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Michael Jackson:il messaggero ferito

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2010 15:11
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18/08/2009 00:51
 
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questo articolo merita veramente
Spero non sia stato già postato...(ho cercato ma non è uscito nulla...)
leggetelo è davvero bello scritto da Matt Semino, avvocato e critico legale di New York.




MICHAEL JACKSON, IL MESSAGGERO FERITO

Senza maschera, il suo addio pieno di lacrime lo ha umanizzato agli occhi dei milioni di fans adulanti e anche agli occhi dei detrattori scettici di tutto il mondo. Paris Jackson è stata la commovente conclusione del funerale di suo padre, Michael. Allo stesso tempo, le sue poche parole sono dolorosamente servite a ricordare l’eredità conflittuosa che, come alcuni sostengono, il miglior entertainer di sempre lascia dietro di sé all’indomani della sua improvvisa, tragica e misteriosa morte. Con la scomparsa di Michael Jackson, un’icona internazionale, sorgono altrettanti interrogativi riguardo alla vita ordinaria che egli conduceva dietro il sipario del suo palcoscenico privato.
Un’intensa speculazione sulla reale causa di morte della star spazia da un’overdose accidentale alle accuse esplosive da parte di alcuni membri della famiglia di omicidio. Negli stadi finali della sua vita, Jackson era intrappolato nella spirale vertiginosa della dipendenza da farmaci incoraggiata da una rete di disabilitatori di stars e membri senza scrupolo dello staff medico. Come nella vita, Michael Jackson era inghiottito da complessi dilemmi etici e legali, così lo era anche nel preciso momento della sua morte.
Domande concernenti la custodia dei bambini di Jackson, il controllo e la divisione della sua complessa proprietà, il luogo e le procedure di sepoltura per i resti della star, l’utilizzo del denaro pubblico di L.A. per la celebrazione commemorativa svoltasi allo Staples Center e infinite altre questioni si sono sollevate come un fitta nebbia nei giorni e nelle settimane successivi al 25 giugno.
Sulla sua morte, il vaso di Pandora che è la vita segreta ma ampliamente scrutinata di Michael Jackson, si è nuovamente aperto e i media così come anche l’insaziabile appetito del pubblico per i succulenti dettagli, si sono subito manifestati. I titoli di giornale letti come vividi registri medici. “La Foto dell’Autopsia di Michael Jackson”, “I Capelli di Michael Jackson a Fuoco”, “Le ferite alle gambe di Michael Jackson e i Segni di Punture” e “Michael Jackson era Sterile” sono solo alcuni. Solo il più creativo degli scrittori di fiction potrebbe creare una storia così altamente drammatica e piena di colpi di scena. Nonostante il valore dell’intrattenimento di questi tabloids, è un oltraggio alla memoria di Michael Jackson non analizzare ragionevolmente i suoi significativi contributi culturali, in particolar modo nell’ambito dei diritti umani e della giustizia sociale, oscurati nell’esaminare la sua morte ed ora il suo corpo.
Attraverso il suo prolifico lavoro, sostegno e donazioni multimilionarie, Michael Jackson ha innalzato la consapevolezza internazionale e supportato alcune delle problematiche più complesse e persistenti che affliggono la condizione umana. L’AIDS, il cancro, la fame, i senzatetto, la criminalità, il razzismo, la dittatura, il degrado ambientale, l’abuso dei minori, la violazione dei diritti degli animali, le restrizioni sulla libertà di parola ed altri infrangimenti di libertà civili basilari sono solo alcune delle questioni difficili che Jackson ha affrontato sfruttando il potere della sua celebrità.
La comprensione intuitiva di Michael Jackson per i problemi riguardanti il sistema umano ecologico era sorprendente ed inusuale per ogni entertainer del suo calibro.
