UN FANTASTICO INCONTRO (in corso). Rating: rosso

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23/05/2010 21:52
 
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ti preeego posta ancpora qualcosa stasera.....NOn jela fo ad asepttare..... :(
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PARTE SECONDA (Il Secondo Incontro)

5° Capitolo


Entriamo tutti in casa e, mi trovo in un atrio di forma rotonda, grande quanto una piazza, da cui parte una scala di marmo larghissima a forma di chiocciola, ma con gradini molto bassi.
Alzo gli occhi e vedo sopra di me un soffitto a cupola alto almeno 10 metri, i pavimenti, lucidissimi, di marmo bianco con venature rosa e verdi, sono coperti da una serie di tappeti persiani con colori e disegni meravigliosi, dove camminandoci sopra, si affonda letteralmente per quanto sono alti.

Nell'atrio veniamo accolti da una bella donna, bionda, non più giovanissima, lo noto dalle mani, piene di anelli di brillanti, un po' rugose; non certo dalla faccia, che si presenta senza nemmeno una ruga con la pelle tesa come quella di un tamburo.
Noto che è vestita in maniera elegante anche se un po' troppo vistosa per i miei gusti, e soprattutto è ingioiellata come se fosse la reclame ambulante di Cartier; avrà indosso, infatti, almeno tre chili di gioielli, tra orecchini, collana, bracciali ed anelli tutti rigorosamente di brillanti, grossi come ceci.
Penso che, in confronto, il mio girocollo di perle rosa naturali, deve arrossire dalla vergogna, guardo mio padre facendo un cenno come per dirgli:

"Ma hai visto che roba?"

Lui, a voce bassissima e storcendo la bocca, mi risponde:

"E' troppo pacchiana!”

Gli sorrido dato che sono assolutamente d'accordo con lui.

Phil fa gli onori di casa presentando me e mio padre alla signora in questione, che per l'appunto è sua moglie Meg, la quale saluta tutti con calorose effusioni e, in particolare abbraccia con grande affetto Michael e Franky che ricambiano con la stessa intensità, dato che è passato molto tempo dall'ultima volta che si sono visti.

Finiti tutti i convenevoli, passiamo in un salotto, ampio poco meno dell'atrio, dove sento una musica soffusa, molto intima e rilassante e, qui veniamo invitati a sederci su comodissimi divani per gustarci un aperitivo.

Un impeccabile cameriere ci chiede cosa desideriamo bere ed io, che bevo rarissimamente, figurarsi poi a stomaco vuoto, dico a mio padre di chiedere, se è possibile, qualcosa di non alcolico per me.

Papà mi dice che l'unica cosa non alcolica che hanno è o l'acqua o succhi di frutta. Opto per il succo d'arancia e mi sembra di capire che anche Michael, che si è seduto sul divano di fronte al mio, chieda la stessa cosa, dopodiché mi guarda con aria complice, almeno così mi sembra.
Franky, che nel frattempo si è seduto vicino a me, mi chiede se mi piaccia questa musica, gli rispondo di sì, e lui aggiunge, che è un brano di un bravissimo jazzista che unisce però al jazz anche altri stili, tipo blues, soul e swing.

Cominciamo quindi a parlare di musica, e gli dico che sono appassionata anche di musica classica e che posseggo a casa, una collezione di oltre 200 cd, dalla musica medievale fino a Gershwin, Piazzolla e Orff di cui adoro i Carmina Burana.

Franky come nomino i Carmina Burana mi lancia uno sguardo strano e mi chiede se sapevo che anche Michael ama moltissimo quell'opera, mentendo, gli rispondo che non lo sapevo assolutamente e istintivamente guardo verso Michael che sta parlando con Meg, ma che forse sentendosi osservato, si gira verso di me e contraccambia lo sguardo.

Franky, a cui non sfugge nulla, da quanto ho potuto capire, mi dice di scusarlo se sta per farmi una domanda un po' personale, ma nel momento in cui noi siamo entrati nell'ufficio di Phil e siamo stati presentati a Michael, ha notato che il suo amico ha cambiato improvvisamente umore; dall'allegria e contentezza per aver rivisto Ted dopo molto tempo, non appena mi ha guardata, Mike ha avuto una reazione strana che di solito non ha con le belle donne.

Il mio amico poi, aggiunge inoltre, che anche guardando me, ha notato che il mio viso che poco prima era disteso e solare, improvvisamente ha cambiato espressione diventando molto tirato e, mi dice che, soprattutto i miei occhi a mandorla, bellissimi, perché grandi ed intensi erano diventati improvvisamente tristi e spenti, quindi vorrebbe sapere se sia vero, che io e Michael ci siamo conosciuti in aereo quel giorno e, non invece in un'altra occasione precedente.

Prima di rispondergli prendo un po' di tempo, dato che non so se dirgli la verità o fare finta di niente, poi mi decido e gli rispondo che è una storia troppo lunga per essere raccontata in quel momento.
La padrona di casa infatti, ci invita a trasferirci nella sala da pranzo poiché la cena è servita.

I posti a tavola sono stati assegnati e Phil che è a capotavola, indica a me e papà di sederci vicino a lui, ma mio padre mi chiede di lasciare, per gentilezza, il mio posto a Ted perché così almeno possono parlare di lavoro, e mentre Andy si siede invece vicino a mio padre, io prendo posto vicino a Ted.
Dall’altro lato ho vicino Franky, a cui Meg anch'ella a capotavola, ha quasi ordinato di sedersi alla sua sinistra, mentre Michael ovviamente prende posto alla sua destra.

La cena comincia ad essere servita, ma a me la fame è del tutto passata e vedo che anche Michael, come al solito, mangia pochissimo, anzi si può dire che alcune pietanze non le tocca nemmeno.

Intanto Franky continua a parlare con me, ma io che sono stanchissima, stressata e profondamente amareggiata, non riesco nemmeno più a ricordarmi la maggior parte delle parole in inglese, e con aria disperata gli chiedo se per caso oltre all'inglese sappia parlare qualche altra lingua. Mi risponde che parla poco l'italiano e, il francese, molto meglio che l'italiano, perché per un periodo di tempo aveva vissuto in Francia.

Sentendo che Franky conosce il francese, che anch'io parlo abbastanza correttamente, ed ogni caso molto meglio dell'inglese, ho un sussulto di gioia e gli domando se dal quel momento potremmo parlare in questa lingua, così mi stancherò di meno. Lui accetta volentieri e, a questo punto, mi chiede a voce molte bassa, se adesso posso raccontargli quello che era successo tra me e Michael. Gli dico di sì, a patto però di stare molto attenti a non dire mai il suo nome, ma di sostituirlo con Mi, altrimenti avrebbe capito che, stavamo parlando di lui, anzi presa dal dubbio, chiedo al mio interlocutore, se fosse sicuro che Mi non conoscesse il francese, ma lui mi rassicura dicendomi che non lo sa.

Inizio il mio racconto descrivendogli come ci fossimo conosciuti a Roma durante il Dangerous Tour e come tra noi ci fosse stata subito un'attrazione e così via fino a spiegargli perché la cosa tra noi fosse finita, a causa del mio nuovo lavoro che non potevo assolutamente lasciare per raggiungerlo da qualche parte durante le tappe dei suoi concerti.

Gli parlo poi della mia vita, così come si era svolta durante questi anni, del mio matrimonio fallito, fino ad arrivare al viaggio per LA e, a come ci fossimo poi incontrati sull'aereo, dove mi aveva quasi riconosciuta, ma dove io per paura che lui mi trovasse cambiata in peggio rispetto a com’ero quasi otto prima anni prima, non ho avuto il coraggio di dirgli che ero proprio io.

Mentre converso con Franky, ogni tanto guardo Michael e mi accorgo che sempre più spesso, volta lo sguardo verso me ed il suo amico, con un espressione che mi sembra una via di mezzo tra il seccato e l'incuriosito, tanto che Meg, che ha continuato a parlare con lui per tutto il tempo, si è accorta di non avere più la sua attenzione e, seguendo il suo sguardo si rivolge a Franky dicendo che non sapeva che lui parlasse così bene il francese e gli chiede, in tono malizioso, se stessimo parlando in quella lingua solo per fare un po' d'esercizio o semplicemente per non far capire agli altri di cosa stessimo parlando.

