si Lu, avevi ragione, alla fine non è così difficile, ci sto prendendo gusto
ecco qua un'altro breve capitolo come avevo promesso, spero vi piaccia
Capitolo 4
Lauren
Anche oggi sarebbe stata una giornata impegnativa, perciò quando uscii di casa ero armata di tutta la buona volontà che potevo trovare. Mi diressi, canticchiando una canzoncina, all’asilo. Era un luogo speciale, ed ero veramente diventata dipendente dalla magia che si poteva respirare tra quelle mura: tutti i giochi dei bambini, le loro vocine allegre e spensierate, le varie aule tutte colorate dove si facevano diversi lavoretti che poi portavano a casa tutti orgogliosi per farli vedere ai genitori, l’ora del pranzo e l’ora del pisolino, dove leggevo a tutti le favole per farli addormentare.
- ciao Dory- salutai un ragazzo che lavorava insieme a me. Era molto simpatico, e tra poco si sarebbe sposato con una ragazza veramente dolcissima di nome Hilary.
- Lucy è già arrivata?- Lucy era la persona con cui avevo legato di più li dentro. Era una donna sulla trentina, madre di una figlia bellissima che aveva pochi anni e che era anche lei lì all’asilo.
-si Lau, è appena arrivata anche lei- mi rispose cordiale
-ok grazie mille- e lo salutai entrando nell’asilo. Appena entrai venni travolta da due piccole pesti in anticipo, seguiti a ruota dai genitori che cercavano di riacciuffarli.
-eccolaaaaaaaaaa!!!-
-ehi, ciao Peter, ciao Eric, come state?-chiesi sorridendo ai due bambini. Erano due gemellini adorabili sui 4 anni.
-scusa Lauren, oggi siamo arrivati un po’ prima perché dobbiamo andare fuori città e dobbiamo partire presto-si scusò la mamma
-non preoccuparti Kate, lo sai che adoro i tuoi bimbi. Fate buon viaggio, le tengo d’occhio io queste due pesti-
-grazie mille Lauren, allora ci vediamo domani, oggi viene mio padre a prenderli-
-ok, ciao ciao buon viaggio- e uscirono
-pronti per giocare???-
-si si si!!- mi risposero correndomi intorno. – allora arrivo subito, mi cambio e poi incominciamo. Così mi diressi verso “l’aula blu”, quella degli educatori, posai la borsa, mi tolsi la giacca e uscii.
-ehi Lau, guarda cosa ho imparato!!!-mi disse Peter correndomi incontro e incominciano a fare una cosa che doveva assomigliare vagamente al moonwalk di Michael Jackson.
-wow Peter, sei bravissimo!Michael Jackson sarebbe veramente invidioso del tuo moonwalk impeccabile!- gli dissi facendogli tutti i complimenti possibili. Sapevo che Peter adorava Michael Jackson; “sapeva fare” quasi tutte le coreografie, e da quando i suoi genitori l’avevano portato ad un concerto insieme al fratello, non passava giorno, ora o minuto che non mi parlasse di lui. Era informatissimo, e raccontava di lui cose che io non sapevo. Io conoscevo solo alcune canzoni, e lo ritenevo un grandissimo artista. Sapevo che giravano anche strane voci su di lui, ma non ci avevo mai dato peso perché sentendo come parlava di lui Peter mi sembrava tutto veramente assurdo. I bambini sono la bocca della verità, se arrivi al loro cuore loro ti puoi ritenere soddisfatto, perché loro dicono sempre le cose come stanno. Michael Jackson l’aveva fatto con Peter, e anche con tantissimi altri bambini, per cui non avevo dubbi sul suo conto. I bimbi sono schietti, e non hanno paura di ferire qualcuno dicendo la verità, è nella loro natura. Ti dicono subito se una canzone, un cibo, un gioco gli piace; non come gli adulti che rigirano sempre le cose a loro favore…era per questo che con loro mi trovavo così bene.
-e tu Eric? Che mi racconti?- Eric e Peter erano esattamente due gocce d’acqua, si distinguevano solo da un piccolo neo che Peter aveva sulla guancia destra. Eric era un po’ più calmo del fratello e la sua grande passione era disegnare. Passava ore chino su un foglio con la matita e i pennarelli in mano, completamente nel suo mondo, impegnato a colorare la carta con i suoi pensieri e la lingua che gli spuntava dalla bocca. Sarebbe diventato un grande artista, lo sapevo.
