Michael Jackson's This is it: commenti dei vip e recensioni

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2011 22:06
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28/10/2009 21:36
 
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-SELENE-86, 28/10/2009 21.04:

"Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo."


Beh ragazzi............Mi sono venuti i brividi nel leggere questi commenti.

Io ho cercato in tutti i modi di convincermi di non andare a vedere questo film, perché sono convinta che se Michael non si fosse lanciato in questa cosa non sarebbe morto...Ma più ci penso più mi confondo..questo dopotutto è il suo ultimo grande regalo..c'è LUI su quel palco..

In giro non fanno che parlarne e ogni molecola del mio corpo mi spinge ad andare..per vederlo ancora..un'ultima volta, per lasciarmi incantare.





Cambia idea !!!!!!!!!!!!!! Credimi vale la pena




28/10/2009 22:16
 
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sonyantares, 28/10/2009 14.24:

io sono convinta che abbiamo perso un grande artista, ma soprattutto un grande uomo, e mi auguro con tutto il cuore che almeno ora, dopo la sua morte, il mondo veda che artista straordinario era e che uomo meraviglioso abbiamo perso, mi auguro di tuttoqcuore ceh questo film serva a far capire a chi non lo sa, che persona straordinaria, irripetibile, era il nostro mike!!




[SM=x47932]
Sono d'accordo con te, speriamo davvero che serva ad aprire gli occhi di molte persone ... [SM=x47948]
Michael quanto mi manchi, non riesco più a vivere senza di te! [SM=x47964]

"Se vieni al mondo sapendo di essere amato e lo lasci sapendo la stessa cosa, allora tutto quello che nel frattempo è accaduto, sarà valso la pena" -Michael Jackson-
28/10/2009 22:21
 
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SPETTACOLI & CULTURA






Da oggi nei cinema di tutto il mondo il docufilm sul megashow londinese
cancellato poi dalla sua scomparsa. Tra musica, danza ed effetti speciali
"This is it": alla vigilia della morte
tutto il genio di Michael Jackson
Dalle prove del suo spettacolo emerge un vero ritratto d'artista
Al di là della vita controversa e dei misteri legati al decesso
di CLAUDIA MORGOGLIONE

"This is it": alla vigilia della morte tutto il genio di Michael Jackson

*
Multimedia
* LA CLIP in esclusiva
* SCHEDA
* TRAILER
* FOTO
* IL COMMENTO di Gino Castaldo
* VIDEO: Anteprima a Los Angeles

ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola - a patto che si amino la musica e il ballo - finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.

© Riproduzione riservata (28 ottobre 2009)


www.repubblica.it/2009/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/this-is-it/this-is-it/this-is-it.html?re...

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28/10/2009 22:54
 
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Re:
angelico, 28/10/2009 22.21:



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Da oggi nei cinema di tutto il mondo il docufilm sul megashow londinese
cancellato poi dalla sua scomparsa. Tra musica, danza ed effetti speciali
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ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola - a patto che si amino la musica e il ballo - finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.

© Riproduzione riservata (28 ottobre 2009)


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bella recensione!!!!! sono d'accordissimo. io avevo paura che fosse una celebrazione acritica, invece è materiale ottimo e onesto. i dubbi sulla morte però rimagono.
mi dispiace che le parti parlate siano davvero poche....quelle, insieme alla performance vocale, mi interessavano più di tutto.

Everybody says that time is borrowed,
And hangin' down your head just ain't no good
And if your dares arise above tommorrow
Just give yourself a chance,
Fight the circumstance,
Rise and do it again

28/10/2009 23:27
 
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Re:
-SELENE-86, 28/10/2009 21.04:

"Ma almeno non è una speculazione inutile come il doppio cd che porta lo stesso nome. E’ il ritratto imprevisto di un grande showman che preparava il ritorno in grande stile e che contro ogni probabilità sembrava proprio sul punto di farcela. Vale la pena di vederlo."


Beh ragazzi............Mi sono venuti i brividi nel leggere questi commenti.