Tanti sono stati abbagliati dall’imponente spettacolarità e le notevoli controversie connesse alla sua vita e alla sua morte, da non riconoscere le tematiche politiche e sociali dominanti intrinseche nella sua musica, nei suoi video e nelle sue interviste. La forte influenza emotiva, i messaggi e i sentimenti crudi che riverberano nei testi e nelle immagini di video, a volte inquietanti, di canzoni come “They Don’t Care About Us”, “Heal The World”, “Earth Song” e “Man in the Mirror” sono lancinanti. La passione e l’intensità con cui Jackson affonda le mani nella terra e si aggrappa agli alberi nel video di “Earth Song”, un capolavoro dedicato al benessere degli animali e dell’ambiente, sono il riflesso di un leader dell’umanità che tiene profondamente alle problematiche che egli stesso sfida.
Anche solo gli eventi globali delle settimane successive alla morte di Jackson bastano a riflettere direttamente i problemi complicati per cui egli ha cercato di scuotere le coscienze a livello internazionale.
In Iran davanti agli occhi di tutto il mondo, dimostrazioni civili sono state soppresse e vittime innocenti come la giovane Neda Agha-Soltan, sono state brutalmente assassinate dagli strumenti di uno stato totalitario.
A Washigton D.C., un sostenitore della supremazia dei bianchi motivato da puro odio ha tentato di compiere una strage al U.S. Holocaust Memorial Museum, uccidendo una guardia afro-americana. Nella Corea del Nord le giornaliste statunitensi, Laura Ling e Euna Lee, sono state ingiustamente condannate a 12 anni di lavori forzati per servire da semplice merce di scambio per un malefico dittatore. Michael Jackson ha apertamente protestato contro queste forme di razzismo e repressione e ha tentato di accendere la nostra passione per prevenire la continuità di tali abusi, negligenze e discriminazioni. Come abbiamo fatto a non recepire questo messaggio quando, oggi più che mai, è necessario che venga assorbito dalla mente pubblica? Non solo gli allarmi lanciati da Michael Jackson continuano ad essere ignorati ma la sua reputazione continua ad essere infangata.
Con l’attuale fissazione sui macabri dettagli relativi alla morte di Jackson, abbiamo perso di vista la rilevanza sociale di Michael Jackson nella nostra cultura odierna. La figura di Jackson ha il potere di forzare quello che potrebbe essere un periodo di difficile e scomoda autoriflessione pubblica. Quali progressi sono stati fatti nelle problematiche dei diritti civili e umanitari globali che Jackson aveva evidenziato alle masse? Cos’è effettivamente rimasto da realizzare in ciascuno di questi ambiti per poter davvero compiere dei progressi in futuro? Sono queste le domande fondamentali su cui bisognerebbe riflettere nel contesto della morte di Michael Jackson.
Tanti potrebbero domandarsi perché mai dare a questa figura controversa, un uomo che è stato oggetto di forti critiche e reazioni pubbliche contrastanti, una simile importanza tra le notizie di cronaca odierne. A volte occorre una persona, non necessariamente un leader politico o spirituale, in grado di distinguersi simbolicamente dal resto della società, per far sì che quella stessa società rifletta sui principi che ritiene di seguire e sui valori che sostiene di abbracciare.
Jackson, durante la sua vita e la sua morte, è stato ridicolizzato e venerato, calunniato e vantato. Sotto tanti aspetti, la sua storia rappresenta il punto più alto e il più basso che un essere umano possa mai raggiungere. L’eccezionale talento, il successo, la ricchezza e la pubblica adulazione di Michael Jackson si contrapponevano alla sua estrema solitudine, paura, dipendenza e distruzione della reputazione da parte dell’opinione pubblica. Alla fine, però Michael Jackson è stato molto più di un entertainer. I suoi contributi al mondo dello spettacolo sono senza dubbio profondi. Comunque, è il suo ampio impatto culturale a trascendere le barriere economiche, sociali, razziali, religiose e generazionali. Jackson si è trasformato da semplice magico performer a umanitario di importanza storica. Era un messaggero dei nostri tempi, un cantastorie visionario che ha innalzato i livelli di consapevolezza per i cittadini di ogni nazionalità. Questo è il livello di contributo che un