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[top news] Il libro di Joe Vogel: Man in The Music, la vita creativa e l'opera di Michael Jackson

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2020 13:23
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05/11/2011 09:23
 
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valmjj70, 22/10/2011 22.51:

grazie Niki per la traduzione della recensione! [SM=g27822]

tramite la newsletter MJ Truth Now, vengono segnalate altre due belle recensioni.. [SM=g27823]
(a me è piaciuta soprattutto la prima)

una di Lauren Trainor nel sito di Michael Jackson Tribute Portrait
mjtpmagazine.presspublisher.us/issue/facing-the-challenge/article/a-review-man-in-the-music-the-creative-life-and-work-of-michael-jackson-by-j...

e un'altra da un altro sito..
musicindustrynewswire.com/2011/10/01/min4491_090008.php




Traduzione della recensione di Lauren Trainor.

Finora, fra tutte le affermazioni sincere e i tributi, uno degli elogi più intimi e intensi provengono dall'amico di lunga data di Jackson e collega della Motown, Stevie Wonder. Wonder, ovviamente, non ha mai visto Jackson esibirsi; non ha mai assistito ai cambiamenti del suo aspetto, non ha mai visto i video musicali o i costumi o le maschere. Tuttavia, conosceva Jackson ad un livello molto più profondo di molti altri. Ha ascoltato la sua musica. Michael, diceva spesso, era un dono.

Alcuni mesi fa, mi è stata offerta l'occasione da Joe Vogel di recensire il suo nuovo libro: "The Man in the Music: La vita e il lavoro creativo di Michael Jackson". Ho subito accettato, perché sapevo che sarebbe stata la prima analisi approfondita sulla qualità artistica di Michael, la prima tappa importante per definire in modo chiaro chi era stato Michael e perché significava così tanto anche per molte persone. Michael ci disse che se avevamo bisogno di stare vicino a lui per ascoltare la sua musica, era perché avremmo trovato lì la sua anima e l'amore. Dopo il giugno del 2009, mi sono immersa nei suoni, nei testi e nelle emozioni di quella voce unica, ho trovato conforto in quell’esauriente prodotto finale, in mezzo alla tempesta di confusione e di sentimenti causati dalla profonda perdita.

Pensavo di conoscere la musica, ma ho scoperto che avevo semplicemente scremato la superficie dell'argomento da risposte comuni e da un'esperienza visiva che mi avevano accompagnato per tutta la vita. Joe ha prodotto uno studio sul lavoro di una vita di Michael che rivela strati complessi e dettagli di un maestro al lavoro, giocando e collaborando nell'ambiente dove era nato che lo apparteneva. Come Michael frequentemente supponeva, la sua musica era già presente nell'Universo, e lui non era che un canale attraverso il quale è giunto tra noi, da un altro luogo e l'essere umano che crede in questo dettaglio, riceve il suo perfetto dono d'amore in un mondo in attesa.

Diamo uno sguardo più da vicino a quale era lo scopo di Joe, l'ispirazione e l'obiettivo, come si è lanciato su quello che è diventato un lavoro di cinque anni di amore per il dettaglio, a valutare lealmente e ri-affermare la visione e il genio creativo di un artista. Egli spiega: "Volevo scrivere qualcosa di storicamente e criticamente rigoroso, ma affrontando l'argomento con meno cinismo e più curiosità. Cosa stava cercando Jackson nella folla? Che cosa illuminava il suo lavoro, cosa lo sfidava, lo provocava, lo esprimeva? Come faceva? E che tipo di risposta (e) sperava di suscitare? "

Nella prefazione del libro, Joe descrive le numerose fonti di riferimento che gli hanno permesso di delineare la meticolosa attenzione per il dettaglio riversato in ogni canzone, in ogni album, dall'inizio con "Off the Wall", fino a "Invincible". Nelle parole di Joe, "Nella creazione di questo libro, ho viaggiato nel profondo di questa anima colma di lavoro. Ogni rivisitazione, rivelava nuove ed eccitanti scoperte. La mia speranza è che "Man in the Music" ispirerà una simile esperienza ad altri, fungendo come una porta nel mondo creativo di uno degli artisti più eccezionali del secolo passato ".