Io ho cercato in tutti i modi di convincermi di non andare a vedere questo film, perché sono convinta che se Michael non si fosse lanciato in questa cosa non sarebbe morto...Ma più ci penso più mi confondo..questo dopotutto è il suo ultimo grande regalo..c'è LUI su quel palco..

In giro non fanno che parlarne e ogni molecola del mio corpo mi spinge ad andare..per vederlo ancora..un'ultima volta, per lasciarmi incantare.





ti capisco tantissimo... io direi di vederlo... >.<


28/10/2009 23:31
 
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non so voi,ma io sono commossa nel profondo da tutte queste recensioni entusiaste ed estremamente positive: michael riconosciuto, finalmente dopo anni di ingiustizie, in tutto il suo genio, la sua creatività, il suo carisma e la sua umanità. Viene riscattato completamente, e ciò mi riempie di orgoglio e di tristezza allo stesso tempo.
29/10/2009 03:06
 
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Michael Jackson This is It: Recensione in Anteprima
da Cineblog.it

Un film ideato, pensato e realizzato per loro, i fan, che ancora oggi lo cantano, ballano e lo piangono in tutto il mondo. Uscita kolossal (600 copie) anche in Italia per Michael Jackson This is It, documentario di quasi 2 ore sulle lunghe, produttive e faticose settimane di prova che videro Michael Jackson dare l’anima per il grande ed atteso ritorno sulle scene. Realizzato attingendo alle oltre cento ore di materiale girato nel backstage del concerto che era in preparazione all’Arena O2 di Londra, tra aprile e giugno 2009, il film porta in sala un Jackson assolutamente inedito.

Non la ’star’, bensì l’artista a tutto tondo, il genio musicale, gentile, generoso, incredibilmente umile e soprattutto in splendida forma. Michael Jackson era pronto a realizzare ancora una volta qualcosa di unico. Un concerto grandioso, tra effetti speciali, fuochi d’artificio, l’uso del 3D, bracci meccanici, gru, decine di ballerini, coristi, centinaia di luci, scenografie sontuose ed invenzioni tecnologiche di altissimo grido. Quel concerto non c’è purtroppo mai stato. A riempirne il vuoto arriva così questo Michael Jackson This is It, splendida celebrazione di un uomo che ha fatto ballare il mondo…

Emozionante. Per un fan di Michael Jackson questo This is It rischia di essere l’ennesimo pugno allo stomaco. Un doloroso addio e soprattutto un mostrare al mondo chi fosse realmente Michael Jackson, almeno dietro le quinte di un concerto, di un suo concerto. Un perfezionista maniacale, che doveva e voleva dire la sua su tutto. Dalle luci alle coreografie, dalla regia agli arrangiamenti, fino alla tonalità dei coristi. Per mesi Jackson non si è risparmiato, dando tutto se stesso per realizzare qualcosa di unico.

Sullo schermo le prove di Michael, dei musicisti e dei ballerini scorrono in maniera fluida sulle basi delle canzoni del cantante, che di voce ne aveva ancora da vendere. Kenny Ortega, regista dello show e di questo documentario, monta l’enorme materiale video a disposizione riuscendo a sottolinearne il valore, umano ed artistico.

Per lo spettacolo lui e Jackson avevano pensato davvero in grande. Ogni canzone aveva la sua scenografia, le sue coreografie e soprattutto un video d’accompagno tutto suo. Riviviamo così Thriller in 3D, vediamo Michael al fianco di Rita Hayworth in Gilda, inseguito e trivellato di colpi addirittura da Humphrey Bogart per Smooth Criminal, fino al fantastico ed ambientalista video postapocalittico di Human Nature.

Michael aveva un sorriso, una benedizione e un ringraziamento per tutti. Atteggiamenti che, da parte di chi gli era intorno, portavano alla quasi venerazione assoluta. Stima, gioia, emozione, di trovarsi dinanzi ad un mito, al Re al Pop. Quello che Kenny Ortega ci mostra è un Jackson privato, emozionante, se non addirittura commovente. Attraverso 110 minuti, che volano letteralmente via, riviviamo insieme a Michael ed al suo splendido gruppo di lavoro la carriera musicale del cantante, deciso a riportare amore in tutto il mondo con quei famosi 50 concerti londinesi, andati sold out in poche ore.