contratto sociale richiede a coloro che sono stati benedetti con talenti naturali, potere e ricchezza. Non dovremmo dunque abbracciare e sostenere le persone con una simile missione, anziché deriderle? Con l’evolversi della storia e con il lavoro e la figura di Jackson che verranno analizzati congiuntamente al susseguirsi degli eventi umani, l’importante rilevanza culturale della sua persona verrà svelata. Come un pezzo di letteratura classica greca che abbraccia tematiche senza tempo di sofferenze e lotte umane, il canone e la celebrità di Michael Jackson occuperanno un posto simile nel pantheon culturale dei nostri giorni. Perché, dunque, è stato necessario sparare al messaggero?
Il controverso documentario del 2003 di Martin Bashir “Living with Michael Jackson” è solo uno dei tanti esempi di come Jackson sia stato ingiustamente ritratto dai media. Il documentario è stato un incubo pubblicitario per la star. Le interviste e i commenti di Bashir furono palesemente montate con lo scopo di dipingere Jackson come un pedofilo, maniaco e megalomane. Il film fu incentrato, in maniera assolutamente negativa, sugli abusi che Jackson ha subito dal padre in tenera età, sui rumours riguardanti la sua drastica trasformazione fisica, sulle sue grandi amicizie con i ragazzini, sulla natura dei suoi precedenti rapporti sentimentali e sulle questioni concernenti i tratti somatici dei suoi bambini insieme ad altre notizie delicate. Bashir tagliò intenzionalmente del footage che poteva dare un’altra impressione di Jackson. La succesiva confutazione di Michael Jackson al documentario di Bashir trasmesso sotto forma di uno speciale TV presentato da Maury Povich, fornì uno sguardo inedito e schietto alla vera persona di quest’uomo. Sotto molti aspetti, Michael Jackson era un’anima sola che trovò gran conforto isolandosi dietro i cancelli del Neverland ranch in compagnia di animali, bambini, giostre e possedimenti sfarzosi.
Negli ultimi anni, Jackson divenne così recluso da non riuscire ad ambientarsi nemmeno nella società delle celebrità, tanto era l’immensità della sua fama e l’attenzione parassitaria che scaturiva finanche dalla più breve delle apparizioni. Esaminando queste interviste, è chiaro che Michael Jackson è una delle figure più incomprese della cultura popolare moderna.
L’incessante critica dei media contro Michael Jackson durante la sua carriera ed ora durante la sua morte è stata causata dal fatto che Jackson, come figura simbolica, ci obbliga a guardarci allo specchio e ad affrontare I problemi difficili e a volte intrattabili della nostra società che inconsciamente non vogliamo accettare. Come osa? Jackson mette in risalto, brillantemente, i traguardi e i fallimenti della civiltà nelle loro forme più estreme. L’essere ripudiato per la drastica trasformazione del suo viso era come riconoscere, allo stesso tempo, l’eccesso di una cultura ossessionata dalla bellezza che permette al denaro di cambiare finanche i componenti più fondamentali del nostro DNA. Nell’osservare e commentare la sua maschera, non stavamo forse, segretamente, riconoscendo le maschere letterali e figurate dietro le quali noi stessi, a volte, ci nascondiamo? Ironicamente, i cambiamenti fisici di Michael Jackson lo portarono ad essere etichettato come uno “strambo” o un “mostro” dalla cultura dei media che promuove la perfezione fisica attraverso ogni mezzo necessario. Come affermò Jackson in nella sua interviste con Bashir, “La chirurgia plastica non è stata inventata per Michael Jackson!”
