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Broken Hearted Girl (in corso). Rating: rosso

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2011 21:56
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15/03/2011 19:02
 
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Episodio 12

Pioveva a dirotto.
Landon, nella sua camera piccola ed accogliente guardava fuori dalla finestra quell'immensa città.
Sapeva che da qualche parte c'era la sua Scar, magari era a pochi passi da lui, magari nello stesso Motel, magari nella stanza accanto.
Diede l'ultimo morso al suo cheeseburger e chiuse nella busta impregnata d'olio gli avanzi di quella "cena".
Era molto tardi. Aveva vagato per Los Angeles per tutto il giorno, scrutando attentamente in ogni parco, ogni negozio e ogni ristorante. Ma niente.
Non voleva neanche immaginare quanto avesse speso di taxi quel giorno.
Ci fu un momento in cui decise di mollare tutto, disse al tassista di portarlo all'aeroporto, voleva tornare a New York. Ma quando la vettura arrivò a destinazione chinò il capo sconfortato.

-Mi riporti al Motel, per favore.- mormorò con la voce rotta dal pianto.

Ripensando agli anni del liceo si chiedeva cosa fosse cambiato in lui. Era tutto diverso, tutto più bello.
Scar lo amava davvero e lui era completamente perduto per lei.
E invece ora... Ora le metteva le mani addosso, le succhiava la vita giorno per giorno.
"Non me la merito", pensò. Ma non poteva fare a meno di lei, voleva riprovarci, ricominciare da zero. Amarla davvero.



***






-Che cosa stai facendo?- le chiesi abbracciadola da dietro.
-Ti preparo un dolce... Contento?-
-Vuoi uccidermi vero?-
-Smettila di fare lo scemo!- esclamò spingendomi via.

Era bellissima. Aveva i capelli raccolti disordinatamente da una pinza dorata, e dei ciuffi ondulati e ribelli cadevano come una cascata da quell'acconciatura semplice.
Sapevo che odiava essere fissata, ma non riuscivo proprio a staccarle gli occhi di dosso.
Le sue movenze maldestre in cucina mi divertivano da morire, aveva rotto tre uova senza riuscire a separare l'albume dal tuorlo, senza contare la scatola di zucchero caduta sul piano del lavandino e il piatto rotto.

-Che dolce stai "tentando" di preparare?-
-Tiramisù...-
-E' uno dei dolci più facili da preparare, non va neanche in forno...per fortuna.- dissi tra me.
-Ti ho sentito sai? e poi visto che fai tanto il saputello perchè non lo prepari tu?-
-Perchè non sei obbligaata a farlo, e quindi io sono sono obbligato ad aiutarti...-

Tirò fuori la lingua e prese lo sbarritore. Ci mise esattamente cinque minuti pieni per capire come usarlo e proprio quando avevo deciso di uscire dalla cucina fui investito da una pioggia di crema. Aveva inserito la funzione turbo e la crema nella ciotola si era praticamente dispersa nell'aria.

-Ops...-
-Ops un corno Scar! Sei un impiastro! Gurda che hai fatto!-
-Dai non arrabbiarti.-
-La torta volevo mangiarla, non indossarla...-
-E' stato divertente...- rise.
-Per te.-

Avanzò verso di me come una gatta e leccò una goccia di crema sul mio viso.

-Io la torta l'ho preparata... ed è anche molto buona.- mi sussurrò all'orecchio con tono sensuale.

La presi per le cosce e la feci sedere sul tavolo impiastrato di caffè, zucchero e chissà che altro.
Abbassai le spalline della canotta e le dieti piccoli baci sulle spalle e sul collo.
La sentii rilassarsi e ansimare piano.

-Non possiamo.Se arriva quacuno...- dissi senza riuscire a staccare le labbra dal suo collo.
Mi ignorò sfacciamtamente e continuò a farsi baciare.
-Andiamo in camera...- aggiunsi.
-No... Voglio farlo qui...-
-Sei impazzita?! E se ci beccano?-
-E' o non è casa tua questa?!- esclamò.
-Questo non...-
-Sta zitto!- mi interruppe.
Mi tirò a sè e mi sbottonò i pantaloni.
Sapevo che era sbagliato, sapevo che da un momento all'altro sarebbe potuto entrare qualcuno ma non m'importava.
Non riuscivo a dirle di no ed troppo eccitato da quella situazione.
La invitai a stendersi con delicatezza, alzai la gonna e le tolsi gli slip.



***





Dite la verità, credete che mi sia dimenticato di Debbie... e invece no!
Anche se ero innamorato e finalmente un po' felice Debbie era il primo dei miei pensieri al mattino e l'ultimo prima di andare a dormire.
La chiamavo sempre, spesso anche diverse volte al giorno.
Non so perchè non le parlai di Scar. Lei era la madre di mio figlio, dopotutto. E non me la sentii, anche se tra di noi non c'era nient'altro che amicizia.

