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Gabanelli, Fazio, Dandini e l'incerto futuro di Raitre

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2009 00:54
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05/09/2009 10:48
 
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TELEVISIONE E POLITICA
Gabanelli, Fazio, Dandini
e l'incerto futuro di Raitre

Il direttore di Rai3 Paolo Ruffini
Il direttore di Rai3 Paolo Ruffini
Maurizio Costanzo sta per tornare in Rai, su Raitre, ma il direttore Paolo Ruffini non lo sa. Con chi sta trattando? A dare ascolto al tam tam di Viale Mazzini, sulla poltrona della rete ci sarà Giovanni Minoli. Ovviamente è una situazione paradossale, ma tutti fanno finta di non sapere o di essere stati colti di sorpresa, a cominciare dal presidente Paolo Garimberti che non ha inserito nell'ordine del giorno del cda del 9 settembre la questione delle nomine. Anche il dg Mauro Masi smentisce le indiscrezioni ma l'impressione è di trovarsi di fronte al segreto di Pulcinella.

Ruffini non ha fatto nulla per meritarsi la cacciata. Anzi la rete ha dimostrato di avere una sua identità editoriale e un suo pubblico affezionato: quest'estate, nel passaggio al digitale, la Rai ha perso più di 4 punti di share, Raitre solo lo 0,8%; Mediaset e Sky hanno incrementato l'ascolto. Eppure Ruffini dovrà trovarsi un altro lavoro. Stesso destino di Carlo Freccero: è il più bravo della Rai a inventare palinsesti, ma lavora in periferia perché non ha sponsor politici in grado di imporlo. Per Minoli è tutto più facile: da una parte (Pdl) può riscuotere il bonus che si era giocato a favore di Saccà, dall'altra (Pd) pare che sia intervenuto a suo favore D'Alema. Naturalmente, Ruffini paga l'indecisione del Pd, invischiato nelle primarie d'ottobre e nelle lotte interne.

Com'era facile prevedere, questa incertezza dà adito ai peggiori sospetti e chiunque dirigerà Raitre o il Tg3, al di là della propria professionalità, si porterà dietro l'equivoco di trattative segrete, di patteggiamenti occulti. Come se i meriti, il lavoro svolto, l'impegno siano le ultime cose che interessano ai vertici di Viale Mazzini. Non è un mistero che una trasmissione come quella di Milena Gabanelli sia a rischio. Non solo per compatibilità con la nuova dirigenza ma anche perché il dg Masi le ha tolto lo scudo dell'assistenza legale nonostante non abbia mai perso una causa (ogni autore dei servizi sarà responsabile in proprio di eventuali azioni legali, un sistema per togliere coraggio anche ai più coraggiosi). Ci si chiede poi che fine faranno Giovanni Floris o Fabio Fazio o Serena Dandini. Su Raitre ci sarà visibilità solo per l'one man show come su RaiEducational?

Aldo Grasso
05 settembre 2009


www.corriere.it/spettacoli/09_settembre_05/fazio_grasso_89c79c9a-99da-11de-80e2-00144f02aa...

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05/09/2009 12:52
 
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basta che non mi toglagno la Littizzetto poi possono fare quello che vogliono! [SM=x47961]
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Cancellare le uniche persone che fanno giornalismo d'inchiesta e/o osano fare delle critiche al politiche del governo.
Il loro obiettivo è creare una Mediaset gigante, che inglobi la Rai, in cui dominano tette, culi ed Emilio Fede..
15/09/2009 11:57
 
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Rai, copertura legale Report: Gabanelli tratta con l'azienda

15 Settembre 2009 11:29 CRONACHE

ROMA - Milena Gabanelli, conduttrice di Report, e' in trattativa con la Rai per ripristinare la copertura legale nei confronti degli autori della trasmissione: "Spero che tutto rientri, perche' e' difficile andare in autostrada con la bicicletta". La trasmissione, comunque, non e' a rischio: "Noi andremo in onda comunque, siamo disposti anche a rischiare in prima persona, perche' siamo convinti del nostro prodotto - prosegue - anche se, da parte del servizio pubblico la troverei una cosa crudele, ingiusta e priva di senso". E dire che, fino ad oggi, Report ha sempre vinto le sue battaglie in tribunale: "Attualmente ci sono circa una trentina di cause aperte - racconta la conduttrice - mentre quelle gia' chiuse, in 13 anni di trasmissioni, non hanno mai comportato risarcimenti da parte dell'azienda". (RCD)

www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Rai-copertura-legale-Report-Gabanelli-tratta-azienda/15-09-2009/1-A_0000470...

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29/09/2009 10:01
 
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LA LETTERA - la Rai ha l'intenzione di togliere la tutela legale a report
Ho una trentina di cause. E non riesco
ad avere una polizza per le spese legali
Solo una compagnia inglese e una americana disponibili a rifondere il danno, ma non le spese

Milena Gabanelli (Emblema)
Milena Gabanelli (Emblema)
Luigi Ferrarella, sulle pagine di questo giornale, ha sollevato un problema che condivido e mi tocca da vicino: la pressione politica (che in Italia è particolarmente anomala) sul condizionamento della libertà d’informazione forse non è l’aspetto più importante, anche se ciclicamente emerge quando coinvolge personaggi noti. Per questo facciamo grandi battaglie di principio e ignoriamo gli aspetti «pratici». Premesso che chiunque si senta diffamato ha il diritto di querelare, che chi non fa bene il proprio mestiere deve pagare, parliamo ora di chi lavora con coscienza. Alla sottoscritta era stata manifestata l'intenzione di togliere la tutela legale.