Il mio cavaliere, senza battere ciglio, mantenendo un’ applombe invidiabile, molto garbatamente, spiega che essendo io molto stanca, a causa del lungo viaggio e del cambio di fuso-orario, pur conoscendo l'inglese ma non così bene come il francese, preferivo parlare con lui in questa lingua, poiché entrambi la conosciamo molto bene.

Meg, dopo questa spiegazione, si rivolge a me con un tono talmente gentile da sembrare falso, dicendomi che ovviamente sono libera di parlare come mi faccia più piacere poiché, si vede dal mio viso, che sono davvero molto stanca, ovviamente la ringrazio con un tono ed un sorriso altrettanto stucchevoli, tanto da farle capire, che ho inteso perfettamente la sua stoccatina sul mio aspetto., che immagino orrendo.

Lancio di nuovo un'occhiata a Michael, che mi sta guardando di traverso, con occhi di fuoco e, come se niente fosse riprendo a parlare in francese con Franky.

Ho appena ricominciato a conversare, allorquando una persona si avvicina a Phil per dirgli qualcosa a bassa voce, al che il nostro ospite si rivolge a mio padre dicendogli che c'è per noi una telefonata dall'Italia e papà, ovviamente, lo guarda stupito ma, lui gli spiega, che si era permesso di lasciar detto alla direzione all'hotel di deviare tutte le telefonate, in arrivo per noi, ai numeri del suo ufficio o di casa sua, per dare a noi la possibilità di rispondere subito alle eventuali chiamate che potevano arrivare per noi.

Entrambi ringraziamo e chiedo per chi fosse la telefonata, Phil risponde che dovrebbe essere per me.

Mi alzo per andare a rispondere e mentre controllo l'orologio vedendo che sono le 23,30, sento il sangue defluire dal mio viso, guardo mio padre preoccupatissima e con voce angosciata gli dico:

"Oddio è successo qualcosa alla bambina! Perché chiamano a quest'ora"?

Evidentemente sia il mio tono di voce concitato, che la mia espressione cadaverica, devono aver attirato l'attenzione degli altri ospiti, perché improvvisamente cala un silenzio glaciale e, mi sento gli occhi di tutti addosso, che ovviamente non hanno capito nulla di quello che stava accadendo.

Mio padre però mi dice:

"Ma possibile che non ti ricordi mai che siamo a Los Angeles? A Roma sono 9 ore avanti, quindi lì sono le due e mezza di pomeriggio?".

Mi batto una mano sulla fronte sorrido e dico:

"Maledetto fuso orario! Non me lo ricordi mai.”

Tranquillizzata, seguo il tizio che mi accompagna verso il telefono e mentre esco dalla sala, sento mio padre che sta spiegando agli altri quello che era appena accaduto.

Afferro la cornetta tuttavia con un po’ di preoccupazione ma subito, sento la vocina di mia figlia che mi chiede immediatamente quando torno a casa, le rispondo che ritornerò presto e le dico di fare la brava e di non piangere perché le porterò per regalo tante belle cose dall'America. Mi trattengo ancora un po' al telefono per parlare anche con il mio ex, che mentre mi rassicura che sta andando tutto per il meglio, approfitta subito per chiedermi dove sto e con chi sto.
Gli dico garbatamente, per evitare inutili discussioni e, farmi il sangue cattivo, che sono a cena con mio padre ospiti di colui che dovrebbe diventare suo socio e, lo saluto dicendo che appunto non voglio tenere occupato il telefono più di tanto, per cui, dopo aver attaccato, ritorno in sala da pranzo, finalmente più tranquilla e rasserenata.

Mi dirigo verso il mio posto, e guardo Franky che, alzatosi per aiutarmi a sedere, mi accoglie con un sorriso aperto e soddisfatto.

Ricambio il suo sorriso e, mentre mi accomodo, guardo verso Michael che mi sta fissando con occhi molto più benevoli rispetto a prima, anzi direi quasi dolci, gli rivolgo anch'io uno sguardo molto intenso e per la prima volta, da quando ci siamo incontrati nell'ufficio di Phil, gli sorrido con affetto.

Mi sorride anche lui e con un tono di voce dolcissimo, mi chiede:

"E’ tutto ok?”

Gli rispondo che ora va tutto bene dato che, finalmente, sono riuscita a parlare con casa mia.

Lui continuando a fissarmi, a bruciapelo, mi chiede:

"Quanti anni ha tua figlia?"

Gli rispondo:

"Quattro anni e mezzo"

"E ora dove sta?"

"A Roma, con il padre."

"Ah, con tuo marito!"

"No, con il mio ex-marito. Sono divorziata da quasi due anni"

Lo guardo sempre fisso e mi sembra che accenni ad un barlume di sorriso, ma prima che possa aggiungere qualsiasi altra cosa gli chiedo:

"E i tuoi figli dove sono? Perché sono i tuoi figli i due bambini che ho visto con te sull'aereo?"

Con estrema gentilezza mi risponde:

"Sì sono i miei figli. Sono a casa qui a LA, ma a quest'ora già dormono da un bel pezzo."

Aggiungo, tanto per rifargli il verso.

"Ah, sono con tua moglie!?"

Michael mi guarda con aria interrogativa e, vedo che a stento si trattiene dal ridere, come se trovasse comica questa affermazione.

Mi pento immediatamente di quello che ho detto e aggiungo:

"Scusami, forse sono stata indiscreta."

Lui mi sorride e invece ribatte:

"No assolutamente. Ho solo trovato buffa questa domanda."

Alla sua risposta, come un dejà vu, rivivo la stessa scena di tanti anni prima, quando in macchina, cominciò a ridere perché non poteva credere che io non sapessi niente di lui.

Guardandomi bene dall’esternare questi miei pensieri, limito solo a replicare:

"Perché, cosa c'è di buffo? Tu a me hai chiesto la stessa cosa"

Michael mi guarda adesso con un’espressione tra il rassegnato e l’incredulo, poiché tra di sé, starà di certo pensando che, almeno da questo punto di vista non sono affatto cambiata, continuando a non conoscere nulla della sua vita privata, per cui, tra il serio ed il faceto, mi domanda:

"Veramente non sai che ho divorziato da poco, visto che i media di tutto il mondo ne hanno parlato?"

Mentre constato ancora una volta, che è talmente egocentrico da pensare che tutti gli abitanti della terra debbano per forza seguire le sue vicende personali, rispondo con un tono leggermente risentito:

"Di solito, non leggo i giornali scandalistici! E se non mi capita di ascoltare le notizie che riguardano le così dette Celebrità dai telegiornali o da qualcuno che me ne parla, non sono molto aggiornata sui gossip e pettegolezzi vari che li riguardano."

Ometto, per riservatezza di aggiungere che comunque lo dovrebbe sapere, visto che, quando ci siamo conosciuti a Roma, era successo più o meno la stessa cosa.

A questa mia affermazione il suo sguardo si fa più intenso e sempre sorridendo mi dice:

"E' raro trovare una donna che non si interessi di gossip".

Gli rispondo un po' piccata, ma in francese questa volta, e chiedo a Franky di tradurre per me, poiché in inglese non conosco le parole per esprimere ciò che penso.

"Beh, non so che donne tu abbia conosciuto, ma ti garantisco che personalmente ne conosco molte che la pensano esattamente come me. Mentre invece conosco altrettanti uomini che invece ci sguazzano nei pettegolezzi, anzi posso dire con sicurezza, che in quanto a gettare fango sulle persone sono dei maestri."

Franky, prima di tradurre, mi dice che condivide in pieno ciò che ho appena espresso, e ripete tutto a Michael, che annuisce ma replica:

"Sì è vero, hai perfettamente ragione, non si può generalizzare, ma io trovo che per la loro natura, le donne siano più curiose e forse, anzi sicuramente, anche più intelligenti degli stessi uomini, perché mentalmente sono molto più complesse di noi maschi. A volte ho proprio difficoltà a capire i loro meccanismi mentali, e questo, dato che per mia natura devo avere sempre tutto sotto controllo, mi rende un po' diffidente verso il genere femminile."

