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La Regione Puglia paga i vitalizi ma blocca le altre spese

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2011 13:41
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30/12/2010 00:03
 
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....Vendola di sinistra o della casta?
La Regione Puglia
paga i vitalizi ma
blocca le altre spese


RISORSE CORRELATE
• Palese (Pdl): tasse Vendola per finanziare gli sprechi
• LA CRONACA DI IERI
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Una variazione di bilancio per recuperare 2,3 milioni di euro destinati a pagare i vitalizi degli ex consiglieri regionali. La giunta Vendola che attinge dai fondi di riserva, azzerando la disponibilità «di competenza» del capitolo per i libri di testo agli studenti, pur di non scontentare la casta. Anche a discapito dei cittadini e delle imprese: ci sono decine di capitoli di spesa bloccati per le regole del Patto di stabilità e per i quali le erogazioni riprenderanno solo dal 1° gennaio.

Basta una telefonata alle ragionerie dei Comuni per verificare, ad esempio, che fino a ieri quei famosi fondi per il contributo ai libri di testo - di competenza ministeriale - non sono ancora stati accreditati. Non è colpa della Regione, certo: che però - volendo - avrebbe potuto benissimo anticiparli, anziché destinare i 2,6 milioni a vitalizi e liquidazioni. Ma anche i fondi per il contributo alloggiativo, quelli per pagare i fitti, finora sono stati trasferiti ai Comuni soltanto in quota parte: Bari, ad esempio, ha ricevuto solo un anticipo dell’80%. «Per andare incontro alle esigenze dei cittadini - dicono dalla Ragioneria del Comune - siamo stati costretti ad accertare il credito e ad anticipare noi».

Dall’assessorato regionale alla Formazione professionale ribadiscono che i 2,6 milioni non sono stati tecnicamente sottratti ai libri di testo, proprio perché quest’anno la Regione ha chiesto al ministero di erogare direttamente il contributo anziché passare per via Capruzzi. Vero. Ma visto che era stata reperita una disponibilità di cassa importante, perché non destinarla ad esempio alle borse di studio, bloccate da mesi con la giustificazione del Patto di stabilità? «I fondi per il diritto allo studio saranno erogati a partire dal 2 gennaio», è la risposta. Appunto: prima i politici, poi tutto il resto.

La notizia pubblicata ieri dalla «Gazzetta» ha provocato un vespaio su Internet. Nel silenzio assoluto del mondo politico regionale, è intervenuto solo il segretario generale della Uil, Aldo Pugliese. «Al di là del tecnicismo burocratico e pecuniario, ciò che lascia esterrefatti è il pessimo esempio fornito dalla nostra classe dirigente. Non si possono chiedere ai cittadini giorni infausti di lacrime e sangue, come annunciato dall’assessore Fiore, e poi sacrificare denaro destinato a un diritto prioritario e costituzionalmente riconosciuto come l’istruzione sull’altare dei costi spropositati della politica. Un passo indietro è a dir poco doveroso».

Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha invece affidato il suo commento a Facebook: «Voglio sapere se questa cosa è vera. Se così fosse ci sarebbe davvero da mandare tutti al diavolo. Spero di riuscire ad avere una risposta dall'assessore del mio partito. Non è sempre facile avere risposte, neanche per me».





www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDcategoria=470&IDNotizia=387429&res_...

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30/12/2010 00:06
 
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Puglia, Vendola alza le tasse per salvare i conti E' polemica per la manovra finanziaria varata dalla Regione Puglia. L'aumento della tassa regionale sul carburante va ad aggiungersi a un altro provvedimento impopolare: l'estensione del ticket sulle ricette mediche di tutti i pugliesiL’hanno chiamata “lacrime e sangue”, ma per ora puzza di benzina. All’indomani dell’approvazione, fa discutere la manovra finanziaria varata dalla Regione Puglia guidata da Nichi Vendola. La polemica è tutta nell’aumento dell’Irba (la tassa regionale sul carburante), che va ad aggiungersi a un altro provvedimento impopolare: l’estensione del ticket sulle ricette mediche di tutti i pugliesi.
Secondo Vendola, tali misure sono servite a compensare i tagli indiscriminati del governo sui fondi per i servizi sociali che, uniti all’aumento del blocco della spesa (in virtù dei vincoli del patto di stabilità) e alla copertura economica necessaria al piano di rientro sanitario, hanno messo la sua giunta in difficoltà finanziarie.