Le accuse per molestie sessuali a danno di un minore rivolte contro Jackson prima nel 1993 e di nuovo nel 2005, per le quali fu messo allo spiedo e arrostito dai media e dal pubblico, furono semplici tentativi di estorsione alimentati dalla pura ingordigia e gelosia degli accusatori. Nonostante l’accordo del 1993 e l’assoluzione dalle accuse del 2005, l’immagine pubblica e commerciale di Michael Jackson fu severamente danneggiata. Le accuse per molestie sessuali contro Jackson rappresentarono una moderna caccia alla strega nella sua forma più spregevole. Sfortunatamente per Jackson, la caccia non era localizzata solo a Salem ma si estendeva in tutto il mondo grazie all’aiuto della tecnologia moderna dei media. Le accuse per molestie furono alimentate da sentimenti di inadeguatezza provati dai genitori dei bambini “abusati” che adoravano Jackson. Probabilmente questi genitori sentendo di non poter competere con l’amore e la fantasia concreta che Michael Jackson dava ai loro bambini, decisero disperatamente di attaccarlo. La gelosia combinata all’avidità genera un forte combustibile. La rappresentazione di Michael Jackson da parte dei media come un essere eccentrico ossessionato dalla chirurgia plastica, lo ha reso un target facile e una vittima sgradevole. Semplicemente non era concepibile che qualcuno che agiva e appariva come lui potesse essere gentile, sensibile, compassionevole e amorevole. Qual’era la motivazione dietro tutto questo? Cos’è che non andava in lui? Doveva esserci qualcosa di losco. E se l’unica motivazione di Michael Jackson fosse stata semplicemente quella di dare speranza ai meno fortunati? Forse tutto questo non è stato altro che l’insensata distruzione di un essere umano per soddisfare le nostre insicurezze e reprimere le nostre paure per l’ignoto e l’incompreso.
Riflettendo sulla vita e la morte di Michael Jackson, è difficile non rattristarsi e non vederlo sotto una luce tragica. Con tutto il suo potere, la sua ricchezza e la sua fama, giace ora dinanzi a noi come un uccello schiacciato dopo esser stato ripetutamente colpito da enormi sassi. Demoralizzato, Jackson continuava a ripiegare su sé stesso, preoccupato per ciò che quel mondo, a cui lui teneva tanto e che sperava cambiasse per il meglio, gli stava scagliando contro. I farmaci sono serviti soltanto ad alleviare il dolore di un’artista e di un umanitario sovraccarico di una missione che credeva di non aver portato a termine. Assuefatta, era l’ingordigia di coloro che circondavano Michael Jackson continuando ad assecondare i suoi desideri per auto proteggersi. Il torpore degli antidolorifici alleviava il dolore causato dal sapere che nonostante ciò che avesse cercato di dare o cambiare nella società circostante, il fardello delle sue creazioni e della critica sarcastica che da esse scaturì era divenuto troppo pesante per una persona sola da sostenere. Michael Jackson era il Sisifo dei nostri giorni, l’uomo primitivo vestito di pelli condannato a lanciare ripetutamente una pietra su una montagna solo per vederla rotolare giù nuovamente. Tristemente però, il nostro Sisifo è collassato sotto il peso della sua battaglia.
A Michael Jackson è stato attribuito il ruolo eccessivo di divinità del pop, di figura mitica, solo per essere crocefisso e lapidato dagli stessi onnipotenti media che crearono il suo successo. Le sue audaci stravaganze andavano al di là del comportamento standard socialmente accettabile ma erano necessariamente illegali o sbagliate? No. La maggior parte delle azioni di Jackson erano sì poso convenzionali ma, allo stesso tempo, la grandezza della sua celebrità e il suo status globale non erano forse al di là di qualsiasi altra cosa che la cultura odierna avesse mai visto? La sua megalomania e la sua eccentricità si sono influenzati ed ingigantiti a vicenda.
E’ innegabile che l’immensa celebrità e ricchezza di Michael Jackson gli hanno permesso di distaccarsi dalla società tradizionale e osservare il mondo da una posizione privilegiata. A volte però, occorre proprio quella posizione fortunata ed isolata per essere in grado di fare le osservazioni sociali meno contaminate ed infine elaborare il commento sociale più efficiente attraverso l’arte. Nella storia, il lavoro e le vite di tanti artisti sono stati ridicolizzati e disprezzati dal pubblico durante i loro tempi d’oro, per essere compresi solo dopo la morte nel canone dei Grandi. Senza dubbio anche Michael Jackson, a tempo dovuto, riceverà dalla critica lo stesso livello di acclamazione come artista ma anche e soprattutto, come umanitario.

