 25/05/2010 23:56 |
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| | | Post: 160 | Registrato il: 10/11/2009 | Città: AVERSA | Età: 36 | Sesso: Femminile | The Essential Fan | | OFFLINE |
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...Un respiro profondo...eh si, perchè devo prendere aria anche solo per pensare a quello che mi è successo in meno di un anno.
Io sono una di quelle diventate grandi anche senza di lui, ma che con lui in pochi mesi è cresciuta più di quanto non fosse avvenuto nei miei precedenti 21 anni.
Lui era quelle piccole cose semlici dell'infanzia, di cui ti ricordi con un sorriso solo quando l'infanzia è ormai trascorsa e il mondo ti chiede di essere matura e ragionevole.
Lui era quelle canzoni ballate in uno dei mei primi saggi degli inizi degli anni novanta, quando ancora non avevo ben chiaro cosa significasse la parola danza moderna; era le parole di Heal the world che a cinque anni ero incapace di imparare e che ogni mattina mi toccava reinventare quando le maestre ce la facevano cantare come fosse un buon giorno, mettendoci tutti in fila come il coro dell'Antoniano; era quegli occhi strani sulla custodia della cassetta di Dangerous di mio fratello; era lo sconcerto nello sguardo della mia amichetta d'infanzia, quando cantando e ballando nella mia cameretta mi vide afferrarmi il cavallo dei pantaloni e gridare "Black or White AOW!".
Poi niente, lungo anni di opinabili gusti musicali preadolescenziali, dal cui abisso venni per fortuna salvata dalla collezione di dischi di mio fratello, fino a quando sette anni fa conobbi un ragazzo dalla faccia pulita capace di illuminarsi d'improvviso non appena impugnava la sua chitarra. Mi innamorai della luce che gli leggevo negli occhi quando parlava della sua musica, quando mi raccontava dei concerti dei grandi del passato, quando parlava di MIchael. Quanto lo ha amato, ascoltato, difeso, negli anni in cui lo riconoscevo senza dubbio come una icona planetaria, ma facente parte del mondo degli altri e non così profondamente del mio.
Dopo anni di attesa il suo mito era tornato, e noi avevamo i bilgietti aerei per Londra; per il concerto non ci fu niente da fare, tutto sold out ad aprile, ma almeno saremmo stati lì e lui mi disse che questo gli sarebbe bastato. Poi arrivò quella sua telefonata rotta di imprevisto e commozione, che si concluse subito dopo che mi ebbe sparato addosso quella notizia con l'impazienza di chi non vede l'ora di esplodere. Rimasi con il telefono in mano e con una fastidiosa sensazione di inadeguatezza. Non sapevo cosa rispondere a quel suo sconvolgimento, perchè in realtà non immaginavo minimamente cosa stesse provando. Mi setii in dovere di stargli vicino a modo mio, e il mio modo era capirci qualcosa di più di chi fosse davvero quel personaggio caoace di creare tutto questo.
Ho letto, ho visto, ho ascoltato, e mi sono spaventata, perchè nessuno mi aveva chiesto niente ma io non riuscivo a non coinvolgermi alla musica e alla storia di uomo che ha segnato una cultura. E' partito tutto così, come fosse una ricerca degli strumenti utili per aiutare una persona che ti è vicina, una ricerca che sorprendentemente mi ha fatto trovare ben altro, una parte di me stessa che non conoscevo e una amicizia vera, spontanea, suggestiva ed essenziale come poche.
E in questo equilibrio emotivo che ho cercato di riprodurre dentro di me per far fronte alla leggenda di un uomo, MIchael, la più grande sfida alla mia razionalità, vi lascio un pò della mia filosofia "del bicchiere mezzo pieno" che spero possa essere un balsamo per la sofferenza dei nostri poveri cuori orfani di un Re, e che se dovessi descriverla ve la racconterei così...
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