| | | Post: 47 | Registrato il: 01/03/2010 | Città: PERUGIA | Età: 57 | Sesso: Femminile | King Of Pop Fan | | OFFLINE |
|
CAPITOLO 1
Il cursore lampeggia incessantemente davanti ai miei occhi. Lo fisso come ipnotizzata dal suo ritmo intermittente. Ora c’è, ora non c’è, ora c’è, ora non c’è…..E’ così prevedibile, proprio come la mia vita! Alzarsi la mattina, vestire le bimbe, andare al lavoro, tornare a casa, preparare il pranzo……Sempre così, tutti i santi giorni… mi accendo e mi spengo a ritmo… come il cursore. I miei pensieri scorrono veloci davanti alla pagina bianca del portatile. Ci sono sempre i miei pensieri! Non mi abbandonano mai, non mi lasciano mai in pace neanche quando dovrei metterli da parte e concentrarmi su questa maledetta relazione che devo preparare durante queste vacanze natalizie. Ma che cavolo! Dovrei essere in vacanza e invece mi tocca sempre lavorare. Sono stufa, sono stanca e proprio non mi riesce questa sera di concentrarmi.
Domani è capodanno. Il mio primo capodanno da single… di nuovo! L’ultimo è stato nel 1999, esattamente dieci anni fa. Il salto nel nuovo secolo l’ho passato da sola, nella mia cameretta, con una bottiglia di vodka e con il cuore pieno di disprezzo per tutti coloro che si erano preparati un capodanno da favola e con la speranza che il “millenium bag” magari potesse risolvere alcuni dei miei tanti problemi. Macchè…. Non è successo proprio un bel niente! Magari ci fosse stata qualche catastrofe informatica……!
Ma che diavolo sto pensando…… mi sa che più vado avanti con l’età e più sto diventando cinica. Questo è proprio il segno che devo staccare. Prendo il telefono e faccio uno squillo a mia sorella che sta al piano di sopra. E’ il segnale che abbiamo concertato insieme per darmi il cambio. Almeno un’ora al giorno per andarmi a fare una corsetta potrò concedermela no! Mi infilo la tuta e le scarpe da tennis. Sistemo la fascia sulla fronte proprio mentre mia sorella apre la porta.
- Per le otto sono a casa. La minestra per le bimbe è pronta. Ci vediamo tra poco, stasera non posso proprio farne a meno. Scusa e grazie ancora ¬.
Lei sorride mentre mi chiudo la porta alle spalle. Accendo l’ipod e alle prime note di “Jam” comincio già a sentirmi meglio. Cammino, cammino mentre l’aria fredda mi sferza il viso risvegliandomi dall’ipnosi del cursore lampeggiante. Faccio il solito giro. Anche in questo sono prevedibile. Mi scombussola l’idea di cambiare itinerario. Mi chiedo dove mi porterà tutto ciò. Se non ho il coraggio neanche di cambiare il percorso della mia camminata serale come posso pretendere che succeda qualcosa di straordinario nella mia vita! Ma è meglio così. Prendiamocela pure con la routine giornaliera piuttosto che affibbiarci delle colpe. Fa meno male!
Rallento il passo. Sono arrivata finalmente e di nuovo ,per fortuna, alla mia “isola”. Niente di che per gli altri, un semplice prato ai margini del paese dove ho l’abitudine di fermarmi tutte le volte, per qualche minuto a fantasticare un po’ mentre ascolto le canzoni del “mio amore”. L’unico che posso permettermi in questo momento, oltre e naturalmente a quello delle mie bimbe.
La luce è scarsa e per questo mi piace questo posto. C’è solo un lampione lì, proprio lì dove mi siedo ogni sera. Mi blocco all’improvviso. Cavolo…noooo! Il mio albero è occupato. C’è una persona seduta là sotto….. al mio solito posto. Mi arrabbio per l’imprevisto ma poi mi dico “Ma come….! Ti lamenti sempre perché tutto nella tua vita è imprevedibile e adesso……?” Che faccio? Tiro avanti e torno a casa. “NO! ….. Non mi va!” Sento qualcosa dentro di me. Qualcosa che mi spinge a…… a fare cosa? Non è da me andare a parlare agli sconosciuti…. Soprattutto per dirgli che si sono presi il mio albero. “Che faccio?”mi chiede il mio cervello ma le mie gambe sono già a pochi passi dall’albero. “Oddio dove sto andando? Che sto facendo? “ …ma è troppo tardi…!
“Questo è il mio albero!” le parole mi escono di bocca senza che io ne abbia il più minimo controllo. Il capo della persona seduta sotto al mio albero si alza nella penombra. Mi scruta incerto…..
“Sorry….ehm…scusi?”
