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"Bertolaso non è sottosegratario" e "è riuscito a dare al premier quel potere di fatto che l'ordinamento ancora non gli ha conferito"

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2010 00:19
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15/02/2010 11:24
 
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Scalfari risponde alla lettera di Bertolaso
Scalfari risponde alla lettera di Bertolaso
È difficile correre
con le scarpe nel fango
EUGENIO SCALFARI

Egregio sottosegretario, la ringrazio per la pronta risposta alle mie domande. Osservo, tanto per cominciare questo mio commento alla sua lettera, che la sua rapidità le fa onore. Il presidente del Consiglio aspettò sei mesi prima di riscontrare le domande che il nostro giornale gli aveva posto e, dopo sei mesi, usò un libro di Bruno Vespa come strumento intermediario. Lei si presenta invece per quello che è, o almeno per quello che crede di essere o addirittura per quello che noi dovremmo credere che lei sia. Proverò dunque a districare l'essenza che sta dentro alle sue parole e cercherò di farlo con equanimità.

Quello che a lei soprattutto importa è il tempo. Lo dice varie volte nel corso della sua lettera. Scrive: "Quella della Protezione civile è l'unica normativa che considera la variabile "tempo" come reale e cogente". E più oltre: "Avrei dovuto forse chiedere al presidente del Consiglio che rinunciasse alle uniche norme che consentono di operare con efficacia? Per quale ragione? Per restare fermo a tempo indeterminato, in attesa che il Parlamento affrontasse il problema della capacità di decidere e di fare delle Pubbliche Amministrazioni?".

Lei mescola insieme due cose, egregio sottosegretario, che vanno invece tenute rigorosamente distinte, come infatti erano state distinte nella legge sulla Protezione civile del 1992 poi innovata dal governo Berlusconi. Una cosa è l'intervento della P. C. nel caso di catastrofe naturale (terremoti, inondazioni, frane, incendi, calamità meteorologiche eccetera) dove il fattore tempo è assolutamente cogente. Nel mio articolo di domenica scorsa le ho dato atto dei suoi pronti ed efficaci interventi ed ho scritto che in quei casi lei era autorizzato a "passare col semaforo rosso". Ma è cosa completamente diversa quella dei Grandi eventi diversi da quelli suddetti. Qui non c'è alcuna cogenza del fattore tempo. Si tratta di iniziative programmate a mesi o anni di distanza. A lei non piace star fermo. Leggendo la sua lettera e confrontandola con il suo modo di operare mi viene da pensare ad una sua natura ciclomotoria. Ma vorrà darmi atto che non può pretendere che le istituzioni debbano sovvertire i loro ordinamenti per soddisfare il suo desiderio di mobilità anche quando non ce n'è alcun bisogno.


Quanto all'ammodernamento della Pubblica amministrazione, il problema esiste ma non è un suo problema, oppure lo è come per qualunque cittadino. Istituzionalmente è un problema del Parlamento e del governo, non sta a lei motivare con esso la politica della Protezione civile. Apprendo dalla sua lettera che lei non è sottosegretario alla Protezione civile. Singolare notizia, anzi sorprendente. A che cosa è dunque delegato, signor sottosegretario? Qual è la sua funzione nel governo? Sarebbe molto interessante saperlo. Poiché di sottosegretari ce ne sono fin troppi e costano, lei potrebbe dimettersi visto che a Palazzo Chigi è uno sfaccendato. Perché non lo fa?

La Protezione Spa non è soltanto uno strumento tecnico posto al di fuori della Pubblica Amministrazione. Tra l'altro il decreto in discussione contiene una norma che vi sottrae da qualunque intervento della magistratura, con valenza addirittura retroattiva. Nessun controllo preventivo della Corte dei Conti e della giustizia amministrativa. Quanto è venuto a galla sulla gestione dei suoi appalti in Sardegna e in altri luoghi dovrebbe allarmare lei prima di ogni altro. Un verminaio, dove i vermi sono coloro che hanno beneficiato degli appalti destinati ad una ristretta e ben nota cricca. Lei scarica Balducci e De Santis (non in questa lettera ma in altre interviste rilasciate nelle ultime quarantott'ore a vari giornali). Ma il responsabile politico di tutta l'operazione è lei e insieme a lei il presidente del Consiglio che è - come lei dice - il suo unico referente. Non si possono rivendicare i successi e lavarsi le mani dal verminaio. Lei se ne rende conto, spero.