-io ho fatto questo- disse, mostrandomi un disegno stilizzato che raffigurava me, lui e suo fratello tutti a manina, e sopra c’era scritto a lettere tutte storte e tremolanti: ti vogliamo bene.
-grazie amori!siete dolcissimi!-dissi stritolandoli tra le braccia. -vado subito a metterlo in borsa e poi me lo appendo in cucina insieme agli altri!- e dopo un rapido bacio sulla fronte di entrambi corsi dalla mia borsa commossa e tornai dopo poco.
La mattinata si svolse normalmente: arrivarono gli altri bambini, facemmo l’appello e poi incominciarono i giochi. Lucy oggi era particolarmente attiva, e riuscì a coinvolgerli tutti in un mega girotondo. Poi fu l’ora del pranzo e del pisolino. Li portammo tutti nella “stanza delle stelle”, dove lessi a loro la storia di Peter Pan, storia che Peter naturalmente adorava perché pensava di esserne il protagonista. E in verità lo era proprio, tutti lo erano, tutti i bambini del modo erano Peter Pan.
Così alle 2 incominciarono ad arrivare i primi genitori e l’asilo pian piano si svuotò.
-mamma mia Lu, che giornatona!ora devo scappare che tra un po’ devo andare ad allenamento, finisci tu di sistemare?mi dispiace lasciarti qui in mezzo a questo disordine- le dissi sentendomi un po’ in colpa. Eravamo nella “stanza gialla” detta anche “stanza dei divertimenti”; il pavimento era ricoperto di giocattoli.
- si certo, non preoccuparti, finisco io. Buon allenamento, e vedi di non romperti niente!- rispose scherzando
-io??ma quando mai?? Grazie Lu, sei fantastica- le diedi un bacio sulla guancia come sempre e in men che non si dica ero diretta a casa. Appena arrivai corsi in cucini per appendere l’ennesimo regalo che i miei bambini mi avevano fatto. La cucina era una delle mie stanze preferite in quella casetta, e la magia la dovevo tutta a quei bambini che di volta in volta mi davano i loro disegni. Corsi in camera a prepararmi per l’allenamento e poi tornai in macchina diretta al palazzetto. Mentre guidavo ripensavo allo strano incontro del giorno prima, e mi domandavo se l’avrei rivisto…
Michael
Questa mattina ero stato svegliato dal trillo del telefono, e guardando l’orologio mi ero stupito nel constatare che erano le 11! Due notti che dormivo bene!
Al telefono era Karen, che mi aveva rimproverato di non averla chiamata per raccontarle com’era andata la mia giornata di libertà. Dopo tutte le scuse necessarie per calmarla le avevo raccontato tutto…ehm…quasi tutto…avevo tralasciato la parte del palazzetto…non so perché, ma non me l’ero sentita di dirglielo…sarà perché non sapevo bene neanche io cos’era successo, in realtà niente di particolare, avevo solo parlato con una ragazza normale come una persona normale, come Michael e basta. Avevo voglia di rivederla, di rivedere quei grandi e bellissimi occhi verdi che mi guardavano, ma non sapevo bene come fare, non ero pratico in queste cose…
Così pranzai e poi uscii nel parco di Neverland diretto al mio albero preferito con un bel libro sotto braccio. Mi trovavo là su appollaiato, e stavo spiando come un bambino il giardiniere George che si prendeva cura della sue bellissima piantine. Riaprii il libro e continuai a leggere la mia storia…solo dopo una decina di minuti mi accorsi che stavo leggendo la stessa riga senza capirci niente perché pensavo a tutt’altro…sentivo in me crescere il desiderio di rivederla, Lauren, che bel nome…cosa dovevo fare?era rischioso, lo sapevo, ma mi interessava sempre di meno…cosa c’era di rischioso? Sarei stato mascherato, se nessuno mi aveva riconosciuto ieri perché doveva farlo oggi?così speranzoso mi diressi a chiamare Brian, con un sorrisone sulla faccia, contento di aver preso una decisione. Brian acconsentì a portarmi da Karen per il travestimento, e poi a portami al “parco”. Era li che gli avevo detto che volevo tornare…Brian non aveva commentato l’episodio del palazzetto, e io ero deciso a non ricordarglielo…
baci [SM=x47938]