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Allora argomento anche se non toccava certo a me.
Premessa.
Non è necessario che la musica abbia un testo. La musica classica ne fa volentieri a meno e non è certo per le parole che si ricorda la nona sinfonia. Di fatto, sono meno dell'1% coloro che si appassionano di musica pop o perfino rock se questa non è cantata.
Altra considerazione di partenza è che la critica alla musica pop ha ricevuto l'analisi di sociologi e critici diversi da quelli letterari, forse perché un corpo distinto da quello della letteratura tradizionale. Bene o male che ciò sia, atteniamoci ai fatti.
1. Perché le canzoni hanno un testo: storia dell'analisi.
Fino al 1920 circa le canzoni pop non avevano un vero e proprio testo che andasse al di là di una mera raffigurazione meccanica e ripetitiva, diciamo stereotipizzata per il tipo di musica.
Ancora una volta è stato Adorno a fornire una prima analisi di quella che lui definiva la musica radiofonica.
Una prima tesi sulla importanza crescente dei testi pop affermava che i testi musicali riflettessero null'altro che l'ideologia popolare. Dove per popolare si intendeva una massa priva di alta istruzione. Il primo rock and roll non era in grado di elevare un bel niente, si diceva, ed i primi successi universali non erano in grado di portare l'ascoltatore ad un nuovo livello di analisi e di consapevolezza. Al massimo riflettevano un'immagine un po' triviale e becera di un pubblico poco propenso all'alta letteratura. La cosa aveva un contraltare evidente, giacché era nei testi della musica pop che prendevano forma in anteprima i mutamenti sociali in atto ed invisibili nella letteratura colta. Così, dire che "se muovi le anche mi ecciti e ti porterò fuori il sabato sera a bere whiskey e soda", non sarà il massimo della prosa ma è indicativo di una trasformazione in essere rispetto al galateo ed al fidanzamento degli anni '40.
La critica musicale, ammesso che vi fosse, analizzava i codici di contenuto, ovvero ciò che le parole descivono; questa i critici la definiscono la funzione diretta del testo.
E quindi si poteva dire già negli anni '50 che i testi delle canzoni pop riflettevano solo esili fantasie adolescenziali, banalità romantiche, ovvero una tipica ideologia di sentimenti industriali, forme preconfezionate di espressioni commerciali.
La cosa sublime era che già negli anni '50 vi erano critici musicali che rilevavano l'esistenza di una alternativa alla massa di testi banali e preconfezionati, ma si trattava di rare forme isolate e forse prive di vero valore universale.
2. insomma: la svolta.
Mentre gli anni '50 rimasero banali e volgari per testi senza poche eccezioni, la svolta si ebbe con i '60. Premessa minore: il problema del testo di musica pop è il senso di evasione che esso trasmette. Questo è di per sè un senso compiuto e di norma rassicurante; fino a dylan non vi è una canzone che non sia ottimista, ove per ottimista si intende tanto di accettazione spirituale di una realtà, ovvero di rivalsa e di conflitto con la società, ma il tutto in una relazione borghese di accettazione e condivisione di struttura.
Così, quando gli stones cantano "when I am driving in my car and a man comes on the radio and tells me more and more about some useless informations, eccetera" non fanno che rimarcare le aspettative insoddisfatte di un normale ragazzo americano o inglese del 1965, con normali aspettative di carriera e di vita.
Ci voleva una svolta. E questa prese forma da un ragazzo che da solo diede vita alla rivoluzione culturale del '900. Un'intera epoca si è incarnata nel profeta del rock.
La rivoluzione ndel '900 on poteva prendere le mosse da un riff di chitarra o da qualche giro di accordi indovinato: men meno da una melodia.
Quello che ha fatto Dylan nel '62 è stato togliere il descrittivismo testuale ed introdurre l'impiego di immagini poetiche, disordinate, intellettuali e politiche appoggiandoli a pezzi folk e blues, trasformandoli immediatamente in rock. In Dylan non vi è alcun accettazione del degrado pop ma un nuovo espressionismo testuale. Qui con Dylan nasce "la funzione indiretta del testo": il testo evoca la concettualità di linguaggi che non sono più assertori, ma implicano un commento che alle volte è poeticamente vertifginoso
Come tutto ciò? Un passo indietro. Nel primo intervento in questo thread, diviso tra il lavoro e il forum, ho detto mi pare che non è importante tanto quanto Dylan abbia detto ma come l'abbia detto.
Ciò aveva un senso. Dylan infatti ha portato esperimenti di metrica, ritmica e di affermazione del linguaggio sulla musica. L'ingiuria, la rabbia, l'invettiva del rap hanno antenati antichissimi ed è Dylan nel '65 che grida il primo "Yo!" nella storia del pop. Storia che a questo punto diventa di rock (senza quel "roll" che a partire da dylan scompare definitivamente).
Esiti di un processo.
The Poetry of Rock è un'opera del '69 di Goldstein che aveva la presunzione di riunire la quintessenza del lirismo rock. E' discutibile se abbia raggiunto il segno, certo è che mosra come il solco aperto da Dylan in poco tempo si era ingrossato oltre ogni misura. Dalla convenzione, dalla sceneggiatura e dalla fedeltà al sentimento alla devianza, al cubismo alla critica del senso comune.
Questo nell'arco di 3-4 anni, dopo intere decadi dove non era successo assolutamente nulla nella musica pop.
Tutte parole astratte, tutta fuffa?
Vediamo un poco.
Comparazione: Heal the World (1991) vs Visions of Johanna (1966)
Partiamo dal dato concreto.