Fonte: mjfanclub.net

MICHAEL JACKSON, IL MESSAGGERO FERITO

Senza maschera, il suo addio pieno di lacrime lo ha umanizzato agli occhi dei milioni di fans adulanti e anche agli occhi dei detrattori scettici di tutto il mondo. Paris Jackson è stata la commovente conclusione del funerale di suo padre, Michael. Allo stesso tempo, le sue poche parole sono dolorosamente servite a ricordare l’eredità conflittuosa che, come alcuni sostengono, il miglior entertainer di sempre lascia dietro di sé all’indomani della sua improvvisa, tragica e misteriosa morte. Con la scomparsa di Michael Jackson, un’icona internazionale, sorgono altrettanti interrogativi riguardo alla vita ordinaria che egli conduceva dietro il sipario del suo palcoscenico privato.
Un’intensa speculazione sulla reale causa di morte della star spazia da un’overdose accidentale alle accuse esplosive da parte di alcuni membri della famiglia di omicidio. Negli stadi finali della sua vita, Jackson era intrappolato nella spirale vertiginosa della dipendenza da farmaci incoraggiata da una rete di disabilitatori di stars e membri senza scrupolo dello staff medico. Come nella vita, Michael Jackson era inghiottito da complessi dilemmi etici e legali, così lo era anche nel preciso momento della sua morte.
Domande concernenti la custodia dei bambini di Jackson, il controllo e la divisione della sua complessa proprietà, il luogo e le procedure di sepoltura per i resti della star, l’utilizzo del denaro pubblico di L.A. per la celebrazione commemorativa svoltasi allo Staples Center e infinite altre questioni si sono sollevate come un fitta nebbia nei giorni e nelle settimane successivi al 25 giugno.
Sulla sua morte, il vaso di Pandora che è la vita segreta ma ampliamente scrutinata di Michael Jackson, si è nuovamente aperto e i media così come anche l’insaziabile appetito del pubblico per i succulenti dettagli, si sono subito manifestati. I titoli di giornale letti come vividi registri medici. “La Foto dell’Autopsia di Michael Jackson”, “I Capelli di Michael Jackson a Fuoco”, “Le ferite alle gambe di Michael Jackson e i Segni di Punture” e “Michael Jackson era Sterile” sono solo alcuni. Solo il più creativo degli scrittori di fiction potrebbe creare una storia così altamente drammatica e piena di colpi di scena. Nonostante il valore dell’intrattenimento di questi tabloids, è un oltraggio alla memoria di Michael Jackson non analizzare ragionevolmente i suoi significativi contributi culturali, in particolar modo nell’ambito dei diritti umani e della giustizia sociale, oscurati nell’esaminare la sua morte ed ora il suo corpo.
Attraverso il suo prolifico lavoro, sostegno e donazioni multimilionarie, Michael Jackson ha innalzato la consapevolezza internazionale e supportato alcune delle problematiche più complesse e persistenti che affliggono la condizione umana. L’AIDS, il cancro, la fame, i senzatetto, la criminalità, il razzismo, la dittatura, il degrado ambientale, l’abuso dei minori, la violazione dei diritti degli animali, le restrizioni sulla libertà di parola ed altri infrangimenti di libertà civili basilari sono solo alcune delle questioni difficili che Jackson ha affrontato sfruttando il potere della sua celebrità.
La comprensione intuitiva di Michael Jackson per i problemi riguardanti il sistema umano ecologico era sorprendente ed inusuale per ogni entertainer del suo calibro.
Tanti sono stati abbagliati dall’imponente spettacolarità e le notevoli controversie connesse alla sua vita e alla sua morte, da non riconoscere le tematiche politiche e sociali dominanti intrinseche nella sua musica, nei suoi video e nelle sue interviste. La forte influenza emotiva, i messaggi e i sentimenti crudi che riverberano nei testi e nelle immagini di video, a volte inquietanti, di canzoni come “They Don’t Care About Us”, “Heal The World”, “Earth Song” e “Man in the Mirror” sono lancinanti. La passione e l’intensità con cui Jackson affonda le mani nella terra e si aggrappa agli alberi nel video di “Earth Song”, un capolavoro dedicato al benessere degli animali e dell’ambiente, sono il riflesso di un leader dell’umanità che tiene profondamente alle problematiche che egli stesso sfida.
Anche solo gli eventi globali delle settimane successive alla morte di Jackson bastano a riflettere direttamente i problemi complicati per cui egli ha cercato di scuotere le coscienze a livello internazionale.
In Iran davanti agli occhi di tutto il mondo, dimostrazioni civili sono state soppresse e vittime innocenti come la giovane Neda Agha-Soltan, sono state brutalmente assassinate dagli strumenti di uno stato totalitario.
A Washigton D.C., un sostenitore della supremazia dei bianchi motivato da puro odio ha tentato di compiere una strage al U.S. Holocaust Memorial Museum, uccidendo una guardia afro-americana. Nella Corea del Nord le giornaliste statunitensi, Laura Ling e Euna Lee, sono state ingiustamente condannate a 12 anni di lavori forzati per servire da semplice merce di scambio per un malefico dittatore. Michael Jackson ha apertamente protestato contro queste forme di razzismo e repressione e ha tentato di accendere la nostra passione per prevenire la continuità di tali abusi, negligenze e discriminazioni. Come abbiamo fatto a non recepire questo messaggio quando, oggi più che mai, è necessario che venga assorbito dalla mente pubblica? Non solo gli allarmi lanciati da Michael Jackson continuano ad essere ignorati ma la sua reputazione continua ad essere infangata.