La direzione della terza rete ha fatto una battaglia affinché questa intenzione rientrasse, motivata dal dovere del servizio pubblico di esercitare il giornalismo d’inchiesta assumendosene rischi e responsabilità. Nell’incertezza sul come sarebbe andata a finire ho cercato un’assicurazione che coprisse le spese legali e l’eventuale danno in caso di soccombenza dovuta a fatti non dolosi. Intanto sul mercato italiano, di fatto, nessun operatore stipula polizze del genere, mentre su quello internazionale questa prassi è più diffusa. Bene, dopo aver compilato un questionario con l’elenco del numero di cause, l’ammontare dei danni richiesti e l’esito delle sentenze, una compagnia americana e una inglese, tenendo conto del comportamento giudicato fino a questo momento virtuoso, si sono dichiarate disponibili ad assicurare l’eventuale danno, ma non le spese legali. Sembra assurdo, ma il danno è un rischio che si può correre, mentre le spese legali in Italia sono una certezza: le cause possono durare fino a 10 anni e chiunque, impunemente, ti può trascinare in tribunale a prescindere dalla reale esistenza del fatto diffamatorio.

A chi ha il portafogli gonfio conviene chiedere risarcimenti miliardari in sede civile, perché tutto quello che rischia è il pagamento delle spese dell’avvocato. L’editore invece deve accantonare nel fondo rischi una percentuale dei danni richiesti per tutta la durata del procedimento e anticipare le spese ad una montagna di avvocati. Solo un editore molto solido può permettersi di resistere. Quattro anni fa mi sono stati chiesti 130 milioni di euro di risarcimento per un fatto inesistente, e la sentenza è ancora di là da venire. Se alle mie spalle invece della Rai ci fosse stata un’emittente più piccola avrebbe dovuto dichiarare lo stato di crisi. Visto che ad oggi le cause pendenti sulla mia testa sono una trentina, è facile capire che alla fine una pressione del genere può essere ben più potente di quella dei politici, e diventare fisicamente insostenibile. Questo avviene perché non esiste uno strumento di tutela. L’art. 96 del codice di procedura civile punisce l’autore delle lite temeraria, ma in che modo? Con una sanzione blanda, quasi mai applicata, che si fonda su una valutazione tecnica «paghi questa multa perché hai disturbato il giudice per un fatto inesistente». Nel diritto anglosassone invece la valutazione è «sociale», e il giudice ha il potere di condannare al pagamento di danni puntivi «chiedi 10 milioni di risarcimento per niente? Rischi di doverne pagare 20». La sanzione è parametrata sul valore della libertà di stampa, che viene limitata da un comportamento intimidatorio. La condanna pertanto deve essere esemplare. Ecco, copiamo tante cose dall’America, potremmo importare questa norma. Sarebbe il primo passo verso una libertà tutelata prima di tutto dal diritto. Al tiranno di turno puoi rispondere con uno strumento politico, quale la protesta, la manifestazione, ma se sei seppellito dalle cause, anche se infondate, alla fine soccombi.

Milena Gabanelli
29 settembre 2009

www.corriere.it/cronache/09_settembre_29/lettera-gabanelli-milena-gabanelli_9d055306-acbd-11de-a07d-00144f02aa...

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29/09/2009 16:14
 
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bene

regime, ho detto tutto
03/10/2009 00:54
 
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Sarà presente alla manifestazione per la libertà di stampa: In itaila giornalisti asserviti
La Gabanelli: «Abbiamo la tutela legale»
L'annuncio della conduttrice: la Rai farà fronte alle eventuali cause contro Report ancora per questa serie

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NOTIZIE CORRELATE
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La lettera al Corriere: «Ho una trentina di cause. E non riesco ad avere una polizza per le spese legali» (29 settembre 2009)

ROMA - «La tutela legale della Rai per Report? L'abbiamo rispuntata la scorsa settimana. Almeno per questa serie. Si naviga un po' a vista, capisce?». Lo ha detto Milena Gabanelli intervenendo a Radio 24 per discutere della manifestazione sulla libertà di stampa prevista domani. Manifestazione alla quale Gabanelli ha aderito.

LE PRESSIONI DEI POLITICI - «Tutti i politici di tutti i Paesi - ha detto la Gabanelli - esercitano le loro pressioni sui giornalisti per indirizzare, condizionare, limitare. A vari livelli. Ma dipende dagli interlocutori che trovi. In Italia si trovano interlocutori particolarmente asserviti e questo fatto produce certi risultati. Il problema, più che nella politica, sta in realtà nella qualità dei giornalisti, dei direttori spesso scelti dalla politica. Poi c`è un problema normativo: nel momento in cui chicchessia si sente autorizzato a trascinarti in tribunale anche in assenza del fatto diffamatorio ma solo per intimidire e ti fa cause per centinaia di migliaia di euro, alla fine diventa tutto troppo oneroso. Puoi essere governato da un principe svedese ma se ti trovi cento cause, devi accantonare un sacco di soldi nel fondo rischi per numerosi anni, e rischi di chiudere. L'anomalia più pesante sta lì».

LE MELE MARCE - Gabanelli poi ha risposto alla questione degli editori puri e del servizio pubblico: «Non dovrebbe esserci nulla di più puro del servizio pubblico, eppure in Italia cosa c'è di più contaminato del servizio pubblico? Siamo in un Paese complesso nella struttura e sempre più degenerato. Andare a cercare a monte l'editore puro è sempre più complicato, mentre la professione di giornalista è una professione che scegli. Quando faccio stage nelle scuole di giornalismo vedo giovani animati da passione civile. Perché poi si degenera? Perché metti una mela marcia nel cestino, la lasci lì e nel tempo».


02 ottobre 2009

www.corriere.it/politica/09_ottobre_02/gabanelli-tutela-legale-report_eccf3160-af6d-11de-8f80-00144f02aa...

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