Libertà e liberazione, senza confini tra razza, sesso, nazionalità o cultura, mescolati con una fantasia illimitata, spinta dal talento, e sostenuta dai migliori collaboratori selezionati con cura, ha prodotto alcune delle musiche più grandi e amate del 20° secolo. Poiché è importante capire il contesto delle forze politiche, sociali e culturali presenti al momento di ogni rilascio, Joe riporta molti di noi indietro (nel tempo) e ci informa di altri aspetti caratteristici di ogni epoca. Come Michael si è evoluto personalmente e professionalmente, arriviamo a comprendere l'impatto e gli effetti di ciò che stava avvenendo nel mondo intorno a lui. Ho particolarmente apprezzato queste descrizioni, perché ho potuto ancora una volta sentire, e vedere nella mia immaginazione ogni decennio e le mie stesse influenze proprio durante quei tempi.

Nell'estate del 1979, ero ancora al college e ricordo la disco mania, ma è "Dont stop till you get enough", che mi innesca una memoria uditiva di danza e di quei minuti di autentica gioia diffusi dalla macchina, o da piccole radio portatili. Era una reazione primordiale ad una musica e ad una voce che era nuova e meravigliosa. Joe ci porta a quel momento e in quel luogo, e scopre la ricercata perfezione che Michael raggiunse in questa canzone, e nel resto di quell'album. Ancora molto giovane e visibilmente allegro, viveva del suo talento e il ragazzo carino era diventato un bellissimo giovane, e lo amavamo. Joe ci porta all'interno del processo di una abilità musicale, come Michael e Quincy Jones hanno cambiato il futuro della musica. Mi ritrovai ad ascoltare ancora una volta "Off the Wall" con un'attenzione nuova, cercando di ascoltare e di identificare suoni diversi, livelli e significati mai apprezzati prima.

Pubblicato nel 1982, "Thriller" innesca ricordi nitidi del "Motown 25" e l'impatto della performance di Michael. Anche dalla TV, è difficile descrivere la magia di quel momento, in quei pochi minuti, per la prima volta dai tempi dei Beatles, eravamo entusiasti e stupiti del suo successo. Inoltre, "Beat It" e "The Girl Is Mine", attraversano la mia mente, nel contesto di quel periodo. Un rivoluzionario e l'altro con un entusiasmo familiare, come McCartney lo era stato negli ultimi venti anni. I miei bambini cantavano insieme ad altri, Michael ci ha accompagnava in tutto il mondo.

Ogni canzone custodisce, come approfondisce Joe nella interpretazione musicale, la composizione e la mentalità dell'artista, come descritto dai suoi colleghi. "Billie Jean" onora le radio di quel giorno, e doveva essere ascoltata ad alto volume, veramente alto, perché nientemeno lo richiedeva la sua impronta. Joe ci guida ancora una volta, con dettagliate perle di informazioni e di riflessioni di tecnici del suono, produttori e colleghi cantautori. Bruce Swedien, era ormai parte integrante della squadra di Michael, ed è responsabile di gran parte dell'identità musicale di ogni brano di "Thriller." Michael iniziava il nuovo decennio come un brillante, nuovo Principe del Pop, ed in 3-4 anni, si trasformò in un brillante "tsunami" culturale e musicale dai tempi dei Beatles. "Thriller" si è aggiudicato nel 1984 la maggior parte dei suoi 8 Grammy, affermandolo come il salvatore di MTV, e identificandolo come forza di cambiamento nella coscienza sociale e nella tolleranza razziale attraverso il potere della sua musica e della sua danza.

Nel 1987, si erano formate delle nuvole di tempesta sulla carriera di Michael. Joe affronta con tatto i pregiudizi dei media basandosi sul percepito, sull'eccentricità personale. I critici musicali sono elegantemente rimproverati per la valutazione superficiale e ingiusta, dopo l'uscita di "Bad", le loro critiche sono dirette principalmente all' artista piuttosto che alla sua arte. Attraverso il suo libro, Joe contrasta liberamente le varie impressioni dei critici, quelle eque e quelle focalizzate sulle questioni estranee che non avevano nulla a che fare con la gioia di "The Way You Make Me Feel" o il potente messaggio di "Man in The Mirror" dove è meravigliosamente descritto in approfondite sbirciate nel cuore e nella mente di Michael, la sua coscienza sociale in evoluzione, ampliando la consapevolezza della sua posizione unica per portare un cambiamento. Ogni traccia di "Bad" è discussa a lungo, e permette di comprendere ancora una volta nella mente inquieta del creatore che, con l'aiuto dei suoi amici e coetanei, ci ha fatto sentire giovani, potenti e ispirati.