Sarà anche vero, ma chi si aspettava dall’innovatore Vendola un colpo di teatro è rimasto deluso: si tratta a tutti gli effetti di un aumento delle tasse, rimedio antico e valido in tutte le stagioni e con i diversi colori politici (nel Lazio Renata Polverini, Pdl, deve alzare le aliquote regionali dell’Irpef). Tra qualche settimana, quindi, ogni litro di carburante in Puglia costerà 2,5 centesimi in più: l’imposta è a carico dei produttori, che a loro volta dovranno decidere se e come scaricarla sui clienti. A sentire l’assessore al Bilancio Michele Pelillo, con l’incremento dell’Irba (che era stata abrogata a fine 2009) si raccoglieranno 15 milioni di euro da destinare alle famiglie con reddito basso e con a carico malati non più autonomi. Per il centrodestra, al contrario, più che aumentare il prezzo del carburante, “si dovevano tagliare le spese inutili, mirate solo ad accrescere il consenso di Vendola”. L’Udc, invece, pur votando insieme al centrodestra, ha espresso parere favorevole al disegno di legge che prevede norme di contenimento per la spesa riferita al personale regionale.

Nella manovra, in compenso, l’Irpef resta allo 0,9% e l’Irap al 4,82%, mentre sono previsti 600mila euro per i contributi straordinari agli enti fieristici, 1 milione per gli aerei antincendio, 50mila euro per l’assessorato al Sud e Federalismo, 200mila euro per l’Agenzia regionale della legalità, 55mila euro per l’ingresso della Puglia in Banca etica e la destinazione del 5 per mille in favore delle famiglie indigenti. Lacrime, sangue, benzina ma anche solidarietà.

Dal Fatto Quotidiano del 29 12 2010


www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/29/puglia-vendola-alza-le-tasse-per-salvare-i-conti/83968/comment-page-6/#...

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04/07/2011 16:27
 
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www.youtube.com/watch?v=Xf9NziA7OsU&feature=player_embedded




lunedì, 24 maggio 2010 ¦ Permalink
categoria : energia, bari, vendola, marcegaglia
"Io credo che possano essere costruiti in Puglia tre impianti privati di termovalorizzazione, dove bruciare cdr di qualità e i nostri rifiuti. Possiamo modificare i forni delle cementerie o delle centrali Enel".
(10 marzo 2010, Nichi Vendola - BariLive)

Stralcio di intervista realizzata a Napoli al nostro "ambientalissimo" presidente Nichi Vendola, che, nel mare magnum di rutilanti parole, menziona con toni commoventi Modugno e il suo inceneritore marchiato Marcegaglia. In quest'occasione Nichi, come un maestro illuminato da luce radente, per la gioia del volgo e dei suoi fans tuona con pathos strappacuore frasi del tipo "ho dato la mia solidarietà a Modugno". Peccato che da anni il nostro non abbia mai risposto a una mail e abbia disertato inviti a sit-in e conferenze.

A piè post un riepilogo sommario della surreale situazione modugnese e del suo inceneritore nella zona ASI di Modugno (via dei Fiordalisi), un territorio che rappresenta, a tutti gli effetti, "la punta di diamante" dell'inquinamento ambientale barese.





Nei primi mesi del 2008 la Procura della Repubblica di Bari accerta che il progetto dell'inceneritore in costruzione a Modugno non era stato sottoposto a preventiva procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale prevista dalle normative della Comunità Europea. La società EcoEnergia di Marcegaglia rimedia a tale irregolarità presentando lo studio d’impatto ambientale, in seguito al quale, con il silenzio delle istituzioni, in data 25 settembre 2007, con determinazione n° 450 del dirigente del settore ecologia della Regione Puglia dott. Luca Limongelli, la Commissione VIA della Regione Puglia (commissione REGIONALE di valutazione di impatto ambientale) rilascia la Valutazione d’Impatto Ambientale richiesta dalla ditta proponente.
Papale papale: la Regione, quatta quatta, dà l'ok a Marcegaglia per edificare il suo inutilissimo inceneritore.