Con l’attuale fissazione sui macabri dettagli relativi alla morte di Jackson, abbiamo perso di vista la rilevanza sociale di Michael Jackson nella nostra cultura odierna. La figura di Jackson ha il potere di forzare quello che potrebbe essere un periodo di difficile e scomoda autoriflessione pubblica. Quali progressi sono stati fatti nelle problematiche dei diritti civili e umanitari globali che Jackson aveva evidenziato alle masse? Cos’è effettivamente rimasto da realizzare in ciascuno di questi ambiti per poter davvero compiere dei progressi in futuro? Sono queste le domande fondamentali su cui bisognerebbe riflettere nel contesto della morte di Michael Jackson.
Tanti potrebbero domandarsi perché mai dare a questa figura controversa, un uomo che è stato oggetto di forti critiche e reazioni pubbliche contrastanti, una simile importanza tra le notizie di cronaca odierne. A volte occorre una persona, non necessariamente un leader politico o spirituale, in grado di distinguersi simbolicamente dal resto della società, per far sì che quella stessa società rifletta sui principi che ritiene di seguire e sui valori che sostiene di abbracciare.
Jackson, durante la sua vita e la sua morte, è stato ridicolizzato e venerato, calunniato e vantato. Sotto tanti aspetti, la sua storia rappresenta il punto più alto e il più basso che un essere umano possa mai raggiungere. L’eccezionale talento, il successo, la ricchezza e la pubblica adulazione di Michael Jackson si contrapponevano alla sua estrema solitudine, paura, dipendenza e distruzione della reputazione da parte dell’opinione pubblica. Alla fine, però Michael Jackson è stato molto più di un entertainer. I suoi contributi al mondo dello spettacolo sono senza dubbio profondi. Comunque, è il suo ampio impatto culturale a trascendere le barriere economiche, sociali, razziali, religiose e generazionali. Jackson si è trasformato da semplice magico performer a umanitario di importanza storica. Era un messaggero dei nostri tempi, un cantastorie visionario che ha innalzato i livelli di consapevolezza per i cittadini di ogni nazionalità. Questo è il livello di contributo che un contratto sociale richiede a coloro che sono stati benedetti con talenti naturali, potere e ricchezza. Non dovremmo dunque abbracciare e sostenere le persone con una simile missione, anziché deriderle? Con l’evolversi della storia e con il lavoro e la figura di Jackson che verranno analizzati congiuntamente al susseguirsi degli eventi umani, l’importante rilevanza culturale della sua persona verrà svelata. Come un pezzo di letteratura classica greca che abbraccia tematiche senza tempo di sofferenze e lotte umane, il canone e la celebrità di Michael Jackson occuperanno un posto simile nel pantheon culturale dei nostri giorni. Perché, dunque, è stato necessario sparare al messaggero?
Il controverso documentario del 2003 di Martin Bashir “Living with Michael Jackson” è solo uno dei tanti esempi di come Jackson sia stato ingiustamente ritratto dai media. Il documentario è stato un incubo pubblicitario per la star. Le interviste e i commenti di Bashir furono palesemente montate con lo scopo di dipingere Jackson come un pedofilo, maniaco e megalomane. Il film fu incentrato, in maniera assolutamente negativa, sugli abusi che Jackson ha subito dal padre in tenera età, sui rumours riguardanti la sua drastica trasformazione fisica, sulle sue grandi amicizie con i ragazzini, sulla natura dei suoi precedenti rapporti sentimentali e sulle questioni concernenti i tratti somatici dei suoi bambini insieme ad altre notizie delicate. Bashir tagliò intenzionalmente del footage che poteva dare un’altra impressione di Jackson. La succesiva confutazione di Michael Jackson al documentario di Bashir trasmesso sotto forma di uno speciale TV presentato da Maury Povich, fornì uno sguardo inedito e schietto alla vera persona di quest’uomo. Sotto molti aspetti, Michael Jackson era un’anima sola che trovò gran conforto isolandosi dietro i cancelli del Neverland ranch in compagnia di animali, bambini, giostre e possedimenti sfarzosi.
Negli ultimi anni, Jackson divenne così recluso da non riuscire ad ambientarsi nemmeno nella società delle celebrità, tanto era l’immensità della sua fama e l’attenzione parassitaria che scaturiva finanche dalla più breve delle apparizioni. Esaminando queste interviste, è chiaro che Michael Jackson è una delle figure più incomprese della cultura popolare moderna.