Il critico Christopher Sunami, scrive di "Smooth Criminal" : "In tutto ciò Michael scivola, muovendosi a volte all'unisono, a volte in contrappunto e, talvolta, in una complessa relazione con gli altri ballerini ... la prestazione di Michael è volubile, mutevole istante per istante attraverso un vocabolario di movimenti che altri interpreti potrebbero passare anni a sviluppare e perfezionare. ... Non è tanto ballare la musica come avrebbe fatto una persona normale. Piuttosto, la sua danza galleggia al di sopra della musica, in una progressione vertiginosa di virtuosismo tecnologico. "Per questo scrittore, il cortometraggio è semplicemente sensualità fluida emanata da un uomo che balla con una grazia senza pari e con una originalità ... geniale!

Riguardo a "Dangerous", pubblicato nel 1991, Joe afferma: "A turno, grintoso, ossessivo e trascendente, non solo è diventato album più socialmente consapevole del cantante fino ad oggi, ma anche la sua rivelazione più personale...Una odissea musicale abbagliante, "Dangerous" è la "Songs in the Key of Life" (Album di Stevie Wonder del 1976, ndt) di Michael Jackson : il lavoro di un artista che coinvolge il mondo intorno a lui e dentro di lui, come mai prima d'ora". Joe abilmente guida i nostri ricordi indietro nel tempo ai giorni dei Guns N 'Roses, U2, REM, Madonna e Nirvana. Egli descrive l'essenza creativa che affluisce in studio amalgamandosi con il talento di Bill Bottrell, Brad Buxer e Matt Forger, insieme a Teddy Riley, e Bruce Swedien. Buxer ha detto di Michael, "Spesso, diceva, 'Brad, percepisco un suono che mi fa molto male.'" Joe aggiunge che "Michael semplicemente sentiva la musica in ogni cosa".

Tra "Bad" e l'uscita di "Dangerous", Michael aveva acquistato la sua nuova casa, Neverland. Aveva trovato conforto, ed era rinvigorito dalla pace e dalla solitudine di quel luogo, e sviluppò ulteriormente il suo amore per la lettura e per libri. Joe descrive splendidamente cosa significava Neverland per Michael, quello che gli ha offerto, e di come ha creato il proprio mondo e come cominciò ad abbracciare una spiritualità universale con una visione più globale del mondo. "Isolato a Neverland, Jackson, ora 31enne, si sentì libero di esplorare le regioni della sua identità, la visione del mondo, uno scopo che non aveva mai avuto prima. Quando non stava creando, stava leggendo voracemente tutto : dai versi di Emerson (filosofo, scrittore, poeta e saggista statunitense, ndt) e di Wordsworth (poeta inglese ritenuto uno dei fondatori del romanticismo, ndt), alle biografie di Michelangelo e di Beethoven, dalla psicologia di Freud e di Jung, alla poesia dei Maestri Sufi (la biblioteca personale di Jackson ha raggiunto oltre 20.000 libri, tra cui numerose prime edizioni dei suoi classici preferiti). "Dancing the Dream è stato concepito durante questo periodo. Il suo consigliere spirituale di quel periodo, Deepak Chopra, ha commentato la "sensazione di Dio" che Michael portava nella sue esibizioni. Joe spiega: "...un trascendente," stato di estasi ", che dissolve le posizioni dure, le barriere e le ideologie, e riconosce invece l'unità di esistenza ..."

E'una lettura avvincente quando Joe parla di "Dancing the Dream", così come il suo meraviglioso sguardo all'arte e all'interpretazione della copertina di "Dangerous". "Passando nel centro della cover c'è una traccia, il che suggerisce che seguendola , si potrebbe andare oltre la maschera ed entrare nel mondo creativo e nell'anima di Michael Jackson. La maschera, in altre parole, è solo la superficie; nella sua musica, non solo si scopre la sua "essenza", ma anche l'obiettivo stesso del suo lavoro, che è di aumentare la vita e l'energia nel mondo attraverso i ritmi, le melodie, e le parole delle sue canzoni. "

E la musica? "You Will Be There", "Who is it", "Remember the Time", "Keep The Faith" ... alcuni giorni dopo che Michael era morto, ero in viaggio con dei ragazzi giovani e bambini di tre anni, abbiamo alzato il volume, aperto i finestrini, e abbiamo cantato forte e a lungo i nostri ricordi di Michael. "Black or White" ha riportato insieme al nostro piccolo gruppo, l'eredità di Michael nel futuro, da come il bambino più piccolo rideva e batteva le mani. E credo che, fosse esattamente ciò che a Michael sarebbe piaciuto.

Alla fine del 1995, Michael ha pubblicato "History : Past Present and Future Book 1". Joe inizia la sua recensione riconoscendo che: "History" è l'album più personale di Michael Jackson. Dalla rabbia appassionata di "Scream", alla vulnerabilità sofferente di "Childhood", il disco è stato, nelle parole di Jackson ", un libro musicale." E comprendeva tutte le emozioni turbolente e le lotte degli anni precedenti: era il suo diario, la sua tela, la sua confutazione ".

