Appena finito di leggere le dichiarazioni e se sulla questione razziale è inattaccabile, non lo è altrettanto sulla sua gestione discografica.
Vorrei però ripercorrere anch'io le tappe, sfruttando il materiale che ho raccolto in questi anni da articoli dell'epoca e dai libri biografici della Campbell e di Taraborrelli, che sono i più affidabili. Anche perchè, almeno secondo quanto ho io, le cose che dice per il 1991 e il 2001 (che sono le annate chiave di questa storia) non combaciano.
1991
Michael Jackson ha firmato un contratto con la Sony Music, che garantisce lui 65 milioni di dollari sicuri e un guadagno massimo di 1 miliardo di dollari (soglia a cui non arriverà), in caso tutti e sei gli album promessi avessero almeno raggiunto la soglia delle 40 milioni di copie vendute. Il contratto prevede un certo tipo di guadagno a seconda del successo commerciale degli album sfornati e in più, stabilisce una partnership tra la MJJ Productions e la Sony Music Entertainment. Apparentemente è un contratto bomba, ma più in avanti scopriremo dove è la fregatura.
Il primo album del nuovo contratto è stato Dangerous, che nel suo periodo promozionale (1991-1993) vendette 21 milioni di copie nel mondo, superiore di 1 milione a quanto fece Bad (1987-1989). L'album divenne il più venduto del 1992 nel mondo e solidificò la legacy commerciale di Michael. Seppur il Re del Pop volesse vendere più di Thriller con ogni suo album, riconosceva cmq il successo dei suoi lavori quando era tale e lo ha più volte difeso quando molti media sparlavano di flop e decadimento. La calugnata più famosa è sicuramente quella messa in piedi da MTV, quando nel 1992, fece girare la notizia della caduta di Michael Jackson e delle stelle degli anni '80 in favore dei Nirvana e del movimento Grunge. Cosa falsissima e pompata non solo a livello globale, ma anche esaminando le vendite paese per paese.
1993
Qui credo che nessuno potesse farci molto. L'etichetta cerca si di salvaguardare il proprio artista, ma non può andare oltre certi limiti.
1995
Anche qui le cose non fanno una piega (anche se non dice che salvarono i guadagni con Blood on the Dance Floor), tranne che per l'ennesima gonfiata di vendita di Mottola, visto che HIStory era a 15 milioni di copie all'epoca. L'unico altro punto su cui avrei da ridire è sulla partnership tra Sony ed ATV. Qui Mottola lo descrive con un salvagente che Sony ha gettato a Michael per salvarlo dalla bancarotta. In realtà non fu così. All'epoca Michael non era in bancarotta e ogni anno figurava nella classifica Forbes degli intrattenitori più pagati degli ultimi due anni (classifica defunta e rimpiazzata dalla Forbes Celebrity Top 100 nel 1998) con dei guadagni da capogiro, figurando quasi sempre in top 10.
Quella partnership fu solo ed esclusivamente una questione di affari, in quanto Michael voleva estendere il catalogo ATV per avere ulteriori guadagni, mentre Sony voleva avere degli ottimi profitti sulle canzoni dei Beatles. Inoltre, tutti e due sapevano che unificandosi, il catalogo avrebbe aumentato di valore e così è stato. Jet Magazine citava un valore di 600 milioni di dollari. Seppur sia stato Michael quello ad averne beneficiato maggiormente, anche Sony ha avuto un guadagno nettamente maggiore rispetto alla sua autogestione. Pare infatti che arrivarono a diventare la seconda editoria musicale di maggior guadagno.
2001
Ed eccoci arrivati alla parte più controversa della storia. Qui Mottola si è parato il culo dall'inizio alla fine. Il contratto che Michael firmò nel 1991 scadeva nel 2000 e come da clausola, il Re del Pop si sarebbe riappropriato di tutti i master. Purtroppo per lui, c'era un'ulteriore clausola che affermava che Michael sarebbe tornato in pieno possesso dei master solamente se avesse pubblicato un album ogni due anni, incluso un album natalizio e due colonne sonore. Più i tempi si allungavano e più Sony poteva aggiungere degli anni per mantenere il suo diritto di comproprietà sui master.
La fregatura ci fu perchè uno degli avvocati che lo ha rappresentato nella trattativa 10 anni prima, rappresentava anche la Sony. Sfruttando la questione del conflitto di interessi, Michael riuscì a rinegoziare il suo contratto e si stabilì che per chiudere con la Sony avrebbe dovuto pubblicare uno studio album, una raccolta di successi, un cofanetto e restituire i milioni di dollari che la multinazionale gli aveva prestato in svariate occasioni.
A questo punto, cosa si fa per non rischiare di perdere i master di Michael e la partnership con il catalogo ATV? Si induce il cantante al fallimento per costringerlo a vendere il catalogo e per impedirgli di saldare il debito per i master. Per fare ciò, la Sony inizia a boicottare i lavori di Michael. Si "fa rubare" You Rock My World, che vede la luce su internet illegalmente, mentre Michael progettava di far uscire Unbreakable come singolo con relativo video. Si fa sparire You Rock My World dalle radio con un larghissimo anticipo, si blocca l'uscita di What More Can I Give (progetto benefico) perchè il regista del video era nel campo della pornografia (e nel video non c'era nessuna scena di sesso, solo artisti che registravano il pezzo) e si chiude la promozione, già povera di suo, di Invincible dopo pochi mesi. L'album raggiunge 7 milioni di copie vendute in quel periodo e secondo rumor mai confermati, questa quota è bastata alla Sony per nullificare tutte le perdite. Dopo questi avvenimenti, inizia la guerra. Certo, Michael piscia un po' fuori dal vaso quando etichetta Mottola come razzista e demoniaco, però le ragioni di Michael ci son tutte e lo dimostra il fatto che una buonissima fetta degli artisti dello showbiz lo appoggiava. La guerra a colpi di accusa è continuata fino al 2003, quando Mottola annuncia le sue dimissioni da presidente della Sony Music. Secondo un numero del Los Angeles Times di Gennaio 2003, Mottola afferma di essersi dimesso per cercare nuove avventure. In realtà, nello stesso articolo, viene detto che sarebbe stato il consiglio di amministrazione della Sony Corporation a costringerlo alle dimissioni, in quanto ha fatto perdere delle ingenti cifre all'etichetta (lì si parla di una cifra compresa tra i 100 e i 130 milioni di dollari) e viene inoltre accusato di non essersi riuscito a tenere le punte di diamante dell'azienza, che erano Michael Jackson e Mariah Carey. Inoltre, pare che dopo la dipartita dei due artisti dall'etichetta, la Universal Music si sia rafforzata notevolmente ed è diventata nel giro di qualche anno la major #1 al mondo.
by
SimoneMJJ