Dettaglio importantissimo: l'inceneritore Marcegaglia non possiede il permesso a costruire, cioè la società non ha titolo di proprietà del suolo. Ergo, è come se si presentasse il progetto di una casa senza avere il permesso di utilizzare il suolo. E questo particolare è già sufficiente per negare a Marcegaglia ogni velleità di costruzione in quella zona.

Per ottenere la suddetta VIA, la EcoEnergia di Marcegaglia presenta, come previsto dalla legge, uno “Studio d’Impatto Ambientale”. La Legge Regionale n° 11/01, che segue le linee guida Nazionali (le quali, a loro volta, hanno recepito una direttiva della Comunità Europea), prevede il diritto da parte del pubblico alla partecipazione al procedimento decisionale in materia Ambientale (Trattato di Arhus recepito dall’Italia con Legge n° 108 del 2003). Come avviene la partecipazione dei cittadini al procedimento decisionale? Attraverso le cosiddette “osservazioni” al "Quadro Ambientale", ovvero a quella parte dello Studio d’Impatto Ambientale presentato dalla Ditta proponente. E’ importante rilevare che, trascorsi sessanta giorni dalla presentazione dello Studio d’Impatto Ambientale, non realizzando alcuna “osservazione al quadro Ambientale”, i Cittadini accettano inderogabilmente il progetto dell’Impianto e perdono il diritto alla presentazione delle “osservazioni”.

La Legge prevede ancora che le Amministrazioni vengano avvisate della presentazione di questo Studio attraverso notifica, mentre i cittadini vengono a conoscenza dell’eventualità di nuovi insediamenti industriali attraverso pubblicazione, a cura delle Ditte proponenti, su un quotidiano locale e su un quotidiano nazionale, ove per quotidiano nazionale si intende un quotidiano diffuso su tutto il territorio nazionale e non un quotidiano che, per ragioni insondabili, reca semplicemente come epiteto l'aggettivo “nazionale” (è il caso del giornale QN).

Infatti, a pagina 1 della determinazione rilasciata a firma del dott. Limongelli, si legge testualmente: “con nota acquisita al prot. n.6428 del 17.04.2007 venivano trasmesse le copie delle pubblicazioni di rito previste dall’art. 11, comma 1 e comma 2, L.R. n. 11/01, effettuate sul quotidiano nazionale “QN” del 03.04.2007 (pag.25). sul quotidiano “Puglia” dell’ 03 07 e sul BURP 51 del 05.04.2007 (pagg. 5714 e 5715)”.

Il problema è che la succitata copia delle pubblicazioni non solo è stata infilata in pertugi "lillipuziani" dei quotidiani "QN" e "Puglia" (oltre 1400 battute in uno spazio di 3cmx5cm) , ma proprio il quotidiano pseudo-nazionale "QN" non viene assolutamente distribuito sull'intero territorio italiano e la Puglia, ironia della sorte, è proprio una delle regioni escluse dalla diffusione del giornale. Ad acclarare ciò è la SPE (Società Pubblicità Editoriale, che si occupa della pubblicità sul quotidiano “QN”), la quale, rispondendo ad una richiesta dei Verdi di Modugno, ha dichiarato inequivocabilmente che le regioni italiane non interessate dalla distribuzione del quotidiano sono: Puglia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

A riguardo c'è stato un esposto dei Verdi modugnesi, che hanno avuto il merito di scoperchiare questa macroscopica irregolarità: il non ottemperamento della società EcoEnergia alla pubblicazione dello Studio d'Impatto Ambientale su un quotidiano locale e nazionale.. A seguito della denuncia, i giochi si sono riaperti e il gruppo Marcegaglia, che inizialmente aveva ottenuto il parere favorevole dall'ufficio VIA, è stata costretta a ripresentare le pubblicazioni.

Nell'agosto 2008, dunque, a cittadini, movimenti politici e associazioni locali è data la possibilità di depositare memorie ed osservazioni scritte sull'impianto.Tomi e tomi di pagine inappuntabili e incontrovertibili, in cui vengono denunciate altre mastodontiche violazioni (come quelle relative alla tecnologia di costruzione dell'impianto: l'inceneritore Marcegaglia è assolutamente obsoleto e non rispetta le direttive europee).