Joe descrive sinteticamente la risposta critica a "History" e il clamore sulle decisioni di promozione per il nuovo album. Ancora più importante, egli parla in modo approfondito delle esperienze dolorose di Michael a partire dal 1993, e come tale esperienza lo colpì così profondamente. Come sempre, Michael ha espresso la sua delusione e il dolore attraverso la sua arte. La responsabilità sociale, culturale e individuale, così come il potere crudele dei media, sono evidenziate nei testi di "They dont' care about us", "Scream" e "Earth Song." L'indignazione personale e la rabbia chiusi in "DS", allo stesso tempo " You are not alone" e " Stranger in Moscow" parlano di alienazione straziante, un appello per la comprensione e un sostegno emotivo al matrimonio di Michael con Lisa Marie Presley e la felicità che ha vissuto, servita come un equilibrio ponderato contro tutte le negatività di quegli anni, come "Scream" scelta come brano di debutto dell'album, e i ricordi di Janet sull’umorismo che quel lavoro aveva trasmesso. Attraverso le parole di Joe, incontriamo un uomo che ha sperimentato l'umiliazione, l'ingiustizia e l'inganno su un palcoscenico globale. La creatività e l'amore divennero la sua salvezza. Resoconti dettagliati abbondano nel raccontare di come questo è stato tradotto in studio.

In "Come Together", la visione della splendida interpretazione di Michael, mi ha fatto girare la testa. E’ stato detto che la recitazione di Michael in Moonwalker, era un omaggio a Lennon e un regalo a suo figlio, Sean.

Come ci dice Joe, " Jackson percepiva sotto vari aspetti John Lennon come un’anima gemella: qualcuno che non riusciva a inserirsi nella società tradizionale, ma il cui genio rimaneva in quanto molto anticonvenzionale. È giusto allora che Jackson scelse "Come Together", una canzone famosa che sfida tutte le convenzioni, e abbraccia apertamente la libertà dalle costrizioni del linguaggio, dell'autorità e dell'ideologia ".

Fu solo dopo la morte di Michael che ho conosciuto il suo meraviglioso cortometraggio, "Ghost". Ancora oggi, continua a sorprendere ed a incantare, anche se ciò che sta sotto la danza gloriosa e la storia fantasiosa, scritto con Stephen King, si trova quello che Joe spiega come: "La sua migliore risposta alla percezione pubblica su di lui come una combinazione fra lo spettacolo, il malvagio, e lo strano. Se "Childhood" è, come Jackson ha dichiarato una volta, la sua canzone più personale, "Is it Scary" è il contrappunto necessario. "Il rilascio di "Ghost" corrispondeva con l'album di Michael "Blood on the Dance Floor ", insieme alla tormentosa "Morphine " e uno dei miei favoriti," It Is Scary". Forse "Morphine" in questo momento tiene “in ostaggio” il cuore, a causa degli eventi attuali. Joe racconta:"ma "Morphine", fa capire meglio come un esperimento, sia musicalmente che liricamente, rappresenti l'esperienza della sofferenza fisica e psicologica e la sua liberazione temporanea (letteralmente più sotto forma di antidolorifici narcotizzanti come il Demerol e la morfina, Jackson aveva avuto dipendenza da entrambi, a intervalli, dall'inizio degli anni Novanta). Questa esperienza è inoltre brillantemente trasmessa sotto forma di canzone: circa a metà traccia, il ritmo, stridendo, si abbassa, rappresentando simbolicamente l'effetto pacificante del farmaco. "Rilassati, questo non ti farà del male", canta Jackson con un tono rassicurante dal punto di vista del farmaco e/o medico.

Letteralmente oltre al farmaco, è desiderio persistente di Jackson di sfuggire al dolore, alla solitudine, alla confusione, e alla pressione implacabile. In questo breve interludio, Michael esprime magnificamente il calmante, seducente, ma che lo libera temporaneamente dalla realtà. C'è un senso di supplica, di disperazione, prima del picco finale improvviso, e l'ascoltatore viene sbattuto di nuovo nel duro mondo di accuse e di angoscia. "

L’ultimo album in studio di Michael, "Invincible", è uscito nell'ottobre del 2001. Molti nuovi collaboratori, oltre a Teddy Riley sono stati, in diversi momenti, coinvolti nella creazione di "Invincible", insieme a Rodney Jerkins. Joe cita Rodney, "Lui era un super vocal", ricorda Jerkins. "Si metteva a disposizione. Sto parlando dai piatti di ottone (percussioni) a tutto il resto. La qualità del suono era così importante per lui. Guardava tutto sotto un microscopio, come, "La frequenza media è eccessiva: era molto tecnico. Diceva sempre, “la melodia è sovrana” era veramente concentrato sulla melodia ".