E mentre dice queste ultime frasi, mi guarda con un'espressione severa, come per dirmi: "Lo sai bene a cosa mi sto riferendo".

Cerco di glissare il suo sguardo ma lui, a bassissima voce, quasi bisbigliando mi fa:

"Hai capito cosa intendo?"

Non mi resta che fare un cenno d'assenso con la testa e rivolgere la mia attenzione alla padrona di casa che ci invita ad accomodarci in un altro salotto dove nuovamente ci verrà servito da bere.

Franky sempre molto galante, mi sposta la sedia per farmi alzare porgendomi il braccio per accompagnarmi fuori della sala da pranzo, ma Michael lo chiama, per cui lui, scusandosi con me, gli si avvicina cominciando a parlare tra di loro.

Per non essere indiscreta, da sola vado verso il salotto dove mio padre con i suoi amici stanno già sprofondati sui divani a parlare.

Mi siedo su un divano più piccolo degli altri, leggermente scostato dal gruppo, quando vedo arrivare Franky con una strana espressione che mi chiede se fumo e se mi va di uscire fuori in giardino.


23/05/2010 22:47
 
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Oddio Malabi, ti prego, posta il seguito, devo assolutamente sapere come finisce la cena.. ti prego!!!!!! Baci Sara

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23/05/2010 23:02
 
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oddio ...no necessito anke io il seguito ..ahah
23/05/2010 23:22
 
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6° Capitolo


Franky mi offre una sigaretta e mi fa cenno di sederci su un bel divano di midollino bianco, poi dopo qualche secondo di silenzio,
un po' imbarazzato mi dice:

"Senti, devo di dirti una cosa, ma ti prego di farmi finire di parlare prima di rispondermi."

"Ti ascolto, che succede?"

"Ecco vedi, prima, quando Michael mi ha chiamato, dopo esserci alzati da tavola, mi ha chiesto se l'argomento di conversazione, mentre parlavamo in francese fosse stato lui. Gli ho risposto di sì, perché a lui non gli si può nascondere niente. E' un uomo molto intelligente e tremendamente intuitivo, poi per certe cose ha davvero le antenne, quindi sarebbe stato del tutto inutile negare. Ha voluto sapere che cosa c'eravamo detti ed io gli ho riferito, a grandi linee, quello che tu mi avevi raccontato."

E qui fa una pausa e, io di rimando:

"E allora?"

Franky mi guarda e mi chiede se veramente voglio saperlo, perché è sicuro che quello che mi dirà non mi farà piacere.

Il mio cuore comincia a battere forte e sento come una morsa nello stomaco, vorrei scappare per non sapere niente, ma la mia curiosità è più forte della paura, quindi, sorridendo per tranquillizzarlo, replico:

"Dai, non preoccuparti, sono abbastanza grande ed abbastanza esperta per incassare i colpi bassi che la vita mi riserva."

Allora Franky, con aria molto contrita mi dice:

"Insomma dopo che ho finito di parlare, Michael si è fatto una bella risata e mi ha chiesto se davvero tu mi abbia raccontato quelle cose, perché tranne l'incontro sull'aereo, lui, di tutto il resto, non ricorda assolutamente nulla!”

Detto questo mi accorgo che il mio interlocutore mi guarda con aria preoccupata, forse aspettandosi chissà quale reazione.

Mi comporto invece esattamente al contrario, anche se dentro di me sento crescere una tale rabbia verso Mr. Jackson, che se solo me lo fossi trovato davanti in quel momento, sarei stata capace di dirgliene di tutti i colori ed in tutte le lingue, guardo quindi Franky con un sorriso e, con voce assolutamente calma e rassicurante gli ribatto:

"Beh, è normale che non si ricordi, sono passati tanti anni, e per lui, che ha conosciuto chissà quante persone nella sua vita, io sono una delle tante facce anonime che gli sono passate accanto, senza aver lasciato alcun segno. D'altronde come ti avevo detto prima, una delle mie paure, era proprio che lui non si ricordasse affatto di me. Mi chiedo tuttavia, perché sull'aereo mi ha detto che somigliavo molto ad una sua amica di Roma, che non vedeva da molto tempo."

Franky pronto mi risponde:

"Non devi meravigliarti di questo, perché Michael molto spesso, come è naturale per uno che ha fatto il giro del mondo per ben otto volte, confonde date, luoghi e persone, ed in generale, tranne che per pochissime cose, ha una memoria molto labile. Quindi è possibile che vedendoti tu gli abbia ricordato qualcuna che magari ha incontrato a Londra o a Parigi o magari in una città qualsiasi qui in America.
Mi dispiace doverti riferire questo, ma Michael mi ha espressamente chiesto di dirtelo, vista la reazione che hai avuto nell'ufficio di Phil quando lo hai rivisto, è bene che tu sappia, che il suo comportamento è solo dovuto ad una sua timidezza e riservatezza innata che lo rendono scostante con le persone che non conosce molto bene."

Ascoltando Franky, mentre sento arrivarmi delle pugnalate al cuore, tante per quante parole ha pronunciato, mi sto già dando mentalmente della cretina, dell'immatura, di quella che ancora sogna ad occhi aperti, nonchè della ragazzina che ancora riesce ad illudersi, nonostante i miei quasi quarant’anni vissuti con momenti di grandi sofferenza,

Facendo però finta di niente, gli dico di riferire a Michael, che può dormire sonni tranquilli, dato che nemmeno per un momento avevo pensato che tra di noi potesse accadere qualcosa e, dimostrazione ne è stata, che quando sull'aereo lui mi ha detto che le ricordavo una ragazza di Roma, io non ho svelato chi fossi, proprio perché non avevo alcun interesse a rinvangare il passato, che per quanto mi riguardava era bello che sepolto.
Aggiungo anche, per avvalorare la mia tesi, che il mio imbarazzo nell’ufficio di Phil era dovuto solo al fatto di pensare di aver fatto una figuraccia, per avergli mentito sulla mia identità, niente più di questo.

Detto ciò mi alzo e, rabbrividendo per il freddo vado verso la porta finestra per ritornare in salotto, ma mi scontro quasi con Michael, che sta uscendo fuori per cercare Franky.

Lo guardo, ma senza però far trapelare il mio sconvolgimento interiore, sorridendogli candidamente e, con un tono di voce angelico gli dico che il suo amico è là fuori, poi, mentre lui mi ringrazia per l’informazione, mi avvicino al suo orecchio per sussurrargli in italiano:

"Tu, sei un gran bugiardo!"

Non aspetto nemmeno la sua reazione, lo lascio lì e rientro in casa.

Mi avvicino subito a mio padre e dopo avergli detto che sono stanchissima e voglio andare a dormire, mi risponde:

"Certo tesoro. Andiamo subito, anch’io non reggo più.”

Papà chiede quindi a Phil se può farci accompagnare in albergo, perché siamo entrambi stanchi morti e, il nostro gentilissimo ospite risponde che non c'è alcun problema, poi ci informa che, probabilmente, con noi verranno anche Michael e Franky visto che stiamo tutti nello stesso hotel.

A me prende un colpo poiché, dopo quello che mi aveva detto Franky, tutto avrei voluto tranne che incontrare Mike di nuovo.

Papà ed io, tuttavia, sorridiamo mentre Phil si rivolge a loro, che nel frattempo sono rientrati, per annunciare che stavamo appunto andando via.
Michael risponde subito che anche lui desidera rientrare, dal momento che si sentiva abbastanza stanco, ed aggiunge, con aria timida, guardando prima mio padre e poi me:

"Se per voi va bene, ovviamente!"

Lo guardo come se volessi fulminarlo, ma con un sorriso tirato, gli rispondo che anzi, per noi è un piacere.

Dopo aver ringraziato per la serata magnifica e per la squisita ospitalità, salutiamo e ci dirigiamo verso la limousine che ci stava aspettando.

