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Ho qualcosa da raccontarvi... [Fan Fiction]. Terminata: 33 capitoli + versione aggiornata di 19 capitoli. Rating: arancione

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2010 16:24
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11/12/2009 23:40
 
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La vera storia di un racconto inventato...
Ebbene si, dopo aver letto di incontri realmente accaduti e di belle storie inventate, l'irrefrenabile voglia di scrivere ha preso il sopravvento. Spero che non viviate questa cosa come l'intenzione di creare un confronto con le avventure di Rosalie; semplicemente ho voluto condividere con voi il mio passatempo, nella speranza che la lettura di quanto sto per presentarvi possa farvi trascorrere qualche momento di spensieratezza.
Fino a qualche giorno fa mi sono tuffata tra le ricghe di ciò che avevano scritto gli altri, ma poi una sera di cinque giorni fa mi è scoppiata dentro una storia...La vera storia di un racconto inventato.
In cinque giorni appunto, ho messo su un racconto di 22 brevi capitoli che già ho concluso proprio perchè li ho scritti d'un fiato.
Mettendo nero su bianco le dinamiche di questa avventura frutto della mia fantasia, mi sono resa conto di quanto sarebbe stato difficile e complesso costruire dal nulla un personaggio come quello di Michael Jackson. Una impresa titanica che tuttavia mi è stata risparmiata perchè su questa terra abbiamo avuto la fortuna di avere un uomo come lui vero, in carne ed ossa.
In opposizione aperta a tutte quelle sterili discussioni che vedono al centro della questione chi è più o chi è meno fan, ritengo sinceramente che chiunque, prima o dopo la sua morte si sia avvicinato a lui, come artista o come persona, ha dentro di sè le sue valide ragioni.
A chi vive con estrema sofferenza questi mesi di lutto con il rimpianto di non averlo mai incontrato,dedico il mio racconto, che spero possa essere la testimonianza del fatto che ciascuno di noi custodirà a modo suo nel proprio cuore un pezzetto della vita di un uomo che è stato l'emblema della cultura popolare giovanile degli ultimi cinquanta anni.

NB Ogni riferimento a fatti e personaggi è puramente casuale. Inoltre per trasparenza tengo a precisare che del racconto precedentemente scritto e a quanto ho visto ancora in via di svolgimento, non ho letto tutti i cap, per cui vi assicuro nella totale buona fede che ogni eventuale somiglianza è frutto di una pura casualità. Tuttavia io e Giò abbiamo poco in comune, a partire dall'età, dal luogo di nascita ecc, per cui non credo che le nostre dinamiche fantastiche possano corrispondere le une alle altre...
Vi riporto i primi due cap. Se vi interesserà sapere come prosegue la vicenda non c'è che da chiederlo, nei prossimi giorni provvederò ad aggiungere mano mano i vari capitoli. Qualora non vi piaccia per nulla, non importa fa lo stesso, vuol dire che avrò trascorso qualche ora di relax dando sfogo alla mia creatività.
Buona lettura.


La vera storia di un racconto inventato
“Il mio Piccolo Grande Uomo Normale”

Cap 1
Mi devo raccontare una storia; la devo mettere per iscritto perché una cosa scritta dà il senso del compimento, e di questo senso ho bisogno adesso.
Questa è la storia di un incontro professionale; di una passione difficile da gestire; di un nascondiglio durato due anni, di una amicizia profonda che ne durò venti e un rimpianto che mi accompagnerà per la vita. È la storia della mia stella.

