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Intervista a Janet Jackson del 7 febbraio 2011

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2011 09:57
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08/02/2011 21:23
 
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Janet Jackson è stata intervistata da Meredith Vieira per la presentazione del suo nuovo libro "True You: A Journey to Finding and Loving Yourself" che sarà pubblicato il 15 febbraio.

L'intervista completa andrà in onda su "Today" venerdì 11 e lunedì 14 febbraio e su "Dateline" domenica 13 febbraio.

Questo è l'estratto dove parla di MJ


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Intervistatrice: E l'ultima volta che hai visto Michael è stato intorno al tuo compleanno?

Janet: Due giorni prima del mio compleanno.

I: Gli hai detto che lo amavi?

J: Già. E' l'ultima cosa che ci siamo detti l'un l'altro.

I: E' stato questo.

J: Già. Ho detto, "Ti amo". E lui: "Anch'io ti amo, Dunk".

I: Hai scritto: "Non posso descrivere il nostro dolore nel perdere un fratello, o il dolore dei suoi figli nel perdere il loro padre, o il dolore dei miei genitori nel perdere il loro figlio. Non ho ancora visto il film This Is It. Non riesco ancora a guardare nessuno dei suoi video, ascoltare la sua musica. Sono certa che un giorno sarò nuovamente in grado di godere del suono miracoloso della sua voce e della vista meravigliosa della sua danza. Ma quel giorno non è ancora arrivato. Il lutto continua". Dove sei in questo processo, Janet, a questo punto?

J:In realtà... Finalmente ho potuto... ero a Parigi. Ed è stato uno di quei... uno di quei momenti... ad un certo punto tu devi... tu devi andare avanti. E cercare di farlo è davvero difficile. E non c'è ancora un giorno che passa in cui non penso a lui. Non un giorno. Non un giorno. E... in un certo modo spingo me stessa, mi costringo, in una certa misura, a superare questo perché è... non è una cosa sana.

I: Può essere debilitante.

J: Sì, molto. E ho appena passato la notte a guardare tutti i suoi video, ad ascoltare la sua musica. E c'erano momenti in cui ero in lacrime e momenti in cui mi faceva ridere. Ed è stato bene per me. Ne avevo bisogno. A differenza degli altri della mia famiglia, non ho mai avuto quel momento per piangere sulla sua morte.

I: Perché non hai avuto quel momento?

J: Non so se stavo cercando di proteggermi dal dolore o semplicemente stavo cercando di tenere tutto insieme perché vedevo che tutti gli altri intorno a me stavano crollando. E non ho mai afferrato quel momento per essere davvero in lutto. Veramente in lutto, neanche al servizio (funebre).

I: Quella notte a Parigi, hai davvero elaborato il lutto?

J: Ce ne sarà ancora (di sofferenza, ndt). So che ce ne sarà ancora. Ma per ora... sì.

I: E' quasi, a suo modo, un po' su un piano diverso, il ricordo di te da bambina, che ti tieni tutto dentro e, alla fine...

J: Alla fine ti liberi.


Altre parti dell'intervista:


Sull'immagine del suo corpo:

Meredith Vieira: Tornando indietro ai tuoi vent'anni, quando il tuo album "Rhythm Nation" era in cima alla classifica, presumibilmente eri in un buon momento. Ma hai scritto nel libro che eri così implacabilmente autocritica, cito "Odiavo quello che vedevo nello specchio. Avrei letteralmente sbattuto la testa contro il muro perché mi sentivo così brutta". È davvero così?

JANET JACKSON: Volevo letteralmente sbattere la testa contro il muro perché non mi sentivo attraente... C'era un sacco di dolore nella mia vita. Ma è vero, mi sentivo poco attraente.

Meredith Vieira: Da dove veniva?

JANET JACKSON: Deriva dalla mia infanzia. Ricordo che ero una ragazzina, ne parlo anche nel libro...

Meredith Vieira: Stai parlando di tua sorella, Rebbie...

JANET JACKSON: Sì, sto parlando esattamente di questo. C'era questa foto di mia sorella, Rebbie. E guardavo sempre la sua foto e pensavo: "Oh caspita, lei è così bella. Se potessi assomigliarle quando crescerò. Dio, quanto è splendida lei?". E non mi sono mai, mai sentita attraente. E ho ancora problemi con questo. Non sbatto la testa contro il muro, ma ho ancora quei momenti. E penso che probabilmente continuerà, ma almeno so come affrontarlo adesso. E sono in un posto migliore.


