Si era creata una situazione per cui un certo incasso dipendeva da me, o almeno così mi sono state presentate le cose, e ottenerlo non era affatto facile. Una volta, non l'avrei pensata così ma mi sono vista passare sotto il naso persone molto volubili e bugiarde che al momento di pagare si sono tirate indietro. In realtà, se fossi stata da sola, le difficoltà che ci si sono messe in mezzo non si sarebbero presentate. C'era molta tensione, il direttore al telefono la faceva drammatica e buttava su di me ogni responsabilità, ho imparato che quando è così è meglio star zitti, cosa veramente faticosa che ti fa venire il nervoso e ti fa star male. Voleva che risolvessi il problema in 5 minuti e voleva essere richiamato subito. La vedevo brutta, anche perchè la mia reazione all'essere aggredita solitamente è quella di prendere la porta e andarmene ma stavolta c'erano di mezzo dei soldi e al di là di tutto per senso di responsabilità non potevo farlo, che poi è strano a dirsi ma dentro di me ci sono 2 forze opposte, il senso di responsabilità, appunto, e il non fregarmene niente perchè in realtà il lavoro è un qualcosa che non mi entra nel sangue, lo considero una seccatura e basta. La scusa per andare nella stanza dov'era la cliente insieme a una mia collega che le stava dando delucidazioni era quella di offrirle un caffè (visione impostami dall'alto, io ci sarei andata anche senza): lo zucchero era finito. Un'altra mia collega si è offerta di andare al bar a prenderlo... 10 minuti e non tornava. L'ansia era veramente forte tanto che definirei quello che ho provato più come panico. In simili frangenti non sei in grado di pensare a niente, vieni totalmente risucchiato dal lavoro, la mente esclude qualsiasi altro discorso. Ero sul punto di piangere quando all'improvviso si affaccia tra i miei pensieri Michael. L'ho sentito vicino e istintivamente gli ho chiesto di aiutarmi. Da quel momento ho cominciato a calmarmi e poi è andato tutto per il meglio