilia ci si spinge fino a rischiare la vita. Come sta accadendo a Michele Botta, sindaco di centrodestra di Menfi, nell'agrigentino. In prima fila a sostegno della campagna "per l'acqua bene comune", Botta, come altri suoi colleghi, è stato più volte oggetto di minacce mafiose, compreso l'invio di una busta con un proiettile.


www.repubblica.it/politica/2011/06/03/news/acqua_trasversale-17113562/?ref...

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04/06/2011 01:02
 
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04/06/2011 17:45
 
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Acqua, Italia controcorrente
all'estero vince il pubblico
Cura dell'ambiente, importanza degli impianti e fattore tempo: ecco perché da Monaco di Baviera a Parigi si è tornati indietro e si è affidata la rete idrica al settore pubblico. Con maggiore efficienza e grandi risparmi
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Mentre il governo Berlusconi varava la legge che bocciava il gestore pubblico dell'acqua, facendolo finire in serie B e costringendolo per legge a restare in minoranza nelle aziende quotate in Borsa, grandi città, comprese quelle che per decenni avevano sperimentato la gestione privata, decidevano di puntare sul pubblico. Parigi, Berlino, Johannesburg, Buenos Aires, Atlanta, Monaco di Baviera sono tutte guidate da ideologi sprovveduti, teorici estremisti che odiano i capitali privati? Proviamo a vedere cosa sta succedendo in alcune di queste città partendo dal caso meno pubblicizzato, Monaco di Baviera.

La chiave per comprendere la scelta di Monaco è il rapporto tra l'acqua e il territorio. Per la risorsa idrica quello che conta è la qualità dell'ambiente: più si preserva la natura in cui l'acqua scorre, meno è necessario intervenire sugli acquedotti. Nel 1992 Monaco di Baviera ha deciso di acquisire i terreni vicini alla falda e di riservarli alla coltivazione biologica: niente chimica, allevamento controllato. In questo modo è stata vinta la battaglia contro i nitriti che per tre decenni avevano continuato a crescere e l'acqua può arrivare in tavola senza cloro e senza trattamenti chimici.
Analoga la scelta di Parigi che, dopo la decisione di far tornare l'acqua in mano pubblica togliendola alle due multinazionali francesi (Veolia e Suez) che gestivano il servizio da 25 anni, ha preso il controllo dei terreni collegati alla falda idrica e li ha concessi in affitto a canone agevolato o a titolo gratuito agli agricoltori che si sono impegnati a lavorare seguendo gli standard più rispettosi dell'ambiente. Secondo i dati del Comitato per il sì, le perdite di rete registrate in Francia dai due principali gruppi privati del settore vanno dal 17 al 27 %, contro il 3-12 % della gestione pubblica. E l'assessore alla municipalità di Parigi, Anne Le Strat, ritiene che il passaggio da un sistema privato a uno pubblico consentirà di risparmiare 30 milioni di euro l'anno.

"Questo tipo di scelte può essere fatto solo se la gestione dell'acqua è pubblica perché impone investimenti e programmazioni a lunghissimo termine", ricordano al Comitato per i sì al referendum. "Una società privata non ha interesse a investire per acquistare terreni che poi potranno non servirle più a nulla se alla scadenza il contratto non viene rinnovato. Inoltre avrebbe difficoltà a giustificare agli azionisti un investimento così importante per risolvere un problema che si può affrontare con una spesa molto minore utilizzando il cloro".

I punti cruciali sono dunque due. Il primo, come abbiamo visto, è lo spazio. Più è vasta l'area ambientalmente sana in cui l'acqua scorre minore è la necessità di un intervento correttivo sulla rete idrica. Il secondo è il fattore tempo. Gli importanti investimenti di cui il settore idrico ha assoluto bisogno per chiudere il cerchio dell'acqua collegando alle fogne quel 30 per cento di scarichi non ancora in regola, richiedono uno sguardo lungo. La manutenzione costa, l'espansione della rete costa. E i ritorni si misurano nell'arco di vari decenni. Spesso troppi per un'azienda privata che è abituata a rendere conto del suo operato in tempi decisamente più brevi e che difficilmente ottiene contratti con una durata di più di 30 anni. A meno che il controllo delle scelte sull'acqua non rimanga saldamente in mano alla mano pubblica.
(03 giugno 2011)

www.repubblica.it/ambiente/2011/06/03/news/estero_vince_acqua_pubblica-1...

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05/06/2011 21:20
 
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Il regime colpisce ancora:



tv.repubblica.it/copertina/e-il-tg1-sbaglia-la-data-dei-referendum/699...