Sull'essere presa in giro da bambina:

Meredith Vieira: Alcune delle prese in giro venivano dalla tua famiglia? Dal tuoi fratelli?

JANET JACKSON: Sì.

Meredith Vieira: Michael in particolare, ti prendeva in giro sul tuo sedere?

JANET JACKSON: Sì, sì, già.

Meredith Vieira: E scrivi nel libro che pensavi che probabilmente era affettuoso, non voleva essere crudele. Ma tu lo hai interiorizzato.

JANET JACKSON: Sì, sì, già. Lui non ha mai voluto essere crudele. Non si rendeva conto dell'effetto che aveva su di me... e lo aveva.

Meredith Vieira: Perché pensi che non hai mai detto niente a Michael, perché eravate così vicini?

JANET JACKSON: Proprio per il tipo di ragazzina che ero. Non lo so, non l'ho mai fatto. Mai, mai fatto. Non ho mai detto: "Sai, mi fa veramente male quando dici questo". Venivo chiamata con un sacco di nomi, un sacco di nomi. Ci ridevo...

Meredith Vieira: Che tipo di nomi?

JANET JACKSON: Cavallo, suino, mucca, maiale da macello (anche MJ nel libro del rabbino racconta di quando Janet era grassa e voleva perdere peso e lui era determinato ad aiutarla, perciò era cattivo e la tormentava per farle perdere peso, le diceva che sembrava una vacca grassa. Lei ci stava male, ma lui dice che era determinato a farla dimagrire perché la amava profondamente e voleva vederla splendida e quando è diventata una star lui era felice e orgoglioso perché ce l’aveva fatta, ndt)

Meredith Vieira: Da parte dei tuoi fratelli?

JANET JACKSON: Già. (Ride) Ti fa ridere, lo fa davvero. Ti fa ridere. Credo che alcune persone potrebbero dire: "Oh, sai, fratelli e sorelle scherzano, è tutto affettuoso, è tutto, sai, fatto in modo amorevole". Ma non tutti riescono a non tenerne conto, e io non ero una di queste persone.


Su suo padre:

Meredith Vieira: Penso che ti apri molto su tuo padre in questo libro.

JANET JACKSON: Io e mio padre abbiamo vissuto i nostri momenti, abbiamo avuto un diverso tipo di rapporto ... Mio padre non c'è mai stato nel modo in cui volevo veramente che fosse un padre... vedevo i miei amici interagire con i loro papà e dicevo a me stessa: "Questo è quello che voglio fare: voglio potermi sedere sulle sue ginocchia, voglio poterlo chiamare 'papà'".

Meredith Vieira: Lo chiamavi Joseph, giusto?

JANET JACKSON: Sì, lui disse "Questo è il mio nome per te e tu mi chiamerai Joseph. Non chiamarmi papà...". Ho provato una volta.

Meredith Vieira: A chiamarlo papà?

JANET JACKSON: Già.

Meredith Vieira: E cosa è successo?

JANET JACKSON: Ha detto: "Sono Joseph per te, non chiamarmi papà...". Vedi, mi stai portando a parlare di questo. Quando sei un bambino si ripercuote su di te... So che mio padre mi ama. Ha solo un modo molto, molto diverso di mostrarlo.

Meredith Vieira: Tu dai a tuo papà il merito per aver dato il via alla tua carriera. Sei anche esplicita, Janet, tu... e anche Michael ha detto questo, che avevate paura...

JANET JACKSON: Certamente.

Meredith Vieira: ...di vostro padre e c'è stata una volta in cui eri, credo, nel bagno e lui ti ha colpito con una cintura quando sei uscita?

JANET JACKSON: Quella è stata l'unica volta in cui mio padre mi ha presa a cinghiate.

Meredith Vieira: Quanti anni avevi allora?

JANET JACKSON: Ero molto giovane, molto giovane. E non riesco nemmeno a ricordare quello che avevo fatto, ma ricordo che è accaduto. E non credo che me lo meritassi. Non credo dovesse mai succedere. Spesso sentivo che mio padre se la prendeva con noi a causa di... non so, questioni al di fuori della famiglia. Ma crescendo eravamo... avevamo paura di mio padre.

www.janetjackson.com/story/news/meredith_vieira_sits_down_with_janet_jackson_in_a_network_tv_e...



Sempre per la promozione del suo libro Janet è stata intervistata
anche da Piers Morgan della CNN.