Concerti avveneristici, che avrebbero ancora una volta stupito e lasciato a bocca aperta. Non avendolo potuto fare, questo film ne rappresenta perfettamente l’essenza. Imperdibile per tutt i fan di Michael Jackson, per 110 incredibili minuti ancora vivo, più che mai.





29/10/2009 10:02
 
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Posto qui anche se non sono sicurissima che sia la sezione giusta...in realtà sto leggendo il forum con un occhio chiuso e uno aperto, dato che il flm lo vedrò probabilmente domani e non voglio rovinarmi la sorpresa :-)
A RDS hanno appena parlato del film! La deejay, Anna Pettinelli , mi sembrava sinceramente colpita e commossa. Ha detto che il film è straordinario e che probabilmente verrà nominato agli Oscar. Poi ha brevemente spiegato di cosa tratta ( e cioè che è un documentario sulle prove di Michael Jackson....in soldoni) e che lui è incredibile, che solo usciti dal cinema ci si rende conto che aveva 50 anni. Era sì magro, ma ancora con una energia e una voce straorinarie. Che non era affatto finito e che qualcuno o qualcosa ce lo ha portato via prima che potesse far vedere questi ultimi straordinari concerti a Londra. Ha concluso dicendo che forse è veramente stato il più grande di tutti i tempi.
Sarò deficiente, ma mi sono commossa ad ascoltare il modo in cui ne ha parlato.
29/10/2009 11:13
 
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Il fenomeno -
Il grande show di Jackson
con lo stile di un reality
«This Is It» in tutto il mondo, entusiasmo dei fan

MILANO — Michael Jackson balla sulle note di «Beat It», di «Billie Jean», di «Wanna Be Startin’ Somethin’», dei grandi successi di una carriera straordi­naria e — anche se la giacca è troppo grande per le spalle sma­grite e la camicia è aperta su uno torace ossuto da adolescen­te e le anche scarne sbucano dai pantaloni — per qualche at­timo esistono solo quei piedi ve­locissimi da Fred Astaire del pop, quei calzini di paillettes luccicanti sotto i riflettori. Per un momento c’è solo la musica, la musica di quando Michael Jackson era ancora il Re, il più bravo e il più ricco di tutti, la magia del successo globale, pri­ma dei cento interventi chirurgi­ci, dei debiti folli, degli scanda­li, del processo per pedofilia. Prima della morte accidentale per mano di un medico che usa­va l’anestetico da sala operato­ria come la camomilla, prima del funerale in mondovisione, del lutto su scala globale.

Un momento dello show
Un momento dello show
Non è un morto che balla il protagonista di Michael Jack­son's This is It , il film che racco­glie le prove per la serie di cin­quanta concerti londinesi che l’artista non ebbe il tempo di fa­re. E’ arrivato ieri nei cinema di tutto il mondo (600 sale soltan­to in Italia), nei quali resterà, nei progetti del distributore, sol­tanto per 15 giorni. Il tempo, se­condo le previsioni, di incassa­re nei prossimi cinque giorni, e soltanto negli Usa, 250 milioni di dollari, che lo renderebbero il massimo successo al botteghi­no di tutti i tempi — nessun al­tro film ha incassato tanto in meno di una settimana.