E il Tg1 sbaglia la data dei referendum

(5 giugno 2011)
Durante i titoli dell'edizione delle 13,30 di sabato 4 giugno errate le date dei referendum: invece del 12 e 13 giugno, il conduttore legge "13 e 14 giugno
[Modificato da angelico 07/06/2011 16:32]

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06/06/2011 11:57
 
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Il 12 e 13 Giugno diventiamo tutti protagonisti di questo film:




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Di tutte le cose che farai la gente ricorderà solo le peggiori e se non le hai mai fatte le creerà dal nulla!
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La morte, per chi muore, è la fine di tutto; per chi resta è l'inizio del ricordo.
07/06/2011 14:54
 
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Nucleare, via libera della Consulta
"Ammissibile nuovo quesito"

Il verdetto, all'unanimità, della Corte Costituzionale sul quesito così come riformulato dalla Cassazione lo scorso 30 maggio. Respinto il ricorso presentato dall'Avvocatura dello Stato su iniziativa della presidenza del Consiglio
Manifesti in strada
ROMA - Con una decisione unanime la Corte Costituzionale ha stabilito di considerare ammissibile il nuovo quesito referendario sul nucleare, così come riformulato dalla Cassazione 1, lo scorso 30 maggio, dopo le modifiche contenute nel dl omnibus. Le motivazioni della decisione, scritte dal giudice Giuseppe Tesauro, saranno depositate in giornata.

LA SCHEDA: QUANDO, COME E SU COSA SI VOTA 2

Immediata la reazione dei Comitati per il Sì: "E' l'ennesimo e definitivo stop alle pretese di un governo che con una mano lascia libertà di voto e con l'altra cerca con ogni mezzo di sabotare il referendum. Ora la parola passa ai cittadini. Dopo i dubbi strumentali avanzati dai nuclearisti sul nuovo quesito - si legge in una nota del Comitato - oggi si compie un altro decisivo passo verso il quorum: adesso pretendiamo che l'informazione pubblica e quella privata facciano sapere ai cittadini che domenica e lunedì, coi quesiti 3 su acqua e nucleare, si decide della loro sicurezza e del loro futuro".

Ieri, era stato lo stesso neo eletto presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, a mandare un segnale ben preciso 4: "Personalmente ritengo di no", il referendum non può essere cancellato, aveva risposto ai cronisti, pochi minuti dopo la sua elezione. Parole per certi versi irrituali ("la Corte deciderà comunque domani dopo aver ascoltato tutte le parti interessate", si era affrettato a precisare Quaranta), ma che avevano acceso la speranza fra i comitati promotori.

L'Avvocatura generale dello Stato, per conto della presidenza del Consiglio, aveva chiesto che il referendum venisse dichiarato inammissibile 5 perché - aveva scritto il viceavvocato generale dello Stato Maurizio Fiorilli - le nuove norme "non parlano di nucleare" e la natura del referendum stesso, col quesito così riformulato, "non avrebbe più carattere abrogativo ma piuttosto consultivo se non propositivo". Di parere contrario Idv, Pd e comitati referendari.

Nel rendere note le motivazioni della sua decisione presa a maggioranza mercoledì scorso, la Cassazione aveva spiegato che il dl omnibus convertito in legge il mese scorso non solo non metterebbe fine alla produzione di energia nucleare in Italia, ma attraverso l'articolo 5 (commi 1 e 8) di fatto si aprirebbe "nell'immediato al nucleare", con una nuova disciplina che "conserva e anzi amplia le prospettive e i modi di ricorso alle fonti nucleari di produzione energetica". Per questo, hanno sostenuto i giudici della Cassazione - con una motivazione che il giudice relatore della causa, Antonio Agrò, si è rifiutato di scrivere perché in dissenso con la decisione - con le nuove norme "non si espunge il nucleare dalle scelte energetiche nuovamente disciplinate, che era e resta obiettivo della richiesta di referendum".

Oggi la Consulta ha ascoltato in camera di consiglio i legali delle parti che hanno presentato memorie in merito al trasferimento del quesito sul nucleare e poi ha espresso il suo verdetto. Nessuna pronuncia, invece, sui tre conflitti tra poteri sollevati dall'Idv per chiedere l'annullamento dell'emendamento al decreto omnibus, poi convertito in legge, e l'annullamento della delibera della Commissione di vigilanza Rai approvata lo scorso 4 maggio con disposizioni ritenute limitative degli spazi temporali in favore dei promotori e dei sottoscrittori dei quattro referendum. Il partito di Antonio Di Pietro ha infatti rinunciato ai conflitti di attribuzione perché - spiega il legale dell'Idv, il costituzionalista Alessandro Pace - "si ritiene soddisfatto del successo davanti alla Corte di Cassazione".
(07 giugno 2011)

www.repubblica.it/politica/2011/06/07/news/consulta_referendum-17331417/?re...