Salgo come al solito per prima, e mi risiedo sullo stesso sedile dell'andata, lo stesso fa mio padre, mentre Michael questa volta si siede vicino a me.

Sono talmente stanca che a fatica riesco a tenere gli occhi aperti, e abbandono la testa all'indietro mentre mio padre comincia a parlare con Franky che gli sta seduto di fronte.

Cullata dal ronzio del motore sto quasi per addormentarmi quando sento una specie di solletico vicino al collo, poi sento un leggero soffio vicino all'orecchio e la voce di Michael che con un sussurro mi dice in inglese:

"Tu, sei una bugiarda".

Volto di scatto la testa verso di lui e vedo che mi guarda e sorride con aria furbetta.

A bassa voce, non riuscendo a far finta di non capire, gli chiedo:

"Ma come hai fatto a capire quello che ti ho detto?"

Lui con la stessa aria di prima mi risponde:

"Che credi, anch'io ho i miei segreti".

Io di rimando:

"Te lo sei fatto dire sicuramente da Franky, giacché conosce un po' d'italiano".

"Sì è vero, ho chiesto a lui il significato".

Allora gli chiedo:

"Ebbene che ne pensi?"

Lui facendo finta di non capire a cosa mi stessi riferendo, a sua volta mi domanda:

"Di cosa?"

"Di quello che ti ho detto".

Lui mi guarda e sorridendo mi dice.

"Te lo dirò un'altra volta".

"Sì. Tra altri otto anni."

"Perché?" fa lui: "Non resti a LA per una settimana?"

"Io sì, ma tu, quanto resti?"

"Non lo so di sicuro, forse 3 o 4 giorni, o anche di più, dipende".

Non faccio in tempo a chiedere: “Dipende da che?” poiché l'auto è arrivata davanti al Beverly Hills, Michael stupito chiede a Franky perché ci siamo fermati davanti al portone principale, quando lui entra dal garage, per evitare i paparazzi sempre in agguato, al che Franky gli risponde che visto che anche noi stiamo lì, probabilmente l’autista voleva farci scendere davanti all'entrata.

Mio padre però capendo la situazione dice che non ci sono problemi e che anche noi entreremo da lì, l’auto procede quindi fino al garage mentre Franky avverte la sicurezza che Michael sta arrivando.
Mike poi, con un tono piacevolmente sorpreso, dice che non sapeva che anche noi stessimo nello stesso suo albergo, poi rivolgendosi a me, sempre a bassa voce, aggiunge che stando così le cose, non ci sarà nessun problema per incontrarci nuovamente.

Mi chiede poi in quale camera sto, ma io mi rendo conto solo adesso, che non so quale sia il numero della mia suite, perché ero entrata talmente in fretta prima, da non averci fatto caso.

Gli rispondo che non lo so, ma lui mi lancia uno sguardo diffidente, allora in tutta fretta lo domando a papà che mi risponde in inglese, intuendo forse che l’informazione è per Michael e, aggiunge anche che siamo al terzultimo piano.

Guardo Michael per vedere se abbia capito e lui mi sorride come per dirmi che è tutto ok.

Arrivati a destinazione, prima di scendere, saluto Mike augurandogli la buona notte, lui inaspettatamente mi ricambia con un abbraccio, il primo dopo quasi otto anni e, sentendo le sue braccia intorno a me e, i suoi capelli morbidissimi che mi solleticano la guancia, il mio cuore di nuovo comincia a battere all’impazzata, facendo riaffiorare tutte le emozioni fortissime che avevo vissuto in quella giornata passata insieme a Roma.

Dopo essere scesa, facendo uno sforzo sovrumano su me stessa, poiché se fosse dipeso da me, sarei rimasta tra le sue braccia, potendo, per sempre, saluto Franky, con due baci sulle guance, lo ringrazio per la sua disponibilità, ma lui ringrazia me per la mia compagnia molto piacevole e brillante, aggiungendo in francese che spera di incontrarmi molto presto e, mentre gli rispondo che lo spero anch'io, Michael ci passa vicino con le sue guardie del corpo e ridendo dice a Franky che deve dargli lezioni di francese, così almeno potrà capire quello che ci diciamo.

Ci avviamo così verso gli ascensori. Michael prende quello privato che sale direttamente fino all'ultimo piano, che lui ha affittato ovviamente per intero mentre papà ed io prendiamo uno dei tanti che sono a disposizione di tutti gli ospiti dell'albergo.

Finalmente arrivo nella mia suite, sono talmente stanca che riesco a spogliarmi per metà e poi crollo sul letto addormentandomi subito, come fossi stata colpita da improvvisa narcolessia, senza neanche poter pensare a tutte le emozioni che si erano susseguite in questa lunghissima e turbolenta giornata.
[Modificato da malabi 24/05/2010 15:38]


23/05/2010 23:37
 
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Evvai !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Si sono in parte chiariti, sono troppo felice!!! Ora sono davvero curiosa di vedere cosa succederà, dato che alloggiano nello stesso hotel, riprenderanno il discorso da dove si era interrotto 8 anni prima? Lo spero vivamente!!!!!!!! Grandiosa Malabi !!!! Nn vedo già l'ora di leggere il seguito. Baci e buona notte

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24/05/2010 01:00
 
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7° Capitolo


Mi sveglio il giorno dopo, perché sento bussare con insistenza alla mia porta, sono completamente frastornata, non so dove sono, che ore siano e quanto abbia dormito.
A fatica guardo l'orologio sul mio comodino e vedo che sono le cinque, immagino che siano le 5 del mattino e furibonda grido:

"Chi è?”

Dall'altra parte sento mio padre che mi chiama e mi chiede se sto bene, mi alzo dal letto indossando al volo una magliettona lunga che uso per dormire, ma che ieri sera non ho avuto la forza di indossare, e apro a papà che mi guarda con aria preoccupata e mi chiede se stessi ancora dormendo.

Gli rispondo che data l'ora ovviamente stavo dormendo ma papà mi dice che non era ovvio per niente, giacché erano già le cinque del pomeriggio.

Lo guardo stupefatta e dico:

"Come le cinque del pomeriggio, ma quante ore ho dormito?".

Papà mi risponde che poiché siamo arrivati in albergo che erano le due circa, a occhio e croce dovrei aver dormito almeno quindici ore, minuto più, minuto meno.

Gli chiedo scusa per non essermi svegliata in tempo per accompagnarlo, visto che il giorno prima mi aveva detto che dovevano andare a pranzo con Phil, Ted, Andy e altre persone con le quali discutere di alcune questioni concernenti la realizzazione del film. lui però mi risponde che non fa niente, che ha preferito farmi dormire, così per lo meno mi sarei rimessa in forze, perché la sera prima mi aveva vista particolarmente provata.

Gli dico che è vero, che ero morta dalla stanchezza, ma che ora stavo davvero bene e, dopo essermi fatta un bel bagno caldo dentro quel meraviglioso idro-massaggio che mi stava aspettando, sarei stata ancora meglio.

Chiedo poi a papà se ha qualche altro impegno o se è libero per la serata,
ma lui mi dice che alle sette deve vedere ancora le stesse persone con cui era andato a pranzo e che, probabilmente, la cosa sarebbe andata molto per lunghe, gli domando, sperando in cuor mio che mi dica di no, se lo devo accompagnare, ma lui mi assicura che non serve, tanto parleranno solo dei dettagli tecnici.

Mi chiede poi, come penso di passare il resto del pomeriggio e la serata, ma non so cosa dirgli poiché non ho alcun programma al riguardo e, mentre si alza per uscire aggiunge:

"A proposito, guarda che nella hall, poco fa ho incontrato Franky, che mi ha chiesto di te. Gli ho risposto che non avendoti visto per tutta la giornata presumevo che stessi ancora dormendo, ma dato che avevo intenzione di venirti a svegliare, gli ho detto che magari verso le 5,30 avrebbe potuto chiamarti al telefono così ti poteva parlare direttamente. Ho fatto male?"