Neppure un mese dopo, i Carabinieri del Noe di Bari eseguono il decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Bari, dell’area interessata dai lavori di realizzazione dell'inceneritore a Modugno. Il sequestro è il frutto dell'attività investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica di Bari, in seno alla quale si è avuto modo di accertare che la realizzazione dell'inceneritore é avvenuta in zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico ed effettuata senza la prescritta autorizzazione edilizia e della valutazione di impatto ambientale. Le indagini hanno permesso poi di accertare vizi di forma e di sostanza nell'ambito dei provvedimenti rilasciati dal settore ecologia della Regione Puglia e che l’inceneritore non utilizza le migliori tecnologie possibili.
Per questo parere favorevole dato in maniera illegittima risulta indagato anche il funzionario della regione succitato, dr. Luca Limongelli.


A questo punto, la Regione, che, come è stato dichiarato inizialmente, ha sempre ignorato l'assenza di ogni titolo di proprietà in capo alla società (fatto che, come ha evidenziato reiteratamente Giancarlo Ragnini, segretario dei Verdi di Modugno, avrebbe dovuto determinare l'annullamento immediato dell'iter procedurale), è costretta a riaprire i giochi e chiede all'organismo regionale A.R.P.A. di esprimersi nuovamente sul progetto di Marcegaglia. Per l'ennesima volta l'A.R.P.A. dà sentenza negativa e la Regione, il cui parere dovrebbe essere condizionato da quello dell'A.R.P.A., fa la gnorri, temporeggia e se ne infischia.
Cosa ha sancito più volte l'A.R.P.A.? Modugno, già di per sè, senza inceneritore, sfora i limiti di emissione del pm10 e di altri agenti inquinanti, sicchè un inceneritore (che Vendola si ostina a chiamare "termovalorizzatore", termine vietato dalle direttive europee) aggraverebbe irrimediabilmente la salute pubblica degli abitanti di Modugno.

Sono trascorsi due lunghi anni dalla riapertura dei giochi. E la Regione che fa? Nicchia, tergiversa, tentenna, ignora il parere dell'A.R.P.A. (mi chiedo allora perchè esiste quest'agenzia regionale se non viene puntualmente filata di striscio) e addirittura concede alla società Marcegaglia ben 11 mesi di tempo per presentare la propria documentazione, rispetto ai 20 giorni previsti per legge.

And last but not least, un altro evento arcano di cui ha chiesto lumi Gianvito Armenise, leader del movimento Azione e Tradizione. "Vendola dovrebbe spiegare perché il suo dirigente dr. Luca Limongelli, iscritto a suo tempo nel registro degli indagati della Procura di Bari proprio per la vicenda dell'inceneritore di Modugno e già coinvolto in altre inchieste, continua a firmare atti amministrativi ed a ricoprire il delicato incarico d Direttore del Servizio Programmazione e Politiche Comunitarie della Regione Puglia e Autorità di Gestione del P.O.I. (Programma Operativo Interregionale) Energia"

La domanda a Nichi è rimasta nel limbo delle richieste orfane di risposta. Come ormai avviene da cinque lunghi anni.

Un grazie sconfinato a Pressante e ad Azione e tradizione


gisa.splinder.com/post/22769242/scorie-vendoliane

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04/07/2011 16:28
 
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Vendola vs Grillo



“Io credo che possano essere costruiti in Puglia tre impianti privati di termovalorizzazione, dove bruciare cdr di qualità e i nostri rifiuti. Possiamo modificare i forni delle cementerie o delle centrali Enel”.
(10 marzo 2010, Nichi Vendola – BariLive)

Queste sciamaniche parole risuonano ancora nei timpani dei Pugliesi come tamburi martellanti e didgeridoo impazziti. Giungono due anni dopo un’agghiacciante apologia degli inceneritori, recitata pomposamente dal governatore della Puglia, ormai sempre più immerso nella campagna propagandistica di guru nazionale della sinistra. Era il 2008 e il presidente del tacco italico esaltò il moderno ciclo di rifiuti appulo con questo suggestivo carme: “Abbiamo, nella parte privata, tra termovalorizzatori autorizzati e termovalorizzatori in via di autorizzazione, un numero complessivo di cinque termovalorizzatori che ci fanno guardare con tranquillità al futuro“.

Insomma, una grandeur monnezzara in salsa appula, che si avvaleva del contributo di cantieri e inceneritori griffati Marcegaglia. E infatti tanta e tale fu la gratitudine di Emma che pubblicamente dichiarò sul presidente pugliese: “Vendola è il miglior governatore del Mezzogiorno, la Puglia è una Regione ben gestita, ma Vendola purtroppo non è tutti i governatori del Sud“.