Qui c'è un estratto pubblicato sul sito dove parla di Michael (confesso che qualche parola non l'ho afferrata, specie del tizio che biascica molto, ma la traduzione è quasi alla lettera [SM=g27828] ):







Pierce: Alcune delle parti più toccanti del libro riguardano te e Michael quando eravate molto giovani... mi piacciono molto questi passaggi perchè è un pò come se vi guardavate le spalle, vi sostenevate a vicenda... e vi prendevate in giro, lui poteva essere dispettoso con te, ma in qualche modo sentiva che tu c'eri per lui.

Janet: Penso di sì, spero di sì... non ne abbiamo mai parlato... ma... pensavo che il mio compito, essendo la sorellina minore, era di sostenere i miei fratelli e le mie sorelle..

Pierce: Com'era lui da piccolo?

Janet: Da bambino?

Pierce: Sì

Janet: Ho sentito che era cattivo (sorride e Pierce ride) da piccolo, ovviamente mi è stato detto, prendeva sempre in giro le persone... ma era un bravo bambino.

Pierce: Quando col tempo sei diventata la sua "guardaspalle" ed eravate cresciuti, come si è evoluto il vostro rapporto?

Janet: Eravamo molto vicini... io e Michael eravamo soliti... eravamo soliti (sorride) andare a questo ristorante che si chiamava Love's... non penso che esista più... e prendevamo tonnellate di cibo... e andavamo in giro con la macchina cercando dei senzatetto a cui darlo...

Pierce: Davvero?

Janet: Sì, lo facevamo sempre, davamo loro il cibo... un tipo ce lo tirò addosso (ridono) "Non ho bisogno del vostro cibo schifoso!". Io dissi "Michael, andiamo via da qui!"

Pierce: Posso immaginare come ti sei sentita, okay, ma Michael doveva essere spaventato da quello che era successo...

Janet: Oh no, lui guidava, ero io che consegnavo il cibo! Ma ce l'abbiamo fatta ad andare via... ma sì, è stata l'unica volta che c'è stata una sorta di rifiuto...

Pierce: Ora riesci, perché il tempo è passato, dopo il terribile dolore che avrai sentito, riesci a pensare ai ricordi felici?

Janet: Sì

Pierce: A cosa pensi?

Janet: (sorride) A parte portare i pasti ai senzatetto? Quando da piccoli ci prendevemo cura degli animali , cose come queste...

Pierce: Com'era Michael? C'erano molti pregiudizi su di lui...

Janet: Era molto dolce, molto gentile, incredibilmente intelligente... lui era sempre amore... era sempre amore... Era consapevole di chi fosse...

Pierce: Pensi che la gente non l'avesse compreso?

Janet: Sì
[Modificato da ValentinaMJ 17/02/2011 09:57]
08/02/2011 21:35
 
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Grazie Cri.

"Non so se stavo cercando di proteggermi dal dolore o semplicemente stavo cercando di tenere tutto insieme perché vedevo che tutti gli altri intorno a me stavano crollando. E non ho mai afferrato quel momento per essere davvero in lutto."

Deve essere veramente dura per Janet, mi dispiace molto.
08/02/2011 21:41
 
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Grazie per aver postato e tradotto l'inetrvista, certo che deve essere davvero dura, povera Janet...

"Se vieni al mondo sapendo di essere amato e lo lasci sapendo la stessa cosa, allora tutto quello che nel frattempo è accaduto, sarà valso la pena" -Michael Jackson-
08/02/2011 22:12
 
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E' così per me, non passa giorno, non passa giorno....cosa deve essere per lei non oso nemmeno lontanamente immaginarlo

Lucia
08/02/2011 23:30
 
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Per chi l'ha vissuto credo sia...inimmaginabile per me...
Penso al mio dolore...io che non l'ho mai abbracciato una sola volta...come devono sentirsi.....

09/02/2011 01:07
 
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E' chiaro che ognuno il lutto lo vive a modo suo, ma non so proprio come abbia fatto a stare tanto senza guardare suoi video e ascoltare la sua musica. Per me è stato esattamente il contrario.
09/02/2011 04:47
 
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(Miss Piggy), 09/02/2011 1.07:


E' chiaro che ognuno il lutto lo vive a modo suo, ma non so proprio come abbia fatto a stare tanto senza guardare suoi video e ascoltare la sua musica. Per me è stato esattamente il contrario.



Forse perché il nostro non è considerabile un vero è proprio "lutto". Noi abbiamo dentro l'adorazione per l'artista e l'affezione/ammirazione spasmodica per la persona. Ma l'amore, quello materno/paterno/fraterno/amicale, è un'altra cosa.

