ecco il decimo capitolo....vi avverto, siamo quasi arrivate a destinazione!
10-
I quaranta giorni passarono in un attimo e, dentro di me, il rimorso si era fatto sempre più grande. Mi sentivo come Lady Macbeth nell'opera di Shakespeare: inizialmente decisa, convinta, la mente che aveva architettato la congiura, diventa poi debole e perseguitata dai sensi di colpa...finendo col morirne. Così mi sentivo io. Da diverse notti ormai, non chiudevo occhio per via dei troppi pensieri e anche per i capricci di Kevin. Mi ero messa in un pasticcio molto più grande di me dal quale era difficile uscire, anche perchè se da un lato avrei tanto voluto ritrattare tutto, dall'altro il mio orgoglio veniva a galla schiacciando tutti i dubbi. Insanamente disposta a giocare tutto quello che avessi per inseguire il mio sogno, per arrivare ad avere quello che nessun'altra aveva. In principio non mi ero però accorta cher in realtà quello che volevo non era diventare una star, ma più semplicemente ottenere l'amore di quella persona che io amavo da tanto, troppo tempo ormai: volevo l'amore che solo Michael poteva darmi ed ero sicurissima che l'avrebbe fatto!
La mia mente era piena di pensieri, di domande a cui non riuscivo a dare una risposta, di incertezze...Che cosa mi stava succedendo? Ero sempre stata una leader invincibile, perchè ora i muri sui quali avevo dipinto la mia sicurezza stavano svanendo nel nulla?
"Angel, muoviti stiamo facendo tardi!" gridò mia madre dall'ingresso. Scesi di corsa le scale e mi infilai il cappotto, pronta ad uscire
"E Kevin? Non lo porti con te?"
"Meglio di no. Ho lasciato tutto l'occorrente a Katie. Ho paura che si stranisca in aula e sinceramente, sono talmente nervosa che non credo di poter reggere i suoi piagnistei..."
Mia madre mi guardò con aria di rimprovero, come faceva quando da bambina non volevo mangiare
"Non dire così. E' tuo figlio!".
FIGLIO...per un attimo mi domandai se sapesse quantomeno sillabarla quella parola, lei che una madre non era mai stata. Cacciai bruscamente questo grido silenzioso dalla mia mente, un brivido di terrore percorse tutta la mia schiena: e se Kevin, un giorno, avesse pensato lo stesso di me?!
"Si, scusa, mamma. E' che sono nervosissima, non mi sopporto neanche da sola oggi...Dai, andiamo"
Salimmo in auto e accesi la radio. Per ironia della sorte stavano tramettendo "She's out of my life" e forse quello era stato un segno del destino.....In preda alla tensione aprii il mio portafogli e guardai la foto di Kevi Michael che portavo sempre con me: nonostante agli inizii non tolleravo di esser rimasta incinta, ora quel bambino era la mia unica ragione di vita. Era un piacere svegliarmi di notte per dargli la pappa, cullarlo quando piangeva e stringerlo forte come i miei non avevano mai fatto con me.
Guardare quella foto mi fece subito star meglio: quello era il mio bambino, non avrei permesso a nessuno di renderlo infelice e anche se Michael non l'avesse riconosciuto, noi due saremmo andati avanti da soli, e lo avrei allevato con tutto l'amore che avevo nel cuore.
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L'aula del tribunale mi sembrò improvvisamente buia, vuota e fredda. Mi impauriva, come se fossi lì per difendermi da un'accusa di omicidio. Mia madre stava sistemando alcune carte, quando improvvisamente si sentirono dei rumori dal fondo della stanza.
Michael stava entrando in aula e, contrariamente ad ogni mia aspettativa, c'era solo il suo avvocato ad accompagnarlo. Si avvicinò...
"Ciao, Angel...Come sta Kevin?" Sussurrò quasi nescondendosi dietro il mio viso, forse timoroso di incontrare lo sguardo di mia madre
"Ciao. Lui sta bene grazie. E' cresciuto tantissimo; magari se fossi passato un giorno di questi, avresti potuto vederlo"
"Beh...sì. Ora vado"
Si mise a sedere al suo posto. Era nervoso, si vedeva lontano un kilometro: i gomiti poggiati sul tavolo, le mani incrociate poggiavano sulla fronte, tamburellava nervosamente la gamba destra e fischiettava impaziente. Con la confusione che campeggiava nella mia testa, non mi ero neppure resa conto di quanto si fosse messo in tiro: Completo nero, cravatta dello stesso colore, camicia e guanti bianchi. Scuri occhiali da sole mi impedivano di vedere i suoi bellissimi occhi....Adoravo i suoi occhi!
Pamj