Critiche anche sulla vicenda De Magistris: «lui guida il Csm, doveva dire qualcosa»
Doppio Stato, attacco-show di Travaglio
Il giornalista cita Napolitano. Ma dal Colle: allora aiutò Commissione Stragi e pm
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
TORINO — La star a sorpresa dell’incontro organizzato sabato da MicroMega alla Fiera del Libro di Torino è stato Marco Travaglio. Ha cominciato con il dire che non gli dispiaceva avere meno minuti a disposizione degli altri perché avrebbe avuto diverse occasioni per spiegare il suo pensiero. Ma con consumata abilità ha rubato la scena a Paolo Flores d’Arcais e a Beppino Englaro con un attacco violento a Giorgio Napolitano e ad alcuni giornalisti, in particolare all’editorialista del Corriere della Sera Pierluigi Battista, autore di un articolo uscito l’11 maggio sulla teoria del «doppio Stato», definita «fantomatica» dal presidente della Repubblica durante l’incontro con le vittime del terrorismo cui parteciparono anche le vedove dell’anarchico Giuseppe Pinelli e del commissario Luigi Calabresi. Il titolo della conferenza di MicroMega era «Verità e menzogna: categorie irrinunciabili o moraliste?».
La verità irrinunciabile secondo Travaglio è la validità della teoria del «doppio Stato»: «all’origine della morte di Pinelli non c’è forse l’indicazione partita dall’ufficio affari riservati di seguire la pista anarchica per la strage di piazza Fontana?». Subito dopo l’affondo contro Napolitano, che «quando diventò ministro degli Interni disse: non sono venuto qui per aprire gli armadi del Viminale». Naturale secondo il giornalista che «da presidente della Repubblica abbia liquidato la teoria del doppio Stato. Nelle democrazie chi scrive la storia non sono i protagonisti della politica. Ciò avviene soltanto nei regimi autoritari ». Mentre si scagliava contro Napolitano, Travaglio ogni tanto sventolava davanti al pubblico l’articolo di Battista intitolato «E il Quirinale affondò l’ideologia del 'doppio Stato'». «Un articolo vergognoso — ha detto Travaglio —, umiliante per chi fa questo mestiere». Perché Travaglio è convinto che la «teoria del doppio Stato », uno ufficiale e democratico, l’altro occulto e criminale, sia chiara anche a tutti. E per spiegare la validità delle sue convinzioni si è lanciato in una interpretazione storica: «La Prima Repubblica è fondata sulla strage di Portella della Ginestra, mentre la seconda sulla strage di Capaci, ma nessuno ha voluto scoprire i mandanti di queste stragi». Travaglio ha infine mosso un’altra pesante critica a Napolitano, in quanto presidente del Csm. «Come mai — ha detto Travaglio — Napolitano non è intervenuto per ristabilire la verità sul caso De Magistris», il giudice di Catanzaro rimosso dall’inchiesta 'Why not' e oggi candidato alle elezioni europee per l’Italia dei Valori?».
Secondo il giornalista un intervento del capo dello Stato sarebbe stato doveroso dopo «l’inchiesta della procura di Salerno, che ha stabilito che il pm di Catanzaro aveva ragione» e soprattutto alla luce del fatto che «si sta arrivando alla richiesta del rinvio a giudizio di 98 persone nell’inchiesta avviata da De Magistris ». L’incontro di MicroMega si è svolto senza nessun contraddittorio, nessuna domanda e si è concluso tra gli scroscianti applausi del pubblico. Il Quirinale non risponde all’attacco di Travaglio. Ma è certo che nella giornata in cui il presidente della Repubblica ha definito «fantomatica» la teoria del «doppio Stato», alcuni suoi consiglieri ricordavano che quando era ministro dell’Interno, nel governo Prodi, tra il maggio 1996 e l’ottobre ’99, Napolitano accolse tutte le richieste della Commissione stragi presieduta dal senatore Pellegrino, compresa la possibilità di attingere all’archivio riservato del ministro. Inoltre, quando fu scoperto un archivio segreto sulla circonvallazione Appia, fu lo stesso Napolitano a chiamare la magistratura e a mettere tutti quei documenti a disposizione dei giudici.
www.corriere.it/cronache/09_maggio_17/travaglio_napolitano_e09cfce4-42d8-11de-94da-00144f02aa...
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