Mi chiamo Susanna Marie De Matteo; sono nata a Napoli il 29 agosto del 1965, e a quattro anni sapevo che da grande avrei fatto la ballerina.
Sono cresciuta in una famiglia che non rispecchiava proprio i canoni della tradizionale famiglia partenopea degli anni Sessanta.
Mio padre era Charlie De Matteo, un italo-afroamericano sassofonista nello “Stardust jazz quartet”, uno scanzonato gruppetto di musicisti sognatori, che per un paio di anni vide realizzato un flebile spiraglio di successo. Nel 1963 mise piede in Italia con il desiderio di conoscere davvero quella terra di cui suo padre parlava nostalgicamente e di cui ancora manteneva la pesante cadenza dialettale con tanto orgoglio. Stanco di pizza e mandolino, di questo paese volle vedere l’arte e decise che come prima tappa Roma sarebbe stata l’ideale. Ma la gita turistica terminò ben presto, quando si imbatté in una ragazzetta un po’ svampita e con l’aria trasognata in cui gli parve di veder racchiusa tutta insieme la bellezza dell’Italia. Lunghi capelli neri mossi, occhi blu notte con le venature grigie del marmo, e la pelle di un chiarore quasi accecante.
La parentesi italiana di Charlie De Matteo si chiamava Amelia. A vent’anni studiava a Napoli storia dell’arte ed avrebbe volute diventare una pittrice.
Amelia credette di trovare in quel bel ragazzotto mulatto dai lineamenti europei e con l’accento così deliziosamente straniero la sua America, in tutti i sensi. Scappò di casa spinta dalla voglia di emancipazione femminista, dal fascino del musicista straniero, ma soprattutto dal desiderio di liberarsi dalle catene retrograde della sua famiglia.
Nel 1963 nacque Riccardo; dopo due anni sono arrivata io, Susanna Marie, tentativo mal riuscito di riassumere in un nome Italia e America.
Charlie ed Amelia presero in affitto un basso nella periferia napoletana. Dopo tre anni di convivenza e due figli, nacquero i primi pesanti dissapori tra i due giovani sprovveduti che, spinti dalla passione, avevano fatto il passo più lungo della gamba, e poco più che ventenni dovettero rinunciare alla loro arte e ai loro sogni per portare avanti la baracca. Lui magazziniere, lei stiratrice in un atelier di abiti da donna nella Napoli bene. Alla frustrazione si aggiunsero le difficoltà economiche e a queste la fuga di mio padre in America…
Questo è quello che mi hanno raccontato. Quello che ricordo è invece la forza di mia madre che stanca morta dopo una giornata di lavoro, si metteva china sui libri, perché era in quei libri che leggeva il suo riscatto sociale. Ricordo due bambini cresciuti con affetto e sacrifici e a cui è stata insegnata l’onestà e il rispetto per la vita.
Tre anni dopo la partenza di Charlie Amelia incontrò un giovane avvocato, Roberto Savarese. Si sposarono dopo soli due mesi, e da quella unione nacquero due gemelli, Edoardo e Lorenzo. Amelia si laureò ed intraprese la carriera di insegnante.

Volevo ballare. La radio e il giradischi erano i miei giocattoli preferiti; ma i soldi scarseggiavano e mia madre inizialmente non poteva permettersi di pagarmi un corso di danza. Quando iniziò ad insegnare ed incontrò Roberto le cose si misero meglio, e così finalmente potetti indossare quelle prime scarpette con i nastri.
La sbarra, i pliè, le diagonali, le punte, il painoforte, Nurayev, la Fracci e Baryshnikov; era questa la danza che conobbi fino all’età di quindici anni. Poi venne la televisione, le musicassette, i cantanti stranieri e i video clip. Mi si spalancarono le porte di un altro mondo, senza tutù e chignon, un mondo in cui la danza era anche cantata, dove si ballava con i tacchi e un po’ scosciate…E poi c’erano i grandi musical, le compagnie di danza moderna, i provini. Anche io volevo far parte di quel mondo, e ci riuscì.
A diciotto anni feci il mio primo provino; entrai in una compagnia con cui per due anni girai il mondo grazie ad una grande produzione.
Era il 1987 e a 22 anni toccai terra americana.