Heal the world.
Qui tutti la conoscono. Posso evitare di trascriverla. Il ritornello appare identico 5 volte. Dall'inizio alla fine MJ parla usando "your" place, for me and "you", you' will find there's no need, "you and for me" una decina di volte, eccetera. Si tratta del più antico meccanismo compositivo di una canzone pop, la "coatta intimità" per cui un artista parla a milioni di persone, fingendo di parlare a me e a te, nel modo più semplice possibile. Non vi è forma più semplice di così. Siamo tornati a love me do dei beatles, 1963. Anzi un po' prima perché lì c'è un po' di ironia. Il testo lo conosciamo: "c'è un posto nel tuo cuore e so che è l'amore...tu vedrai che non c'è motivo di piangere....salva il mondo rendilo un posto migliore per te e per me". Poi c'è Dio, lacrime e felicità. Non è uno scherzo, direi (al di fuori di questo forum).
E' semplice? Sicuro. Banale? Per me è addirittura plateale, ma si tratta di un giudizio. E' un fatto che questa sia l'apoteosi del romanticismo pop, lo zenith dell'imperativo borghese, l'apice di una subordinazione culturale alla convenzione. Se c'è qualcosa di positivo, forse, è che qui siamo davvero al massimo livello di prostrazione mielosa dinnanzi al cliché studiato dalla critica di cui sopra.
Visions of Johanna
Prima il testo. Qui integrale perché non so quanti la conoscano visto che il thread su Dyaln nel settore musica giace con 1 commento (ed è "non lo conosco").
"Ain't it just like the night to play tricks when you're tryin' to be so quiet ?
We sit here stranded, though we're all doin our best to deny it
And Louise holds a handful of rain, tempting you to defy it
Lights flicker from the opposite loft
In this room the heat pipes just cough
The country music station plays soft
But there's nothing really nothing to turn of
Just Louise and her lover so entwined
And these visions of Johanna that conquer my mind.
In the empty lot where the ladies play blindman's bluff with the key chain
And the all-night girls they whisper of escapades out on the D-train
We can hear the night watchman click his flashlight
Ask himself if it's him or them it's insane
Louise she's all right she's just near
She's delicate and seems like veneer
But she just makes it all too concise and too clear
That Johanna's not here
The ghost of electricity howls in the bones of her face
Where these visions of Johanna have now taken my place.
Now, little boy lost, he takes himself so seriously
He brags of his misery, he likes to live dangerously
And when bringing her name up
He speaks of a farewell kiss to me
He's sure got a lotta gall to be so useless and all
Muttering small talk at the wall while I'm in the hall
Oh, how can I explain ?
It's so hard to get on
And these visions of Johanna they kept me up past the dawn.
Inside the museums, Infinity goes up on trial
Voices echo this is what salvation must be like after a while
But Mona Lisa musta had the highway blues
You can tell by the way she smiles
See the primitive wallflower freeze
When the jelly-faced women all sneeze
Hear the one with the mustache say, "Jeeze
I can't find my knees"
Oh, jewels and binoculars hang from the head of the mule
But these visions of Johanna, they make it all seem so cruel.
The peddler now speaks to the countess who's pretending to care for him
Saying, "Name me someone that's not a parasite and I'll go out and say a prayer for him"
But like Louise always says
"Ya can't look at much, can ya man "
As she, herself prepares for him
And Madonna, she still has not showed
We see this empty cage now corrode
Where her cape of the stage once had flowed
The fiddler, he now steps to the road
He writes ev'rything's been returned which was owed
On the back of the fish truck that loads
While my conscience explodes
The harmonicas play the skeleton keys and the rain
And these visions of Johanna are now all that remain."
Su questo pezzo sono stati scritti libri interi. Non da oggi ho passato pomeriggi e sere a leggere sulla spiegazione possibile.
Non c'è un ritornello, non c'è una strofa a ben vedere. Quando sono arrivato alla fine del primo verso la prima volta ho fatto come per i racconti di kafka, ho spento e sono rimasto sopraffatto dal senso artistico di quello che sentivo. (Ma...lui siede con louise e..pensa a johanna? Stesso identico meccanismo kafkiano per cui il protagonista parla con uno e pensa ad un altro. Ma johanna è reale? E' una droga, no è una donna! O no?)
Qui non è solo una comedy song (35 anni prima di heal the world) è una sconnessione di immagini, una assenza precisa di forma, sono frammenti di conversazioni stonate, ci sono incisi, flash back, torsioni temporali, i pronomi passano dal narratore al narrato, ma c'è di più.
Qui c'è l'hip hop ed il rap, il metrico e il cantilenato, l'ostinato e la candenza, il riso con cui declama, "ma no no non c'è niente da spegnere...!", il parlato,domande senza risposte, rime incantatorie e assonanze sguggenti, la trance vocale di Dylan e l'ascesa psichedelica delle visioni.
Dylan non si rivolge a me o a te, si rivolge ad un pubblico che non esiste, è universale e profetico, c'è baudelaire delle coorespondances e Rimbaud delle Voyelles e...basta perché sono le due di notte.
Il mio parere è che Heal the world sia totalmente innocua. Il criterio dell'emozione non vale a nulla, è esattamente l'esemplificazione di tutto ciò che non vale a costruire nessun sistema di sapere. E' la quinta colonna dell'apodittico.
Visions of johanna è solo un esempio di ciò che può il testo musicale dato in mano ad artisti senza tempo. Il che non toglie nulla a MJ, il quale su questo campo non aveva da dire nulla. A mio parere, ovvio.
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