Parole commoventi “cum laude” furono proferite anche da Don Verzè, il socio spretato di Berlusconi: “Vengo in Puglia per trovare un amico, Vendola. Nichi, fossero come te tutti i politici. Non dovrei parlare di politica, ma ve lo confesso: Silvio Berlusconi è entusiasta di Vendola“.

Molto casualmente la Regione Puglia, a dispetto dello stato disastroso della sanità locale, ha appena rimpinguato le tasche di Don Verzè di ben 60 milioni di euro (prima tranche di dindini pubblici, che complessivamente ammontano a 120 milioni di euro) per la costruzione del mega-ospedale “San Raffaele del Mediterraneo”, nuovo polo privato che sarà realizzato a Taranto dalla fondazione San Raffaele di Luigi Verzé.

Su questa inquietante vicenda esistono tomi di inchieste curate dal giornalista Gianni Lannes, tuttora sotto scorta perchè vittima di svariati attentati di stampo mafioso, e dai suoi collaboratori del quotidiano on line “Italia terra nostra“. Gli stessi che recentemente hanno posto a Vendola venticinque domande, di cui una, relativa alle scorie sanitarie radioattive prodotte dall’ospedale San Raffaele di Milano e trasferiti nella provincia di Taranto, disinvoltamente elusa del leader della Sel, a suo dire, disinformato anche sul fatto che Don Verzè fosse socio del cavaliere di Arcore.

Ma la campagna autopromozionale ferve ed incombe. Così Nichi, come un maestro sufi illuminato da luce radente, ritorna a bomba nei circuiti mediatici, e stavolta negli studi della trasmissione “In onda”, condotta da Luca Telese e Luisella Costamagna.

Qui, al solito, effonde le sue perle di lugubre e trepido lirismo in risposta alle domande dei due giornalisti: dal bislacco ambientalismo (digressione doverosa: il movimento 5 Stelle contesta a Vendola non l’eolico, ma la fregola degli impianti di incenerimento dei rifiuti) alla sanità, tintasi beffardamente di un bel rosso vermiglio grazie alla politica capestro locale e sulla quale, alla domanda puntuale di Telese, il politico-filosofo sguscia come un’anguilla. Fino allo spiritello luciferino che rende insonni e tumultuose le notti del centro-sinistra: il demone Beppe Grillo.

Quest’ultimo è dipinto dalla sapiente e forbita lingua dell’aulico Nichi come un ibrido tra il mago di Oz e il crudele Leatherface: un latore di “contumelie“, di “semplificazioni urlate” e di “abracadabra“. E, giusto per avallare la balorda tesi postuma alla vittoria di Cota in Piemonte, ahinoi in auge in tante parrocchie piddine, secondo Nichi ”la destra ha vinto anche perchè ha stimolato un certo plebeismo culturale, una sorta di primitivismo“.

E’ necessario, insomma, “ingentilire il linguaggio e irrobustire il pensiero“, perchè la politica di Grillo, “fatta con il linguaggio di Savonarola, con l’indice puntato, il “j’accuse”, non presuppone la possibilità del dialogo, ma c’è un monologo che talvolta è virulento, che coglie dappertutto elementi di complotto e di congiura“.

Ma a proposito di monologhi privi di contraddittorio e di letali virulenze, mi permetto di linkare un dovizioso flashback, incentrato sulla surreale situazione di Modugno, cittadina a un pugno di chilometri da Bari. Una località che rappresenta, a tutti gli effetti, tra molossi industriali e una centrale turbogas da 800 mgW (marchiata De Benedetti), ”la punta di diamante” dell’inquinamento ambientale barese e un focolaio generoso di tumori e di leucemie. Tutta la tragica storia delle scorie vendoliane è qui. Storia sulla quale Nichi e il parterre politico pugliese continua nello stile delle tre scimmiette a tapparsi occhi, orecchie e bocca, senza fornire un brandello di risposta o disertando inviti a confronti pubblici. Come ormai avviene da quattro lunghi anni.


www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/28/vendola-vs-grillo/65361/

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25/07/2011 13:41
 
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ITALIA NOSTRA INVOCA LA DEMOLIZIONE
Puglia, quando l'ecomostro
è di proprietà della Regione
Angolo suggestivo del Gargano con vincoli paesaggistici deturpato dal Centro direzionale per il turismo

Benvenuti nell’ex California d’Europa: terra di sprechi faraonici e scempi ambientali approvati dallo Stato e finanziati con denaro pubblico. Nelle carte istituzionali si scrive «sviluppo integrato del turismo». Invece nella realtà si legge e si traduce abusivismo edilizio a tutto spiano di aree «protette». Se chiedi a Nichi Vendola del centro pilota, la narrazione latita: infatti il governatore non risponde alle domande del cronista; eppure era stato informato già nel 2006.