Gli rispondo che ha fatto benissimo, perché Franky mi è molto simpatico ed è anche un uomo molto piacevole e, che se me lo avesse chiesto avrei passato volentieri la serata con lui.

Detto questo papà mi bacia e, esce dal mio appartamento.

Mi dirigo verso il bagno per preparare finalmente il tanto agognato idro-massaggio, ma non appena infilo l'accappatoio sento bussare alla porta.

Con un tono leggermente contrariato chiedo nuovamente chi è ma dall'altra parte sento rispondere:

"Service.”

Non capendo cosa voglia il “service” da me, apro la porta e, la prima cosa che mi appare è un enorme cesto di bellissime rose bianche con una rossa al centro, con dietro un fattorino che mi dice che sono per me.

Resto senza parole per parecchi secondi poi, riavutami dalla sorpresa, chiedo chi è che me le manda ma il ragazzo non sa cosa dirmi, gli faccio depositare il cesto sopra a un tavolo, gli allungo una bella mancia e richiudo la porta dietro al suo sorriso pieno di gratitudine.

Guardo questi fiori meravigliosi e, con il cuore che mi batte, cerco un biglietto, ma inutilmente, mi dico che non è possibile che non ci sia niente perché mi sembra un controsenso mandare dei fiori a una donna in anonimato, e ricomincio a cercare.

In quell’ istante squilla il telefono, rispondo e dall'altra parte sento la voce di Franky che mi chiede in francese come sto.

Gli rispondo che dopo aver dormito così a lungo, mi sento benissimo e lo ringrazio per il suo interessamento, poi mi chiede se mi andrebbe di cenare con lui e dopo cena di andare a sentire quel jazzista di cui mi aveva parlato la sera precedente a casa di Phil, che suonava in un locale molto famoso di Los Angeles.

Resto un attimo perplessa e, mentre guardo ancora il cesto di fiori, capisco che non può essere stato Franky ad avermelo mandato, poiché egli non ne ha fatto parola alcuna e, dato che non so chi sia la persona che devo ringraziare per questo splendido omaggio, mi risolvo a rispondergli che il programma è allettante quindi, fissiamo l’appuntamento per le sette nella hall.
Riattacco e, finalmente posso immergermi nel mio sospirato bagno caldo.
Resto nella vasca almeno trenta minuti buoni, mi decido a uscire solo perché i polpastrelli delle mani si sono raggrinziti, come quando ero bambina, m’infilo l'accappatoio ed esco per sedermi sul letto ad asciugarmi.

Mi chino per passare l'asciugamano sulle gambe quando l'occhio è attirato da un qualcosa di bianco sotto il tavolo, guardo meglio e mi sembra un pezzo di carta. Mi alzo di scatto dal letto, precipitandomi a raccogliere, col cuore in gola, quello che avevo cercato disperatamente tra i fiori, vale il dire il biglietto, che era sicuramente caduto mentre il ragazzo depositava il cesto sul tavolo.

Con un leggero tremore alle mani, apro la bustina e tiro fuori il cartoncino bianco, su cui è stampato il monogramma in oro di Michael. Giro il biglietto per vedere se ci sia scritto qualcosa, ma niente.

Presa da una tale agitazione, da non riuscire a connettere sensatamente,
mi chiedo che cosa fare, se cercare cioè, di mettermi in contatto con lui per telefono, oppure scrivergli un biglietto di ringraziamento o andare a ringraziarlo personalmente, ipotesi questa che scarto subito perché so, che non riuscirei mai a oltrepassare il muro della sua sicurezza, poi penso che anche l’idea del telefono è alquanto ridicola, perché non riuscirei comunque a raggiungerlo, nemmeno così.
Mi risolvo quindi, di parlarne con Franky e di chiedere a lui come fare per ringraziare Mike personalmente.

Al pensiero di Franky guardo l'orologio e mi accorgo che mancano solo trenta minuti all'appuntamento e come successo la sera prima, devo fare le corse per prepararmi.

Alle sette e dieci scendo finalmente nella hall dove il mio amico mi sta aspettando seduto, sorseggiando un drink, ma appena mi vede, si alza in piedi e, con estrema galanteria mi accoglie con un leggero baciamano che accompagna a molti complimenti per il mio look, aggiungendo, che si capisce che sono italiana da come vesto, sempre molto elegante e con un abbinamento di colori perfetto.
Lo ringrazio timidamente, aggiungendo che i complimenti m’imbarazzano molto, ma lui mi risponde che le sue, sono solo delle semplici constatazioni, che chiunque condividerebbe.
Mi chiede poi, se ho voglia di bere qualcosa, ma gli rispondo che preferisco di no.
Ci alziamo dopo qualche minuto avviandoci verso l’uscita, dove un portiere solerte, su richiesta di Franky, ferma immediatamente un taxi.

Arrivati a destinazione, entriamo in un bellissimo locale, dove siamo accolti da un distinto direttore che ci accompagna verso una saletta interna, dove c'è un tavolo apparecchiato per due.

Ci sediamo e poco dopo arriva il maitre che si rivolge a me in italiano, guardo stupita Franky e lui mi spiega che aveva avvertito che sarebbe venuto a cena con una signora italiana ed essendo questo posto uno dei migliori di LA per la cucina italiana, si era raccomandato che tutto fosse perfetto.

Lo ringrazio, cominciando tuttavia a sentirmi un po' a disagio da tutte queste attenzioni e premure che mi fanno riflettere su dove, il mio amico, voglia andare a parare, poiché ho come la sensazione che mi stia corteggiando.

E’, comunque, il pensiero di un attimo, dato che subito dopo vengo distratta dalle ordinazioni e, sinceramente devo dire che la cena è squisita, il mio accompagnatore inoltre, è veramente un uomo molto divertente, buon conversatore, oltre che discretamente colto, per cui il tempo, grazie alla sua verve, passa molto in fretta e piacevolmente

Tra una chiacchiera e l'altra, Franky si accorge che stiamo facendo tardi per lo spettacolo del jazzista, quindi mi chiede se possiamo andare ed io gli rispondo di sì.

Ci alziamo da tavola mentre lui, riaccende il cellulare che, per educazione, durante la cena, aveva tenuto spento. Dopo pochi secondi il suo telefono squilla ed io esco dalla saletta per discrezione.

Le telefonate dure trenta secondi, dopodiché, Franky mi raggiunge subito dicendomi:

"Senti, al telefono era Michael che mi ha detto che ci passa a prendere tra pochi minuti e dato che, l'impegno che aveva si è concluso in fretta, mi ha chiesto, sperando cha anche tu sia d’accordo, di poter venire con noi a sentire quel jazzista, che piace molto anche a lui. Gli ho risposto che non c’era nessun problema. Ho fatto male?”

Gli rispondo con un tono del tutto ironico e quasi scoppiando a ridere:

"E se ti dicessi che per me non va bene, tu che fai, lo richiami e glielo dici?"

Franky sentendosi smascherato abbassa gli occhi e ribatte:

"Mai sottovalutare l'intelligenza di una donna".

"Ecco bravo, diglielo al tuo amico, nonché tuo capo, che forse sarebbe molto più semplice se le cose le chiedesse direttamente alle persone invece di mandare gli ambasciatori. Non capisco proprio il senso di questa messa in scena! Tu poi che ti presti a questi giochetti. Ma non potevi dirmi che dopo cena Michael ci avrebbe raggiunto? Sono sicura che questa serata, intendo la cena e tutto il resto è stata programmata da lui e tu, visto che lui è anche il tuo capo, hai accettato. Magari nemmeno ti andava di portarmi fuori a cena.”

Franky con un’espressione veramente dispiaciuta mi chiede scusa e si affretta però a dirmi che alla cena invece c’ha pensato proprio lui personalmente, perché gli faceva davvero piacere.

Mi spiega poi, che Michael, quando si tratta di lavoro, è un panzer, nel senso che sa esattamente quello che vuole ed è determinato a ottenerlo ad ogni costo, ma nei rapporti interpersonali si fa sopraffare dalla timidezza e non riesce nemmeno a chiedere le cose più banali e semplici, soprattutto se si tratta di chiederle ad una donna.