Lei è lusingato (lo scrive) per il fatto che molti anzi moltissimi chiedono di entrare a far parte dei Grandi eventi e si dice stupito di questa corsa verso la Protezione civile di chiunque debba portare avanti un suo progetto. Mi stupisco del suo stupore. La normativa che regola la P. C. dice infatti che la copertura delle vostre spese viene effettuata prendendo i denari dove ci sono, da qualunque capitolo di spesa, da qualunque fondo di riserva. Sempre in ottemperanza al criterio della velocità. Ma poiché ormai il ventaglio dei vostri interventi è diventato amplissimo e le spese sono altrettanto cresciute, questo stravolgimento delle poste di bilancio spiega il perché di tante attese riposte in lei. Ed è anche la spiegazione del vincolo a doppio filo che lega lei al premier e questi a lei: governate senza il Parlamento, senza i ministri competenti per materia, a cominciare da quello dell'Economia. Del resto è lei a scriverlo nella sua lettera: "Mi sono battuto perché la competenza della Protezione civile fosse propria del presidente del Consiglio risolvendo in questo modo il problema di evitare di affidarsi a forme di coordinamento senza potere esercitate da un ministro di pari grado ad altri ministri".

Dico la verità: lei, egregio sottosegretario senza deleghe, è formidabile. Le sfuggono dalla penna delle verità e degli obiettivi che dimostrano dove può portare l'ideologia del fare quando è affidata a forme preoccupanti di egolatria e megalomania. Lei è riuscito a dare al premier quel potere di fatto che l'ordinamento ancora non gli ha conferito. Avete insieme bypassato l'ordinamento vigente, potete modificare tra voi due le poste di bilancio, l'avete fatto e lo farete sempre di più, non solo per le catastrofi ma per tutto ciò che vi passerà per la mente o passerà per la mente dei vostri amici. Lei pensa che questo sia il modo di servire lo Stato? Lascio ai lettori e alla pubblica opinione di giudicare.

Non entro nelle questioni che riguardano le inchieste giudiziarie ma voglio assicurarla: a noi non piace affatto rimestare nel fango. Ma se il fango c'è è nostro dovere professionale raccontare chi c'è in mezzo a quel fango e che cosa ha fatto per esserne lordato. Spero vivamente che lei non sia di quelli ma si tratta purtroppo di suoi intimi amici.

© Riproduzione riservata (15 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica


www.repubblica.it/politica/2010/02/15/news/scalfari_risponde_a_bertolaso-...

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I contenuti - Anche il blocco agli interessi sui debiti insoluti nelle 97 pagine di articoli, poco amate nello stesso Pdl
Nel testo super poteri e 150 assunzioni
Oltre allo «scudo» giudiziario ai commissari, competenze speciali su carceri e Croce Rossa

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Nel testo super poteri e 150 assunzioni

Oltre allo «scudo» giudiziario ai commissari, competenze speciali su carceri e Croce Rossa

ROMA — Ci avevano già provato, in Senato, a smontare il giocattolo. Del decreto non piaceva, soprattutto, Protezione civile Spa, nuova società pubblica alle dipendenze dirette del già potentissimo sottosegretario alla presidenza Guido Bertolaso. L’opposizione gridava allo scandalo della «privatizzazione». Ma soprattutto nella maggioranza c’era chi bofonchiava. Due mesi prima il Parlamento aveva già dato via libera, non senza mal di pancia, a Difesa servizi, una società per azioni controllata dal ministero di Ignazio La Russa, e ora gli mettevano sotto il naso una seconda nebbiosa operazione. Nebbiosi soprattutto i suoi confini. Una nuova Italstat in grado di rinverdire i fasti dell’epoca di Ettore Bernabei, come temevano i costruttori, o piuttosto un innocuo contenitore di attività proprie del Dipartimento? Nebbioso anche l’obiettivo: forse quello di aggiungere altro potere a quello già enorme del capo supremo della Protezione civile, che con la scusa dell’emergenza si estende dal terremoto dell’Aquila al G8, agli eventi sportivi, fino alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia? A scanso di equivoci la Protezione Spa è stata bersagliata ben bene di emendamenti, a rendere concreta la diffidenza palesata anche dal ministero dell’Economia di Giulio Tremonti. In attesa del nuovo prevedibile bombardamento alla Camera: c’è chi spera definitivo.