L’incessante critica dei media contro Michael Jackson durante la sua carriera ed ora durante la sua morte è stata causata dal fatto che Jackson, come figura simbolica, ci obbliga a guardarci allo specchio e ad affrontare I problemi difficili e a volte intrattabili della nostra società che inconsciamente non vogliamo accettare. Come osa? Jackson mette in risalto, brillantemente, i traguardi e i fallimenti della civiltà nelle loro forme più estreme. L’essere ripudiato per la drastica trasformazione del suo viso era come riconoscere, allo stesso tempo, l’eccesso di una cultura ossessionata dalla bellezza che permette al denaro di cambiare finanche i componenti più fondamentali del nostro DNA. Nell’osservare e commentare la sua maschera, non stavamo forse, segretamente, riconoscendo le maschere letterali e figurate dietro le quali noi stessi, a volte, ci nascondiamo? Ironicamente, i cambiamenti fisici di Michael Jackson lo portarono ad essere etichettato come uno “strambo” o un “mostro” dalla cultura dei media che promuove la perfezione fisica attraverso ogni mezzo necessario. Come affermò Jackson in nella sua interviste con Bashir, “La chirurgia plastica non è stata inventata per Michael Jackson!”
Le accuse per molestie sessuali a danno di un minore rivolte contro Jackson prima nel 1993 e di nuovo nel 2005, per le quali fu messo allo spiedo e arrostito dai media e dal pubblico, furono semplici tentativi di estorsione alimentati dalla pura ingordigia e gelosia degli accusatori. Nonostante l’accordo del 1993 e l’assoluzione dalle accuse del 2005, l’immagine pubblica e commerciale di Michael Jackson fu severamente danneggiata. Le accuse per molestie sessuali contro Jackson rappresentarono una moderna caccia alla strega nella sua forma più spregevole. Sfortunatamente per Jackson, la caccia non era localizzata solo a Salem ma si estendeva in tutto il mondo grazie all’aiuto della tecnologia moderna dei media. Le accuse per molestie furono alimentate da sentimenti di inadeguatezza provati dai genitori dei bambini “abusati” che adoravano Jackson. Probabilmente questi genitori sentendo di non poter competere con l’amore e la fantasia concreta che Michael Jackson dava ai loro bambini, decisero disperatamente di attaccarlo. La gelosia combinata all’avidità genera un forte combustibile. La rappresentazione di Michael Jackson da parte dei media come un essere eccentrico ossessionato dalla chirurgia plastica, lo ha reso un target facile e una vittima sgradevole. Semplicemente non era concepibile che qualcuno che agiva e appariva come lui potesse essere gentile, sensibile, compassionevole e amorevole. Qual’era la motivazione dietro tutto questo? Cos’è che non andava in lui? Doveva esserci qualcosa di losco. E se l’unica motivazione di Michael Jackson fosse stata semplicemente quella di dare speranza ai meno fortunati? Forse tutto questo non è stato altro che l’insensata distruzione di un essere umano per soddisfare le nostre insicurezze e reprimere le nostre paure per l’ignoto e l’incompreso.
Riflettendo sulla vita e la morte di Michael Jackson, è difficile non rattristarsi e non vederlo sotto una luce tragica. Con tutto il suo potere, la sua ricchezza e la sua fama, giace ora dinanzi a noi come un uccello schiacciato dopo esser stato ripetutamente colpito da enormi sassi. Demoralizzato, Jackson continuava a ripiegare su sé stesso, preoccupato per ciò che quel mondo, a cui lui teneva tanto e che sperava cambiasse per il meglio, gli stava scagliando contro. I farmaci sono serviti soltanto ad alleviare il dolore di un’artista e di un umanitario sovraccarico di una missione che credeva di non aver portato a termine. Assuefatta, era l’ingordigia di coloro che circondavano Michael Jackson continuando ad assecondare i suoi desideri per auto proteggersi. Il torpore degli antidolorifici alleviava il dolore causato dal sapere che nonostante ciò che avesse cercato di dare o cambiare nella società circostante, il fardello delle sue creazioni e della critica sarcastica che da esse scaturì era divenuto troppo pesante per una persona sola da sostenere. Michael Jackson era il Sisifo dei nostri giorni, l’uomo primitivo vestito di pelli condannato a lanciare ripetutamente una pietra su una montagna solo per vederla rotolare giù nuovamente. Tristemente però, il nostro Sisifo è collassato sotto il peso della sua battaglia.
A Michael Jackson è stato attribuito il ruolo eccessivo di divinità del pop, di figura mitica, solo per essere crocefisso e lapidato dagli stessi onnipotenti media che crearono il suo successo. Le sue audaci stravaganze andavano al di là del comportamento standard socialmente accettabile ma erano necessariamente illegali o sbagliate? No. La maggior parte delle azioni di Jackson erano sì poso convenzionali ma, allo stesso tempo, la grandezza della sua celebrità e il suo status globale non erano forse al di là di qualsiasi altra cosa che la cultura odierna avesse mai visto? La sua megalomania e la sua eccentricità si sono influenzati ed ingigantiti a vicenda.
E’ innegabile che l’immensa celebrità e ricchezza di Michael Jackson gli hanno permesso di distaccarsi dalla società tradizionale e osservare il mondo da una posizione privilegiata. A volte però, occorre proprio quella posizione fortunata ed isolata per essere in grado di fare le osservazioni sociali meno contaminate ed infine elaborare il commento sociale più efficiente attraverso l’arte. Nella storia, il lavoro e le vite di tanti artisti sono stati ridicolizzati e disprezzati dal pubblico durante i loro tempi d’oro, per essere compresi solo dopo la morte nel canone dei Grandi. Senza dubbio anche Michael Jackson, a tempo dovuto, riceverà dalla critica lo stesso livello di acclamazione come artista ma anche e soprattutto, come umanitario.