Con gentilezza quindi, mi chiede se mi sono arrabbiata, ma gli rispondo che non lo sono, più che altro mi sento un po' presa in giro.

Franky però mi rassicura che non è per nulla così e, che mai per nessuna cosa al mondo, né lui né Michael avrebbero voluto che io pensassi questo di loro.

Con un gesto molto spontaneo quindi, mi prende la mano, la stringe forte tra le sue e mi dice:

"Ti prego di credermi".

Gli sorrido e gli rispondo che gli credo.

In quel momento arriva la limousine nera di Michael, lunga il doppio di quella di Phil, ed io vedendola penso:

"Sempre esagerato!

La portiera della limousine si apre ed io e Franky saliamo, mentre Mike mi aiuta afferrandomi per mano, spostandosi per farmi sedere vicino a lui, mi saluta poi, con due baci sulle guance e, mi chiede se la cena sia stata di mio gradimento; gli rispondo, con un tono leggermente ironico, che è stata squisita.
Con aria serissima poi, ci ringrazia per avergli permesso di unirsi a noi per andare ad ascoltare quel musicista, che lui ritiene un vero talento.

Guardando la sua espressione seria, sapendo che sta mentendo, non posso fare a meno di scoppiare a ridere, mentre guardo Franky, che seduto di fronte a lui, gli fa un gesto con gli occhi e con la testa come per significare:

"Lascia stare, che tanto ha capito tutto".

Vedendogli fare quelle facce strane mi viene ancora più ridere e Michael chiede cosa ci sia di tanto divertente, e guarda nuovamente Franky per riuscire a capirci qualcosa.

Gli rispondo, che stavo solo ripensando ad una storiella che il mio cavaliere mi aveva appena raccontato.
Michael, curioso come una scimmia, comincia ad insistere per sapere cosa mi avesse raccontato Franky, ma gli rispondo che in inglese non riesco a dirgliela bene, quindi mi rivolgo in francese verso il nostro amico e, gli comunico che adesso si deve arrangiare a trovare qualcosa di credibile.

Lui mi guarda e mi fa, sempre in francese:

"Sei terribile!"

Mike sentendoci parlare nuovamente in francese, comincia ad agitare le braccia e ci prega di parlare solo in inglese, perché lui non vuole restare fuori dai nostri discorsi, e se proprio fosse necessario per me esprimermi nell'altra lingua per farmi capire meglio, il suo amico, dovrà tradurgli parola per parola.

Entrambi rispondiamo che va bene, poi io, guardando nuovamente Franky, gli strizzo l'occhio, mentre lui mi guarda con aria completamente inebetita.

Non faccio in tempo ad aggiungere altro, dato che ormai siamo arrivati a destinazione, la limousine si ferma, infatti, in una strada secondaria, davanti ad un portoncino.

I body-guards, che ovviamente viaggiavano con noi, scendono, uno va a bussare al portone che viene immediatamente aperto mentre gli altri tre si mettono intorno a Mike, Franky e me ed in tutta fretta entriamo nel teatro, ovviamente, dall’entrata secondaria.

Un uomo ci viene incontro, saluta Michael per primo e poi tutti gli altri, compresa me, poi dopo averci accompagnati lungo un corridoio, ci fa entrare in un salottino riservato arredato con un divanetto, due poltrone ed un tavolo tondo al centro.

Michael mi fa segno di sedermi sul divano vicino a lui, mentre Franky ed una delle guardie del corpo si siedono sulle poltrone, le altre invece restano fuori.

Il tizio, ci chiede cosa vogliamo bere, Franky ordina un Gin, Michael mi stupisce ordinando Tequila ed io che certo non posso chiedere un bicchiere d'acqua, mi butto sull’unica cosa che mi piaccia, la Vodka.

Michael mi guarda e mi dice:

"Già, la Vodka.”

Io, di rimando:

"E tu invece come mai bevi tequila? Questo non me lo ricordavo.”



Con aria un po' malinconica, ribatte.

"Come vedi, le persone cambiano.”

Aggiungo solo:

“E’ vero ma………….”

Non posso dire altro perché un forte applauso annuncia l'inizio del concerto.

Poiché dal salottino, non si riesce a vedere il palco, nella parete di fronte a noi è montato un piccolo schermo bianco dove possiamo seguire il concerto anche visivamente.

Il jazzista, che suona il piano insieme ad altri quattro musicisti, comincia la sua esibizione proprio dal brano che avevo sentito la sera prima a casa di Phil, al che Michael mi chiede:

“Lo riconosci?”

Gli rispondo che mi sembra quello ascoltato la sera prima e. dopo avermi detto che ho un buon orecchio, si sistema meglio sul divano, poggiando la testa allo schienale ed immergendosi completamente nella musica.

Capisco che, da quel momento in poi, tutto quello che lo circonda, noi, che siamo seduti lì con lui, le pareti del salottino, il soffitto sopra le nostre teste ed il pavimento su cui poggiano i nostri piedi, per lui non esistono più.

Michael è completamente perso nel suo mondo fatto di suoni, melodie, ritmi e fraseggi; lo vedo dalla sua espressione estasiata, da come segue la melodia con la bocca, che sa ripetere a perfezione già dalla seconda battuta, da come segue il ritmo con i movimenti del corpo e dei piedi che non riesce a tenere fermi.

Lo osservo rapita non riuscendo a distogliere lo sguardo da lui, perché attraverso i suoi movimenti, la musica che sto ascoltando diventa, per me, ancora più trascinante, direi più comprensibile, quasi tangibile e, mi rendo conto di quanto il suo talento musicale sia davvero grandioso, di quanto lui e la musica siano veramente un tutt'uno.

Il suo viso con l'incalzare del ritmo assume un'espressione sublime che quasi trascende il reale, ed io, nel vederlo così meravigliosamente trasportato, mi commuovo fino alle lacrime che scendono calde lungo il mio viso.

Il brano poi finisce, la gente applaude, Michael ritorna tra noi e comincia ad applaudire anche lui entusiasta, guarda verso di me, s'accorge della mia commozione e, mi chiede preoccupato, perché io stia piangendo.

Mi giro verso di lui, lo guardo con la stessa espressione estasiata con cui lo guardavo prima e gli rispondo:

"Eri talmente immerso nella musica che il tuo viso aveva un'espressione così sublime tanto da farmi dimenticare di essere su questa terra e, per questo, mi è venuto da piangere per la felicità di aver potuto vivere, grazie a te, una sensazione così meravigliosa".

Michael mi guarda con uno sguardo dolcissimo e commosso, mi prende tutte due le mani, se le porta alla bocca baciandole delicatamente e mi dice:

"Grazie per le tue bellissime parole e soprattutto, grazie per essere qui con me stasera. Questa serata è ancora più speciale per me, perché ci sei tu, qui, ed io non desidero altro".


24/05/2010 01:02
 
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BEAT IT 81, 23/05/2010 23.37:

Evvai !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Si sono in parte chiariti, sono troppo felice!!! Ora sono davvero curiosa di vedere cosa succederà, dato che alloggiano nello stesso hotel, riprenderanno il discorso da dove si era interrotto 8 anni prima? Lo spero vivamente!!!!!!!! Grandiosa Malabi !!!! Nn vedo già l'ora di leggere il seguito. Baci e buona notte




Grazie e buona notte anche a te.


24/05/2010 02:50
 
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8° Capitolo

Michael tiene ancora la mie mani tra le sue, quando la musica riprende, ed il secondo brano è decisamente molto più soft del primo, il ritmo è molto sensuale ma lento, adattissimo per essere ballato a due.

Sullo schermo riusciamo a vedere, anche parecchie coppie che ballano, quasi tutti neri e, è superfluo stare a dire, che si muovono tutti in maniera fantastica, per me è un piacere starli a guardare, visto che personalmente in quanto a ballo, sono piuttosto scarsina, o meglio non sono mai stata una grande frequentatrice di discoteche, e da sempre mi è sempre piaciuto molto più veder ballare che ballare io stessa.