Cap 2
Corsi e ricorsi storici direbbe qualcuno; quando la storia di una madre diventa per certi aspetti quella di una figlia. Come per mia madre anche io ebbi il mio pezzo di America.
A vent’anni hai la forza di abbattere ogni cosa, ma allo steso tempo ogni cosa ha la forza di abbatterti; talvolta però certi scossoni possono aprirti nuove grandi possibilità umane e professionali.
Brodway, State Teatre. Sala prove.
Era da un po’ che avevo l’impressione che Bob Stuart mi tenesse d’occhio. Era senza dubbio uno dei migliori direttori artistici in circolazione, ma era anche uno dei più lunatici e presuntuosi uomini del pianeta.
-Susie, ma che cavolo stai combinando!!! Datti una svegliata…andiamo…lo spettacolo è tra qualche giorno, te lo ricordo- disse Bob con la sua ben nota voce cavernosa, talvolta così profonda da farti rabbrividire. E pensare che fu proprio lui a scegliermi qualche mese prima, durante il casting a Roma.
-Perché ce l’ha con me questo- sussurravo tra me e me, terrorizzata al solo pensiero che potesse sentirmi e sbattermi fuori. Ma in realtà la risposta a quella domanda la conoscevo già.
Come già ho detto, Stuart era uno dei più noti coreografi e direttori di compagnia degli anni Ottanta, ma è per qualcos’altro che quell’uomo mi rimarrà impresso nella memoria.
Io, piccola terroncella italiana, svampita e con il desiderio di sbarcare il lunario, fino a quel giorno non sapevo nemmeno cosa significasse la parola compromesso; ma poi Bob Stuart volle spiegarmelo.
In poche parole mi chiese di andare a letto con lui in cambio del ruolo da protagonista nel musical su cui stava lavorando, e al mio –No!!!- secco e deciso, che mai avrei creduto di essere capace di pronunciare con tanta determinazione, senza scomporsi mi congedò con un –Bene! Ne terrò conto-.
Dopo due settimane fui sbattuta fuori dalla compagnia sostituendomi con una sgallettata che ci aveva visto lungo, e si era data a Stuart in cambio di quel posto.
-E che faccio adesso?- mi dicevo disperata tra lacrime e fazzolettini.
-Susie, che è successo? Quel porco ci ha riprovato? Dimmi la verità! Gli spacco la faccia stavolta, a costo di farmi licenziare- disse Kevin con occhi minacciosi ma buoni nascosti sotto al suo solito berretto rosso.

Kevin Bloomerg era il mio angelo custode. Un omone di colore sulla cinquantina, che da anni accompagnava Stuart nelle sue produzioni come tecnico delle luci. Lo conosceva bene Bob Stuart.
Quando quella sera, uscii sconvolta dal suo ufficio dopo che egli mi propose quella specie di scambio –come lo definì lui- per poco non gli spaccavo il naso con la porta, tanta fu la virulenza con cui la spalancai, con tanto di occhi sbarrati.
-Scusi…sono mortificata…non credevo…mi dispiace…e adesso…Mannagg a miseria!!!- dissi con voce accorata e aggiungendo al mio inglese anche una punta di dialetto napoletano, che accompagnava sempre le mie imprecazioni anche quando stavo lontano da casa.
Kevin stava accovacciato a terra con il naso sanguinante –Ma dove cavolo andavi con tutta quella fretta?!!! Le prove sono pure finite…prenditi un calmante ragazzina…così magari eviti di fare danni!
A quel punto scoppiai in lacrime e mi accasciai a terra
–Santo cielo!...Ti senti male?…Mio Dio…è il colmo, a momenti mi spaccavi il naso e tra i due quella che sviene sei tu…- Disse Kevin con un tono quasi comico; e in quella disperazione, malconcio com’era, riuscì a strapparmi un sorriso.
Da quel giorno diventammo grandi amici. A volte durante la pausa pranzo mi fermavo con lui a chiacchierare, e tra fili e riflettori mi raccontava di sua moglie e dei suoi cinque figli, delle sue aspirazioni giovanili. Gli parlai di me, dell’Italia, dei dipinti di mia madre e del sassofono di mio padre, l’unica cosa che lasciò a casa prima della fuga, e di certo non come ricordo ma solo per dimenticanza.
Divenne il mio confidente, l’unica persona sincera con cui potessi parlare in quell’ambiente di prime donne isteriche e pronte a tutto. Gli raccontai della proposta oscena di Bob Stuart, ed ebbi da lui la conferma del fatto che il mio non fosse stato un caso isolato, e che negli anni addietro alcune ragazze addirittura persero il posto in compagnia per questo motivo. Io divenni una di quelle.