Fonte: mjfanclub.net

www.mjfanclub.net/home/index....news&Itemid=82



18/08/2009 04:33
 
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Io sono rimasta senza fiato leggendo questo articolo...questo giornalista è capace di dire a parole la pura verità su Michael.
Più andavo avanti nel leggere queste parole più mi rendevo conto che le lacrime scendevano da sole, e non perchè si tratta di parole sdolcinate anzi casomai il contrario.
Si tratta di una lucida riflessione su cosa la figura di Michael abbia realmente rappresentato su questa terra e io ancora non riesco a credere che sia vissuto realmente un tale essere umano.
Mi piacerebbe scrivere una mail al giornalista, dove hai preso l'articolo? c'è anche il nome del giornalista o mail?
[Modificato da ValentinaMJ 18/08/2009 04:35]





18/08/2009 05:08
 
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un genio
ha tt la mia stima e il mio rispetto..
18/08/2009 07:55
 
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Questa sembrerebbe un'arringa della difesa (essendo il Sig. Semino un'avvocato), ma al momento lui non è il "difensore ufficiale" di Michael, non è pagato per fare il suo lavoro...sta soltando esprimendo una sua spassionata opinione riguardo un uomo, senza avere nessun tornaconto. E' questo che rende le sue parole preziose: la sua arringa viene dal cuore, dalla sua difesa agguerrita del Grande Uomo che Michael era, trasparisce una reale sofferenza per le ingiustizie che ha subìto e per le mancate verità sempre taciute...
Sarebbe bello poter comunicare con questo signore, per esprimergli la nostra stima, ma sarebbe ancora più bello che questo articolo venisse diffuso in maniera capillare, nella speranza di smuovere qualche coscienza..anche se sperare che nel mondo del giornalismo spicciolo esista la coscienza, temo sia un'utopia...
Spero veramente, come dice il signor Semino nella chiusura dell'articolo: "Senza dubbio anche Michael Jackson, a tempo dovuto, riceverà dalla critica lo stesso livello di acclamazione come artista ma anche e soprattutto, come umanitario", mi sembrerebbe il minimo, ma tristemente sempre troppo tardi per il nostro Angelo...
18/08/2009 09:02
 
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parole fantastiche....meno male ci sono persone come il sig. Semino che hanno capito realmente chi era Michael e quanto bene abbia fatto...e quante persone sbagliate avesse intorno a se....mi ha veramente commosso....grazie epr averlo postato...

18/08/2009 09:36
 
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Bellissimo articolo, vorrei complimentarmi con il giornalista che l'ha scritto. Michael é stato distrutto e portato alla fine giorno dopo giorno, ha saputo usare la sua arte al servizio degli altri, dei problemi dell'umanità di cui lui si faceva carico....peccato che pochi lo abbiano compreso, ma sicuramente se c'é un dio lassù, lui sicuramente lo avrà capito....

MICHAEL JACKSON IL RE DEL POP
L'AMORE VIVE PER SEMPRE......
18/08/2009 10:21
 
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l'ho letto tutto d'un fiato...e mi si riempiva il cuore di gioia... penso che stamperò questo articolo e lo inbucherò in tutte le cassette delle lettere di Bari....... la gente nn deve conoscere Michael per le puttanate dei tabloid... o rimanere al tempo delle accuse...................... la verità? è che è più facile...fa toppo comodo ragionare così, che riconoscere in lui il grande uomo che è stato...mi viene da piangere...e ancora mi chiedo perchè solo in pochi l'hanno sempre creduto...perchè solo in pochi l'hanno sempre difeso a spada tratta sentendosi chiamare deficenti e quant'altro...h una rabbia assurda dentro di me....
grazie per aver postato questo articolo..... grazie mille davvero...




"Allora dove vanno a finire le stelle quando smettono di brillare?", mi chiedo. "Forse muoiono".
"Oh, no", una voce sussurra alla mia mente. "Una stella non muore mai. Si traforma in un sorriso e si fonde con la musica del cosmo, la danza della vita".

Michael....ci manchi davvero tanto......

18/08/2009 10:25
 
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Spero che la nitidezza ed il rigore di quest'analisi impietosa della società in cui viviamo, che di per sè eleva Michael a simbolo di un'umanità disperatamente frastornata se rivendicata nelle sue espressioni più sensibili e protese a proteggere e valorizzare l'altro da sè, portino davvero ad una riflessione autocritica e all'inizio di un serio e collettivo ritorno alla solidarietà, all'amore per il prossimo e al rispetto per il pianeta che ci ospita.
18/08/2009 12:13
 
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belle parole,forse le migliore che si siano lette dal 25 giugno...spero che questo sia il ricordo che tutto il mondo avrà per sempre di michael...
18/08/2009 12:26
 
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tanto di cappello a questo giornalista veramente in gamba.. molte persone dovrebbro leggere questo articolo..
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