L'ecomostro del Gargano

ECOMOSTRI - La Puglia pullula di ecomostri privati, ma anche pubblici. Il caso dimenticato sonnecchia a Baia Campi, addirittura nel Parco nazionale del Gargano, a qualche chilometro da Vieste: 60 mila metri cubi di cemento abusivo di proprietà della Regione, in riva al mare Adriatico. Un bunker cementizio che ha fatto tabula rasa di pini d’Aleppo e ulivi, firmato dall’architetto Paolo Portoghesi. Il reato di alterazione di bellezze naturali era stato acclarato definitivamente dalla Cassazione nel 1996 respingendo il ricorso dell’ex assessore Alberto Tedesco (attuale senatore agli arresti domiciliari per gli scandali sanitari).

ICI NON VERSATA - Non si tratta della speculazione del solito palazzinaro, ma di un complesso immobiliare ideato e posseduto dalla Regione Puglia. Da anni il falansterio, arredato di tutto punto, è completamente abbandonato. Addirittura, il presidente Vendola non ha mai versato l’Ici. E così il Comune di Vieste ha cominciato a reclamare il dovuto: 528.969,75 euro. E la Commissione tributaria di Foggia, con sentenza numero 197 dell’8 ottobre 2007 e sentenza numero 22 del 25 gennaio 2010 ha sanzionato, tanto per iniziare, il pagamento degli arretrati.

MAI UTILIZZATO - Il mastodontico complesso non è mai stato utilizzato: tutto sommato è preda dei vandali. Entrare, trafugare o distruggere arredi e suppellettili - compresi, telefoni, computer e condizionatori d’aria - è scontato. L’opera era stata cofinanziata dal Fondo europeo sviluppo regionale. In soldoni: 50 miliardi di lire in appalto all’Italscavi spa con sede a Campobasso e in subappalto alle imprese Icamar e Trisciuglio di Foggia. Costo iniziale: 40 miliardi ottenuti con finanziamento statale e altri dieci dalla Cee. Altri 4 miliardi di lire sono stati erogati e spesi dalla Regione nel 1994 per arredare il faraonico complesso destinato ad accogliere un albergo di 370 posti letto dotato di varie attività connesse: bar, ristorante, sala congressi, vasca relax, campi da tennis, centro interaziendale per la produzione di 15 mila pasti precotti al giorno, lavanderia, sala giochi, discoteca, scuola di perfezionamento alberghiero, nonché gli uffici e tutti i servizi annessi alle tre attività. E perfino la piscina olimpionica - unica in tutta la Capitanata - arrugginisce.

LA VICENDA - La vicenda ebbe inizio nel 1983, quando la Regione Puglia decise di promuovere una richiesta di finanziamento Fio (Fondi investimento occupazione) per un «progetto di sviluppo integrato del turismo». L’affare consisteva nell’edificazione di due enormi agglomerati in calcestruzzo, denominati centri pilota. Il Cipe non ammise a finanziamento la prima richiesta, in quanto la localizzazione delle strutture risultava generica. La giunta regionale pugliese (Dc, Psi, Psdi) non si arrese, quindi con atto deliberativo 3876 del 30 aprile 1984 e 9537 del 5 novembre 1984 riformulò la richiesta, specificando il luogo d’intervento. La motivazione? Il solito miraggio: la creazione di «2.500 nuovi posti di lavoro». L’adunanza del consiglio regionale il 20 dicembre 1984 - relatore per la IV commissione, l’onorevole democristiano Cosimo Franco Di Giuseppe - deliberò «a maggioranza di voti, con l’astensione del gruppo Pci e del Msi, di approvare la localizzazione dei centri turistici direzionali (deliberazione di giunta regionale 10025 del 19 novembre 1984 )». Per la «montagna del sole» venne indicata Baia Campi, un tratto di costa incontaminato. La Snam, proprietaria del suolo, si impegnava a cedere il terreno alla Regione a titolo gratuito, a patto di gestire per un paio d’anni la struttura. In seguito la delibera regionale 11846 del 27 dicembre 1985 sancirà il pagamento all’Eni di 1,5 miliardi di lire.