Mi sento un’idiota di fronte a quella vocetta spaesata. “ No, mi scusi lei ma è che….. questo…..questo è il mio albero” . Ma che cavolo di risposta gli ho dato!!!! Mi vergogno e vorrei scappare ma i miei piedi stanno piazzati lì e non si muovono neanche fossero incollati al terreno. “Vattene, lascia perdere” mi dice il cervello ma loro non si schiodano da là. Non riesco a vedere il suo volto perché si nasconde nel buio ma vedo che si muove a destra e a sinistra e verso l’alto…..come cercasse una sorta di cartello che confermi che QUELLO E’ IL MIO ALBERO. Mi avvicino con cautela.
C’è qualcosa nel mio stomaco che si smuove ma non so dire il perché….. Sarà la fame visto che non ho ancora cenato? Mi siedo a qualche metro di distanza. Lui cerca di rialzarsi impacciatamente, con imbarazzo ma…..il mio braccio si blocca nell’aria per fermarlo. Il mio braccio!!! Non io ma…. il mio braccio. Che cavolo, stasera il mio corpo va per conto suo. Non capisco ciò che fa e CHI lo sta manovrando! Non certo io che vorrei essere di già a casa tra le mia mura sicure….con le mie bimbe.
Lui si blocca istantaneamente, senza alcuna esitazione, come se fosse riuscito quasi a prevedere il mio movimento, come se fosse il suo più che il mio. Il cuore comincia a battermi all’impazzata e non so il perché. Probabilmente perché mi sono ficcata in questo casino e ora non so come sbrogliarmela. Non so che dire…. Sto pensando a formulare una frase quando la voce mi esce dalla bocca senza che io sappia cosa voglia dire.
“NO…. non andartene. Non voglio che tu te ne vada……Scusami, scusami tanto….non volevo spaventarti, non volevo essere scortese…. Scusami ancora” .
L’uomo che sta sospeso nel vuoto accanto a me torna a sedersi e a tornare immobile ma io percepisco il suo disagio. Forse anche lui ora vorrebbe scappare. Forse tutti e due ora vorremmo scappare ma….. non lo facciamo e restiamo a fissarci nella penombra del lampione. Le nostre “non parole” fluttuano nell’aria fredda di dicembre. Ma che si dicono? Le mie orecchie non le sentono ma il mio cuore percepisce ogni battito scomposto del suo cuore. Mi inumidisco le labbra e provo a dire
“Ciao”.
Lui si inumidisce le labbra e prova a dire
“Ciao”.
La mia bocca accenna un sorriso e prova a dire
“Mi dispiace”.
La sua bocca accenna un sorriso e prova a dire
“Anche io”.
“Anche a me. Si dice… anche a me.”
“Anche a me” ripete lui allargando di un poco il suo sorriso. Non faccio domande. Vorrei farle ma… non le faccio. Non so perché.
“Sono stata veramente scortese. Ti prego di perdonarmi. Non è da me comportarmi così. Scusami, scusami tanto ancora.” Non vedo i suoi occhi ma so che mi stanno fissando: lo sento!. “Certo, non faccio fare una bella figura al mio Paese e me ne dispiaccio…..perchè…. tu non sei italiano vero?” Il suo capo si muove velocemente a sinistra e a destra e poi si blocca con un movimento pulito al centro. Il mio stomaco sussulta ancora. Colpa della cena ancora non consumata? Comincio a sospettare di no.
“ My name is Rachele…..Rachel” dico impacciata. Lui continua a rimanere immobile. Scuoto la testa e comincio a sorridere scoraggiata. “Ma chi voglio portare in giro!Scusami ma io non conosco tanto bene l’inglese…..Sai a scuola ho studiato il francese…stupida lingua… Ho frequentato qualche corso d’inglese ma a dirtela tutta non me la cavo molto bene, anche perché è stato un po’ di tempo fa…prima che diventassi mamma….!” “Hai dei bambini?” domanda accennando ad un sorriso ed interrompendo, per fortuna, il mio discorso che, sinceramente, non avrei saputo come portare avanti senza sentirmi un po’ “scema”.
“ Si,….due…. due bambine…..una di otto anni e una di quattro……Quindi capisci la mia lingua!”
“ Si, ho studiato molto l’italiano anche se non parlo bene bene”.Tiro un sospiro di sollievo.
“Da quanto tempo studi l’italiano?”