Il clima di sospetto che l’inchiesta di Firenze sta addensando intorno agli appalti delle emergenze non aiuta. Ma se è vero che anche sondaggi riservati consiglierebbero prudenza, smantellare il provvedimento equivarrebbe a una clamorosa sconfessione di Bertolaso, intorno al quale la maggioranza avrebbe fatto muro seguendo il premier Silvio Berlusconi.

La gragnuola di emendamenti approvati al Senato ha trasformato il decreto originario nel solito guazzabuglio di articoli e commi che occupano qualcosa come 97 pagine di bollettino parlamentare. Con formulazioni spesso astruse e incomprensibili, che costringono chi ci vuole capire qualcosa a risalire la corrente impetuosa di leggi e decreti e «successive modificazioni »: alla faccia delle norme approvate (e sbandierate) da questo stesso governo, che imporrebbero la trasparenza e la leggibilità dei provvedimenti.

Dentro c’è posto per tutto. Perfino per una forma di «scudo» per mettere al ripario delle rogne il personale della Protezione civile. Fino al 31 gennaio 2011 «non possono essere intraprese azioni giudiziarie e arbitrali» nei confronti dei commissari e delle loro strutture, e anche «quelle pendenti sono sospese». Non basta, perché «i debiti insoluti non producono interessi, né sono soggetti a rivalutazione monetaria». E assunzioni: altre 150. E promozioni: anche al ministero dei Beni culturali, che potrà nominare dirigenti di prima fascia chi svolge da almeno cinque anni incarichi dirigenziali. E l’aumento dei componenti del governo: da 63 a 65. E nuovi poteri. Un esempio? La vigilanza sulla Croce Rossa italiana. Il cui commissario straordinario Francesco Rocca, ex stretto collaboratore del sindaco di Roma Gianni Alemanno che gli aveva affidato un importante incarico al Campidoglio, si è visto anche prorogare di due anni l’incarico proprio con questo decreto. Un altro esempio? Competenze speciali per la costruzione delle nuove carceri. Così speciali che il commissario straordinario per l’emergenza della sovrappopolazione carceraria può fare praticamente tutto: localizzare, espropriare, occupare. Così speciali che contro le sue decisioni si può ricorrere soltanto al giudice ordinario oppure, in casi davvero estremi, al presidente della repubblica. Niente Tar, meno che mai il Consiglio di Stato. Così speciali che la progettazione, la scelta delle ditte, la direzione dei lavori e la vigilanza saranno affidate a Protezione civile Spa. Guarda caso.

In un Paese dove ogni cosa è ormai commissariata (le grandi opere, le carceri, gli eventi sportivi, perfino la Croce Rossa) non potevano mancare commissari per la realizzazione delle reti di distribuzioni dell’energia e delle centrali elettriche: non escluse quelle nucleari. Sono previsti da un decreto legge della scorsa estate. Siccome però le procedure di nomina sono evidentemente un po’ complesse, ecco che qui gli si fa un bel regalino. Passando sopra a un comico controsenso: a quei commissari straordinari, una figura prevista dalla legge di riforma della presidenza del Consiglio datata 1988, quella legge non si applica. A questo punto manca la ciliegina sulla torta. Da dove si prendono i 355 milioni di euro necessari per tutto questo? Ma dal famoso Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate, quello dei soldi per il Sud: che domande...

Sergio Rizzo
15 febbraio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA


www.corriere.it/cronache/10_febbraio_15/rizzo-testo-super-poteri_a069699c-19ff-11df-8cad-00144f02aa...

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