VINCOLI - L’area era sottoposta a vincolo idrogeologico dal 1923, paesaggistico e forestale dal 1971 (decreto ministeriale del 16 novembre 1971, ai sensi della legge 1497 del 1939). Nel 1986 l’architetto Portoghesi elaborò il progetto. La giunta regionale, committente dell’opera, rilasciò a se stessa il 31 luglio 1986 (delibera 6817) il nulla osta paesaggistico. Il sovrintendente locale ai Beni culturali e ambientali, l’architetto Riccardo Mola, il 7 ottobre dello stesso anno, esprimeva «parere negativo». I lavori di sbancamento in variante al secondo Piano di fabbricazione, ebbero inizio a giugno del 1988 e terminarono otto anni dopo con due varianti in corso d’opera. L’11 gennaio 1990 scese in campo Italia Nostra con un esposto alla Procura della Repubblica di Foggia. In seguito, il 19 ottobre, il gip A. Paggetta, su richiesta del pm Roberto Gentile, disponeva il sequestro del cantiere, revocato il 14 novembre 1990 dal Tribunale della libertà. Il 20 luglio 1994 il pretore di Vieste, Silvana Clemente, riconosceva «il reato di alterazione di bellezze naturali di cui all’articolo 734». Infatti, si legge nel dispositivo della sentenza «la costruzione del Centro turistico direzionale, in zona Baia Campi di Vieste, è stata ritenuta la causa di notevole deturpamento delle caratteristiche dell’area e del suo equilibrio paesaggistico con la condanna penale dei componenti della giunta regionale della Regione Puglia e del rappresentante legale della società concessionaria dei lavori e con l’ulteriore condanna dei medesimi al risarcimento del danno ambientale a favore della provincia di Foggia e dell’Associazione Italia Nostra». In soldoni, appena 9 milioni di lire a testa.

EPILOGO - Sono dunque stati riconosciuti responsabili in concorso di deturpazione di bellezze naturali in un luogo soggetto a speciale protezione, Giuseppe Affatato, Roberto Paolucci, Giuseppe Martellotta, Michele Bellomo, Corradino Marzo, Cesare Lia, Girolamo Pugliese e Alberto Tedesco, componenti la giunta regionale dell’epoca; e infine Antonio Uliano, rappresentante legale della società Italscavi. Nella vicenda erano pure coinvolti l’ex amministratore regionale Giuseppe Colasanto, nel frattempo deceduto, e gli assessori regionali Franco Di Giuseppe (Dc) e Franco Borgia (Psi) la cui posizione era stata stralciata perché eletti in Parlamento. Epilogo: la Corte d’appello di Bari ha dichiarato la prescrizione della condanna e la Cassazione ha confermato l’estinzione del reato ribadendo comunque «l’irreversibile distruzione del paesaggio».


DEMOLIZIONE - Italia Nostra chiede il ripristino dello stato dei luoghi, vale a dire la demolizione del bubbone. E dire che nel 1988 i parlamentari Cederna, Ceruti, Boato, Savoldi, Bassi, Faccio, Tamino e Codillà interrogavano invano i ministri per il Turismo, l’Ambiente e le Partecipazioni statali: «Nel Comune di Vieste, in località Baia Campi, una delle ultime baie ancora non edificate del Gargano, è prevista la costruzione di una non meglio precisata “Università del turismo” di cui non è chiara la finalità, i finanziamenti, l’organizzazione e il valore legale… Se il governo non ritenga necessario intervenire per prevenire un’operazione che ha tutte le caratteristiche della più smaccata speculazione edilizia, con la scusa dell’opera pubblica si vomiterà sulla costa un’altra valanga di metri cubi di cemento». Detto e fatto.

Gianni Lannes
24 luglio 2011(ultima modifica: 25 luglio 2011 10:18)

www.corriere.it/ambiente/11_luglio_24/puglia-ecomostro-lannes_4ab40296-b602-11e0-b43a-390fb65861...

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