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Crisi, Draghi invoca le riforme oppure non ci sarà ripresa "Pil -5%, il 10% senza lavoro"

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2009 10:42
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"Riforme e credito lungimirante
per non ripiombare nella stagnazione"

ROMA - Riforme strutturali, imprese più produttive e banche "lungimiranti" perché il Paese esca dalla crisi e, soprattutto, da vent'anni di "produttività stagnante, bassi investimenti, bassi salari, bassi consumi, tasse alte". E' la via indicata dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nelle "Considerazioni finali". Perché la crisi, certo, sta stritolando la crescita come non mai: secondo le previsioni più aggiornate di via Nazionale, la caduta del Pil sarà "di circa il 5 per cento quest'anno". Ma per l'Italia, ricorda Draghi rivolgendosi all'Assemblea Ordinaria dei Partecipanti, non si tratta solo di venir fuori dalla crisi, ma anche di uscire da una spirale negativa cominciata ben prima del crollo dell'economia mondiale. Perché questo possa avvenire, la Banca d'Italia indica direttive precise: "Una risposta incisiva all'emergenza è possibile solo se accompagnata da comportamenti e da riforme che rialzino la crescita dal basso sentiero degli ultimi decenni".

Anche Draghi, come la settimana scorsa il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, chiede quindi al governo riforme: "Il completamento degli ammortizzatori sociali, la ripresa degli investimenti pubblici, le azioni di sostegno della domanda e del credito che sono state oggi delineate avranno gli effetti sperati se coniugati con riforme strutturali: non solo per dire ai mercati che il disavanzo è sotto controllo, ma perché queste riforme costituiscono la piattaforma della crescita futura".

Ma non dev'essere solo il governo a muoversi. Molto è nelle mani di banche e imprese. Alle prime, Draghi chiede, considerato che "non hanno eredità pesanti nei loro bilanci", di utilizzare "questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili". E' vero che "non si può chiedere alle banche di allentare la prudenza nell'erogare il credito; non è nell'interesse della nostra economia un sistema bancario che mettà a rischio l'integrità dei bilanci e la fiducia di coloro che gli affidano i propri risparmi". Ma si può invece chiedere loro di essere "lungimiranti": "Valutino il merito di credito dei loro clienti - suggerisce il governatore della Banca d'Italia - con lungimiranza. Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni Cinquanta e Sessanta".

Mentre alle imprese, Draghi suggerisce di "continuare l'opera di razionalizzazione iniziata da pochi anni", ma anche di proteggere "le professionalità accumulate dai lavoratori, che torneranno preziose in un futuro speriamo non lontano". La crisi non durerà infatti in eterno: "segnali incoraggianti" indicano che, per quanto "non è ancora possibile individuare con certezza una definitiva inversione ciclica", "la crescita riprenderà nel 2010".

Ma di che tipo di crescita si tratterà? Questo è il momento di porre le basi, sostiene Draghi, perché l'Italia intraprenda un nuovo percorso virtuoso, per rilanciare il sistema imprenditoriale, l'occupazione, i consumi. Trascurare la questione occupazionale, ricorda la Banca d'Italia, sarebbe un grave errore: "I lavoratori in Cassa Integrazione e coloro che cercano una occupazione sono già oggi intorno all'8,5 per cento della forza lavoro, una quota che potrebbe salire oltre il 10: proseguirebbe la decurtazione del reddito disponibile delle famiglie e dei loro consumi, nonostante la forte riduzione dell'inflazione". E questo porterebbe, in una spirale perversa, a una ulteriore riduzione della produzione, a nuove chiusure delle imprese.

"Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento". Urge allora un "buon sistema di ammortizzatori sociali per chi cerca un nuovo lavoro". Accanto a un meccanismo di sostegno delle imprese: "Il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo: una mortalità eccessiva che colpisca per affissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un secondo, grave rischio per la nostra economia".
(29 maggio 2009)



www.repubblica.it/2009/03/sezioni/economia/bankitalia-13/assemblea-2009/assemblea-2...

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