Sono forse un po' più esperta di balli latino-americani, tipo samba, rumba, cha-cha e tango, che mia madre, che invece, al contrario di me, è una vera e propria appassionata tanto da aver partecipato a gare e competizione dove si era piazzata sempre ai primi posti, mi aveva insegnato circa vent'anni prima.

Michael sempre tenendomi per mano si è di nuovo immerso nell'ascolto della musica, ed io sono completamente presa da quest'atmosfera che la musica sta creando, a metà strada tra il rilassato ed il sensuale.

Lascio la mano di Michael, per allungarmi verso il tavolo dove era appoggiata la mia vodka, e mentre mi chino in avanti, Franky che era seduto su una poltrona vicino a me mi chiede, che cosa ne penso di quella musica, gli rispondo che la trovo eccezionale, poi gli dico che, in quel brano in particolare, mi sembra di sentire un'influenza latino-americana, e aggiungo che si potrebbe ballare con una rumba.

Lui mi guarda stupito e mi chiede se so ballare quel genere di balli ed io faccio l'errore di dire che conosco qualche passo perché me lo ha insegnato mia madre.

Franky non mi fa finire nemmeno di parlare e con un entusiasmo insospettato, mi dice che lui è un vero appassionato di quel genere di ballo e che assolutamente devo ballare con lui.

Gli dico che non è il caso giacchè non mi ricordo granché, visto che non ballo ormai da tanto tempo, ma lui non vuole sentire ragioni, si alza in piedi e cerca di tirarmi su dal divano.

Michael accorgendosi di questo tira e molla, chiede a Franky cosa stia accadendo e, il suo amico, gli risponde che sta cercando di convincermi a ballare con lui, poiché conosco i balli sud-americani.

Inutilmente protesto che non è vero, che non sono in grado, etc. etc., ma anche Michael comincia a insistere, dicendo che gli piacerebbe molto vedermi ballare.
Franky alla fine riesce a vincere la mia resistenza ed io che vorrei letteralmente morire per la vergogna, gli confesso che sono imbarazzatissima a ballare, oltretutto di fronte a Michael, ma lui replica di non pensare a chi mi sta guardando, anche perché questa, non è un'audizione dove Michael deve scegliere i ballerini migliori, ma è soltanto una serata tra amici che si vogliono divertire.

Riluttante comincio a farmi guidare da Franky e mi accorgo che è davvero molto esperto; a mano a mano mi sciolgo e, pur essendo lui molto abile, riesco a tenere il passo seguendolo sempre meglio nei movimenti, che nella rumba sono decisamente sensuali.

Il potere della musica è davvero magico, poiché il corpo, anche non volendo, segue il ritmo che la stessa impone, ed in ogni caso, sarà per l'atmosfera particolare che si è creata in quella stanza, sarà perché mi sono accorta che Michael non ha mai distolto lo sguardo da noi due, che ci stiamo muovendo con grande sensualità, ma ad un certo punto, mi lascio trasportare completamente fino ad essere io quasi, a guidare Franky nei movimenti.

Il mio compagno si lascia coinvolgere con molta partecipazione e, in un momento in cui ci troviamo con i corpi molto vicini, mi stringe a sé con molta forza, mentre appoggiando la sua guancia contro la mia, mi dice che, per una donna come me, sarebbe disposto a fare pazzie.

Un po' a disagio, lo allontano dolcemente e guardandolo con une espressione divertita, per sdrammatizzare la situazione, mi metto a ridere e gli dico che sicuramente la prima pazzia l'ha fatta ora, ballando con un'incapace come me.

Fortunatamente la musica finisce, noi ci distacchiamo, ma Michael, che aveva continuato a guardarci per tutto il tempo, con un’espressione indecifrabile, si alza in piedi per applaudire e, avvicinandosi a me, guardandomi dritto negli occhi, come se volesse tirarmi fuori l’anima, ma con un tono un po' sarcastico mi dice:

"Bene, visto che sei così brava, il prossimo lo fai con me, ok?"

Gli rispondo trafelata che non sono in grado di poter muovere ancora nemmeno un passo di danza, perché sono già col fiato corto non essendo una ballerina, che non lo facevo da una vita e, che non era affatto vero che avevo ballato bene, perché mi ero limitata solamente a mettere qualche passo che conoscevo uno dietro l'altro.

Michael, con un sorrisetto ironico, mi fa:

"Sì, è vero, forse i passi non erano un granché , ma in quanto ai movimenti del corpo, mi sei sembrata invece molto esperta".

Capisco che la conversazione sta prendendo una brutta piega, quindi faccio finta di non cogliere il senso di quell'affermazione e con aria candida gli rispondo:

"Beh detto da te lo prendo senz'altro come un complimento, visto che in questo tu sei un fuori-classe, anzi tu sei stato, sei e resterai il numero uno".

Con un sorriso panoramico, poi gli chiedo se non gli dispiace risederci perché vorrei riposarmi un po'.

Lui mi guarda con aria perplessa e non molto convinto mi segue sul divano, si risiede, manda giù la sua tequila e rivolto a Franky gli dice che lui vorrebbe rientrare, ma che se noi desideriamo restare, non c’è nessun problema, manderà poi la limousine a riprenderci.

Capisco che il suo umore è improvvisamente cambiato, mi sembra addirittura alquanto contrariato, anche se non lo direbbe mai, nemmeno sotto tortura, e mi domando se la causa di tutto questo sia stato il mio ballo con Franky, o il non aver accettato di ballare con lui, comunque, in ogni caso, non ero affatto intenzionata a farmi piantare lì come una cretina.

Mi affretto quindi a dire che anch'io vorrei rientrare perché l'indomani mi aspetta una giornata un po' pesante.

Mike si limita ad annuire e a rispondere solo:

"Ok."

Risaliamo in macchina e, il mio meraviglioso bambino viziato non abituato a sentirsi dire dei no, fa salire prima me, poi Franky eper ultimo lui, seguito ovviamente dalle sue guardie del corpo.

Adesso sono io ad essere furiosa, ma possibile che basta un niente per fargli cambiare umore?

Con lui non ci sono vie di mezzo, riesce a farti sentire amata e detestata nel giro di pochi minuti e, dal momento che questi suoi atteggiamenti mi esasperano, il viaggio di ritorno avviene in un silenzio glaciale.

Chiedo a Franky se può dire all'autista di farmi scendere davanti all'entrata dell'hotel, ma Michael parla con lui a bassa voce, quindi il mio amico, mi riferisce che non è possibile perché potrebbero esserci dei fotografi appostati e per Mike sarebbe troppo rischioso.

Mi limito a dire che capisco e non appena l'auto si ferma in garage, saluto Franky con un bacio sulla guancia, ringraziandolo per la serata che è stata molto piacevole in sua compagnia, auguro, per educazione, la buona notte a Michael che mi risponde "good night" a voce bassissima e, mi precipito fuori la macchina.

Quasi correndo vado verso gli ascensori, ne prendo uno al volo, entro nel mio appartamento sbattendo quasi la porta, la prima cosa che vedo è il cesto di rose sul tavolo, lo prendo lo sbatto per terra e, sdraiandomi sul letto, piango tutte le lacrime di cui sono capace.

Stremata, cado quasi in un sonno letargico tanto da riuscire a sentire a stento il telefono che sta squillando insistentemente da almeno cinque minuti.

Rispondo con una voce che sembra arrivare dall'altra parte del mondo e sento che è mio padre che mi dice che è appena tornato e mi chiede se stessi già dormendo.

Guardo l'ora e mi accorgo che sono appena passati 30 minuti dal mio ritorno, a me sembrava invece di aver dormito una vita, in realtà è appena l'una e mio padre mi dice che è giù nella hall con Franky, Ted ed Andy e mi chiede se ho voglia di raggiungerli per bere qualcosa assiema a loro.

Gli dico che preferisco rimanere in camera mia e papà mi ricorda che l'indomani mattina abbiamo un appuntamento per le 11, da qualche parte e che probabilmente resteremo tutta la giornata fuori; ovviamente, rispondo che va bene e gli auguro la buona notte.

