Ricordi allo specchio

Ho iniziato questo scritto mille e mille volte, senza sapere bene che cosa avrei dovuto dire.
Per me è ancora difficile oggi ricordare quella dannata mattina del 26 giugno, quando la notizia mi è arrivata addosso implacabile, insieme alle tracce della seconda prova d’esame.
Oltre agli sguardi increduli c’era la voglia di piantare tutto e chiamare a casa per vedere se era vero.
Le ore sono diventate giorni ed i giorni settimane, ma la rabbia che provavo allora è rimasta pressoché immutata, indifferente allo scorrere del tempo.
A distanza di mesi è ancora impossibile per me rendermi conto di cosa sia veramente successo quella notte. L’unica cosa che so per certo è che una parte di me, quella notte, se n’è andata con lui.

Michael non era uomo e non era donna. Non era bianco, nero, adulto o bambino.
Non era nessuno, ma in fondo era ognuno di noi.
Lui ci ha insegnato che tutto il mondo poteva essere unito in un unico grande abbraccio e che anche l’Africa si poteva raggiungere in un attimo. Bastava una canzone.
Ci ha insegnato che la pelle può avere migliaia di sfumature diverse, ma che, in fondo, le lacrime hanno tutte lo stesso colore.
Ci ha insegnato che tutti possiamo camminare sulla luna e fare di un’anonima strada il nostro palcoscenico dorato.
Secondo lui ognuno di noi era destinato a qualcosa di grande. Bastava avere il coraggio di guardarsi in uno specchio.
Il suo unico crimine è stato l’averci insegnato a credere in noi stessi e ad inseguire un sogno che in fondo no, non se n’è mai andato.
Abbiamo fatto della sua musica la colonna sonora della nostra vita, ed ogni sera aspettiamo il sorgere della luna per contare le stelle e sentirlo più vicino.

Mi piace pensare che alla fine, qualunque cosa sia successa, Michael sia finalmente in pace e spii in silenzio i momenti in cui pensiamo a lui, facendo capolino dallo spiraglio della finestra lasciata incautamente aperta.
Mille volte ho immaginato che potesse sentirmi, ma cosa potrei mai dirti Michael che milioni di persone non hanno già detto prima di me?
Mi piacerebbe dirti quanto ti voglio bene, ma sarebbe una quantità troppo grande da esprimere e, lo sai, non sono mai stata un gran che con i numeri.
Mi piacerebbe dirti che non ho avuto paura di guardare al di là delle prime pagine dei giornali, piene delle loro solite notizie da audience, e di far sentire la mia voce anche quando difenderti riapriva una ferita che faceva ancora troppo male.
Mi piacerebbe chiederti di cantare ancora una volta, solo per me, ma ho paura che non riuscirei a trattenere le lacrime e rischierei di fare una pessima figura.
No, ripensandoci Michael, credo che non ti dirò niente. Mi limiterò a stringerti forte, con la speranza che il mio abbraccio trovi le parole che io non sono in grado di esprimere.

Ora ascolto una delle tue canzoni. Dall’altoparlante a muro la tua voce dice:
“Nei nostri momenti più bui
nella mia disperazione più profonda
Ti importerà ancora?
Ci sarai?
Nelle mie difficoltà
nei dubbi e nelle frustrazioni
nella mia violenza
nella mia turbolenza
nella paura e nelle mie confessioni
nell'ansia e nel dolore
attraverso la mia gioia ed il mio dolore
nella promessa di un altro giorno
non ti permetterò mai di andartene
perché sarai sempre nel mio cuore.”
[Will You Be There]

Sì Michael, noi ci siamo e ci saremo ancora, e nel nostro cuore ti riserveremo sempre un posto d’onore.
Ti vogliamo bene. Ricordatelo sempre.
FOREVER. O come dicevi tu, FOREVER, DARLING.


- Alessia -