E poi avevo intenzione di sposarla, anche se sarebbe stato un matrimonio di facciata. Un bel casino, ma ero certo che Scar avrebbe capito.

-Ehi... come sta la mammina?-
-Mike sai che non voglio che mi chiami così.- asserì Debbie.
-E come sta il mio angioletto?-
-Sta bene, forse tra qualche settimana ci diranno il sesso.-
-Davvero?-
-Già... passa a trovarmi se ti va...-
-C..certo.-
-Tutto bene?-
-Sì, sì Debbie... Ci vediamo allora...Ciao.-
-Ciao Mike.-

Riattaccai e guardai fuori dalla finestra. Aveva smesso di piovere, finalmente.
Il tour era ormai alle porte, mancava solo una settimana e non avevo alcuna intenzione di trovare un'altra sistemazione per Scar.
Sarebbe rimasta a Neverland, e una volta terminato il tour sarei tornato a casa e avrei trovato ad aspettarmi una vera famiglia.
Non ne avevo ancora parlato con lei, ma ero sicuro che mi avrebbe detto di sì...


*



-Te lo scordi, Mike!-
-Perchè no? Non hai un posto dove andare, non hai un lavoro...-
-Troverò sia uno che l'altro.- brontolò mentre si spalmava la crema sulle gambe.
-Tu resti qui a Neverland. Discussione chiusa!- esclamai tentando la tattica del padre padrone...

-E chi sei tu?Mio padre?-

...Che non funzionò neanche per sogno...

-Avanti Scar, fallo per me.-
-Mike non posso, non mi va di restare qui senza di te. Non me la sento.-
-Io tornerò presto...-
-Ci devo pensare, ma non ti assicuro niente.-

Si infilò i suoi Denim straconsumati e prese la borsa.

-Dove stai andando?-
-Ho bisogno di biancheria intima...-
-Mando qualcuno a comprartela.-
-No, grazie. Voglio andarci io...- mi stampò un bacio sulle labbra e uscì dalla camera.
-Come desideri.- dissi a me stesso.




***





Chiuse lo sportello del taxi e si guardò intorno. Una marea di gente entrava ed usciva da quei negozi e solo la vista gli dava il mal di testa.
Cominciò a passeggiare con le mani in tasca guardando attentamente in ogni punto di quella strada. La sua ultima speranza fu adottare il sistema: "Ha visto questa ragazza?", tirando fuori una foto di Scar.
Si sentiva ridicolo, ma non poteva fare altro.


Fu un attimo.
Girò la testa, come se qualcosa avesse richiamato la sua attenzione.
I loro sguardi si incrociarono.
Per un istante il tempo si fermò. Prima di comincire a correrle dietro le sorrise per tranquillizzarla, ma quel sorriso non servì a nulla.
Scar terrorizzata non sapeva cosa fare, se ritornare nel negozio o correre verso la macchina di Louis.
Non era molto lontana, ma purtroppo ad "acchiapparello" aveva sempre vinto lui.

Alla fine decise, cominciò a correre tra la gente più in fretta che poteva e pregava di riuscire ad arrivare alla macchina in tempo.

-Scar!-

Si voltò senza fermarsi.

-Scar aspetta!-

La sua voce era sempre più vicina e le sue gambe sempre più stanche.

"Posso farcela!"

"Posso farcela!"

-Scar ti prego!- urlò affannato.

-Non voglio farti del male!-

Aprì lo sportello e scrollò Louis per le spalle che si era addormentato.

-Parti! Parti! Parti!-

-Cosa? Che succede?- biascicò Louis spaventato e stordito.

-Vuoi partire o no?!-

-Guarda che ingorgo! Non sarà facile uscire da qui.- disse tranquillo inconsapevole della situazione.

-La sicura!-

-Eh?-

-La sicura! Metti la sicura alle portiere!-

Obbedì confuso.
Subito dopo il rumore della sicura che si chiudeva sentì battere la mano di Landon sul vetro del finestrino.
Lui continuava a battere e lei continuava ad ignorarlo.

-Signorina, ma chi...-
-Louis, ti prego ignoralo.-

-Scar, apri!-
Un pugno.
-Apri questa dannata porta!-
Un altro pugno.
-Non voglio farti del male, te lo giuro... Ho bisogno di parlarti...- disse disperato.
Scar si voltò per un solo istante e lo vide piangere, poi chinò il capo immediatamente.
-Scar, per favore...- la pregò con voce flebile.
Quasi non lo sentì. La macchina cominciò finalmente a muoversi. Lo guardò negli occhi, alzò il dito medio e si girò soddisfatta e amareggiata allo stesso tempo.
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