Che il record mondiale riesca o no — quello è un problema dei manager che avevano inve­stito decine di milioni sul tour che non è mai nato — il film di Jackson rappresenta un fenome­no mondiale e anche, in più di un senso, una novità. Perché si tratta delle registrazioni delle prove, le interviste del backsta­ge , materiale secondario che per intenderci di solito compa­re come bonus nelle confezioni di dvd doppi per amatori. Inve­ce la morte dell’artista il 25 giu­gno scorso nella villa di Holm­by Hills, Los Angeles, che affitta­va per centomila dollari al me­se, ha trasformato quel materia­le di contorno, 120 ore girate dall’abile regista Kenny Ortega (della serie High School Musi­cal ) nel piatto principale. Ecco dunque un documentario atipi­co, un reality show non sui ra­gazzi che cercano il successo ma su una vecchia star che cer­ca di ritrovarlo, girato a Los An­geles in giugno quasi esclusiva­mente sullo stesso palcosceni­co (il palazzetto Staples Center) nel quale venne poi riposta la bara dorata di Jackson al concer­to- funerale del 7 luglio. Nel quale Jackson appare in condizioni non ideali, smagri­to, ma certamente non il fanta­sma evocato dai tabloid dopo la sua morte, e questo documenta­rio non è un remake de La not­te dei morti viventi . Si vede Jack­son il perfezionista dettare i tempi alla band, a volte magari in modo un po’ ellittico: «Deve essere illuminato da un raggio di luna», «E’ come se la musica non volesse alzarsi dal letto, al­la mattina», «Mettilo a bagno­maria ». Ma spesso con una chia­rezza da grande impresario (ar­tistico, sul lato finanziario la­sciamo perdere) di sé stesso. Quando durante «Black or Whi­te » incita la giovane, intimidita chitarrista platinata Orianthi Pa­nagaris a tenere l’assolo «più a lungo, più acuto, è il tuo grande momento» e canta una nota impossibile per darle un’idea di quel che vuole, si capisce come quello sul palco — pur sfigurato dalle plastiche e magro ma non così scheletri­co da far temere per la sua vita — non è un burattino ma un artista che vuole fare bella figura al ritorno in sce­na dopo una lunga notte du­rata dieci anni.

Scene musicali a parte, nel documentario in stile «Amici» ci sono anche i collaboratori: i maghi del digitale che trascinano il cantante — in formato 3D — accanto a Rita Haywor­th e Bogart in «Smooth Criminal», due adorabili costumisti baffuti e un giovane filippino timidissimo che si dan­nano a costruire intricate ragna­tele swarowski, gli assi degli ef­fetti speciali che detonano un’apocalisse pirotecnica. E un gigantesco braccio meccanico porta Jackson in giro per l’aria sopra la platea, con il regista pre­occupato che geme: «Michael, reggiti al corrimano».

Certo, nelle prove Jackson non canta praticamente mai «in voce» (cioè utilizzando l’emissione del registro pieno, a pieno volume) e ripete spesso «devo risparmiare la voce», «de­vo salvaguardare la voce», ed è evidente nel suo tono l’insoddi­sfazione del perfezionista e l’in­certezza nei mezzi fisici. Come avrebbe cantato a Londra? Im­possibile dirlo. Il ballo? Certo Jackson cinquantenne non è più quello di vent’anni fa. Ma, in fondo, non lo siamo nean­che noi spettatori.

Matteo Persivale
29 ottobre 2009

www.corriere.it/spettacoli/09_ottobre_29/matteo_persivale_il_grande_show_di_jackson_con_lo_stile_di_un_reality_9d6adb86-c45a-11de-ae8c-00144f02aa...

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29/10/2009 13:15
 
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da cinespettacolo.it
di Alessandra Miccinesi

Michael Jackson’s This is it

Ecco a voi il re del pop come non l’avete mai visto nel suo ultimo, splendido, show megalatico



Michael Jackson che succhia un chupa-chups, mentre guarda il monitor dove scorrono le immagini dei nuovi zombie protagonisti di Thriller e ride divertito come un bimbo, indicando le spose cadavere e le mummie fuori dalle tombe. Jacko che chiede ai suoi musicisti di suonare mettendo nelle note più funky: “ve lo chiedo per amore” dice in un soffio. Michael che urla con le braccia verso il cielo, che piroetta tirandosi su il bavero della giacca, che saltella da una parte all’altra della scena, guardando estasiato gli effetti speciali di uno show grandioso e rutilante, colmo di giochi pirotecnici, schermi di fuoco, trapezisti, acrobati e pale dancers, ballerini letteralmente catapultati in scena da sotto il palco ipertecnologico dove sullo schermo scorrono sofisticati video girati in green screen, coi grattacieli di una scintillante Chicago a fare da fondale.