-Susie, questo posto ti fa male, dannazione!!! Sono più le volte che piangi che quelle che sorridi da quando ti conosco…Allora racconta…- Si sedette accanto a me su quelle fredde scalette di ferro, quelle che di solito stanno dietro le quinte, e sui cui gradini a stento entrava il suo sederone.
-Avevi ragione…alla fine mi ha sbattuta fuori a calci nel sedere…e senza uno straccio di valida motivazione, ovviamente. E adesso…???...che faccio adesso? Chiamo mia madre e le dico che forse la prossima volta è meglio se vado a letto con uno sconosciuto?...aiutami Kevin, che devo fare?…è ora dei tuoi consigli, quelli a bruciapelo e con il “cuore in mano”, come diciamo a Napoli, e che solo tu mi puoi dare.
Assunse la sua classica posa da oratore, tanto buffa, che tirava fuori nel momento in cui mi dispensava i suoi consigli paterni.
–Ascolta, forse ho qualcosa di interessante per te…Che ne pensi dei video clip?- Mi disse con sguardo interrogativo, quasi per sondare il terreno ed assicurarsi di poter centrare nel segno
–Belli, nuovi, mhmhm…nuovi, da provare- risposi con fare depresso
–Susie, e dai…io sto dicendo sul serio, che risposta è belli, nuovi, da provare, mica sto parlando dell’ultimo tipo di gelati in commercio…E su…- E riuscì di nuovo a strapparmi un sorriso. In questo è sempre stato un mago.
-Forse tu non ti rendi conto di quello che sto per proporti Susie. È la tua occasione per lavorare con un grande, con un giovane genio della musica…Mia figlia si strapperebbe i capelli se solo lo incontrasse…
-Kevin…guarda non lo so…forse è meglio che lascio perdere…che lascio la danza…l’America e me ne torno a Napoli. Ti ringrazio…Ma forse questo è un segno. La mia strada è un’altra, che ne so…farò la…la…la conducente di autobus…Guarda sono così demotivata che nemmeno…nemmeno se…,che ne so, Michael Jackson mi chiedesse di ballare con lui avrei il coraggio di mettere i piedi su un palco adesso…
-Ah…ok. Se la metti così…la mia proposta è proprio l’ultima cosa che cerchi
-Kevin ma che cerco, non lo so nemmeno io che cerco…Che cerco, Michael Jackson? Andiamo siamo realisti.
-Veramente ti sta cercando lui…
-Ok, credo che la botta che ti diedi qualche mese fa stia dando i suoi effetti ora. Kevin non ti offendere ma secondo me devi farti vedere da qualcuno…Deliri…
-Fidati, inizierai a delirare tu quando ti avrò spiegato tutto.


[Modificato da Sere-88 11/12/2009 23:52]
12/12/2009 00:15
 
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Ciao Sere,i primi due capitoli di questa fan fiction sono molto invitanti,mi piace come scrivi.Posta il seguito al più presto please!! :)
12/12/2009 00:25
 
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Re:
Anto (girl on the line), 12/12/2009 0.15:

Ciao Sere,i primi due capitoli di questa fan fiction sono molto invitanti,mi piace come scrivi.Posta il seguito al più presto please!! :)




daccordissimo....

piace molto anche a me il tuo modo di scrivere....aspetto il seguito...

12/12/2009 10:08
 
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Anche a me!!! Continua sono curiosa!! [SM=g27828]
12/12/2009 10:25
 
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posso farti i miei più vivi complimenti? No sai perchè, te li meriti del tutto...solo 22 capitoli? Solo? Oh cavoli, allora li leggerò per 10 volte l'uno così da poter farmeli entrare in testa!
Mi piace il tuo modo di scrivere, ansi devo dir la verità in ogni cappy che faccio tengo sempre in mente che uno DEVE descrivere la storia e non compierla soltanto.
Tu questo lo fai egregiamente, magari l'esperienza, non so.
Che dire se non brava? In 2 capitoli hai spiegato una storia, hai spiegato il carattere di Susanna Marie e molto di più hai anche accennato un sogno di una ballerina, e anche di come a volte è in realtà il mondo dello spettacolo -a compromessi-
questa si chiama arte, arte vera, e il tuo modo di scrivere è degno di lode.
Me ne dispiaccio solo perchè siano così pochi.
Per il resto, HO DOVUTO COMMENTARE questa storia, perchè appena letta, ahimè, mi ha colpito, e in senso buono!
Un bacio, ah, altra cosa, magari non te ne importa granchè, ma hai tutta la mia stima.
12/12/2009 10:49
 
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Re:
GioTanner, 12/12/2009 10.25:

posso farti i miei più vivi complimenti? No sai perchè, te li meriti del tutto...solo 22 capitoli? Solo? Oh cavoli, allora li leggerò per 10 volte l'uno così da poter farmeli entrare in testa!
Mi piace il tuo modo di scrivere, ansi devo dir la verità in ogni cappy che faccio tengo sempre in mente che uno DEVE descrivere la storia e non compierla soltanto.
Tu questo lo fai egregiamente, magari l'esperienza, non so.
Che dire se non brava? In 2 capitoli hai spiegato una storia, hai spiegato il carattere di Susanna Marie e molto di più hai anche accennato un sogno di una ballerina, e anche di come a volte è in realtà il mondo dello spettacolo -a compromessi-
questa si chiama arte, arte vera, e il tuo modo di scrivere è degno di lode.
Me ne dispiaccio solo perchè siano così pochi.
Per il resto, HO DOVUTO COMMENTARE questa storia, perchè appena letta, ahimè, mi ha colpito, e in senso buono!
Un bacio, ah, altra cosa, magari non te ne importa granchè, ma hai tutta la mia stima.