Resto seduta sul letto con aria desolata, vorrei sbattere la testa al muro per la rabbia di come le cose abbiano preso questa piega infelice; per la frustrazione di non aver potuto spiegarmi o semplicemente parlare con Michael nemmeno per 10 minuti consecutivi, da quando ci siamo rivisti sull'aereo, a questo orribile fine serata; per il senso di impotenza di fronte ai suoi cambi d'umore che non danno il minimo spazio di replica; per la mia incapacità di dare un taglio definitivo a questo continuo tira e molla che, se da un lato m'intriga, dall'altro sta assorbendo tutte le mie energie; per la mia stupidità nell'aver creduto di poter ricreare quella magica atmosfera che otto anni prima a Roma ci aveva coinvolto in maniera così totale ed insopportabilmente indimenticabile tanto è stata fantastica, almeno per me.

Mi ripeto tuttavia, come un mantra, che non ho proprio nessun diritto di, non dico di pretendere, ma nemmeno di aspirare a qualcosa che non sia poco più di un comportamento garbato da parte sua.

Mi chiedo:

"In fondo cosa sono io per Michael?"

La risposta d'improvviso m'appare in tutta la sua agghiacciante crudezza:

"Assolutissimamente nessuno."
Sono solo una donna qualsiasi che, parecchio tempo fa ha avuto la fortuna di conoscere Michael Jackson, in una città che si trova dall'altra parte del mondo, dove lui, la Super-Star adorata da milioni di fans in tutto il pianeta, era solo di passaggio.

Sono solo una che ha avuto il privilegio di aver trascorso con lui una giornata indimenticabile; mentre per lui, il massimo che possa sperare, è che sia stata perlomeno gradevole.

Sono solo una che con Michael non ha mai nemmeno intrattenuto rapporti d'amicizia in tutto questo tempo e che per caso ha incontrato di nuovo.

Sono solo una che, così dopo tanto tempo ha insanamente pensato di essere rimasta nei suoi ricordi, chissà poi per cosa e soprattutto perché.

Mentre continuo ad autoflagellarmi con pensieri di questo tipo, non riuscendo a prendere sonno, accendo l'impianto hi-fi per sentire un po' di musica, sperando di riuscire ad addormentarmi, anche se, viste le condizioni emotive in cui mi trovo, ritengo che ormai, sia un'impresa ardua.

Risquilla il telefono, pensando che sia di nuovo mio padre che forse si è dimenticato di dirmi qualcosa, rispondo ma, dall'altra parte c’è solo silenzio, allora chiedo chi parla. Niente, di nuovo silenzio!

Parlando ovviamente in italiano, con un tono molto spazientito, dopo aver chiesto nuovamente chi sia a divertirsi a rompere le scatole al prossimo, dandogli anche del cretino, finalmente dall'altra parte, sento una voce molto bassa che mi parla in inglese, senza riuscire però a capire nemmeno una parola.

Dopo aver domandato nuovamente chi sia, finalmente sento:

"Sono Michael. Ti disturbo?"

Ora sono io che resto in silenzio, perché per l'emozione le parole non riescono a venir fuori.

Non ricevendo risposta mi chiede:

"Ci sei ancora?"

Ed io:

"Sì, sono qui."

Dopo qualche altro secondo di silenzio poi, sempre con una voce molto bassa, mi fa:
"Volevo dirti che stavo ripensando alle meravigliose parole che mi hai detto questa sera, quando eravamo in quel locale, e che davvero mi hai reso molto felice."

Io di rimando, ritrovando un minimo d’orgoglio ribatto:

"Sì ma è stata una felicità che è durata poco, perché poi mi è sembrato che tu ti sia molto arrabbiato. O sbaglio?"

E lui:

"Si. Ti sbagli."

Altra pausa, poi di nuovo aggiunge:

"No. Solo un po'."

Chiedo:

"Ma perché, che ho fatto?"

Altra pausa:

"No, tu niente."

"Allora ti sei arrabbiato con Franky?"

Altro silenzio:

"No, te l'ho detto, solo un po'"

Allora cerco di ironizzare perché capisco che, forse, è un po' a disagio.

"Lo credo che tu ce l'abbia con Franky, visto che mi ha fatto ballare, e sicuramente sarai inorridito nel vedere quanto io sia assolutamente negata per la danza. Mi rendo conto che per te, assistere a tale scempio, sia stata una specie di tortura."

Lo sento ridacchiare, capisco che il ghiaccio è rotto perché mi dice:

"No, al contrario, invece mi sei piaciuta! Certo ci sarebbe da lavorare sui passi, ma per il resto ti muovi molto bene e soprattutto eri molto sexi."

Adesso sono io che rido e gli ribatto.

"Mi sa che è stato l'effetto della tequila che forse t'ha un po' annebbiato la vista, dai Michael per favore, non prendermi in giro"

E lui serio.

"Non ti prendo affatto in giro. Guarda che in materia di danza, forse non la sai................." ride "............ma sono un esperto e se ti dico che eri molto sexi, vuol dire che è così. Del resto, te l'avevo già detto lì."

Lo ringrazio per il complimento e gli chiedo:

"Allora, quel' è il problema?"

"Non c'è nessun problema. Volevo solo sentirti perché quando siamo arrivati in hotel sei scappata via come se avessi visto il diavolo."

"Beh, quasi. Comunque non è riuscito a raggiungermi!"

Altra risata, poi abbassando nuovamente il tono di voce mi chiede:

"Senti, se ancora non hai sonno, ti va di salire su da me per chiacchierare un po'?"

Ecco che mi sento di nuovo il cuore in gola e le farfalle nello stomaco e tra di me penso che se continua così prima o poi mi prende un coccolone e ci resto secca, ma cerco di mantenere la calma, almeno nella voce e dico:

"Perché non vieni tu da me?"

Nel momento stesso in cui l'ho finito di dire mi sono già pentita di averlo detto, ed infatti Michael mi risponde che verrebbe molto volentieri, ma che per i soliti motivi di sicurezza, preferisce non girare per l'hotel rischiando che qualcuno lo riconosca e così via.

Gli dico che ha ragione e, che sono stata io stupida a chiederglielo, per cui sarei salita io, ma che non sapevo come arrivare da lui.

Mi risponde che manderà qualcuno per accompagnarmi nella sua Suite e che è contento che io abbia accettato il suo invito.

Riaggancio il telefono e per alcuni secondi resto immobile, ascoltando solo il battito del mio cuore che mi rimbomba nelle orecchie come un tamburo.

Ancora non riesco a credere che tra un po' lo incontrerò, poi d'improvviso realizzo che mi devo vestire per essere un minimo presentabile, ma ho pochissimo tempo, quindi m'infilo al volo un paio di jeans, un giacchino di filo di cotone blu, un paio di ballerine.
Mi fermo i capelli sulla testa con il solito fermaglio di legno, in 30 secondi riesco a truccarmi gli occhi e mentre sento bussare alla porta finisco di passarmi un po' di rossetto sulle labbra.
Apro la porta ed uno strano individuo mi si para davanti. Resto un po' sconcertata, poiché m'aspettavo di vedere uno dei soliti bestioni neri di cui lui si circonda per la sua sicurezza.

L'uomo che invece ho di fronte è alto più o meno come me e, tutto si può dire tranne che sia un armadio, ma anzi è piuttosto esile.
E' vestito con un paio di jeans ed una camicia blu, ha in testa un cappello da base-ball, occhiali tondi scuri ed un paio di baffi.

Lo guardo con aria interrogativa e non oso chiedere nulla perché ho paura che non sia quello che mi avrebbe dovuto accompagnare e quindi mi limito soltanto a dire:

"Prego?"

L'uomo mi risponde con una voce un po' roca dicendomi:

"Mr. Jackson mi ha mandato per insegnarti qualche passo di danza".

Mi metto a ridere come una matta, e lui insieme a me, lo prendo per mano per farlo entrare, chiudo la porta,e mentre lo abbraccio gli dico:

"Michael ma tu sei proprio matto".


24/05/2010 05:58
 
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dio mio!che caratterino Michael!sei bravissima Malabi.è sempre piu' avvincente questa storia.buona giornata.
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