E ancora, il re del pop che sale su una gru idraulica e vola sulla platea; che duetta magnificamente con una corista nella struggente I just can’t stop loving you e nel finale da brivido non risparmia la voce, come invece avrebbe dovuto in vista dei 50 concerti previsti per il suo addio alle scene. Spettacoli che, ironia della sorte, sono diventati l’ultimo regalo ai fan sparsi sul pianeta, distrutti dall’improvvisa morte di un’artista senza eguali che con la sua personalità ed il suo talento ha rivoluzionato la storia della musica e del ballo.
Tutte queste immagini, cucite insieme con altri dettagli inediti, preziosi ed emozionanti (come l’interazione di Jacko, versione gangster in gessato bianco-nero nel film Gilda realizzato a corredo del brano Smooth criminal), costituiscono la materia viva di This is it il film-tributo diretto da Kenny Ortega e prodotto da Randy Phillips, Kenny Ortega e Paul Gongaware (col supporto della Fondazione Michael Jackson) che esce oggi in tutto il mondo distribuito da Sony Pictures.

Una pellicola patchwork della durata di 111 minuti che non è solo un regalo per le migliaia di fan ancora con gli occhi lucidi, ma rappresenta uno sguardo privilegiato sui momenti privati del re del pop, immortalato durante le cento ore di prove dello spettacolo allo Staples Center di Los Angeles ed al Forum di Inglewood, California, dall’aprile al giugno 2009. Spettacolo che non alzerà mai il sipario.
“Questo potrebbe diventare il concerto più incredibile che nessuno abbia mai avuto al possibilità di vedere e grazie a questo film abbiamo un ritratto raro di Michael mentre si prepara per la sua ultima chiamata in scena; per questo ritengo sia un capolavoro. Si vedono il suo spirito e la sua energia in azione” dichiara Kenny Ortega.
In effetti il pubblico che comprerà il biglietto del film vedrà soprattutto il ritratto di un magnifico artista a lavoro.

Un professionista gentile con i suoi collaboratori, scrupoloso e attento nella cura del dettaglio più insignificante - sia in campo musicale (“voglio che suoniate come nel disco, questo vuole il pubblico” dice Jacko durante un sound check) - che dal punto di vista del balletto. A scegliere i favolosi dancers che in scena piroettano, guizzano, scattano, saltano, e ballano un hip hop inimitabile e sexy, sfiorandosi l’inguine con la mano o scivolando felpati nella mitica moonwalk, c’è soprattutto lui, Jacko. E’ lui che il 15 aprile scorso, seduto in platea vicino all’amico e sodale Ortega - occhiali scuri e capelli sciolti sulle spalle - osserva la marea umana di ballerini che affollano il palco per il provino. E’ lui a dire l’ultima parola su chi andrà in scena. E’ una sequenze che ricorda il set di A chorus line, ma stavolta il brivido è palpabile. Non è fiction, è un sogno da realizzare per volare tra le stelle. E per farlo non basta essere bravi, bisogna farsi notare da MJ mettendo in mostra muscoli e curve, tirando fuori oltre alla grinta quel ‘non so che’ che separa i ballerini bravi dai talenti esplosivi.

“La prima cosa che faccio la mattina non è fare colazione, ma ballare moonwalk per strada” dice uno dei prescelti: un giovanotto ispirato e motivato dalla forza sprigionata da Michael Jackson. Una testimonianza d’amore assoluto che apre il film attraverso decine di testimonianze, e che ritroviamo, sotto forma di motore che ha ispirato l’intera esistenza di MJ, nel tributo ai Jackson Five che la popstar celebra sulle note di I’ll be there, mentre sullo schermo diviso in sezioni scorrono le immagini dei fratelli Jackson, con Michael bambino che canta e balla. Sarebbe stato una magnifica tournèe ed uno show grandioso non c’è dubbio, favoloso dal punto di vista visivo - il moltiplicatore d’immagine che trasforma la decina di ballerini in migliaia di comparse marcianti nella song They don’t care about us, davanti a una gigantesca M che sovrasta l’orizzonte - sia dal punto di vista emotivo. Un film che colma solo in parte il vuoto lasciato dalla scomparsa di Michael Jackson. Un artista spinto dall’amore per il palcoscenico e fermato un attimo prima dell’ennesimo trionfo.
Da vedere. Anzi, da non mancare. Anche da chi non lo amava.



Lucia
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