Ti ringrazio tanto per i bei complimenti... [SM=g27823].
22 capitoli, si, forse sono pochi,si forse piano piano mi verrà da aggiungere qualche dettaglio, ma quando l'ho finita di scrivere ho sentito che quella storia doveva andare così, per lasciare a tutti voi, a tutti NOI, la possibilità di sognare ancora...
Siamo noi i veri capitoli di quella storia...e ne siamo infiniti...Grazie cara. un Bacio
12/12/2009 11:27
 
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questa ff me gusta... aspetto il seguito... avete visto, ve ne state accorgendo che c' è bisogno al più presto di una sezione solo per le fan fiction?
12/12/2009 15:12
 
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Tra meno di mezz'ora mi parte il treno.Starò fuori casa per un paio di giorni, ma prima di andare voglio lasciare ancora qualcosa ai miei primi lettori e a chi ancora non mi conosce. Buon fine settimana e buona lettura.

Cap 3
Tutto era pronto, le coreografie erano state messe a punto. Il mondo doveva essere preparato ad un nuovo grande successo.
Michael Jackson era all’apice della sua fama. Erano gli anni in cui davvero aveva tutto; soldi, successo, grammy, bellezza e giovinezza; il tutto ovviamente contornato da critiche, illazioni, pettegolezzi da parrucchiere…Il prezzo che tocca pagare quando si diventa una delle più grandi star del panorama musicale di tutto il mondo!
Ma lui non voleva piegarsi a tutto questo, ed aveva ancora la forza di tentare di vivere una vita normale, o quanto meno fatta anche di svago oltre che di lavoro ossessionato.
Per quella sera volle essere spettatore e non mattatore da palcoscenico.
-Stasera ho voglia della poltrona di un teatro. Che ne dici Jim? Ti va di vedere uno spettacolo a Brodway stasera?
Come se poi avesse avuto possibilità di scelta. Jim Gellhorn era pagato per accompagnare Michael Jackson nelle sue uscite semi-pubbliche, per evitare che ad ogni passo venisse calpestato da una folla di fan assatanati. Faceva un po’ di tutto, guardia del corpo, collaboratore, gli teneva conti, organizzava l’agenda; ma in fondo era anche un buon amico, Mike si fidava di lui.
Si recarono allo State Teatre.
Ovviamente la sua presenza non passò inosservata. Vennero riservati a lui e al suo gruppo dei posti d’onore. Il tutto fu fatto all’ultimo momento; i membri della compagnia non vennero neanche informati della presenza di quell’illustre spettatore; Mike chiese esplicitamente agli organizzatori di non dire nulla loro…Per quella sera avrebbe voluto essere uno come tanti; del resto chi si esibisce non viene informato del nome e del cognome di ciascun membro del pubblico, e così fu.
Si apre il sipario…lo spettacolo comincia.
Non riusciva a rilassarsi; non poteva fare a meno di guardare tutto sottoponendolo alla sua deformazione professionale. Effettivamente i ballerini erano bravi. Buona la dinamica, la sincronicità, la ritmica…ma ad un certo punto si perse. Il suo sguardo divenne tutt’uno con le sinuose, eleganti e allo stesso tempo grintose movenze di una delle ballerine. Faceva una piccola particina da solista e per il resto faceva da corpo di ballo…ma che corpo…e che ballo. Magnetismo allo stato puro; faccia pulita, sguardo languido, totalmente assorta nella sua arte. Quella ragazza si offriva al pubblico come non aveva mai visto fare a nessuna…lei si che aveva lo spirito giusto…lei si che dava spettacolo. Ma chi era? Voleva incontrarla per farle i complimenti.

12/12/2009 15:28
 
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bello!!!!!!!!!!!!!!! cerca di postare il quarto cappy quando torni, non ti far pregare anche tu!
12/12/2009 15:37
 
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colpito...e affondato direi.....eheheh....

mi piace....non vedo l'ora che torni dal week-end per procedere con il racconto...

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