Joe discute con accuratezza la lunga creazione nell'anno di "Invincible", le “forze” che hanno intercettato i piani della sua promozione inclusi gli eventi dell'11 settembre, e il conflitto tra Micheal e il capo della Sony dell’epoca. Mancando di interpretazioni visive di Michael attraverso un cortometraggio diverso da "You Rock My World", e senza un tour di supporto, "Invincible", in ultima analisi, ha venduto oltre 10 milioni di copie. Si tratta di un bellissimo, commovente, album di guarigione infuso con un maturo genio musicale, l'uomo creativo che è elegantemente descritto dall'autore. Gli adorati figli e la gioia della paternità e della famiglia, insieme con il desiderio sempre presente e la necessità di creare, suscitano la guarigione e una rinascente fiducia in Michael che è evidente nei brani come "Unbreakable", "Butterfly" e "You are my life. "

Alcuni mesi fa, ho cercato di esprimere per iscritto ciò che la canzone "Don't Walk Away" mi provoca nel profondo, nello spazio emotivo interno. Ascoltandola di nuovo, penso che è veramente semplice sentire il tono, in ogni sillaba in ogni nota e in ogni lirica che Michael canta, è semplicemente perfetto. Nostalgia, tristezza, speranza e rimpianto, tutto avvolto in una bella melodia che contiene quello che Michael ha promesso ... la sua anima nella sua musica.

L'ultimo capitolo approfondisce gli ultimi anni di Michel. Come Joe descrive: "Dietro le quinte, tuttavia, un Jackson ancora compulsivamente creativo e irrequieto, ha detto "Ebony", era impegnato come sempre. Infatti, negli anni dopo il processo del 2005, ha scritto e registrato decine di nuove canzoni. Alcuni di queste sono stati fatte con partner creativi di lunga data come Brad Buxer e Michael Prince; altre con amici come Eddie Cascio, e alcune con artisti e produttori contemporanei come Will.i.am, Neff-U, Ne-Yo, RedOne e Akon. Il nuovo album in studio si diceva essere il più forte che mai: era la sua dimostrazione che egli non aveva perso la magia creativa. Nei suoi ultimi anni, avrebbe anche iniziato a lavorare su un album classico con il compositore David Michael Frank, e avviato i preparativi per il suo notevole concerto/spettacolo, This Is It, una cinquantina di spettacoli eseguiti all' Arena O2 di Londra, che potevano essere la più grande rentrèe nella storia della musica popolare ".

Joe parla dei progetti di Michael, della preparazione e totale immersione in "This is it" e di cosa voleva comunicare al mondo. La morte di Michael e la scossa di assestamento, è amorevolmente descritta nella cerimonia di commemorazione del 7 luglio del 2009.

Le parole di Joe riguardanti il buon amico e mentore di Michael, Stevie Wonder, citato all'inizio di questa recensione, sembrano particolarmente toccanti a causa dell'esperienza unica di Stevie con Michael. Senza gli stimoli circostanti che il resto del mondo esperto, il suo senso primario nell’ascoltare senza dubbio amplificato e personalizzato delle doti musicali di Michael. L’immissione diretta dei suoni e sentimenti radicati nella musica potrebbe essere andato direttamente al cuore di Stevie.

Al memoriale di Michael, Joe parla dell'elogio di Stevie per il suo amico:

"Questo è un momento che avrei voluto non vivere abbastanza per vederlo arrivare ", dice. "Nel medley che ne seguì, una combinazione appassionata di" Never dreamed you’d leave in summer "e "They won’t Go When I Go” Wonder permette alla musica contemporanea di recuperare, di piangere, e di testimoniare. "Non mentire più agli amici/che desiderano finali tragici", ha cantato nella canzone quest'ultimo, ad un pubblico in silenzioso ascolto. E’ stato una profonda anima gospel che ha evocato in modo molto intenso, un personale dolore viscerale. Era una canzone sulla perdita di un amico, non di un'icona. "

Grazie, Joe, per questo libro meraviglioso e il tuo duro lavoro in questi tanti anni. Grazie per aver portato Michael al mondo come lui veramente sarà sempre ... "The Man in the Music".



"Hanno mangiato la mia anima ma non importa, io ho milioni di anime, quelle dei miei fans" (1995 Michael Jackson)
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