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07/06/2011 16:32
 
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il regime colpisce di nuovo,
dopo il TG1 anche il TG2 sbaglia le date!




Anche il Tg2 sposta le date dei referendum

(7 giugno 2011)
Dopo il Tg1, che domenica scorsa aveva annunciato il referendum per il "13 e 14 giugno" anche il Tg2 delle 13 ha sbagliato oggi, due volte, la data delle consultazioni.
Prima un errore della conduttrice che annuncia il voto per ''venerdì e domenica'' poi, nel servizio, ancora una volta lo slittamento della data: ''13 e 14 giugno'' invece che "12 e 13 giugno".
E da Valigiablu.it è già partita la richiesta di rettifica e spiegazioni alla Rai


tv.repubblica.it/copertina/anche-il-tg2-sposta-le-date-dei-referendum/702...
[Modificato da angelico 07/06/2011 16:33]

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08/06/2011 18:43
 
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Interessanti le parole di Antonio Di Pietro contenute in un'intervista a Repubblica TV, secondo il quale ci sono forti possibilità che i voti dei 3,2 milioni di italiani residenti all'estero (e dunque anche la loro percentuale di astensionismo, presumibilmente alta) possano essere annullati dalla Corte di Cassazione, in quanto gli stessi hanno già votato su schede differenti rispetto a quelle che ci verranno consegnate al referendum del 12 giugno (mancava quella di colore grigio con la nuova formulazione del quesito sul nucleare). Come detto, annullando il voto degli italiani all'estero, verrà annullato anche il loro tasso di astensione, che non verrebbe quindi conteggiato nel calcolo del quorum del 50% + 1 necessario perché il referendum sia valido. Di Pietro presenterà ricorso alla Cassazione lunedì pomeriggio.

Qui trovate l'articolo: www.repubblica.it/politica/2011/06/08/news/rebus_voto_estero-17398625/?re...
09/06/2011 00:08
 
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secondo me è ora di abolire il voto degli italiani all estero....


troppo costoso....inutile ( loro sono all estero non in italia, perche influenzare l italia)....

poi perche si devono interessare dell italia, se l hanno lasciata?


e poi, ci sono tanti problemi nel votare...problemi col ocnsolato, shcede che non arrivano ecc...


poi...per le elezioni politiche, ci sono anche imbrogli tra politici e criminalita....

insomma aboliamo questo voto!


e soprattutto aboliamo il quorum!


perche un politico puo essere eletto con una percentuale di votanti al di sotto del 50%?
e una legge referendaria deva passare o essere abolita con il 50% + 1 degli aventi diritto?


e non mi dite che questa è la democrazia!


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09/06/2011 00:39
 
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Re:
angelico, 09/06/2011 00.08:

secondo me è ora di abolire il voto degli italiani all estero....


troppo costoso....inutile ( loro sono all estero non in italia, perche influenzare l italia)....

poi perche si devono interessare dell italia, se l hanno lasciata?


e poi, ci sono tanti problemi nel votare...problemi col ocnsolato, shcede che non arrivano ecc...


poi...per le elezioni politiche, ci sono anche imbrogli tra politici e criminalita....

insomma aboliamo questo voto!


e soprattutto aboliamo il quorum!


perche un politico puo essere eletto con una percentuale di votanti al di sotto del 50%?
e una legge referendaria deva passare o essere abolita con il 50% + 1 degli aventi diritto?


e non mi dite che questa è la democrazia!




Sono daccordo. Il voto di gente che determina il destino di un Paese in cui non vive, è piuttosto inutile, se non dannoso. Meglio concedere il diritto di voto agli immigrati regolari, almeno per quanto riguarda le elezioni amministrative e i referendum.

In quanto al quorum, non esiste per i referendum indetti per abrogare una legge di revisione costituzionale approvata con meno dei 2/3 dei parlamentari. Penso che questa regola, come proponi tu, possa essere tranquillamente estesa a tutti i referendum. Magari a patto di innalzare il numero di firme necessarie per indirli dalle attuali 350mila ai 2-3 milioni.
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