“Poco, qualche mese ma….in modo…come si dice …forte”
“OK….ok…..ne sono felice e spero che tu riesca a capire ciò che sto per dirti.” Le parole mi cominciano ad uscire a fiume dalla bocca “Vedi, io non ce l’avevo con te perché mi avevi preso il mio albero ma è che per me questo albero per me è così importante! Mi ci fermo ogni sera e ci passo dei bei momenti ascoltando la mia musica preferita e lascio andare i miei pensieri e le mie fantasie. Sono gli unici momenti che riesco veramente a dedicare a me stessa in tutta la giornata e per me sono….. sono luce ed energia, sono come raggi di sole che mi permettono di affrontare i problemi di tutti i giorni. Senza questi momenti non so come farei ad andare avanti.” Tra la penombra riesco a scorgere di nuovo il bianco del suo sorriso.
“Ti senti sola?”
“ Si, molto”
“ E…cosa pensi per sentirti meno sola?”
“Penso a te….!” Tutto si ferma, anche il vento che poco prima sferzava dolcemente il mio viso. Tutto è immobile: i nostri sorrisi, i nostri corpi, i rami degli alberi, il battito dei nostri cuori……tutto tranne i nostri pensieri. Riesco a percepirli tutti ora, i miei e i suoi. Che sta succedendo? Che sta succedendo?
Stranamente… dopo una lunga pausa è lui a rompere il silenzio che ci separa e che ci unisce nello stesso momento.
“….a me??”
“Si…cioè penso a lui”
“ Lui???? Lui chi?”
Schegge impazzite di luci cominciano ad esplodere nella mia mente cercando di trovare uno spazio nelle ombre che si celano nella mia mente. Il mio cuore ricomincia a battere forte senza che i miei pensieri abbiano ancora capito il perché. No, non può essere…..NON PUO’ ESSERE!!!! Eppure io l’ho sempre saputo, l’ho sempre sperato ma no….non può essere. La lotta tra luci ed ombre continua ed è come se stessi guardando un film al contrario…. Si dice che ciò succeda prima di morire ma no…..io non sto ripercorrendo la mia vita . Queste sensazioni, queste emozioni che provo non sono solo le mie…No, non può essere. Cerco di capire ma la mia “ragione” non mi dà ragione. Era solo un sogno quello…..è solo un sogno…eppure sento il freddo della sera insinuarsi nelle mie ossa…..
Sorrido mentre guardo il suo viso perplesso e confuso. Non so come “dirglielo…”..ma ancora una volta le parole vengono in mio soccorso senza che io le controlli.
“Penso a lui, cioè a te………………………………………………………...Michael!”
Lui rimane immobile, non riesco ancora a vedere bene il suo sguardo ma sento dentro di me il suo cuore battere forte. Un lungo silenzio passa tra noi. Io non riesco proprio a dirgli nient’altro. “Forse ho fatto una gaffe”. Solo il rumore delle foglie trascinate dal vento tra noi in interminabile dialogo fatto di emozioni e senza parole.
“ Come hai fatto a capire?” Il suo sorriso si è spento… Ora vedo solo rassegnazione nel suo viso.
Non dico niente…. Prendo solo le cuffie che pendono dalle mie spalle e gliele porgo. Lui le avvicina timoroso alle orecchie e…..ascolta…ascolta le note di “Somheone in the dark”. Ora sorride e …scuote la testa . Ora riconosco la sua risata argentina. Ora so che non mi sono sbagliata. Comincio a sorridere anche io e il mio sorriso contagia il suo che si trasforma in una risata liberatoria e tutti e due continuiamo a ridere come due matti che vogliono ridere senza preoccuparsi troppo del motivo per cui ridono e di quello che possono pensare gli altri per la loro risata.
E’ ancora lui a prendere la parola
“Come hai fatto a riconoscere? È’ buio , non hai visto mio viso. Non hai sentito mia voce. Come hai fatto a riconoscer….mi? “
Lo guardo fisso negli occhi. Ora riesco a scorgere la sua luce nonostante il buio e ancora una volta la mia voce prende posizione sul mio pensiero
“ Non ti ho riconosciuto Michael….. ti ho sentito!”
Lui fa la sua solita “smorfietta” inclinando il viso verso sinistra e accennando un sorriso con la bocca e con gli occhi e dimostra chiaramente di sentirsi compiaciuto e imbarazzato al tempo stesso. Continuiamo a ridere e a guardarci imbarazzati e anche un po’ “liberati” come se lo avessimo sempre fatto insieme.
Si blocca di colpo e nasconde il viso tra le mani. Scuote la testa e sento che ora non sta più sorridendo. Mi sento in colpa, so che sono IO il motivo del suo disagio.!!
Stavolta sono io la prima a prendere la parola mentre la mia mano destra si alza verso di lui senza però avere il coraggio di avvicinarsi troppo.
