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Class Action: un bluff

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2009 11:05
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Class Action: un bluff
Serve più alle imprese scorrette che ai consumatori.
Norma scritta sotto diretta dettatura di banche e Confindustria Mercoledì 13 Maggio 2009 - Il Salvagente.it

Al Senato la decisione. Ma per le associazioni questa azione collettiva è un bluff.

In Senato oggi si vota sulla class action, l’azione collettiva che dovrebbe tutelare i consumatori contro le grandi industrie. “Dovrebbe” perché, se il testo resta immutato, le associazioni dei consumatori non hanno dubbi: “La class action sarà un bluff”. Tanto da minacciare un ricorso alla consulta.
“Il problema della class action non è solo la mancata retroattività di cui si sta parlando da giorni": spiega Paolo Landi, segretario generale di Adiconsum, aprendo la conferenza che le associazioni dei consumatori hanno organizzato lunedì a Roma, chiedendo sostanziali modifiche al testo. Se è vero che eliminare la retroattività significa, infatti, ricorrere ad azioni legali solo dopo l'entrata in vigore della legge, rinunciando agli interventi su casi eclatanti come Cirio, Parmalat, e bond argentini; è altrettanto vero che, se il testo resterà immutato, i consumatori non andranno lontano, neanche in futuro.

Danno punitivo: penalizzati i consumatori
Landi non ha dubbi: “fossilizzarsi sulla retroattività, naturalmente importante, può essere fuorviante”. Perché il risultato di una class action come attualmente concepita - spiegano negli interventi anche Cittadinanzattiva e l'Unione nazionale consumatori - porterà ad una paralisi dei tribunali, procedure complesse e onerose per i singoli consumatori, rendendo inutile di fatto l'azione collettiva. In altre parole, un bluff. Per questo le associazioni chiedono al Parlamento alcune modifiche sostanziali, a partire dall'eliminazione del “danno punitivo”.


Un “regalo” alle grandi aziende
Immaginiamo, infatti, che un gruppo di consumatori intraprendano un'azione collettiva contro una grande azienda. In caso di motivazioni ritenute illegittime, gli interessati non solo dovranno sostenere le spese giudiziarie, ma anche quelle derivate, appunto, dal “danno punitivo” apportato alla controparte. In caso contrario? Qui arriva il bello: in caso di vittoria dei consumatori, a questi spetta solo l'eventuale risarcimento, nessun ulteriore “danno”, appunto.
Il significato di tutto questo? Landi non usa certo giri di parole: “Si favorisce la parte forte, le aziende, contro quella più debole, i consumatori, realizzando un grande regalo a Confindustria. E non si capisce perchè penalizzare solo uno dei due, in una soluzione quindi, che solleva dubbi di costituzionalità", denuncia il segretario generale Adiconsum.

Come si annulla il danno della Lehman
L'interesse identico, poi, è un altro dei tasti dolenti. Perché le due parole, insieme, non significano nulla di buono. Pensiamo ai bond argentini, o al più recente caso Lehmam Brothers: avere identici interessi, significa, tra le altre cose, presentare identiche richieste di risarcimento. Possibile? Secondo Cristiano Iurilli, responsabile del settore giuridico Adiconsum, no. “Ogni consumatore avrà un'esigenza diversa, perché ha sottoscritto le obbligazioni in tempi diversi, investito una somma diversa. Il signor Bianchi, quindi, vorrà 10mila euro, la signora Rossi 20mila, e così via”.
La soluzione? “Sostituire il termine 'identico' con 'omogeneo' renderebbe la strada sicuramente più praticabile”.

Le associazioni, centrali come nell'Ue
Non è una novità, poi, che le associazioni dei consumatori chiedano un ruolo centrale nella class action. Interesse di bottega? Così non la pensa l'Unione europea, che sta preparando una class action transfrontaliera, ossia capace di varcare i confini nazionali, in cui le associazioni dei consumatori hanno un ruolo legittimato e riconosciuto.
“Non fosse altro che per adeguare la normativa italiana con quella europea, quest'aspetto andrebbe rivisto”, spiega Paolo Landi. Sostenuto da Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori: “La tutela collettiva rimessa all'iniziativa del singolo danneggiato è paradossale. Non si capisce perché un singolo cittadino debba avviare, da solo, una lunga e costosa causa per difendere i 5 euro del credito residuo, o i 20 euro di una bolletta sbagliata. Per di più con il rischio di incorrere in un “danno punitivo”, in caso di errore.

Procedure semplificate e maggiore serietà
“C'è anche il rischio di una paralisi dei tribunali”, incalza il responsabile del settore giuridico Adiconsum. “Già immagino le file di consumatori per consegnare i fascicoli in tribunale. Senza contare che il singolo può sbagliare la documentazione e, in questo caso, restare fuori dalla causa”.
Le associazioni, quindi, chiedono di semplificare l'adesione dei consumatori all'azione collettiva: “La normativa, così come è attualmente formulata, porterebbe alla paralisi dei tribunali, dovendo i consumatori interessati depositare in cancelleria la documentazione probatoria”.
Liliana Ciccarelli, di Cittadinanzattiva, chiede “maggiore serietà” perché la “la class action merita attenzione. Non solo come strumento con delle potenzialità specifiche, ma come strumento deterrente nei confronti delle aziende”.

Altroconsumo: il Senato non passi la finta riforma
Non resta in silenzio neanche Altroconsumo, che in un comunicato chiarisce tutto il suo dissenso sull’ultima versione del testo.
“Era stato uno dei pochi lasciti del Governo Prodi, a fine 2007. La concreta possibilità per i cittadini di vedere responsabilizzate le imprese, con una legge che avrebbe modernizzato il Paese”, sostiene l’associazione. “Ma per ben due volte il disegno di legge è stato rinviato dal Governo Berlusconi, sino ad annacquarsi nella versione in votazione domani al Senato. Versione che prevede addirittura il danno punitivo al contrario: nella legge nordamericana è previsto per le imprese ritenute responsabili di illeciti collettivi. In Italia lo si vuole accollare ai consumatori. Golia vince su Davide.
Altroconsumo elenca tutte le azioni che i consumatori, con l’attuale class action, non potranno intraprendere: “Gli utenti che hanno ricevuto negli ultimi anni le bollette gonfiate di Telecom Italia; tutti coloro che illegittimamente non hanno potuto esercitare la surroga gratuita del mutuo a causa delle pratiche commerciali scorrette delle banche; e la class action non sarà utilizzabile nemmeno per gli oltre 4000 risparmiatori coinvolti nella vicenda Parmalat che si sono rivolti all’associazione”.
Per questi motivi Altroconsumo ha scritto oggi al presidente del Senato Renato Schifani e i capigruppo, affinché non passi l’ultima versione del disegno di legge, in un appello firmato al momento da 9377 persone.



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