Se morissero mia madre, mio padre, mio fratello, il mio migliore amico, l'ultima cosa che riuscirei a fare è riguardarmi i video della mia infanzia, con loro che giocavano con me o che mi tenevano in braccio. Un po' per il dolore straziante di ricordare momenti che non tornerebbero più, un po' per quel naturale senso di colpa che ti prende quando perdi una persona che hai amato davvero ("Perché ultimamente l'ho trascurato in quel modo?", "Perché quella volta gli risposi così male?", "Perché non l'ho abbracciato più volte e più forte quando avrei potuto farlo?").

Quando Michael è morto, io (come penso tu e molte altre persone qui dentro) ho provato davvero la sensazione di aver perso una delle persone più importanti della mia vita. Per un lungo periodo mi sono persino sentito in colpa per averlo un po' "trascurato" dal 2001 in poi, dopo 11 anni di incontenibile fanatismo. Forse, e qui concedo il beneficio del dubbio alla mia premessa, anche questa è stata una forma di lutto. Ma comunque un lutto generato dalla perdita irreversibile di un rapporto indiretto e impersonale, basato sul libero scambio musica-soldi-emozioni.

Nulla, davvero nulla in confronto ai rapporti umani autentici che viviamo ogni giorno con le persone che amiamo. Ed è questo che Michael ha rappresentato per Janet.
09/02/2011 07:17
 
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Re:
FOREVER., 08/02/2011 23.30:

Per chi l'ha vissuto credo sia...inimmaginabile per me...
Penso al mio dolore...io che non l'ho mai abbracciato una sola volta...come devono sentirsi.....




Già........anche io penso spesso alla stessa cosa......
09/02/2011 11:29
 
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Re:
Compix83, 09/02/2011 4.47:



Forse perché il nostro non è considerabile un vero è proprio "lutto". Noi abbiamo dentro l'adorazione per l'artista e l'affezione/ammirazione spasmodica per la persona. Ma l'amore, quello materno/paterno/fraterno/amicale, è un'altra cosa.

Se morissero mia madre, mio padre, mio fratello, il mio migliore amico, l'ultima cosa che riuscirei a fare è riguardarmi i video della mia infanzia, con loro che giocavano con me o che mi tenevano in braccio. Un po' per il dolore straziante di ricordare momenti che non tornerebbero più, un po' per quel naturale senso di colpa che ti prende quando perdi una persona che hai amato davvero ("Perché ultimamente l'ho trascurato in quel modo?", "Perché quella volta gli risposi così male?", "Perché non l'ho abbracciato più volte e più forte quando avrei potuto farlo?").

Quando Michael è morto, io (come penso tu e molte altre persone qui dentro) ho provato davvero la sensazione di aver perso una delle persone più importanti della mia vita. Per un lungo periodo mi sono persino sentito in colpa per averlo un po' "trascurato" dal 2001 in poi, dopo 11 anni di incontenibile fanatismo. Forse, e qui concedo il beneficio del dubbio alla mia premessa, anche questa è stata una forma di lutto. Ma comunque un lutto generato dalla perdita irreversibile di un rapporto indiretto e impersonale, basato sul libero scambio musica-soldi-emozioni.

Nulla, davvero nulla in confronto ai rapporti umani autentici che viviamo ogni giorno con le persone che amiamo. Ed è questo che Michael ha rappresentato per Janet.




Tutto condivisibile.
E lo davo per scontato [SM=g27827], ovvio che il suo lutto non è paragonabile al nostro.
Ma anche in caso di persone vicine, dopo un primo periodo di silenzio, io preferisco riguardare, ricordare e parlare di chi non c'è più.
09/02/2011 11:39
 
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Grazie Cri, certo che deve essere veramente dura per Janet, considerato il rapporto che aveva con lui. Personalmente ho provato una profonda tristezza alla notizia della sua morte è come se fosse morto un mio caro amico e ancora oggi non c'è giorno in cui non pensi a lui. Per un bel po' di tempo non sono riuscita ad ascoltare alcune sue canzoni. La capisco, quindi, quando dice che non è ancora riuscita a guardare this is it. [SM=g27813]

Di tutte le cose che farai la gente ricorderà solo le peggiori e se non le hai mai fatte le creerà dal nulla!
Michael Jackson

I love you more

La morte, per chi muore, è la fine di tutto; per chi resta è l'inizio del ricordo.
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