“Oh, Michael…. Non ti preoccupare….ti prego non voglio che tu stia male per colpa mia… te lo giuro… su ciò che ho di più caro che nessuno saprà che ti ho incontrato. So che per il mondo intero sei scomparso . Non so il perché di tutto questo ma lo rispetto e forse anche lo capisco. Ti dico solo che io lo sapevo….nel senso che sentivo che c’eri ancora! Lo sentivo, lo sapevo, lo sentivo e…..non chiedermi il perché.” Mi sento imbarazzata anch’io e non so cosa fare per poter rivedere il suo sorriso. Dio mio che ho fatto! Non sopporto di farlo star male…..se potessi ritornare indietro di qualche secondo …..ma non si può. “La tua energia era per me talmente forte che sapevo che se ne fosse andata lo avrei percepito in maniera diversa e invece lo sentivo che stava ancora nel nostro mondo.” Cavolo…come faccio a spiegarglielo!
Il suo corpo si sta ora spostando e si avvicina di pochi centimetri al mio. Ora vedo il suo volto. IL SUO VOLTO!. E’ proprio Lui… il mio Michael. Il mio cuore batte all’impazzata. Ci guardiamo . Lui mi porge timidamente la sua mano. Io la prendo altrettanto timidamente (Dio mio non è possibile!!!!!) Stavolta è anche il mio cervello a parlare
“Grazie Michael di non averci abbandonato”.
Mi stringe la mano, sempre a debita distanza e mi chiede
“ Davvero non mi tradirai? Davvero non racconterai a nessuno di avermi incontrato?”
“ Te lo giuro Michael, non lo dirò mai a nessuno.”
“Davvero?”
“Certo…te lo giuro.” Il suo sguardo si abbassa ancora timidamente ma il suo sorriso non si è spento.
“Vuoi un mio autografo?”
“No, Michael non lo voglio….. Non saprei che farmene.”
Ora mi sta fissando in modo strano e corruga gli occhi. Mi sento di averlo ferito ancora anche se solo nell’orgoglio e cerco di recuperare.
“ Oh, non offenderti per questo….. è che io non sono una tua fans di quelle che farebbero chissà cosa per avere anche…. le tue mutande…… “ Ma che diavolo sto dicendo! “Non sono una ragazzina innamorata del suo idolo e certe cose non mi interessano proprio.”
Lui continua a guardarmi in modo strano e io non capisco se si sente offeso o se non ha capito quello che sto cercando di dirgli.
“Che ci farei con il tuo autografo????? Non sono una collezionista … e neanche una feticista. Tanto meno, visto che ti ho giurato di non raccontare mai a nessuno di averti incontrato…..potrei rivendermelo….E poi, se anche non te lo avessi giurato, non lo farei mai. Ho troppo rispetto per te, per quello che sei…per me e per tutti… Non lo farei mai…credimi! Non sono proprio il tipo!”
No… forse non ha capito ancora! Forse ho avuto poco tatto. Forse non è abituato a sentirsi rifiutare un autografo ma….io non volevo offenderlo……Oddio che devo dire per riavere il suo sorriso?
“Non so perché ma…..sento che devo crederti!...ne ho bisogno!!!!!” Una lacrima solca la sua guancia destra e mi fa una tenerezza insopportabile. Vorrei tanto abbracciarlo, accarezzare i suoi capelli, fargli sentire che sono dalla sua parte, prendere la sua mano, ma non ci riesco. C’è un muro tra di noi….uno di quelli veramente “tosti” e non faccio niente di quello che vorrei.
Il suo viso torna a nascondersi per qualche attimo fugace tra le sue mani, forse per asciugare quelle discrete lacrime che sono apparse.
“Michael, non ho l’arroganza di capire quello che hai nel cuore in questo momento ma…ti prego di credere in quello che ti ho detto. Non considerarmi una minaccia o un brutto imprevisto che ti è capitato e che ti potrebbe far del male. E’ l’ultima delle cose che voglio….quella di farti del male…Capisci ciò che ti sto dicendo?”
Le sue mani si discostano dal suo viso che ora mi guarda quasi pietoso.
“ Sappi che io non ti chiederò niente che tu non voglia dirmi. Non ti chiederò spiegazioni, non ti chiederò di cantare né di ballare….nè di parlare…se non vuoi!...Anzi, guarda, ora mi sto zitta zitta …mi rimetto l’ipod e me ne vado via…basta che non stai più male per colpa mia!” Mi alzo e salutandolo discretamente con la mano gli sorrido e riprendo il mio cammino con il cuore in subbuglio. Faccio solo pochi passi quando…
“ Aspetta…non …andare!” mi blocco senza neanche girarmi. Ho così paura di fare qualcosa di sbagliato!
Un frusciare garbato mi fa capire che si sta alzando e si sta avvicinando a me ma non ho ancora il coraggio di voltarmi.
|